La scrittrice ed artista tartara della Crimea Diana Kadi ha recentemente scritto una lettera aperta ad Angela Merkel:

Sono l’autrice di un romanzo sulla Crimea. Dal momento che una guerra informativa viene condotta con intensità tale da far diventare normali la propaganda e le menzogne, credo che sia importante per me esporre le mie opinioni sull’argomento della Crimea. I politici ucraini affermano che la Russia è l’aggressore e che i tartari di Crimea sono oppressi, ma questo è semplicemente falso. Il mio popolo è diventato ancora una volta uno strumento di manipolazione politica. La presunta oppressione dei tartari di Crimea è una di quelle leggende per tutti gli usi tirate fuori dal cappello di tanto in tanto. Vi chiedo di permettermi di parlare al Bundestag per dire la verità su ciò che sta realmente accadendo in Crimea.

Non sorprende che l’eloquente appello della signora Kadi alla cancelliera tedesca sia stato fatto sparire dai media occidentali e che il destinatario non abbia risposto. Eppure, in contrasto con questa autentica leader culturale della comunità tartara di Crimea, la guida dell’estremista “Tatlatma Medzlis della Crimea” (organizzazione quasi religiosa in esilio) ha un eccellente rapporto ed un accesso senza ostacoli all’establishment politico tedesco. I leader degli estremisti Mustafa Dzemilev e Renat Chubarov sono in stretto contatto da anni con funzionari del Ministero degli Esteri tedesco e altri rappresentanti del governo.

Mentre rafforza la sua relazione con Tatlatma Medzlis, Berlino ignora intenzionalmente il coinvolgimento e l’incoraggiamento della violenza e della pulizia etnica da parte dell’organizzazione. (Chubarov ha recentemente fatto circolare delle minacce all’indirizzo degli abitanti russi della Crimea, “consigliandoli” di andarsene volontariamente, prima che la loro presenza in Crimea si concluda in modi meno piacevoli). Chubarov, tuttavia, è stato ricevuto al Ministero degli Esteri tedesco come legittimo interlocutore.

I funzionari tedeschi non hanno problemi ad avere colloqui con un individuo il cui appassionato disprezzo per la popolazione civile della Crimea ha portato lui e i suoi partigiani in Ucraina per organizzare un blocco commerciale della penisola e poi vantarsi pubblicamente per la conseguente penuria di generi vari e per l’aumento dei prezzi degli stessi (“Tanto peggio, tanto meglio” sembra essere il motto di questi combattenti filo-occidentali per la libertà). Né tantomeno i funzionari tedeschi hanno preso atto del ruolo avuto da questi “attivisti” nella esplosione dei relè della rete elettrica della Crimea, da cui altre immeritate tribolazioni sono derivate a quella stessa popolazione vivente in Crimea che essi dicono dicono di voler “liberare” dall’oppressione russa.

Per quanto riguarda Diana Kadi e le sue speranze di coinvolgere il parlamento tedesco per spiegare il suo punto di vista della situazione in Crimea, le possibilità di successo davvero molto scarse.

Il Medzlis, che al momento sembra essere il grande prediletto politico dell’Occidente (uno status di cui godono nel Kosovo anche i terroristi albanesi della UCK), agisce secondo le istruzioni dei suoi sponsor stranieri. La leadership di Medzlis lavora a stretto contatto con altri mercenari occidentali di simile natura, come i famigerati Lupi Grigi turchi e Hizb-ut-Tahrir (quest’ultima organizzazione “benefica” è descritta in Wikipedia come “una organizzazione politica internazionale pan-islamista, che definisce la sua ideologia come Islamista, e il suo obiettivo come il ristabilimento del Khilafah islamico o dello stato islamico”). Nel gennaio 2018 questi estremisti lanciarono molotov contro la residenza del mufti tartaro di Crimea, Emirli Ablaev, il quale, evidentemente, non condivide la loro ideologia religiosa.

Eppure, nonostante i loro dossier terroristici, sembra a questo punto più probabile che  sia permesso di rivolgersi al Bundestag al rappresentante di uno di questi gruppi piuttosto che alla signora Kadi.

Una famiglia di tartari di Crimea

Il destino dei tartari di Crimea durante la maggior parte del secolo scorso è stato tragico. Fu molto deplorevole che una limitata porzione di essi abbia fraternizzato con gli invasori nazisti nel 1941, e che gli elementi della loro leadership etnica e religiosa si siano screditati collaborando con gli occupanti. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, agli ordini di Stalin, i tartari della Crimea furono deportati dalla penisola verso alcune delle regioni più remote dell’URSS. Tuttavia, nell’aprile del 2014, Vladimir Putin, nonostante la sua reputazione in Occidente sia quasi paragonabile  a quella del dittatore georgiano, ha annullato il decreto collettivo di esilio di Stalin e riabilitato tutti i gruppi etnici della Crimea che furono puniti dalla deportazione per collaborazionismo in tempo di guerra. Attualmente ci sono circa 260.000 tartari che abitano in Crimea, cioè il 10% circa della popolazione.

Allo stesso tempo, Mosca sta attuando politiche volte a far sentire a proprio agio i tartari di Crimea che vivono nella penisola. La lingua tartara di Crimea ha uno status ufficiale, uguale a quello del Russo e dell’Ucraino. I tartari di Crimea sono rappresentati in tutte le importanti istituzioni della penisola come: vicepresidente del governo, vice capo del parlamento, vice ministro della cultura e vice capo del governo della città autonoma di Simferopol. Hanno le loro stazioni televisive e radiofoniche e in Crimea trasmettono nella loro lingua.

La Federazione russa ha elaborato un programma di sviluppo della Crimea che è stato progettato per riconfigurare radicalmente la penisola entro il 2020, investendo in esso enormi fondi di sviluppo. Circa due terzi del capitale di sviluppo della Federazione sono destinati alla Crimea. Gli enormi progressi compiuti a tutti i livelli avvantaggiano direttamente tutti gli abitanti della Crimea, compresi i tartari.

Lo stato d’animo rilassato ed ottimista dei tartari di Crimea si riflette nel piano di costruzione di una moschea destinata a diventare il loro centro culturale più importante. Sarà costruita a Simferopoli e sarà caratterizzata da quattro minareti, ciascuno di circa 50 metri di altezza.

I tartari di Crimea hanno inutilmente richiesto per anni alle ex autorità ucraine il permesso di costruire questa moschea, ma senza successo. Ora che, dopo la riunificazione con la Russia, questi desideri diventano realtà, perché gli “amici” occidentali non ne vogliono parlare?

La dirigenza di Medzlis in esilio, finanziata dall’Occidente, sta tentando di organizzare il proprio “battaglione di volontari” nel distretto di Herson, nell’Ucraina meridionale che confina con la Crimea. È altamente improbabile (per citare Teresa May al contrario) che gli abitanti dell’area, i quali hanno sofferto estreme difficoltà a causa del blocco istigato dal terrorismo, vogliano accogliere a braccia aperte i loro autoproclamatisi “liberatori” di Medzlis.

Il Medzlis, ovviamente, è solo un segmento della “quinta colonna” le cui attività sono dirette contro la Russia. L’idea di base per cui questa organizzazione sia stata messa in piedi è proprio quella di usarla come una risorsa per generare un caos terroristico in stile iracheno, che porti alla perdita di migliaia di vite principalmente musulmane e generi risentimento a beneficio politico degli istigatori.

Nella loro gergo dei diritti umani, i paesi della NATO stanno utilizzando i tartari di Crimea (esattamente come fecero con gli Albanesi e i musulmani Bosniaci nei Balcani) cioè come uno dei loro strumenti nella nuova guerra fredda che stanno scatenando contro la Russia. I “diritti umani” dei tartari di Crimea sono per loro una questione completamente indifferente, tranne nella misura in cui questi sono ritenuti utili per minare la Russia. Ma fortunatamente, quelli all’interno della comunità tartara di Crimea disponibili a giocare al gioco della NATO non sono che una piccola e largamente isolata minoranza. Per il dispiacere infinito dei loro perfidi maestri stranieri, la scorza della maggioranza dei tartari è più dura del morso di questi pseudo liberatori, almeno per il momento.

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Articolo di Stefan Karganovic apparso su Grenville Post il 18 giugno 2018
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia

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