I nazisti trasformarono Kaliningrad (Königsberg in tedesco) in una potente fortificazione, in cui ogni casa divenne un fortino. Il comando tedesco prese tutte le misure possibili per preparare la città-fortezza ad una lunga resistenza sotto assedio. La città aveva molti arsenali e depositi militari. Il sistema di difesa includeva un anello difensivo esterno e tre anelli interni. Nel centro della città c’era una cittadella.

La città era difesa da 130.000 persone, centinaia di carri armati e aerei.

Alla vigilia dell’assalto, Wagner, il gauleiter di Königsberg, fece un discorso alla radio rivolto ai soldati tedeschi: “I Russi, facendo affidamento sulle deboli fortificazioni terrestri di Sebastopoli, hanno difeso la città per 250 giorni. I soldati del Führer devono resistere per lo stesso tempo sulle potenti fortificazioni di Königsberg!”.

Il membro del Consiglio militare 43 dell’Esercito, Sergey Ivanovich Shabalov, durante una conversazione con la 33ma Divisione, trovò una risposta “adeguata” a questo messaggio: “Abbiamo difeso Sebastopoli per 250 giorni, e l’abbiamo liberata in quattro…”.

L’assalto cominciò il 6 aprile 1945, e il 10 aprile una bandiera rossa fu issata sulla Torre Don. Più di 70.000 soldati nemici furono catturati, circa 42.000 furono uccisi e furono requisiti 2.000 fucili, 1.652 mortai e 128 aerei.

L’inavvicinabile fortezza, secondo Hitler – simbolo dello spirito e del valore militare prussiani – fu presa dalle truppe sovietiche in quattro giorni…

Prigionieri tedeschi catturati a Königsberg

10 aprile 1945, la bandiera rossa sopra la Torre Don

Parlerò di due normali partecipanti a questa operazione, organizzata abilmente e condotta efficacemente dall’Armata Rossa. Sono persone a me molto vicine e care.


Sergente maggiore Nikolay Egorovich Milshin

Iniziò la guerra come segnalatore nel 28mo Reggimento della 75ma Divisione fucilieri. Fu chiamato alle armi dal Commissariato del Distretto Militare di Iskitim della regione di Novosibirsk. Era nell’esercito dal primo giorno della guerra.

Il 5 marzo del 1943 gli fu conferita la prima medaglia “per il coraggio”.

Il 17 luglio 1943, durante lo sfondamento delle difese nemiche sul lato occidentale del fiume Mius, vicino a Dmitrievka in Donbass, sotto il fuoco del nemico, fornì la comunicazione tra il posto di comando e il posto di osservazione del reggimento. Riparò da solo 19 interruzioni di comunicazione e uccise due tedeschi. Per questo episodio gli fu conferito l’Ordine della Stella Rossa. La sera dello stesso giorno, si ferì molto seriamente ad entrambe le gambe. Evitò miracolosamente l’amputazione per una cancrena iniziale: fu salvato dai dottori e dalle infermiere che quella notte non dormirono per fargli delle applicazioni di cera calda.

Il 29 luglio 1943 gli fu conferito l’ordine della Guerra Patriottica di 2do ordine.

Come parte del 120mo Battaglione di Comunicazione della Guardia, la 87ma Divisione della Guardia partecipò alle più pesanti battaglie per prendere Königsberg, e subì gravi ferite alla testa e al braccio.

Il 21 febbraio 1945 gli fu conferito il secondo Ordine della Stella Rossa. Gli fu assegnata la Medaglia “per la presa di Königsberg”.

Il 24 luglio 1945 gli fu conferita una seconda medaglia “per il coraggio”.

Fu smobilitato il 14 marzo 1949 e gli fu conferito l’Ordine della Guerra Patriottica di Primo grado.

 

Sottotenenete Anatoly Ivanovich Pozharov

Nel settembre 1941 Anatoly Ivanovich si offrì volontario per il fronte. Fu assegnato a Krasnogvardeysk (Gatchina), nella regione di Leningrado. Combattè vicino a Leningrado rimanendo ferito, e l’8 ottobre fu catturato durante i combattimenti a Krasnoye Selo. Ha sopportato gli orrori dei campi di concentramento nazisti, e nel dicembre 1944 fu liberato dall’avanzata delle unità dell’Armata Rossa. Come membro del 131mo Reggimento Artiglieria, la 73ma Divisione partecipò alla battaglia di Königsberg. Fu ferito ed espiò col sangue la sua “colpa”; dopo la guarigione, entrò nell’unità regolare di artiglieria. Gli fu conferita la medaglia “per la presa di Königsberg”. Rimase in Germania fino alla fine della guerra.

Poche righe sulla sua famiglia: mio zio Nikolay Egorovich Milshin e mio suocero Anatoly Ivanovich Pozharov

Dietro queste righe si nascondono molti anni di duro lavoro militare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, il sangue dei compagni uccisi, la terra bruciata del paese natale, le città e i villaggi distrutti.

 

Sono passati molti anni da quando queste meravigliose e umili persone – soldati in prima linea – se ne sono andati. Tenendo in mano la Medaglia “per la presa di Königsberg”, davanti agli occhi ci sono i mattoni dei forti inespugnabili dell’orgoglio teutonico sconfitto. E nelle orecchie si può sentire la voce attutita e dolorosamente familiare di Mark Bernes:

Qualche volta mi sento come i soldati

che non sono mai ritornati dai campi insanguinati,

non sono morti nei nostri cuori

ma sono diventati delle gru bianche.

Dai quei tempi lontani fino a oggi

volano e ci danno dei segni, così possiamo ascoltarle.

Non è questo il motivo per cui così spesso e tristemente

rimaniamo in silenzio a guardare il cielo?

Kaliningrad…

 

P.S. Può sembrare che stia raccontando delle storie ordinarie su membri della mia famiglia, sui miei famigliari della vecchia generazione che hanno vissuto la Grande Guerra Patriottica… Ma la vità è così bizzarra che solo ora, con l’aiuto di internet e l’apertura degli archivi del Ministero della Difesa, abbiamo avuto la possibilità di trovare velocemente le informazioni sui nostri nonni, padri, zii, informazioni che sono state disponibili per molti anni fino all’inizio degli anni 2000 solo per gli storici, gli archivisti e il personale delle istituzioni del Ministero della Difesa. Impariamo molti nuovi fatti sui nostri parenti e famigliari, di cui talvolta non ne sapevamo nulla…

Passate un po’ di tempo sul sito pamyat-naroda.ru per cercare informazioni sui vostri parenti, che hanno partecipato alla Grande Guerra Patriottica, alla Guerra di Finlandia, alla guerra contro il Giappone imperialista. E’ sufficiente sapere il nome e l’anno di nascita di un parente o di un famigliare che ha partecipato alla guerra, e potete conoscere molte cose nuove, utili e molto importanti non solo per voi ma anche per i vostri figli e nipoti, per la memoria della vostra famiglia!

Potete scoprire il tempo e il luogo di sepoltura dei nostri eroi caduti. Per onorare le loro certificazioni che descrivono le loro imprese, per scoprire in quali aree sono stati sepolti, se sono dispersi, se furono catturati, rilasciati. Tracciate i percorsi di combattimento delle unità militari in cui i vostri parenti hanno combattuto. Guardate i dolorosi elenchi dei caduti in battaglia su cui furono redatte le dolorose sepolture e inviate ai parenti…

E nelle orecchie ho una voce famigliare: “Che dirti, Kolya… ho combattuto come hanno fatto tutti gli altri”.

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Articolo di Khodanov pubblicato su Stalker Zone il 12 aprile
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per
Saker Italia.


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