“Non ci saranno in Russia, e mai ci sono stati, tali odiatori, invidiosi, calunniatori e persino palesi nemici, come tutte queste tribù slave, non appena la Russia le avrà liberate e l’Europa accetterà di riconoscerle come liberate! Alla loro liberazione, inizieranno la loro nuova vita proprio con quello che si faranno dare dall’Europa, dall’Inghilterra e dalla Germania, ad esempio, garanzia e protezione della loro libertà, e nonostante nel concerto delle potenze europee ci sarà anche la Russia, lo faranno proprio per difendersi dalla Russia.
Cominceranno sicuramente dal fatto che dentro di sé, se non apertamente ad alta voce, si dichiareranno e si convinceranno che alla Russia non devono la pur minima gratitudine, ma, al contrario, che a stento sono appena stati salvati dalla brama di potere della Russia, attraverso una stipula di pace con l’intervento del concerto europeo, e che, se non fosse intervenuta l’Europa, la Russia li avrebbe così inghiottiti all’istante, “intendendo l’espansione dei confini e la fondazione di un grande impero slavo sul soggiogamento degli slavi all’avida, astuta e barbara tribù grande-russa”.
Forse per un intero secolo, o anche di più, tremeranno ininterrottamente per la loro libertà e temeranno la brama di potere della Russia; s’ingrazieranno il favore degli stati europei, calunnieranno la Russia, spettegoleranno su di essa e intrigheranno contro di essa.
Oh! Non sto parlando di persone singole: ci saranno quelli che capiranno che cosa ha significato, significa e significherà sempre la Russia per loro. Persone queste, che soprattutto all’inizio, appariranno una tal miserevole minoranza da divenire oggetto di scherno, odio e persino di persecuzione politica.
Sarà particolarmente piacevole per gli slavi liberati esprimere e strombettare al mondo intero che loro sono tribù istruite, capaci della più alta cultura europea, mentre la Russia è un paese barbaro, un oscuro colosso settentrionale, nemmeno di puro sangue slavo, un persecutore e odiatore della civiltà europea.
Loro, naturalmente, fin dall’inizio, si presenteranno con un’amministrazione costituzionale, con parlamenti, con ministri responsabili, oratori, discorsi. Questo li consolerà e li delizierà enormemente. Andranno in estasi leggendo sui giornali parigini e londinesi dispacci su di loro che informano il mondo intero che dopo una lunga tempesta parlamentare il tal ministero in (…un paese a piacere…) è finalmente caduto e ne è stato formato uno nuovo da una maggioranza liberale, e che il tal (…cognome a piacere…), come qualcuno a voluto, ha finalmente accettato di ricevere l’incarico dal presidente del Consiglio dei ministri.
La Russia deve prepararsi seriamente al fatto che tutti questi slavi liberati con ebbrezza si precipiteranno in Europa, prima di perdere la propria personalità saranno contagiati da forme politiche e sociali europee, pertanto dovranno passare un intero e lungo periodo di europeismo prima di concepire almeno un qualcosa nel suo significato slavo e nella sua speciale vocazione slava tra gli uomini..
Certamente, nel momento di qualche grave sciagura, loro si rivolgeranno immancabilmente alla Russia per chiedere aiuto. Non importa quanto ci abbiano odiato, sparlato e calunniano in Europa, civettando con lei, convincendola del loro amore, ma sempre, istintivamente, sentiranno (ovviamente, nel momento di difficoltà, e non prima) che l’Europa è il nemico naturale della loro unità, lo è stato e lo rimarrà per sempre, e che se esistono al mondo, certamente, è perché c’è un enorme magnete – la Russia, la quale, irresistibilmente attirandoli tutti a sé, ne mantiene l’integrità e l’unità”.
Fëdor M. Dostoevskij, “Diario di uno scrittore”, settembre-dicembre 1877
Da Rossiskaya Gazeta – settimana № 275(6251)
Nota: lo “sguardo di Dostoevski” declinato all’attualità assume una valenza profetica veramente sorprendente. Alla luce della situazione geopolitica attuale, descrive con precisione il percorso e le tendenze dei vari popoli slavi nei confronti dell’Europa e della Russia.
Traduzione e nota di Eliseo Bertolasi
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Veramente profetica, sembra scritta oggi
Dostoevskij,viaggiando in Europa toccò con mano che l’Occidente non è l’altra ‘Europa .La Russia è Europa? Si e lo scrive nel suo romanzo l’Adolescente in un contesto in cui si misurano intellettualmente alcuni giovani russi del suoTempo .
Non è profezia ma un’analisi della psicologia delle classi intellettuali di quel tempo,Analisi che hanno un fo9ndamneto ancora oggi.