In un recente articolo [in inglese], Paul Craig Roberts mi ha rivolto direttamente una domanda molto importante. Riporto qui la parte rilevante di questo articolo ma, per favore, leggete assolutamente l’articolo intero in modo da capire da dove Paul Craig Roberts parte, e perché solleva questa istanza assolutamente cruciale:

Andrei Martyanov, il cui libro ho recentemente recensito sul mio sito web, ha recentemente difeso [in inglese] Putin, al pari di come abbiamo fatto io e il Saker in passato, dalle accuse di essere troppo passivo di fronte alle aggressioni. Avendo evidenziato gli stessi punti, posso solo plaudire Martyanov e il Saker. Quello su cui possiamo divergere è nel riconoscere che accettare all’infinito insulti e provocazioni incoraggerà la loro crescita fino al punto in cui l’unica alternativa sarà la resa o la guerra.

Quindi, le domande per Andrei Martyanov, per il Saker, per Putin e per il governo russo sono: quanto a lungo si potrà continuare a porgere l’altra guancia? Lo si sta facendo così a lungo per  permettere all’avversario di neutralizzare il tuo vantaggio in un eventuale scontro? Lo farai fino a quando perderai il sostegno patriottico della popolazione per la tua incapacità di difendere l’onore del Paese? Lo farai così a lungo in modo che alla fine sarai costretto alla guerra o alla sottomissione? Lo farai così a lungo che il risultato finale sarà una guerra nucleare?

Penso che sia Martyanov che il Saker siano d’accordo sul fatto che la mia sia una domanda valida.

Per prima cosa lasciatemi dire immediatamente che trovo questa domanda valida se non addirittura cruciale; è un quesito che mi ha tormentato per diversi anni e che mi tiene ancora sveglio la notte. Penso anche che questa sia una domanda che dovrebbe essere sollevata più spesso, specialmente da coloro che si preoccupano per la pace e che si oppongono all’imperialismo in tutte le sue forme, e sono grato a Paul Craig Roberts per averla sollevata.

In secondo luogo, considerando l’astio generale di tanta parte della blogosfera filo-russa e dei cosiddetti “media alternativi” nei suoi confronti, voglio dichiarare che ho il massimo rispetto per Paul Craig Roberts, specialmente per il suo notevole coraggio e per l’onestà intellettuale. A volte potrei non essere d’accordo con tutto ciò che scrive Paul Craig Roberts, ma non dimentico mai che  sicuramente lui è un vero patriota americano ed un vero amico della Russia. Lo considero un prezioso alleato delle mie stesse lotte.

Avendo chiarito questo, passiamo alla domanda di Paul Craig Roberts.

Innanzitutto, comincerò mettendo in discussione la premessa stessa di questa domanda, chiedendomi se è vero che la Russia attua la politica del “porgere l’altra guancia”.

A mio parere, questo assunto è sbagliato. Per prima cosa, la Russia non ha “una” politica estera, ma atteggiamenti politici molto diversi a seconda delle diverse situazioni e dei diversi paesi. Non li elencherò tutti qui ora, ma menzionerò i due che sono più spesso citati in questo contesto: la Siria e l’Ucraina.

Questi sono conflitti notevolmente differenti, e con caratteristiche profondamente diverse:

Siria Ucraina
Rischio di confronto diretto delle superpotenze Russia e USA No (solo indiretto)
Rischio di incidenti locali degeneranti in una guerra nucleare Alto Molto basso
Prossimità al confine russo No
Forza preponderante dispiegata US/ CENTCOM/ NATO Forze Armate russe
Ampia presenza di popolazione russa No
Consenso popolare russo per l’uso della forza se necessario Presente ma prudente (non un assegno in bianco) Forte (per un contrattacco atto a salvare la Novorussia)
Rischio di contraccolpi politici se la Russia fosse forzata ad impegnarsi maggiormente o ad intervenire Limitati (Sia l’EU che gli USA e Israele hanno più o meno accettato la presenza russa in Siria)

Molto alti (in Europa)

L’intervento russo è giustificabile in base ai trattati internazionali? Sì, esplicitamente Sì, ma non esplicitamente
Ci saranno, per la Russia, grosse conseguenze sociali ed economiche dall’esito del conflitto? No
La Russia ha fretta  di risolvere il conflitto? No No

 

Come si può vedere, i conflitti in Ucraina e in Siria condividono solo una su 10 caratteristiche: la Russia non ha urgenza di risolvere nessuno dei due. In realtà, direi che il tempo gioca molto a favore della Russia in entrambi i conflitti (non sto dicendo comunque che le popolazioni locali in Ucraina e in Siria si trovano nella stessa posizione della Russia, per loro in verità ogni giorno che passa è un incubo).

I due parametri di confronto più importanti sono il rischio che i conflitti degenerino su larga scala, e il rischio di un confronto diretto tra le superpotenze Russia e USA  che, da solo, potrebbe facilmente degenerare in una guerra nucleare. Questo è poco probabile in Ucraina, ma in Siria molto di più.

Perché?

Basta dare un’occhiata alle attuali contrapposizioni in atto nei due paesi: in Ucraina gli indipendentisti russi si allarmano per la concentrazione di forze armate naziucraine vicino a Mariupol; in Siria, le forze navali e aerospaziali russe sono pronte ad affondare le navi della marina USA se gli venisse dato l’ordine. E’ chiara la differenza di grandezza e di livello?!

Per queste ragioni io credo che dobbiamo guardare alla posizione russa in questi due conflitti separatamente.

 

Siria

Ho scritto molto sulla posizione della Russia in Siria e pertanto riporterò solo un breve riassunto per punti.

  • Il conflitto siriano vede schierate nelle immediate vicinanze forze russe e statunitensi. Inoltre, la task force militare russa all’interno e vicino alla Siria è molto piccola, e non è in grado di resistere ad un attacco determinato USA/CENTCOM/NATO. Se attaccati, i russi dovranno ricorrere rapidamente ai loro missili da crociera a lungo raggio che sono dislocati nelle basi o nei porti della Russia. Cosa faranno gli Stati Uniti se ciò accadrà?
  • Non c’è alcuna ragione per credere che da parte degli Stati Uniti si avrà una reazione razionale (o anche solo proporzionale) se le basi o le navi statunitensi verranno distrutte da un contrattacco russo: la pressione politica per “dare ai russi una lezione”, per dimostrare che gli Stati Uniti “hanno il più grande esercito nella storia” e tutto il resto delle tipiche sciocchezze scioviniste degli Stati Uniti, costringeranno Trump a dimostrare di essere il MAGA-presidente. Le attuali élite statunitensi non solo sono incapaci di negoziare accordi, ma sono anche ignoranti, stupide, arroganti, e hanno, oltre ad un immenso spirito autoreferenziale, un’ideologia messianica e una fede religiosa nella propria totale impunità. Presupporre che gli Stati Uniti possano essere “attori razionali” è altamente illogico e, nel prospettarsi di una possibile guerra nucleare, completamente da irresponsabili.
  • Vladimir Putin è stato eletto dal popolo russo per proteggere e preservare i suoi interessi, non gli interessi del popolo dell’Ucraina o della Siria. Il suo primo e principale obbligo è proteggere il popolo russo e questo, di conseguenza, significa che deve fare tutto il possibile per evitare uno scontro di superpotenze dal quale il popolo della Russia ricaverebbe sofferenze immense.

Io personalmente sostengo pienamente la decisione russa di intervenire in Siria, ma mi sono molto preoccupato fin dal primo giorno per i pericoli insiti in una simile operazione. Ad oggi, credo che i russi abbiano svolto un lavoro eccellente: hanno salvato il popolo siriano dall’incubo del Takfiri, hanno reso possibile la sopravvivenza del governo siriano e gli hanno consentito di liberare la maggior parte del suo popolo, e hanno fatto naufragare completamente i piani A, B, C, D, ecc. di ben due (pessime se non incompetenti) amministrazioni degli Stati Uniti. Finora l’intervento russo in Siria è stato un incredibile successo. Ed è anche per questo motivo che gli americani vorrebbero anche loro disperatamente una qualsiasi cosa che assomigli ad una “vittoria” per la “più grande nazione sulla terra”, (“le terre degli uomini liberi”, “casa dei coraggiosi”, eccetera, eccetera, …). Ma comunque, per far diventare questo intervento un vero successo, la Russia deve fare tutto il possibile per far aumentare i potenziali costi di un intervento degli anglo-sionisti, e contemporaneamente negare loro qualsiasi ricavo politico da un attacco congiunto israeliano/statunitense. Non definirei questo un porgere l’altra guancia, ne parlerei piuttosto come di un “assorbire colpo dopo colpo” (specialmente quando i “colpi” sono inefficaci al punto da essere quasi totalmente simbolici!) fino ad esaurire le forze del tuo avversario e, nel mentre, cercare di cambiare la realtà sul terreno. Paragonate la situazione in Siria di due anni fa con quella di oggi e ditemi: chi è il vincitore?

L’unica conclusione possibile è che, almeno finora, la politica russa nei confronti della Siria è stata un successo immenso.

Ora diamo un’occhiata al conflitto in Ucraina

 

L’Ucraina

Qui, devo confessare, sono molto più dubbioso. In primo luogo, mentre capisco che questa sia stata una scelta difficile, devo ammettere che mi chiedo ancora se sia stata la cosa giusta da fare riconoscere la giunta naziucraina salita al potere a Kiev. Perché il Cremlino acconsentì a trattare con loro, quando così chiaramente arrivarono al potere mediante un violento colpo di Stato neo-nazista, eseguito da un piccolo numero di estremisti, e in diretta violazione di un accordo internazionale firmato il giorno prima? Se nell’Unione europea è legale vietare svastiche o anche “libri revisionisti” (e mettere le persone in galera per averli scritti!), com’è che un regime genuinamente nazista, salito al potere con la violenza, sia stato immediatamente riconosciuto? Bene, sappiamo che l’impero anglo-sionista è l’apice dell’ipocrisia, ma il riconoscimento da parte della Russia di questa banda di teppisti corrotti e carichi di odio solleva tante domande molto inquietanti. Infine, quanto è stato difficile per i russi vedere che l’unico risultato possibile di un colpo di Stato nazista a Kiev era una guerra civile? Dopotutto, se io, usando solo fonti disponibili a tutti, avevo già potuto prevedere [in inglese] la guerra civile in Ucraina il 30 novembre 2013, allora sicuramente l’immensa e altamente competente comunità del controspionaggio russo era giunta alle stesse conclusioni molti mesi, persino anni, prima di me! Allora perché il Cremlino ha riconosciuto un regime che avrebbe immediatamente avviato una sanguinosa guerra civile? Di nuovo, domande inquietanti.

Tuttavia io non prevedo le azioni del Cremlino, dal momento che il Presidente e i suoi assistenti hanno avuto, rispetto a me, molte più informazioni per prendere la loro decisione; anche adesso, con il senno di poi. Sono molto più infastidito dalla mancanza di sanzioni economiche russe contro l’Ucraina, specialmente di fronte ad un flusso pressoché senza fine di atrocità, provocazioni e atti ostili. Sembra che dopo gli atti di pirateria naziucraini nel Mar d’Azov, i russi abbiano finalmente deciso che è sufficiente, e che gli ucraini debbano pagare un prezzo elevato (in termini economici) per i loro atti di pirateria. Ma è un pochino tardi. Cosa ci vorrà per rendere seria la Russia? Forse un sanguinoso attacco terrorista naziucraino?

Ora, in seguito all’assassinio di Alexandr Zakharchenko, un numero crescente di politici russi e personalità pubbliche chiede il riconoscimento di DNR e LNR da parte della Russia. Francamente, posso solo essere d’accordo. Abbastanza è abbastanza, soprattutto perché non c’è nessuno con cui negoziare a Kiev, e non ci sarà per il prossimo futuro. Inoltre, la giunta al potere deve pagare per le sue costanti provocazioni. e credo che la Russia dovrebbe comminare alcune severe sanzioni economiche contro i leader della Ucraina nazista e la stessa Ucraina. Guardate questi due fatti, e ditemi se anche qui ci vedete un problema:

1. L’FSB russo (i cui investigatori sono a Donetsk) ha dichiarato [in inglese] che l’SBU ucraino è dietro l’omicidio di Alexandr Zakharchenko

2. La Russia [in inglese] è il più grande investitore economico in Ucraina

Ha senso secondo voi?!

Per quanto riguarda gli accordi di Minsk, che erano nati morti comunque, i naziucraini hanno dimostrato con le parole e con i fatti che non hanno alcuna intenzione di attuarli. Capisco che anche i responsabili delle decisioni al Cremlino si rendano conto  che il loro obiettivo non sia quello di aspettare e sperare che l’Ucraina inizi ad attuare questi accordi, ma di usare questi accordi come un “gancio” per indebolire lentamente il regime a Kiev. Allo stesso modo, vedo il vantaggio di non riconoscere LNR / DNR: proprio come gli Stati Uniti hanno creato una anti-Russia in Ucraina, così i russi hanno creato una anti-Ucraina nel Donbass. Tuttavia, penso che questa strategia abbia ormai superato la sua utilità, e che la protezione della popolazione del Donbass debba essere considerata più importante dell’indebolimento del regime nazista a Kiev. Eppure, il portavoce di Vladimir Putin ha appena dichiarato (ancora una volta) che:

Dopo la perpetrazione di questo attacco terroristico è molto difficile discutere di qualsiasi cosa con la parte ucraina, ma questo non significa che la Russia si ritiri dal processo di Minsk.

Ha senso secondo voi?!

Se e quando le Forze Armate russe intervenissero apertamente nel Donbass (come in Crimea) non c’è assolutamente nulla che gli ucraini, la NATO, l’UE o gli Stati Uniti siano in grado di fare al riguardo. Questa non è la Siria, e qui i russi hanno un enorme e travolgente vantaggio militare.

[Nota a margine: ecco perché, in termini militari, tutto quel “circondare” la Russia con le basi militari USA/ NATO è privo di senso. Come lo sono le richieste baltiche e polacche di ospitare basi USA/NATO sul loro territorio. I moderni conflitti di superpotenze non verranno combattuti in prima linea e in retroguardia, ma sono per lo più combattuti nel profondo del teatro di guerra. Ponendo le basi USA/NATO così vicine alla Russia, l’Impero allunga solo la lista dei sistemi d’arma russi che possono colpirli, con conseguente maggiore potenza di fuoco e maggiore ridondanza per l’attacco russo. Questo intero affare de “l’accerchiamento” è una tipica assurdità ideologica neocon. Il mio preferito? Quando le navi dell’USN vengono spedite nel Mar Nero, dove il tempo di sopravvivenza di ogni nave viene misurato in minuti, una volta che i russi decidessero di affondarle. Idem per il Golfo Persico, che è un posto terribile per inviarci le navi statunitensi, a proposito. Se l’Impero ordinasse un attacco contro l’Iran, probabilmente dovrebbe cominciare mandando tutte le sue navi fuori dal Golfo Persico (a meno che il Pentagono non voglia una forza come esca o una ripetizione dell’operazione sotto falsa bandiera “Liberty”, come pretesto per l’attacco)].

Non solo l’esercito naziucraino cesserà di funzionare come forza combattente in 24-36 ore (la maggior parte degli uomini sopravviverà, a proposito, ma come unità e sub-unità combattenti, l’esercito cesserà di esistere), ma la NATO non si troverà nelle condizioni per intervenire. Non c’è il rischio, nel Donbass, di una rapida intensificazione del conflitto, specialmente di quella nucleare. Tuttavia, a differenza della Siria, qualsiasi intervento russo aperto nel Donbass avrà immense conseguenze politiche in Europa: tutti i piccoli timidi passi da seguire che i leader europei hanno intrapreso per avere una sorta di politica estera indipendente (penso a North Stream 2 per esempio) sarà immediatamente schiacciato da un enorme coro di isteria russofobica emesso dai regimi fantoccio anglo-sionisti dell’Europa orientale. A dire il vero, finora la politica russa di inviare equipaggiamenti (il Voentorg) e gli specialisti (il Vento del Nord) ha avuto molto successo. I russi sono riusciti a sconfiggere i naziucraini senza un intervento diretto (con alcune piccole eccezioni, come alcune operazioni speciali, pochi attacchi di artiglieria e alcuni aiuti per creare una zona di esclusione aerea de facto sul Donbass). Il problema è che con Poroshenko così impopolare e con l’Ucraina sulla via di diventare uno stato fallito (lo è già da un po’ di tempo), la giunta potrebbe decidere ancora di sferrare (almeno sulla carta) un attacco con una forza militare riorganizzata, rieducata, equipaggiata e molto rinforzata. E se perdono con i Novorussi – cosa che molto probabilmente faranno – allora potranno far ricadere la colpa di tutti i loro disastri auto-inflitti sull’intervento militare russo.

Infine, come ho scritto in passato, il grosso problema è che gli anglo-sionisti rischiano molto poco nel dire ai loro prestanome naziucraini di attaccare la Novorussia. Oh, certo, molti ucraini moriranno, ma agli anglo-sionisti non importa, e se l’esercito ucraino è capace abbastanza da forzare un intervento militare russo, allora l’Impero vince politicamente. L’unico scenario negativo per l’Impero sarebbe che le forze LNR/DNR siano in grado di sconfiggere i naziucraini per la terza volta, di nuovo senza alcun intervento russo evidente.

Da un punto di vista russo, comprendo che un intervento aperto nel Donbass sarebbe molto costoso in termini politici ed economici. Ma credo che non sia una situazione da “tutto o niente”. La Russia non deve scegliere tra non fare nulla e inviare i suoi carri armati a Kiev. La Russia ha la possibilità di stringere la morsa su Kiev senza esagerare. Per lo meno, la Russia potrebbe attuare sanzioni economiche dolorose. Il Cremlino potrebbe anche dire al regime di Kiev che ci sono linee rosse (compresi gli attacchi terroristici in Novorussia, Crimea o altrove in Russia), che non dovrebbero essere superate perché la Russia non sopporterebbe nessuna provocazione da parte dei naziucraini.

Concludendo questa sezione, dirò che la politica russa nei confronti dell’Ucraina è stata un miscuglio di buoni successi e alcune risposte probabilmente meno ideali. Credo che il Cremlino dovrebbe prendere in considerazione mezzi politici ed economici per reagire contro le politiche naziucraine, cercando di rimanere al riparo da qualsiasi operazione militare diretta il più a lungo possibile (a meno che i naziucraini non minaccino di sopraffare la Novorussia).

Avendo confrontato e contrapposto questi due conflitti, vediamo ora un quadro più generale. Dopo tutto, Paul Craig Roberts sta parlando del futuro di tutto il nostro pianeta con questa sua domanda: “Si può evitare la guerra, e salvare il pianeta?”. Ed è assolutamente corretto: ciò che è in gioco qui non è solo il risultato di un conflitto locale o regionale, ma il futuro del nostro intero pianeta.

 

Il quadro più ampio: la guerra esistenziale tra la Russia e l’Impero

Gli Stati Uniti e la Russia sono ora in guerra da diversi anni. Sì, questa guerra è circa l’80% di informazioni, il 15% economica e solo per il 5% cinetica. Ma questo può cambiare molto rapidamente. Le principali ragioni di questa guerra non sono solo il solito mix di grandi rivalità di potere, lotte economiche e finanziarie, il desiderio di controllare materie prime o posizioni geografiche strategiche. Questa volta sono tutte presenti contemporaneamente, e la ragione più profonda di questa guerra è che la Russia e gli Stati Uniti rappresentano due modelli di civiltà che si escludono a vicenda. Molto sinteticamente, la Russia vuole un mondo multipolare in cui ogni paese sia libero di svilupparsi come i suoi cittadini ritengono opportuno e in cui la legge internazionale regola i rapporti tra le nazioni. L’Impero sta, beh, per se stesso, ovviamente. Significa che vuole un’egemonia mondiale unica governata dagli anglo-sionisti. Inoltre, la Russia è sinonimo di valori morali e spirituali tradizionali, mentre l’Impero rappresenta l’avidità, il globalismo e la distruzione di tutte le tradizioni e valori morali. È abbastanza evidente che questi due sistemi non possono coesistere. Rappresentano l’una per l’altra minacce esistenziali. La Russia diventerà sovrana, o verrà ridotta in schiavitù. L’Impero controllerà il pianeta oppure si sgretolerà. Tertium non datur.

I russi lo capiscono perfettamente, così come pure i leader dell’impero anglo-sionista transnazionale. Pensate che stia esagerando? Bene, vedete voi stessi cos’ha da dire su questo argomento [in inglese] il Segretario alla Sicurezza Interna [Homeland Security Secretary], Kirstjen Nielsen: (il sottolineato è mio)

Stiamo assistendo a cambiamenti storici nell’intero panorama delle minacce… L’equilibrio di potere che ha caratterizzato il sistema internazionale per decenni si è corroso. Il momento unipolare dell’America è a rischio. I vuoti di potere stanno spuntando in tutto il mondo, e vengono rapidamente riempiti da stati-nazione ostili, terroristi e criminali transnazionali. Tutti condividono un obiettivo comune: vogliono distruggere il nostro modo di vivere, e molti stanno incitando al caos, all’instabilità e alla violenza.

Fatta eccezione per il commento totalmente ipocrita alla fine su “caos, instabilità e violenza” (che sono di gran lunga la più grande esportazione americana), il segretario ci ha azzeccato. Da questo provengono le attuali tensioni.

Esiste la possibilità molto reale che questa guerra diventi improvvisamente cinetica al 100%. Anche i russi lo capiscono, ed è per questo che si stanno preparando per la Terza Guerra Mondiale da diversi anni [in italiano]. Come ho già affermato molte volte, le Forze Armate statunitensi non sono in condizione di combattere una guerra convenzionale contro la Russia, e i recenti progressi russi nella tecnologia militare hanno praticamente reso la US Navy e l’Air Force più o meno inutili. La triade nucleare statunitense, tuttavia, è ancora pienamente funzionante, ed è più che sufficiente per distruggere la Russia.

La Russia ha quindi aumentato drasticamente anche le sue capacità di deterrenza strategica, e in effetti ha reso inutili tutte le attività degli ABM [sistemi antimissili balistici] statunitensi. Seguendo il vecchio motto si vis pacem, para bellum, la Russia ha ora sviluppato un’intera famiglia di nuovi sistemi d’arma progettati per scoraggiare gli Stati Uniti da qualsiasi attacco (vedi l’analisi di Andrei Martyanov qui  [in inglese] e la mia qui [in italiano]). Il piano di Putin è abbastanza evidente: spera che la Russia possa convincere i leader degli Stati Uniti che un attacco alla Russia sarebbe un suicidio. Ora tutto quello che la Russia può fare è cercare di fare tutto ciò che è in suo potere per evitare un simile conflitto.

Paul Craig Roberts ci presenta un’immagine molto tetra quando, di Putin, dice che:

Le persone in Occidente con le quali egli sta trattando sono degli idioti che non apprezzano il suo spirito di governo. Di conseguenza, ogni volta che Putin porge l’altra guancia, per così dire, gli insulti e le provocazioni aumentano (…) La ragione per cui penso che Putin abbia bisogno di affrontare meglio Washington è che penso, basato sulla storia, che l’accondiscendenza incoraggia altre provocazioni, e arriverà il momento in cui devi arrenderti o combattere.

Purtroppo, tristemente, posso solo essere totalmente d’accordo con Paul Craig Roberts, e ho spiegato che nel mio articolo [in italiano]Ogni ‘clic’ ci porta un passo più vicino al ‘bang’!” in cui ho concluso con le seguenti parole:

Non posso ignorare il fatto che ogni “clic” ci avvicina di un passo al “bang”. E questo mi suggerisce che l’unica vera soluzione a questa pericolosa situazione è quella di trovare un modo per rimuovere il dito dal grilletto o, meglio, portare via la pistola agli idioti che ci minacciano tutti.

Questo è, credo, il fulcro della politica russa nei confronti degli Stati Uniti: cercare di trovare un modo per togliere il dito anglo-sionista dal grilletto nucleare degli Stati Uniti. Questo è un compito difficile e complicato, che può essere affrontato solo molto attentamente, un passo alla volta. E sì, questa strategia implica che, a volte, sembri umilmente “porgere l’altra guancia”, quando in realtà si sta cercando di non dare al pazzo una ragione per scatenarsi.

Vedetela in questo modo: qual è l’errore più grande che gli Stati Uniti stanno attualmente facendo? I leader statunitensi non si rendono conto (o, peggio, non gli interessa) che le azioni USA spingono la Russia in un angolo dal quale non potrà più ritirarsi. Stanno quindi costringendo la Russia a mantenere la sua posizione, incluso, se necessario, la forza militare. Quale sarebbe il punto in cui i russi avrebbero fatto esattamente la stessa cosa, spingendo i neo-conservatori in un angolo da cui avrebbero percepito di non potersi più ritirare? Ricordiamoci che capire cosa è inaccettabile per il tuo nemico (per raggiungere il “punto di rottura” nella teoria dei negoziati) non implica affatto che tu sia d’accordo con i suoi valori o il suo punto di vista. Non c’è bisogno di pensare all’ideologia messianica anglo-sionista e alla sua visione del mondo come qualcosa di tutt’altro che ripugnante e delirante per comprendere il fatto che, se apertamente e direttamente sfidati, gli anglo-sionisti reagirebbero, molto probabilmente in modo completamente irresponsabile e persino suicida. Quindi l’unica strategia possibile è quella di indebolire lentamente l’Impero senza mai dare ai suoi leader il segnale inequivocabile che ciò che la Russia sta realmente cercando è la loro completa scomparsa. E, ancora, se ciò significa dare loro l’illusione che la Russia stia “porgendo l’altra guancia”, allora questo è il prezzo da pagare per guadagnare più tempo e indebolire ulteriormente l’Impero.

Tale strategia, tuttavia, non può essere sostenuta per sempre, se non altro perché l’atteggiamento pacifico invita ad ulteriori abusi. Ogni volta che la Russia evita con successo la Terza Guerra Mondiale, gli imbecilli a Washington interpretano questo come un ulteriore segnale che “la Russia è debole, e noi siamo forti, siamo i migliori, siamo invincibili!” E pianificano un’ulteriore escalation di tensioni e ostilità.

Questo è il motivo per cui penso che ogni conflitto debba essere esaminato caso per caso. In Siria, sembra essere adottata la filosofia “porgi l’altra guancia”, il che, per evitare la Terza Guerra Mondiale, è sensato. In Ucraina, dove tale rischio non esiste, questa strategia deve essere fondamentalmente riesaminata. In Siria, le forze russe e statunitensi sono nelle immediate vicinanze, una di fronte all’altra; in Ucraina, tuttavia, le forze naziucraine sono un prestanome per la NATO, e quindi agiscono come un tampone che riduce i rischi di una rapida intensificazione incontrollata. Questo la Russia può usarlo a suo vantaggio.

E aggiungo: se la Russia decidesse di contrattaccare in maniera più energica, non lo farà in modo generalizzato, ma solo in casi specifici e in conflitti specifici. Un forte contrattacco in Siria non indicherà automaticamente un forte contrattacco in Ucraina, e viceversa. La strategia militare russa attribuisce grande importanza alla concentrazione delle forze sull’asse principale di attacco, non su tutte le aree di battaglia; e così  ragionano i politici russi. Il concetto di “essere tosti” (verso il crimine, la droga, il terrore, eccetera) è un modo di fare molto americano. I russi non la pensano affatto così. Studieranno il dispiegamento del nemico e sceglieranno il punto in cui un (contro) attacco avrà più senso. Quindi non aspettatevi che Putin smetta improvvisamente di “porgere l’altra guancia” e “diventi duro contro gli Americani”. Semplicemente non accadrà in questo modo. In qualche fase i russi sembreranno arrendersi, mentre in altre aumenteranno la pressione. È così che tutte le guerre sono state vinte.

 

Il fattore interno: la Quinta colonna

Come ho già detto molte volte in passato, Vladimir Putin deve fare i conti anche con una quinta colonna filo-occidentale e filo-sionista all’interno del Cremlino, e più in generale, all’interno dell’apparato statale. Io chiamo questa quinta colonna gli Integrazionisti Atlantici (in contrapposizione ai Sovranisti Eurasiatici), ma potremmo chiamarli anche Consenso di Washington/FMI/WTO/WB/eccetera/ o seguire l’esempio [in inglese] di Gary Littlejohn e chiamarli “sostenitori delle istituzioni della finanza internazionale” (solo che, invece di chiamarli “sostenitori”, sarebbe più corretto chiamarli “agenti”). Ma qualunque sia il termine che scegliamo di usare, è fondamentale tenere sempre presente che questa quinta colonna rimane la più grande minaccia che Putin e la Russia stanno affrontando, e Putin deve tenerlo presente in ogni decisione che prende. Fino ad ora, questi “signori della quinta colonna” si sono concentrati principalmente su ciò che a loro è caro – questioni economiche e di politica interna – e hanno lasciato ai servizi militari e di sicurezza gestire ciò che a loro importa: la protezione della sovranità russa e la politica estera. Ma possiamo essere certi che se Putin commettesse un errore (o anche se non lo facesse, ma sembrasse solo farlo), loro si avventerebbero su di lui e farebbero tutto il possibile per eliminarlo completamente o, almeno, forzarlo ad andarsene, per far accettare ai suoi sostenitori la loro agenda infida: tornare all’incubo degli anni ’90: una svendita totale della Russia agli AngloSionisti.

 

Conclusione: semplici intuizioni rispetto ad una realtà complessa

Quindi la Russia si sta comportando come un bullo (come dicono gli Stati Uniti o la Unione Europea), o sta rispondendo adeguatamente quando necessario (come la maggior parte dei sostenitori di Putin crede) o sta porgendo docilmente l’altra guancia (come conclude Paul Craig Roberts)? Direi che nessuna di queste caratterizzazioni è corretta, e che la realtà è solo molto più complessa.

Per prima cosa, gli esempi dell’Ossezia del Sud e della Crimea mostrano che Putin è disposto, quando necessario, ad intraprendere azioni militari energiche. Ma in altri casi, preferisce ritardare qualsiasi confronto. Nel caso della Siria è opportuno. Nel caso dell’Ucraina, ha meno senso. Inoltre, la Russia è ancora solo un paese parzialmente sovrano, e il potere della quinta colonna influenza ancora fortemente il processo decisionale russo, specialmente nei casi in cui il tempo non è un fattore critico (Ossezia del Sud e Crimea sono esempi perfetti di una situazione temporalmente critica). Questo è il motivo per cui le azioni russe appaiono non lineari e contraddittorie (anche quando non lo sono). I russi hanno anche relazioni pubbliche piuttosto deboli (per degli esempi, vedi qui, qui e qui [tutti in italiano]).

Questo problema di percezione è peggiorato dal fatto spiacevole che gran parte della blogosfera in lingua inglese e focalizzata sulla Russia si è divisa in due parti:

  • Da una parte, un plauso insensato unito a smentite enfatiche che ci siano dei problemi.
  • D’altra parte, i tipi di commenti disfattisti come: “tutto è perduto” o “Putin è esaurito [e finito]” che servono solo a confondere ulteriormente la questione.

Hanno torto entrambe. Peggio ancora, entrambe danneggiano la Russia in generale e Putin in particolare (purtroppo la maggior parte di loro si è venduta ai loro sponsor finanziari e sono più interessati a soddisfare questo o quell’altro oligarca piuttosto che ad essere sinceri).

Le politiche russe dovrebbero essere viste in modo dialettico: come processi in evoluzione che spesso contengono i semi della loro stessa contraddizione, ma che alla fine finiscono per avere un enorme successo, almeno finora. Piuttosto che sperare nella perfezione o nella infallibilità di Putin, dovremmo offrirgli il nostro supporto condizionale e critico. In effetti, direi che Putin e i Sovranisti Eurasiatici possono trarre grande beneficio da un appoggio critico, in quanto fornirebbe loro una giustificazione per intraprendere azioni correttive (ad esempio, come risultato diretto di una massiccia protesta pubblica, Putin ha già modificato, seppur in minima parte, il progetto di riforma pensionistica proposto). Potreste anche metterla in questo modo: ogni volta che l’opinione pubblica russa si indigna per le azioni dei naziucraini o per la percezione che la Russia porga gentilmente l’altra guancia, si avvicina il giorno in cui la Russia finalmente riconoscerà le due repubbliche Novorusse. In questo momento ciò che sento molto nei media russi (inclusi i media statali) sono espressioni di immensa frustrazione, disgusto e rabbia, e richieste che il Cremlino prenda una linea molto più dura sui naziucraini a Kiev. La rabbia popolare è un’arma potente che Putin può usare contro i suoi nemici, sia interni che esterni.

Seguiamo l’esempio di Paul Craig Roberts, e continuiamo a porre domande difficili e restiamo critici nei confronti delle politiche russe.

The Saker

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Risposta del Saker a Paul Craig Roberts apparsa su The Saker il 7 settembre 2018
Traduzione in italiano di Pier Luigi S., Cinzia Palmacci, Pappagone, Diego per SakerItalia

[le note in questo formato sono dei traduttori]

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