Oggi esploreremo il destino dei principali marchi automobilistici presenti in Unione Sovietica.
L’industria automobilistica sovietica al suo picco riusciva a produrre anche 2,3 milioni di automobili all’anno, piazzandosi così al sesto posto tra i dieci più grandi produttori di automobili, ma i suoi prodotti sono sempre stati tacciati di pessima qualità, bruttezza e addirittura pericolosità (infatti, nel caso vi venisse la curiosità di sfogliare liste clickbait del genere “Le 100 peggiori auto della storia” troverete praticamente TUTTI i modelli più famosi di auto russe).
Ciononostante, le auto prodotte in epoca sovietica sono riuscite a ritagliarsi uno spazio nel cuore di alcuni appassionati di auto d’epoca.
Che fine ha fatto la Lada?
La Žiguli in una delle sue prime incarnazioni
La Lada, meglio nota in Russia come AvtoVAZ (Fabbrica Automobilistica del Volga), nacque nel 1966 da una collaborazione con la FIAT, il suo scopo era fabbricare un’auto che motorizzasse il paese, sempre più affamato di mezzi di trasporto personali. E di fatto ci riuscì.
La Žiguli, un derivato della FIAT 124, è stata per l’Unione Sovietica quello che per la Francia è stata la Citroen 2CV e per la Germania è stato il Maggiolino. Prodotta in milioni di esemplari fino al 2012, è praticamente onnipresente sulle strade russe.
Grazie al suo successo, la Lada è ancora oggi il principale produttore di automobili russo. Appartiene al gruppo Renault e alla Rostec, e produce berline compatte basate sulla Dacia Logan e il fuoristrada Niva, forse il modello più popolare in Italia del marchio russo.

Una Lada Vesta.
Che fine ha fatto la GAZ?

Una GAZ-M1. La maggior parte di queste auto venne utilizzata dagli ufficiali dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale.
La GAZ (Fabbrica Automobilistica di Gorkij) nacque negli anni ’20 grazie ad un accordo con la Ford. Si fece conoscere principalmente per un paio di modelli di fuoristrada militari, la limousine Pobeda, alla quale Stalin stesso diede il nome, la serie di berline Volga, equivalente russo delle BMW e delle Mercedes nonché auto d’elezione del KGB, e le limousine Čajka.
L’ultima auto prodotta dalla GAZ è stata proprio una Volga, la Siber, che però venne fabbricata per soli due anni, dal 2008 al 2010. Non le giovarono il fatto che fosse poco più di un clone della Chrysler Sebring, e che uscì in piena crisi economica mondiale. Senza parlare del fatto che fin dai “selvaggi anni ‘90” in termini di auto di alta gamma i russi hanno sempre preferito le grosse berline tedesche fin dalla loro introduzione nel mercato, un trend che finora in Russia nessuno è riuscito nemmeno a scalfire.
La GAZ ha smesso di produrre automobili, e si è concentrata sulla ben più redditizia produzione di veicoli industriali. Nell’aprile del 2019, però, Oleg Deripaska, proprietario della GAZ, ha chiesto aiuto al governo russo, spiegando che le sanzioni americane hanno spezzato le gambe all’azienda e l’hanno messa a rischio di bancarotta. Nuvole oscure si addensano all’orizzonte…

La GAZ Volga Siber.
Che fine ha fatto la Moskvič?

Una Moskvič 400-420. In pratica era una copia della Opel Kadett prodotta dopo che l’Armata Rossa entrò in possesso dello stabilimento tedesco, rimasto miracolosamente intatto.
La Moskvič (Moscovita), meglio nota in patria come AZLK (Fabbrica d’Automobili del Komsomol), era il secondo produttore d’auto dell’Unione Sovietica e fabbricava piccole berline di fascia bassa dirette concorrenti della Žiguli. Ancora oggi si stima che sulle strade russe circoli quasi un milione di Moskvič.
La caduta dell’URSS fu una mazzata tremenda per la Moskvič: la crisi economica, una cattiva gestione finanziaria e l’aumento dei costi di gestione e della produzione di auto nella capitale, dove la Moskvič aveva il suo quartier generale, causarono gravissimi dissesti. La casa automobilistica arrancò, cercando di smerciare modelli su base Simca con nomi improponibili (Svjatogor, Jurij Dolgorukij, Ivan Kalita ecc.) fino al 2002, anno della sua bancarotta.
Oggi il marchio Moskvič è, se così si può dire, “dormiente”. È di proprietà della Volkswagen, e lo sarà almeno fino al 2021, ma finora la casa tedesca non ha detto neanche una parola su quale potrebbe il suo destino o su eventuali piani per il futuro.
Una Moskvič Aleko.
Che fine ha fatto la UAZ?
La UAZ (Fabbrica Automobilistica di Uljanovsk) è nota principalmente per la “jeep dell’Armata Rossa”, il fuoristrada UAZ-469, che produce ininterrottamente dal 1972. Forse è proprio grazie alle commesse militari che la UAZ è il marchio automobilistico russo che sta meglio in salute (è riuscito perfino ad uscire indenne dal collasso dell’Unione Sovietica). Attualmente è l’unico marchio automobilistico russo importato in Italia.

Una UAZ-469.
Che fine ha fatto la Iž?
Una Iž 2125 Kombi. Nell’agosto del 2018 la Kalashnikov annunciò l’intenzione di ricominciare a produrla con motore elettrico, ma da allora non si è saputo più nulla di una sua eventuale riproposizione.
La Iž era una sussidiaria di quello che oggi è il Gruppo Kalashnikov, e iniziò a produrre auto nel 1965 in collaborazione con la Renault. Perlopiù si trattava di copie dei modelli Moskvič.
Dopo la caduta dell’URSS la Iž passò a produrre modelli Lada, e oggi è diventata una sussidiaria di quell’azienda.
La produzione di moto, risalente al 1928, si è invece interrotta nel 2008.
Che fine ha fatto la ZAZ?

Vladimir Putin e la sua Zaporožec del 1972.
La ZAZ (Fabbrica Automobilistica di Zaporižžja), dopo la fine dell’Unione Sovietica, è diventata la principale fabbrica d’auto dell’Ucraina, e le sue origini risalgono all’800, quando la compagnia che la precedette venne fondata da un industriale tedesco Mennonita, Abraham J. Koop, per fabbricare mezzi agricoli.
Con la Rivoluzione russa la fabbrica di mezzi agricoli venne nazionalizzata, e nel 1956 iniziò la produzione di automobili, soprattutto utilitarie.
Il modello più noto della ZAZ è la Zaporožec, che durante la sua vita passò dall’essere un clone della Fiat 600 all’essere un clone della NSU Prinz, il tutto senza ottenere le necessarie licenze di produzione dalle rispettive fabbriche. Ancora oggi la ZAZ non produce modelli originali, bensì copie (stavolta su licenza) di modelli obsoleti della Daewoo e della Chevrolet.

Una ZAZ Tavria.
Che fine ha fatto la ZIL?

Una ZiS-110 in un museo. In pratica era una copia dell’americana Packard Super Eight.
La ZIL (Fabbrica d’Auto Lichačëv), ex ZIS (Fabbrica d’Auto Stalin) era la diretta responsabile della costruzione delle limousine destinate alla nomenklatura e ai capi di stato sovietici, perciò la sua produzione non è mai stata propriamente consistente. Ciononostante i suoi modelli, grazie alle loro caratteristiche, non hanno mancato di catturare l’immaginario collettivo.
Sebbene al giorno d’oggi la ZIL esista ancora come entità legale, ha interrotto la produzione di auto. Infatti la Aurus Senat, la limousine corazzata attualmente al servizio del Presidente Putin, è stata prodotta dal NAMI, un istituto specializzato nella progettazione di prototipi.

Una ZIL-4112R. La blindatura di queste limousine era progettata per resistere ai colpi diretti di RPG. Ovviamente i consumi ne risentivano alquanto…
Che fine ha fatto la LuAZ?
Concludiamo, infine, col marchio meno noto del gruppo. La LuAZ (Fabbrica Automobilistica di Luck) venne creata nel 1955 con il compito di costruire fuoristrada di piccola cilindrata (anche anfibi) per l’Armata Rossa. Il suo prodotto di punta, il piccolo 4×4 Volyn, conobbe una certa popolarità in Italia, dove veniva importato dalla VM Motori dopo una debita sostituzione del motore originale con uno Ford.
Oggi la LuAZ, che ha cambiato nome in Bohdan Motors, produce principalmente copie di Kia e Hyundai con pessimi risultati in termini qualitativi. Gli annunciati programmi di espansione dell’impianto produttivo, inoltre, non si sono ancora realizzati.

Un Luaz-969 Volyn.
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Articolo di Raffaele Ucci per Saker Italia.
E la trabant?
Mi dispiace, ma la Trabant era un marchio della Germania Est, non dell’Unione Sovietica.
La compagnia che la produceva, ora chiamata HQM Sachsenring GmbH, fa parte dell’indotto Volkswagen.
Anche per il suo modello più noto, la Trabant 601, si era prospettato un futuro come auto elettrica, ma non si è andati oltre un concept del 2009.
Raffaele Ucci, parliamo della UAZ 469, sei sicuro che sia ancora importata in Italia? io ne acquistai una da Martorelli e feci un errore clamoroso nello sceglierla con il motore turbo diesel VM 2400 cc, che dopo poco si grippò e soprattutto, avendole l’importatore cambiato il gruppo corona pignone per aumentarne il rapporto al ponte, la corona italiana pessimamente cementata si consumava continuamente e me la cambiarono 4 volte in garanzia. A 100.000 km circa disperato vendetti la UAZ. Se ne ritrovassi la comprerei o diesel Peugeot o la 2500 originale a benzina (ma messa a gas)
Dopo la UAZ ebbi 2 Lada Niva, la prima a carburatore da 1600 cc e la seconda a iniezione da 1700 cc, sempre completamente sovietiche.
Le due Lada fecero una ottima riuscita e non capisco perché non se ne riescano più a comprare in Italia
Sì, l’importatore si trova ad Asciano (SI), questo è il suo sito internet: http://www.uazitaly.it/index.html
Grazie!
sì però la LADA VESTA di cui tutte le riviste parlano bene in Italia non c’è, puoi acquistarla solo passando dalla Germania…
è questo che mi rimane incomprensibile… manca del tutto lo spirito commerciale aggressivo!
la povertà si sconfigge coinvolgendo i poveri al mondo della produzione e del commercio.
l’ho scritto una volta e lo ripeto: si deve commercializzare tutto in Occidente dalla padella allo smartphone… ad esempio: pochi sanno, e voi ne parlate poco e non so perchè, che l’elettronica russa contribuisce per centinaia di milioni all’attivo del esport russo!
Ma trovi uno smartphone russo? macchè!
Insomma le piccole cose sono importanti come le grosse.
Come ho già detto, la proprietaria del marchio Lada è la Renault (che possiede oltre il 50% delle azioni, la Rostec è socia minoritaria), perciò l’eventuale commercializzazione (o per meglio dire nuova commercializzazione, il sottoscritto ricorda ancora di quando nella sua città era presente un concessionario Lada) del marchio russo.
Al momento sembra che la casa della losanga abbia deciso di puntare sul marchio Dacia per quanto riguarda la fascia di veicoli economici.
Anche perché a conti fatti, l’unico veicolo Lada che la Renault potrebbe smerciare in Italia è l’utilitaria Kalina: la Niva ha un look troppo attempato per gli standard italiani moderni (il sottoscritto ricorda ancora di quando le riviste specializzate la descrivevano come “fatta con pezzi delle vecchie FIAT 127”), la Largus non è altro che una copia della Dacia Logan MCV e la Granta e la Vesta sono berline a tre volumi che la clientela non compra a meno che non si tratti di modelli di una fascia superiore come quelli della BMW e della Mercedes (infatti la Renault ha smesso di commercializzare in Italia la Dacia Logan a tre volumi e sfogliando i listini si scopre che ormai anche l’ultimo modello assimilabile ad una Lada Granta o Vesta, la Citroen C-Elysée, è appena stata ritirata dal mercato).
Per quanto riguarda gli smartphone russi, non mi sbilancio.
So che esistono (mi viene in mente per esempio lo Yotaphone, col suo caratteristico doppio display), ma attualmente una loro introduzione sul mercato italiano mi sembra più un rischio, visto che a meno di caratteristiche eccezionali si ritroverebbero schiacciati dalla tremenda concorrenza dei vari iPhone, Samsung, Huawei ecc.
sì,ma non è detto che gli sia permesso farlo…..con le omologazioni e certificazioni varie create x aumentare la nostra sicurezza ma spesso utilizzate x altri scopi….ti bloccano i prodotti.
altrimenti qua l’industria automobilistica chiuderebbe (esempio) se importassero auto cinesi visti i prezzi!!!
ringrazio molto per le precisazioni, è così hradevole ricevere precisazioni con tono garbato e disponibile a precisare le informazioni…. grazie davvero!…
Tornando a noi, non vorrei essere frainteso: ho citato lo smartphone non come prodotto specifico, ma come generico esempio del vario e vastissimo mondo di tecnologia qualificata….
Prorpio Putin nel messaggo annuale alla nazione di 2 anni fa, citava questo dato sorprendente… (confesso che non ricordo se l’ho letto qui o su sputnik) ossia: l’elettronica russa ha un export impressionante!
Un’altra cosa:
VOGLIO I FAST FOOD NEI CENTRI COMMERCIALI DI GASTRONOMIA RUSSA!
Non sarebbe un grande contributo a riavvicinare gli italiani bombardati dalla concimazione quotidiana all’odio e alla diffidenza verso la Russia?
Quando parlo di piccole cose importanti come le grandi, penso a questo…perchè?
PERCHè E’ STATO IL METODO USATO DALL’AMERICANISMO!!
a papà me’ compri a’ cingomma? (cingomma, italianizzazione di chewing gum…. gomma da masticare, ora bubblegum) vojo i popcorneeee! poi da lì si è passati al porno libero. Sembra una boutade, ma non è così.
la coltivazione della esaltazione della sensualità individuale, del piacere consumistico era sì finalizzato all’economico… ma anche in senso pedagogico-morale… esalti l’ansia del la autonomia individualistica che rompe ogni sovrastruttura culturale di coscienza identitaria ciollettiva – nazione, razza, etnia, storicità culturale, religione – per renderci singoli reattivi come animaletti solo al piacerenerabili ad essere diretti dal Direttore USA che propone la felicità individualistica…. ma lui però, il Direttore, vuole comandare non su singoli, ma sui singoli che essendo il Tutto, non riescono a coalizzarsi più per opporsi.
beh, insomma, ho chiarito il pensiero. Buona giornata a tutti.