Ecco che finalmente il modello di comportamento della Russia nelle attività non ufficiali sul piano  internazionale ha cominciato a delinearsi. La Russia è entrata nella fase finale di trattative, che non  saranno menzionate dalla stampa ed i cui risultati non diverranno mai pubblici. La Russia è stata  riconosciuta come importante referente geopolitico ed in questo momento si stanno svolgendo le  “trattative” per la definizione delle rispettive sfere di influenza.

Stanno cercando di buttar fuori la Russia dal Donbass, facendole mancare l’ossigeno per mezzo delle sanzioni, sottoponendola a pressioni politiche, stanno tentando di destabilizzarne la sua sfera  sociale dall’interno. La Russia si attiene ad  una linea ben determinata, che è contraria agli interessi  della comunità mondiale. Ma dopo la visita di Putin a New York e gli incontri di Parigi, nel quadro  delle consultazioni quadrilaterali in formato “normanno”, tutta la situazione ha cominciato a cambiare. La Russia corregge la sua posizione riguardo alle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, ma  parallelamente manda le truppe in Siria. Sembrerebbe che non ci sia nessuna logica nel rinunciare  alle repubbliche, che si trovano appena oltre il confine, in cambio del diritto, sul quale ci possono  essere dei dubbi, di sostenere Assad e colpire ISIL (organizzazione fuorilegge nel territorio russo per  decisione della Corte Suprema). Che  ISIL sia una minaccia diretta anche per la Russia è un dato di  fatto. Ma il Donbass?

Hanno concesso alla Russia l’annessione della Crimea. Non avevo praticamente nessun dubbio su  questo. Ma non possono concedere il Donbass alla Russia. Quest’ultimo diviene quindi oggetto  di trattativa. Si aggiunge il desiderio espresso dalla Francia e anche da tutta una serie di paesi  dell’Unione Europea, di porre fine alla politica delle sanzioni nei confronti della Russia. Si capisce che  le cose non stanno semplicemente così. Anche a Poroshenko sono stati imposti limiti rigorosi. Tali  limiti si chiamano “Accordi di Minsk”. É giunta l’ora di mettere in atto ciò che è stato sottoscritto. Per  tutti. Dopo l’incontro di Parigi Putin si è espresso in modo abbastanza inequivoco: “è assolutamente  necessario portare a compimento gli accordi di Minsk”. In primo luogo ha richiamato a far ciò Poroshenko, al quale ha ricordato della riforma costituzionale. É necessario portarla a compimento, nei  termini degli accordi raggiunti, invece che secondo una libera interpretazione, così come ha fatto Kiev.  Le correzioni apportate alla costituzione dell’Ucraina, riguardanti lo statuto speciale del Donbass, senza accordarsi su di esse con i governi delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, costituiscono una flagrante violazione degli accordi di Minsk e possono costituire causa sufficiente per il loro annullamento. Così si è espresso Putin. Poroshenko lo ha ascoltato, quindi in risposta l’Ucraina ha preteso che fossero rimandate le elezioni nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, fissate nell’autunno del 2015, in quanto anche esse in contraddizione con il formato di Minsk.

Molti si sono messi immediatamente a parlare di tradimento della “Novorossija”, con previsioni  deprimenti, secondo cui a breve termine sia RPD che RPL sarebbero ritornate ad esser parte integrante dell’Ucraina, alla condizione del conferimento dello statuto speciale, hanno cominciato a maltrattare le  due giovani repubbliche. Ed ecco che il 6 di ottobre del 2015, in modo inaspettato, è seguita la  dichiarazione dei rappresentanti ufficiali delle RPD e RPL nelle consultazioni di Minsk, Pushilin e  Deinevo, nel corso della quale questi hanno informato dello spostamento delle elezioni nel 2016, in  data da stabilire.

Pushilin e Deinevo.

Pushilin e Deinevo.

Come hanno dichiarato i rappresentanti delle repubbliche, tale decisione è stata presa  dalle rispettive amministrazioni dopo un’attenta ispezione dei risultati dell’incontro del gruppo dei  quattro in formato normanno. Hanno aggiunto che sono stati considerate ed analizzate le richieste di  Merkel e Hollande e condotte consultazioni con i rappresentanti di OCSE e Russia. Inoltre,  nell’esprimere tale controversa decisione, i rappresentati delle RPD e RPL hanno aggiunto che, nello  stesso modo, anche Kiev è tenuta a realizzare gli impegni che si è presa nel corso delle trattative di   Minsk.

Si intende qui il conferimento dello statuto speciale al Donbass, la non perseguibilità di  coloro che hanno preso parte agli avvenimenti nel territorio delle RPD e RPL e le correzioni alla costituzione dell’Ucraina da prendersi considerando i desideri delle repubbliche. Che succede? Sappiamo che qualsiasi persona che sia un po’ introdotta nel soggetto, subito dopo tali  dichiarazioni, arriva per se stessa ad una sola conclusione certa: si è innescato il processo di  restituzione all’Ucraina dei territori, ad eccezione della Crimea, ed adesso si sta effettuando semplicemente la definizione dei dettagli, la trattativa. Seguendo gli accordi di Minsk, l’Ucraina  apporterà le necessarie modifiche alla costituzione, riconoscerà lo statuto speciale delle regioni di  Donetsk e Lugansk, gli concederà l’autogoverno e garantirà l’impunità a coloro che hanno preso parte  agli avvenimenti dell’ultimo periodo. I partners occidentali saranno in grado di convincere Poroshenko  della necessità di tali misure. Nelle RPD e RPL si terranno le elezioni, secondo la legislazione ucraina e la frontiera ritornerà sotto il controllo delle forze dell’ordine ucraine.

Una catastrofe…

Cosa c’entrerebbe qui la Siria? Ma ecco che adesso arriva la parte pià interessante. Il trasferimento del  centro dell’attenzione dal Donbass alla Siria è stato per l’Occidente qualcosa di inaspettato. La  Russia ha definito in modo deciso la sua posizione in Medio Oriente, con questo sconvolgendo i piani  degli USA. Per quanto si siano levate grida di attacchi all’opposizione moderata, accuse di sterminio  della popolazione civile, gli USA sono di fatto legati mani e piedi, cosicchè non si possono permettere  di andare oltre le accuse verbali. Dichiararsi  contro la Russia, che a sua volta si è dichiarata contro  ISIL, è come sottoscrivere una confessione di colpevolezza. La Russia ha in primo luogo definito il suo spazio vitale, espellendo dai confini della Siria le forze aeree degli USA, di Israele e della Turchia.  Quando, chiedendo aiuto nella lotta contro ISIL, anche l’Iraq si è rivolto alla Russia, nella coalizione  occidentale è iniziato uno stato di panico silenzioso. È seguita un’intera serie di accuse ed inviti alla  coordinazione. Per qualche motivo si offre di coordinare esclusivamente le azioni delle forze armate  russe.

Redgep Erdogan minaccia la Russia di rompere le relazioni

Redgep Erdogan minaccia la Russia di rompere le relazioni

Per prima si è lasciata andare la Turchia. Dopo una ripetuta violazione dello spazio aereo della Turchia  da parte degli aerei da guerra russi, Redgep Erdogan, presidente del paese, ha seriamente minacciato la  Russia di rottura delle relazioni diplomatiche. Strano. Apparirebbe che ci stiamo impegnando nello  svolgimento del medesimo compito. ISIL disturba molto di pià la Turchia della Russia, quindi,  coerentemente, gli attacchi alle posizioni dei terroristi dovrebbero essere ben graditi per le autorità turche. Niente di tutto questo. La Turchia per qualche motivo si è preoccupata in modo del tutto  innaturale dopo l’arrivo dei reparti militari russi nel territorio della Siria. Forse che le voci che proprio  questa nazione comperava a prezzi minimi il petrolio che gli estremisti islamici estraggono dai loro  undici giacimenti sono qualcosa di più di semplici voci?

Proviamo a mettere questi due processi non collegati l’uno con l’altro in un unico insieme, e a capire  cosa avverrà di seguito. Tutto fa pensare ad un ritorno delle repubbliche in seno all’Ucraina: la  condizione dura e insindacabile della coalizione occidentale, che è già pronta a concedere la Crimea  alla Russia e a togliere la maggior parte delle sanzioni, lasciando solo quelle formali, necessarie a  mantenere l’apparenza del disaccordo riguardo all’unione della penisola alla Russia. Inoltre, basandosi  sulle ultime informazioni, alla Russia hanno fatto un’offerta che non si può rifiutare. Effettivamente si  potrebbe dire che il destino delle giovani repubbliche è deciso, se non fosse per un’ unica… Siria! Il fatto che alla Russia andasse questa mano di carte, nessuno se lo aspettava. Come la possiamo utilizzare  nelle prolungate trattative che riguardano I destini delle RPD e RPL?

Attivisti dell'ISIL incitano la popolazione turca a occupare Istanbul e scacciare il traditore Erdogan

Attivisti dell’ISIL incitano la popolazione turca a occupare Istanbul e scacciare il traditore Erdogan

In questi giorni è stato dichiarato che l’esercito siriano sta preparando un’operazione di truppe terrestri  di grande portata contro I reparti dell’ISIL, che verrà appoggiata dalle forze armate dell’Iran e dalle  forze aerospaziali della Federazione Russa. È garantito che faranno ritirare ISIL dalle posizioni che ha  occupato e lo scacceranno dal territorio siriano in direzione… della Turchia! Gli estremisti fuggiranno  proprio verso la frontiera di queso paese, il che metterà seriamente sotto pressione l’amministrazione di  Erdogan. La situazione in Turchia è tutt’altro che semplice, di tanto in tanto vengono fuori le trincee dei sostenitori di ISIL, ma dopo l’inizio dell’operazione terrestre della Siria e dell’Iran, resa possibile  dall’appoggio della Russia, questa nazione ha tutte le carte in regola per affondare nel caos. La Turchia  si incendierà.

Guardie della Rivoluzione islamica pronte a prender parte alla operazione di truppe terrestri contro  ISIL

Guardie della Rivoluzione islamica pronte a prender parte alla operazione di truppe terrestri contro 
ISIL

L’Occidente prevede che adesso si realizzerà proprio questo scenario.

Come influenzare la Russia? come farle cambiare i suoi piani e limitarsi semplicemente a sostenere il  regime di Assad, senza la dichiarazione di un’ampia offensiva contro ISIL, che in prospettiva riguarda  non soltanto il territorio della Siria, ma anche quello dell’Iraq? Far questo mettendo pressione, come è abituato a fare l’Occidente, non funziona. La Russia si batte contro ISIL e di fatto entra nel ruolo della  forza di pace. I lamenti per l’annientamento dell’opposizione moderata e per il massacro della  popolazione civile non avranno effetto sullo sfondo delle barbarie commesse da ISIL e dai  rappesentanti di quella stessa opposizione moderata. Resta soltanto una via d’uscita: la trattativa. Ma è necessario offrire qualcosa alla Russia! La garanzia che Bashar Assad manterrà il potere non basterà;  Mosca anche così lo ha mantenuto al potere e ciò non è già pià oggetto di discussione. Resta soltanto il  Bacino del Don, che è improbabile che in quel momento si sarà avvicinato anche soltanto di un piccolo  passo alla messa in atto degli accordi di Minsk. Ed il responsabile di questo sarà Kiev, che trova ogni  modo per procrastinare la riforma costituzionale. Gli USA dovranno fare una scelta: l’innesco della  rivoluzione islamica in Turchia, o rinunciare ai propri interessi nel Bacino del Don e la rottura dei  rapporti amichevoli con Poroshenko. Non appena l’Occidente avrrà voltsto le spalle a Kiev, I  rappresentanti delle RPD e RPL immediatamente troveranno una ragione per uscirsene dal formato di  Minsk e per l’avvio della procedura per la formazione di soggetti politici indipendenti. Non ci resta che  seguire ciò che succede, c’è di buono che gli avvenimenti si stanno svolgendo molto rapidamente.

*****
Pubblicato su Cassad.net il 6 ottobre 2015
Traduzione in Italiano dal Russo a cura di Pueno Italiani per Sakeritalia.it

Condivisione: