•    È raro che un singolo individuo faccia tanta differenza come è stato per l’iconico ex comandante militare dei ribelli del Donbass
•    Egli ha recentemente concesso un’intervista ed ha confermato di aver agito in ogni momento indipendentemente dalle autorità di Mosca.

Il leader dei ribelli del Donbass che porta il nome di Igor Strelkov, è forse l’individuo più interessante che è emerso dal conflitto ucraino.

L’importanza di Strelkov per il successo della rivolta nelle sue prime, critiche settimane, non può essere sopravvalutata.
Fra aprile e luglio, ha condotto una brillante difesa delle città di Slavyansk e Kramatorsk contro la schiacciante superiorità dell’esercito ucraino, inchiodandolo e prevenendone l’attacco a posti molto più importanti come Donetsk e Lugansk, dando alla rivolta il tempo e lo spazio necessario a consolidarsi.

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Gordon di Khartoum

Strelkov è diventato un nome familiare nel mondo russo. Da carismatico e stimolante leader quale è, conserva un seguito devoto molto oltre il Donbass. Forse i paragoni migliori sono quelli con la popolarità del Gordon di Khartoum nell’Inghilterra vittoriana, o con la popolarità del John Brown negli Stati Uniti prima della guerra civile. Proprio come molti britannici non hanno mai perdonato a Gladstone il suo insuccesso nel salvataggio di Gordon a Khartum, così numerosi sono i russi molto critici verso Putin per il suo fallimento nel salvare Strelkov  mentre era assediato a Slavyansk.

Una persona capace di questi risultati è, per definizione, una persona rara e, come Gordon di Khartoum e John Brown di Harpers Ferry, Strelkov lo è di buon merito.

Si conosce singolarmente poco di lui o della sua vita privata o della sua carriera precedente. Le affermazioni che lui abbia servito in precedenza nei servizi di sicurezza interna russi, il FSB, o nello spionaggio militare russo, il GRU, sembrano originate da fonti ucraine e non sono state mai confermate sicuramente.

I governi occidentali ed il governo del Maidan in Ucraina dicono che il suo nome sia “Igor Girkin”  e lo chiamano invariabilmente così. Forse è il suo vero nome, ma per i russi lui è semplicemente Strelkov e questo è come lo conoscono e come lo ricorderanno.

Rapporti occidentali e ucraini lo vogliono in ogni sorta di conflitto precedente fino alla guerra in Bosnia del 1992. Probabilmente avrà anche combattuto in alcune di queste guerre precedenti, ma i dettagli sono approssimativi ed i rapporti non sembrano molto affidabili.

Le idee di Strelkov si rifanno alla Russia pre-rivoluzionaria, e combinano una potente miscela di cristianità ortodossa, nazionalismo, anti-capitalismo con la sfiducia verso il liberalismo occidentale e la democrazia.

Si identifica con l’Armata Bianca che combatté i bolscevichi nella guerra civile. Alcuni lo direbbero monarchico anche se non è chiaro se per le cose che ha detto o per le idee e i presupposti che altri hanno proiettato su di lui.

Di un programma politico coerente non ce n’è traccia. Lo stesso Strelkov ne sembra consapevole, e lo ascrive al suo non essere tagliato per la politica. Ha rifiutato costantemente di essere coinvolto in politica. Ha rifiutato le offerte di partecipazione nelle politiche dei nazionalisti russi o di prendere parte a dimostrazioni nazionaliste russe.

Un uomo tanto insolito è destinato ad essere un uomo difficile, e questo è esattamente ciò che Strelkov è.

Durante il periodo in cui è stato in carica prima a Slavyansk e poi a Donetsk, Strelkov ha litigato con quasi tutti quelli con cui ha lavorato. Le notizie che uscivano da Slavyansk e Donetsk durante questo periodo erano una successione senza fine di licenziamenti, arresti e “dimissioni” forzate, che devono aver creato a Strelkov molti nemici all’interno della leadership dei ribelli.

Uno dei suoi primi collaboratori, Alexander Borodai, ha messo in dubbio la presa di Strelkov sulla realtà. A tale proposito, tutto quel che si può dire è che un uomo più “realistico” non avrebbe tenuto Slavyansk più a lungo di quanto abbia fatto lui.

Nella intervista più sotto, Strelkov fornisce alcune interessanti informazioni sui primi giorni della rivolta.

Da parte del governo dell’Ucraina e dei suoi sostenitori sia in Ucraina che in occidente, è un articolo di fede che Strelkov ( o “Igor Girkin”, come insistono a chiamarlo) sia un agente del GRU mandato da Mosca ad organizzare la rivolta nel Donbass.

Ciò è contraddetto recisamente dal resoconto di Strelkov. Secondo la sua versione, arrivò a Slavyansk dalla Crimea a capo di un gruppo di 51 combattenti di sua iniziativa, senza permessi o ordini da Mosca e senza il coinvolgimento e probabilmente perfino senza che nessuna agenzia russa di sicurezza o spionaggio ne fosse a conoscenza.

Gli eventi successivi confermano il racconto di Strelkov. Proprio come Gordon a Khartoum, la “strategia” di Strelkov a Slavyansk sembra essere stata quella di tenere la posizione più a lungo possibile nell’attesa che l’opinione pubblica in Russia avesse costretto Putin ad accorrere al suo salvataggio.

Tale “strategia” preclude per definizione ogni precedente coordinamento fra Strelkov e le autorità di Mosca, ed è chiaro che nessuna coordinazione o pianificazione sia mai esistita.

Con ovvio smarrimento di Strelkov, la sua “strategia” fallì perché Putin resistette alle chiamate di andare in suo soccorso. Al contrario di Gordon, e a grande credito di Strelkov, quando divenne chiaro il fallimento della sua strategia, ebbe l’accortezza di ritirarsi da Slavyansk, conservando le sue forze intatte.

Uno dei suoi più grandi successi come comandante è stata la ritirata incredibilmente abile da Slavyansk, durante la quale è riuscito a tenere unite le sue forze e ad evadere da una forza ucraina molto più grande che cercava di accerchiarlo.

Nelle varie interviste che Strelkov ha dato da quando è stato spodestato dal suo posto di ministro della difesa della Repubblica Popolare di Donetsk, inclusa quella più sotto riportata, lui continua a difendere la sua strategia originale nonostante il fallimento riportato.

Come spesso è il caso quando le persone cercano di giustificare una strategia che ha fallito, lui lo fa con affermazioni riguardo ciò che sarebbe potuto accadere se la sua strategia avesse avuto successo e Putin si fosse comportato nel modo che lui si aspettava.

La sua intervista contiene perciò affermazioni radicali sul come l’intera Novorussia (i cui confini non definisce) sarebbe stata liberata e sul come la guerra attuale si sarebbe potuta evitare se Putin avesse fatto ciò che lui desiderava.

Dei problemi che una “vittoria” così ottenuta poteva portare alla Russia, mostra poca comprensione o consapevolezza.

Questo non vuol dire che le affermazioni di Strelkov siano senza intuito. Ha sicuramente ragione quando sostiene che Putin ha largamente sottostimato l’ampiezza dell’ostilità occidentale sia verso la Russia che verso di lui personalmente.

Questo resta un errore ricorrente nella politica russa. I russi fanno continuamente l’errore di pensare che i leader occidentali siano razionali e realistici come i loro. Strelkov non fa questo errore, forse perché non essendo anch’egli “realistico” è più capace di capire il pensiero utopico dei fondamentalisti che dettano la politica di Washington.

Sono i “realisti” nel governo russo piuttosto che Putin stesso a provocare l’ira di Strelkov.

L’immagine di sé di Strelkov è quella di un soldato russo obbediente fino alla morte, nonostante sembri non avere uno trascorso professionale o storico nell’esercito russo.

Questa immagine di sé rende impossibile a Strelkov opporsi all’uomo che considera il suo comandante supremo, che è Putin. Poiché Strelkov non può opporsi a Putin, la cui foto è attaccata alla sua parete, attacca invece i funzionari di Putin, molti dei quali accusa di formare una “quinta colonna” traditrice che lavora ad indebolire la Russia per conto dell’occidente.

Vladislav Surkov

Vladislav Surkov

Il principale bersaglio di Strelkov è Vladislav Surkov, un alto funzionario russo che è riuscito nel dubbio risultato di entrare nella lista delle persone sgradite a tutti, dai liberali russi, ai comunisti russi, ai nazionalisti russi come Strelkov e perfino agli occidentali che l’hanno sanzionato direttamente dopo il referendum in Crimea.

Se l’intervista che riportiamo più sotto ci dà un esempio dell’intuito di Strelkov, ne mostra anche le limitazioni. Nella sua difesa e ritirata da Slavyansk della scorsa primavera Strelkov ha dimostrato una brillantezza tattica al più alto livello.

I suoi talenti sono tuttavia in operazioni di piccole unità e in quella che può essere chiamata guerra partigiana. Nel brutale combattimento convenzionale che è stato la caratteristica del conflitto in Ucraina da luglio in poi, egli è fuori posto. Come dice in una intervista “Non c’è gloria. Niente altro che danni.”.

Nel discutere sul corrente combattimento egli mostra poco apprezzamento della attuale strategia dei ribelli o del perché essa sia la sola strategia che possa permettere al Donbass ed al Cremlino di raggiungere i loro obiettivi politici. Infatti, come dice lui stesso, è proprio incapace di discernere una strategia.

Strelkov ha abbastanza saggezza da capire le sue limitazioni. Sembra di avere afferrato che per metà luglio 2014 il suo lavoro nel Donbass era finito. Nella intervista lascia intendere che le sue dimissioni forzate siano state dovute alla sua conosciuta opposizione a quello che poi è diventato il processo di pace di Minsk.

In gran parte questo è vero, ma come Strelkov ha ammesso da altre parti, nella guerra convenzionale in cui è diventato il conflitto in Ucraina egli era sempre più fuori dalle sue profondità. La sua rimozione era essenziale per l’entrata dei leaders politici e militari più professionali che hanno preso il suo posto.

Essi tuttavia non acquisteranno mai quelle qualità mitiche ed eroiche che saranno sempre attaccate a Strelkov. Ed è giusto così. La Novorussia di oggi deve la sua esistenza non a loro ma a lui ed alla particolare combinazione di idee e qualità che fa di lui l’uomo che è.

È raro per un singolo individuo fare così tanto la differenza, in qualità ed in quantità, come ha fatto Strelkov. Questa è una ragione sufficiente per essere ricordato. Come Gordon di Khartoum e John Brown di Harpers Ferry, la sua leggenda vivrà a lungo dopo che i dettagli di questo conflitto, e dei suoi successori, saranno stati dimenticati.

di Alexander Mercouris, sabato 7 febbraio 2015.


Articolo da Bloomberg

I critici di Putin dicono che si sia spinto troppo oltre sull’Ucraina. L’ex agente russo che ha aiutato la partenza del conflitto dice che il suo più grande errore sia stato quello di non essersi spinto abbastanza.

Putin si è reso “ostaggio” della guerra in Ucraina scegliendo di non annettere le regioni di Donetsk e di Lugansk dopo la presa della Crimea: questo è il pensiero di Igor Girkin, l’ex comandante dei ribelli soprannominato Strelkov, o Tiratore.

Se il Presidente avesse mandato le truppe a Donetsk e Lugansk per sostenere gli insorti come fece in Crimea, tutta la Novorussia, o Nuova Russia, il termine che i ribelli ed i loro sostenitori hanno rispolverato per identificare il pezzo dell’Ucraina sudorientale che era una volta parte dell’Impero Russo, sarebbe adesso riunita con la patria, ha detto Strelkov in una intervista a Mosca.

Ma Putin, “non capendo di aver superato la linea rossa occidentale,” ed influenzato dai “burocrati ed oligarchi presenti al vertice” ha deciso di fermarsi in Crimea, ha continuato Strelkov. “Adesso abbiamo una guerra che continuerà a crescere, sia che la Russia lo voglia o no”.

L’Ucraina, gli Stati Uniti ed i suoi alleati affermano che la Russia stia sostenendo le milizie con materiale, denaro e truppe, accuse che il Cremlino ha ripetutamente negato. La Russia dice che l’Ucraina stia conducendo una guerra contro i suoi propri cittadini e discriminando quelli che parlano in russo, la maggioranza a Donetsk e Lugansk.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha detto che è sbagliato caratterizzare il Presidente come un ostaggio del conflitto, e si è rifiutato di commentare sul sostegno russo nei riguardi della insurrezione.

Strelkov, 44 anni, è uno storico ed un monarchico che si è ritirato dal Servizio di Sicurezza Federale nel 2013 come colonnello, lo stesso grado di Putin, dopo aver servito in zone di guerra come la Bosnia, la Transnistria e la Cecenia. È accusato di terrorismo da governo ucraino e sottoposto a sanzioni da perte di Stati Uniti ed Europa per il suo ruolo nel conflitto.

Dopo essersi offerto come volontario per organizzare il referendum in Crimea sull’unione alla Russia, Strelkov ha detto di aver condotto un convoglio di 51 combattenti verso nord-est dalla penisola sul Mar Nero nei primi giorni di Aprile verso Slovyansk, una città nella regione di Donetsk, per sostenere le proteste pro-russe dopo la cacciata del Presidente Viktor Yanukovych appoggiato dal Cremlino. Il voto e la successiva annessione della Crimea furono condannati dagli Stati Uniti e dalla Unione Europea come una violazione della legge internazionale.

Armati con fucili d’assalto Kalashnikov ed indossando passamontagna, gli uomini sequestrarono velocemente il comune ed il quartier generale della locale polizia, accendendo un conflitto che ha reclamato finora più di 5.300 vite, secondo stime delle Nazioni Unite. Ciò ha anche portato al peggior confronto in Europa fra la Russia e gli Stati Uniti e i suoi alleati dai tempi della guerra fredda.

Le autorità russe non erano coinvolte nell’operazione di Slavyansk, ha detto Strelkov. Si è rifiutato di commentare sui reclami avanzati dalla Ucraina ed i suoi alleati riguardo le migliaia di truppe ed agenti operativi che la Russia ha fatto successivamente filtrare nella regione.

“Credo che alcuni servizi speciali della Russia” conoscessero il piano, ma essi “non fornirono nessun sostegno diretto” ha detto nel suo ufficio del Movimento Novorussia, decorato con icone religiose e ritratti di Putin. Ha detto che le prime persone uccise nella guerra furono degli agenti di sicurezza ucraini che cercarono di fermare il suo convoglio.

L’Ucraina e i suoi alleati hanno accusato i ribelli di aver abbattuto il volo MH17 della Malaysia Airlines con un sistema missilistico russo il 17 luglio, uccidendo le 298 persone a bordo. Strelkov, o qualcuno usando il suo account sul social network russo Vkontakte, si vantava dell’abbattimento di un aereo ucraino all’incirca negli stessi momenti in cui il Boeing 777 spariva dagli schermi radar. Quel post è stato rapidamente cancellato, sebbene copie di esso siano state archiviate in Internet.

Strelkov ha dichiarato che i ribelli non hanno giocato alcun ruolo nell’incidente della Malaysian Airlines. Poche settimane dopo la tragedia, che è sempre sotto inchiesta, si è dimesso da ministro della difesa della autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk ed è ritornato a Mosca, dove è sempre rimasto.

Strelkov ha detto di essere stato “buttato fuori dal gioco” senza altre spiegazioni. Ha sostenuto che divenne chiaro come “sarebbe stato distruttivo” rimanere, per lui, perché non avrebbe mai appoggiato quell’accordo politico che la Russia stava cercando di raggiungere.

Una tregua provvisoria firmata a settembre a Minsk, in Bielorussia, è stata del tutto ignorata, con l’aumento dei combattimenti mentre gli insorti cercano di espandere l’area sotto il loro controllo. L’intensificazione è “un tentativo di spostare la linea del fronte ad una distanza di sicurezza” dalle città tenute dai ribelli, ha detto.

“L’Ucraina ha usato i quattro mesi trascorsi da Minsk per riconsolidare al massimo l’esercito, e risolvere la questione con la forza” ha aggiunto Strelkov, aggiungendo che adesso è “impossibile” respingere le forze del governo ucraino fuori da tutto Donetsk.

Il governo a Kiev dice che le sue truppe sono sulla difensiva contro gli insorti che hanno guadagnato circa 500 chilometri quadrati rispetto gli accordi di Minsk. Il mese scorso i ribelli hanno catturato lo strategico aeroporto di Donetsk.

Angela Merkel e Francois Hollande vanno a Mosca venerdì per incontrare Putin in un tentativo di impedire al conflitto di uscire fuori controllo. I leaders tedesco e francese si fermeranno a Kiev a discutere una “nuova iniziativa” per risolvere la crisi, giunta ormai al 10° mese, con il presidente ucraino Petro Poroshenko, che si incontrerà questo pomeriggio con il segretario di stato statunitense John Kerry.

Se il Cremlino ha un piano per risolvere la crisi, Strelkov ha detto che lui non l’ha visto. “È come quel gioco con la liceale incinta che crede che il feto si scioglierà” ha detto. “Forse Mosca sta scommettendo sulla disintegrazione della Ucraina, ma questo non succederà a breve”.

I più recenti colloqui di pace, quelli di sabato, sono falliti perché i rappresentanti dei militanti di Donetsk e Lugansk non erano “neanche preparati a discutere” su un cessate il fuoco, secondo la Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa, che ha organizzato l’incontro insieme a funzionari russi ed ucraini.

Strelkov, fra i cui hobby c’è il ricreare battaglie militari dell’era zarista, ha detto che la campagna in Ucraina si è deteriorata in un imbarazzante ed “assurdo” facsimile del tipo di scontro fra trincee visto durante la prima guerra mondiale.

“Non c’è gloria,” ha detto. “Nient’altro che danni.”.

Con i suoi servizi non più richiesti in Ucraina, Strelkov ha detto che sta aiutando in altri modi, come raccogliere fondi per comprare forniture umanitarie per la popolazione locale. Egli sta lavorando anche ad altri progetti, compreso come aiutare Putin in caso di un tentativo per “spodestarlo”. Strelkov ha detto che se fosse parte delle istituzioni statunitensi, lui incoraggerebbe un tale tentativo.

Avrebbe senso per gli Stati Uniti cercare di suddividere la Russia in “sette o dieci entità” ha detto Strelkov. “Io sono stato addestrato a ragionare come il nemico.”.

Per quanto riguarda il dilemma che Putin si trova ad affrontare nella più grande sfida alla sua presidenza, Strelkov ha detto che è questione di tutto o niente:
“La guerra in cui siamo entrati, sia che l’abbiamo voluta o no, porterà o alla distruzione della Russia o alla resurrezione della nostra élite nazionale.”

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Traduzione a cura di Fabio San per SakerItalia.it
Articolo di Alexander Mercouris del 7 Febbraio 2015

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