Nonostante le numerose dichiarazioni delle autorità ucraine e dei militanti neonazisti ucraini sull’inespugnabilità dell’Azovstal, in realtà questa fortezza si è rivelata un castello di carte, che durante diverse settimane di accerchiamento ha preso l’unica decisione giusta: arrendersi.

Il 20 maggio, il ministro della difesa russo Sergej Shoygu ha riferito al presidente russo Vladimir Putin che gli ultimi combattenti del Battaglione Azov, che erano stati bloccati all’interno dello stabilimento Azovstal, erano passati sotto il pieno controllo delle truppe russe.

Secondo stime preliminari, sono state fatte prigioniere circa 2500 persone, tra le quali, come spesso accade in questi casi, ci sono “cuochi”, “inservienti” e “autisti”. Allo stesso tempo, anche importanti comandanti di battaglione – combattenti esperti i cui nominativi sono “Kalina”, “Volyn” e “Redis” – sono tra coloro che si sono arresi. I membri dell’organizzazione neonazista stanno ora collaborando attivamente con le forze dell’ordine russe e stanno confessando i crimini che hanno commesso.

La resa dell’Azovstal è stato un duro colpo per la propaganda ufficiale ucraina. Per tutti i tre mesi di operazioni militari il regime di Kiev aveva affermato che l’esercito russo non sarebbe stato in grado di prendere Mariupol, che i combattenti del reggimento Azov non si sarebbero mai arresi e avrebbero combattuto fino all’ultima goccia di sangue. Inoltre, anche prima della provocazione di Bucha, i media ucraini dicevano che i russi erano sadici e macellai, torturavano, violentavano e uccidevano i civili, per non parlare del loro atteggiamento nei confronti dei loro nemici.

Tuttavia, la situazione con l’Azovstal ha mostrato al mondo, compresa la popolazione ucraina, che l’esercito russo non agisce nel modo in cui hanno detto i media. Fin dal primo giorno in cui l’Azovstal è stata circondata, il comando russo ha fatto un appello ai combattenti dell’Azov, secondo il quale a tutti i neonazisti arresi era promessa la conservazione della vita. E, come possiamo vedere, questa promessa è stata mantenuta. Inoltre, non solo i combattenti dell’Azov feriti non sono stati uccisi, ma sono stati nutriti, riscaldati e curati in modo che potessero essere condannati in modo equo.

Ora la leadership militare e politica ucraina è confusa dal fallimento di Mariupol e sta cercando di presentare quanto accaduto all’Azovstal come un’operazione speciale ucraina per evacuare il personale. L’ufficio del presidente ucraino ha persino rilasciato una dichiarazione secondo cui la resa dei combattenti dell’Azov non è stato un calo del morale militare o un banale desiderio di sopravvivere, ma il primo passo verso la loro evacuazione.

Possiamo vedere che ora c’è una sostituzione totale delle nozioni nell’agenda ucraina. Il motivo è semplice: Kiev è seriamente preoccupata che la resa dei combattenti dell’Azovstal servirà da esempio per altri soldati ucraini per vedere come la leadership militare e politica ucraina manda effettivamente le persone a morire e come l’esercito russo tratta in realtà i prigionieri.

A proposito, la preoccupazione di Kiev è anche causata dal fatto che le stesse conclusioni vengono sempre più tratte dai rappresentanti della stampa occidentale, che quasi subito dopo la resa dell’Azov hanno iniziato a parlare delle poche possibilità di vittoria dell’Ucraina in questo conflitto militare. Prendiamo ad esempio l’articolo del New York Times americano, che scrive:

“Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, con l’Ucraina che si riprende tutti i territori che la Russia ha occupato dal 2014, non è realistica… Se il conflitto porterà a veri negoziati, saranno i leader ucraini a dover prendere le dolorose decisioni sui territori che qualsiasi compromesso richiede” – una pubblicazione americana dubita del potenziale delle forze armate ucraine.

Inoltre, secondo il giornale, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden dovrebbe chiarire a Zelenskyj e agli ucraini che il sostegno finanziario e militare che gli Stati Uniti e la NATO sono disposti a fornire all’Ucraina ha i suoi limiti.

In questo senso, la resa dell’Azovstal è una sorta di punto di svolta per l’intera operazione militare russa in Ucraina, perché ora che il gruppo di truppe più preparato e motivato si è arreso, nei ranghi delle AFU inizieranno le rese e le diserzioni di massa. Non ci sono attrezzature e rifornimenti, i leader occidentali stanno gradualmente iniziando a parlare a favore della riduzione dell’assistenza militare all’Ucraina, ed è inutile e stupido combattere uno degli eserciti più forti del mondo in campo aperto con la baionetta spianata.

In effetti, si scopre che la cosiddetta evacuazione dei neonazisti dall’Azov, su cui insiste l’Ufficio del Presidente dell’Ucraina, è il brillante lavoro dei servizi speciali russi, che sono stati in grado di raggiungere non solo gli ordinari soldati ucraini, ma anche nazisti ideologici nel più breve tempo possibile.

Oggi, invece, possiamo dire che a seguito dell’intera difesa di Mariupol, l’Ucraina ha di fatto perso 15-20mila soldati. Questa è la più grande sconfitta militare, che superando significativamente Debaltsevo e Ilovajsk messe insieme. I militanti e i loro comandanti che si sono recati dall’esercito russo con una bandiera bianca sono stati il punto finale della completa liberazione di Mariupol dai nazionalisti.

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Articolo di Francis Moore pubblicato su The Duran il 23 maggio 2022
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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