C’è una razza particolare di osservatori della Russia a cui piace prevedere l’imminente collasso del paese. Secondo tali “esperti”, la Russia è perennemente sull’orlo di disordini sociali, dell’instabilità e forse anche della rivoluzione. L’apparente popolarità del Presidente Vladimir Putin e l’apparente forza dello Stato russo sono solo delle facciate che nascondono un paiolo ribollente di malcontento che rischia di straripare nel momento in cui lo Stato aprirà il coperchio rilassando le forze della repressione. Il “regime di Putin”, in altre parole, è condannato. È solo una questione di tempo.

Avete senza dubbio letto questo genere di cose. È abbastanza comune. Lo stesso vale per un altro tipo di analisi che sostiene che la Russia è bloccata in un declino economico terminale. L’unica via d’uscita è una “profonda riforma strutturale”, ma il regime al potere non è in grado di attuare tali riforme, in quanto minerebbe gli interessi dei clan oligarchici che lo sostengono. Escludendo il cambio di regime, l’unica via d’uscita della Russia è il crollo.

Il fatto che il regime di Putin rifiuti ostinatamente di collassare o persino di mostrare segni tangibili di grave debolezza non impedisce agli esperti di ripetere queste tesi. Un esempio è un articolo [in inglese] nel numero odierno del The Guardian. Scritto dallaccademica francese Marie Mendras, il contenuto dell’articolo è praticamente riassunto dal titolo: “La Russia di Putin è una nave che affonda”. Non lasciatevi ingannare dalla Coppa del Mondo, dice la Mendras:

La stragrande maggioranza dei 140 milioni di russi si preoccupa del declino degli standard di vita, del calo dei livelli di salute e istruzione, dell’insicurezza materiale e della corruzione. Qualche settimana fa, in molte regioni e in tutte le classi sociali, sono scoppiate proteste contro un piano governativo per innalzare l’età pensionabile… Questo ha dimostrato un aumento di sfiducia nelle autorità… I sociologi dell’indipendente Centro Levada  di Mosca indicano un crescente pessimismo… La rabbia sociale interna, le richieste civiche, l’opposizione giovanile e le “diaspore temporanee” [causate dalla “fuga di cervelli”] possono convergere per creare difficoltà a Putin… Il putinismo come formula per la stabilità ha fatto il suo corso.

Diamo una rapida occhiata alle prove della Mendras. Di sicuro, i russi si preoccupano dell’“insicurezza materiale”. Gli standard di vita sono diminuiti sostanzialmente nel 2014-2016, ma da allora hanno iniziato a salire, anche se lentamente. Non conosco i livelli di istruzione, ma la salute non sta certamente diminuendo. Al contrario, l’aspettativa di vita russa continua ad aumentare. Per quanto riguarda le altre cose, diamo un’occhiata a ciò che il Centro Levada ha effettivamente da dire sugli atteggiamenti sociali. L’articolo della Mendras si collega [in russo] a ciò che il Levada chiama Indice dei Sentimenti Sociali. Esso ha effettivamente subito un forte calo negli ultimi mesi, probabilmente a causa della risposta negativa alla proposta di riforma delle pensioni. Ma se si guarda l’indice a lungo termine (come mostrato in alcuni altri grafici qui [in inglese]), si può osservare che anche se sale e scende a breve termine, negli ultimi 18 anni la linea generale è rimasta notevolmente stabile. È possibile che l’attuale calo possa trasformarsi in qualcosa di più sostanzioso, ma per ora è troppo presto per dirlo. Potrebbe essere solo un fenomeno temporaneo legato alla questione delle pensioni.

Un altro indice Levada (l’indice dei sentimenti dei consumatori – che si trova appena sotto l’Indice dei Sentimenti Sociali) suggerisce un quadro molto più positivo. Il sentimento dei consumatori è aumentato in modo drastico dal 2016. Ciò suggerisce che i russi sono molto più ottimisti riguardo alla loro situazione economica. A lungo termine, è probabile che si traduca in una soddisfazione sociale più generale.

Per quanto riguarda l’atteggiamento generale dei russi nei confronti dello sviluppo del loro paese, l’ennesimo indice Levada (chiamato “Valutazione della situazione nel paese”) mostra un forte calo degli atteggiamenti positivi negli ultimi due mesi (anche in questo caso, molto probabilmente connesso alla questione delle pensioni) ma anche ora ci sono più russi che pensano che il loro paese stia andando nella giusta direzione (46%) che nella direzione sbagliata (42%). Di nuovo, non si può facilmente prevedere cosa riserva il futuro e se il recente calo continuerà ulteriormente o si dimostrerà temporaneo, ma i dati al momento non giustificano l’allarmismo.

In effetti, potrebbe indicare che lo Stato russo si trova in una posizione più forte di quanto affermino i suoi critici. La necessità di una riforma delle pensioni è chiara da anni. Ma fino ad ora lo Stato russo si è sentito troppo debole per metterla in atto. La questione delle pensioni è precisamente il tipo di “profonda riforma strutturale” che molti insistono che la Russia esegua. Il problema con tali riforme è che tendono ad essere molto impopolari. Questo è il motivo per cui i governi spesso le evitano. Ma all’indomani della decisiva rielezione di Putin come presidente, e dopo il successo della Russia nel contrastare la recessione economica, sembra che ora il governo russo sia abbastanza forte da farla franca. E le prove suggeriscono che finora sia così. Come mostrano i dati Levada, il governo ha avuto un successo come risultato, ma non è massiccio. Per quanto riguarda le proteste menzionate dalla Mendras, è evidente che sono state molto meno sostanziali di quelle di un precedente tentativo di riforma delle pensioni nel 2005. Sembra che lo Stato russo sarà in grado di resistere alla reazione negativa ai suoi piani attuali con relativa comodità.

Alla conferenza che ho frequentato l’anno scorso, un gruppo di esperti provenienti dalla Russia e dal mondo anglofono hanno concordato all’unanimità che la Russia era molto più resiliente di quanto generalmente raffigurato. Negli ultimi quattro anni, ha subito un crollo dei prezzi dell’energia e il conseguente collasso del valore del rublo, le sanzioni economiche e la guerra (in Ucraina e in Siria), eppure ne è emersa incredibilmente incolume. Ciò suggerisce che la Russia possiede riserve di forza piuttosto grandi.

Negli ultimi dieci anni ho letto così tante varianti della tesi della Mendras che ho perso il conto. Sono state avanzate tutte le ragioni per spiegare perché il “regime di Putin” è condannato: declino demografico, fallimento economico, sanzioni occidentali, la presunta alienazione della gioventù russa, e così via. Finora, nessuna di esse si è rivelata importante e tutte le previsioni di imminente collasso si sono rivelate false. Ciò non significa che non possano avverarsi in futuro, ma non ci scommetterei.

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Articolo di Paul Robinson pubblicato su Irrussianality il 25 luglio 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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