Articolo di Tura Kurkinen.

La propaganda, o più specificamente la manipolazione delle menti, è uno degli elementi più importanti nella guerra moderna. Una delle sue caratteristiche è creare nemici anche quando non esistono veri nemici. Un buon esempio di tutto questo è stato l’11 settembre, un singolo momento che ha cambiato in modo permanente il nostro mondo. Dopo quello che era accaduto a New York, abbiamo visto svilupparsi rapidamente un nuovo tipo di guerra: la guerra al terrorismo. Un concetto militare molto flessibile e anche abbastanza mal definito. Concetto che (comunque) giustifica vittime di guerra, il massacro di civili innocenti, e spese militari enormi. Così il vaso di Pandora è stato aperto, e questa guerra infinita al terrorismo continua e si intensifica sempre più, mentre raggiunge i suoi veri bersagli.

Al giorno d’oggi, sembra che ogni cosa possa essere etichettata come terrorismo. Non sarei meravigliato se gli Stati Uniti, visto il perenne desiderio di Washington di distruggere la Russia come stato sovrano, alla fine bollassero la Russia con marchio di stato terrorista, o almeno di stato che aiuta il terrorismo, visto il supporto che essa dà al Donbass. Questo allo scopo di giustificare una possibile guerra futura alla Russia, legittimare i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani da parte di Kiev e ottenere infine un largo assenso internazionale per tutto quello che è successo in Ucraina l’anno passato. E’ quello che disgraziatamente potrebbe stare succedendo proprio adesso. Tentativi di dichiarare DPR e LPR organizzazioni terroristiche sono andati avanti per tutto l’anno scorso sotto il livello di attenzione dell’opinione pubblica. Se questi tentativi fossero coronati da successo, ci sarebbe un serio problema per il Donbass e una crescente minaccia per la Russia. Dichiarare DPR e LPR organizzazioni terroristiche darebbe a Washington un’arma assai potente: un motivo. Per essere forte il potere deve trovare la sua giustificazione morale. Riusciranno gli Stati Uniti a trovare un qualche fondamento di moralità per tutto quello che Kiev ha fatto al Donbass? Ne dubito. Gli avvenimenti stanno andando piano piano fuori controllo e forse ormai si è andati troppo oltre i limiti. L’anno scorso Obama era stato costretto a ritirare (ma solo un pochino) il suo sostegno a Israele, quando l’opinione pubblica si era rivoltata contro lo stato ebraico a causa delle centinaia di bambini massacrati negli attacchi missilistici a Gaza. E’ impossibile trovare giustificazioni per il massacro di scolaretti. La stessa cosa è successa anche nel Donbass. Ci sono infatti anche altre somiglianze fra la situazione in Ucraina e quella in Israele. Così come Israele serve da testa di ponte per gli Stati Uniti nel Medioriente, lo stesso fa ora l’Ucraina in Eurasia, in pieno accordo con la teoria di Brzezinski esposta nella” Grande Scacchiera”.(1)
Dal momento che la prossima mossa vincente in questa scacchiera richiede legittimazione, la battaglia per la giustificazione morale è estremamente importante se si vuole vincere. Ma lasciamo perdere gli scacchi e passiamo al poker. Per adesso mi sembra che le carte migliori le abbia in mano Putin, potrebbe essere che il risultato finale dipenda da come verranno giocate quelle carte? In questo mondo di propaganda, contro-propaganda, mezze verità e bugie totali, è facile dimenticare che da qualche parte c’è sempre la verità. Così ci sarà sempre un qualcosa che va oltre la propaganda. Su questo si deve fondare la vera giustificazione morale.

Io credo che la l’etica che anima il Donbass sia molto più solida di quella di Kiev (ma è comunque molto difficile vedere una qualunque moralità da parte ucraina), perciò è importante che non ci sia nessun fattore che possa indebolire questa etica, e con questo intendo nulla di oggettivo o reale. Etichettare come terroristi i combattenti del Donbass è invece proprio uno di questi fattori, perchè questa è gente comune, che combatte per l’indipendenza della propria terra. Se l’America fosse fedele ai suoi valori originali, gli americani dovrebbero (e vorrebbero) dare il loro sostegno al Donbass. Senza sostegno, comprensione e aiuto concreto, il mondo non guarderà (mai) al Donbass. Con tutto il dovuto rispetto, io dico che quello che è accaduto a Parigi è sbagliato e tragico. Quello che è accaduto nel Donbass è però molto, molto più tragico. E se non c’è giustificazione per quello che è successo a Parigi, non ce n’è assolutamente per quello che sta avvenendo nel Donbass proprio ora. Giustificazione che non ci sarà mai. Come può qualcuno al mondo avallare l’uso di artiglieria pesante e di missili balistici contro dei civili, contro donne e bambini? Anche se Washington riuscisse in qualche modo ad etichettarli come terroristi, o sostenitori del terrorismo, cambierebbe forse qualcosa? Certamente no, perchè questa gente non ha nulla a che vedere con il terrorismo. Come può sostenere il terrorismo un bambino piccolo? E’ probabilmente la stessa logica che c’era nella Germania nazista durante la seconda guerra mondiale: i bambini ebrei vanno eliminati perchè un giorno saranno ebrei adulti. Pensa forse Kiev che, se lasciati vivere, i bambini del Donbass diventeranno futuri terroristi? Se questo può sembrare esagerato, vorrei ricordare alcune parole testuali di Poroshenko: “quando i nostri bambini saranno al sicuro negli asili-nido, i bambini del Donbass saranno nelle cantine”, e nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti sulla guerra nell’Ucraina dell’est: “è una guerra di civiltà contro la barbarie”. Può essere che la parola “terrorista” sia niente altro che un eufemismo di “barbaro”? Ma se bombardare civili nel Donbass non è barbarie, allora che cos’è?

La storia ripete sempre se stessa. Ecco perchè il mondo dovrebbe incominciare a guardare il Donbass. Quello di cui il Donbass ha bisogno oggi è una campagna di sostegno pubblico. Campagna che deve veicolare un messaggio molto chiaro alla popolazione del Donbass: voi non siete soli. Un sacco di gente in Europa è stata pronta a scendere in strada dopo i fatti di Charlie Hebdo. Voglio chiedervi: siete pronti a scendere in strada anche per i bambini del Donbass? E voglio chiedere a voi, mezzi di informazione occidentali, liberi, accurati e obbiettivi: siete pronti ad andare nel Donbass e raccontare della sua gente, dei suoi eroi, dalle sue sofferenze? Siete pronti a dare al Donbass un aspetto reale? E voglio chiedere a voi, noti attori, rock-star e celebrità, così facili a manifestare contro i cambiamenti climatici o per i diritti dei gay: siete pronti a sostenere anche i bambini del Donbass? Je suis Donbass.

(1)Opera pubblicata nel 1997, in cui l’autore, allora consigliere alla Sicurezza Nazionale, oltre a ritrarre il continente europeo come il centro del potere mondiale, raffigura l’Asia centrale, con le sue immense riserve di petrolio come la chiave per il dominio dell’Eurasia. (NdT).

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Traduzione a cura di Mario per sakeritalia.it
Articolo apparso il 12 Gennaio 2015

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