Alla fine del suo secondo mandato, il Presidente Ronald Reagan, che aveva definito l’Unione Sovietica un “impero del male”, passeggiava per la Piazza Rossa con i russi che gli davano pacche sulle spalle.
Fu eccezionale vivere quei momenti.
E come abbiamo utilizzato i frutti del nostro trionfo della Guerra Fredda?
Questo mese, il leader a vita cinese Xi Jinping era al fianco di Vladimir Putin mentre 3000 soldati cinesi conducevano manovre con 300.000 russi, 1.000 aerei e 900 carri armati nelle più grandi esercitazioni militari di Mosca da 40 anni.
Un messaggio non codificato per l’Occidente dall’Oriente.
Il grande successo di Richard Nixon nel far cambiare schieramento a Pechino e il grande risultato di Reagan nel porre fine alla Guerra Fredda sono storia.
Il Bolscevismo può essere morto, ma il nazionalismo russo, risvegliato dalla rapida marcia della NATO verso le antiche frontiere della Russia, è vivo e vegeto.
La Russia sembra essersi arresa all’Occidente, e ha accettato che le sue speranze di tempi migliori con il Presidente Donald Trump non si avvereranno.
L’Ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley rimprovera la Russia per aver segretamente negoziato con la Corea del Nord in violazione delle sanzioni ONU, dicendo: “La menzogna, l’inganno e il comportamento da canaglie sono diventati la nuova norma della cultura russa”.
Le guerre fredde non diventano molto più fredde quando diffami la cultura di un altro paese come moralmente degradata.
Gli Stati Uniti hanno segnalato anche che potrebbe iniziare a fornire armi navali e antiaeree all’Ucraina, poiché la Russia è stata avvertita di cessare le ispezioni delle navi che passano dal Mar Nero al Mar d’Azov attraverso lo Stretto di Kerch.
Lo stretto largo tre miglia si trova tra la Crimea e la Penisola di Kerch. Agli occhi della Russia, entrambe le rive dello stretto sono territorio nazionale russo.
Con il sostegno degli Stati Uniti, l’Ucraina ha deciso di costruire una base navale sul Mar d’Azov per “creare le condizioni per respingere le azioni aggressive della Federazione Russa in questa regione”.
Kiev ha diverse motovedette nel Mar d’Azov, con altre ancora da trasferire lì nei prossimi mesi. La marina russa potrebbe affondare quelle barche e spazzare via quella base in pochi minuti.
Stiamo per inviare la nostra Marina nel Mar Nero per proteggere i diritti navali dell’Ucraina in un mare che è stato storicamente russo come la Baia di Chesapeake è storicamente americana?
La Polonia questa settimana ha invitato gli Stati Uniti a stabilire una base importante sul proprio territorio, per la quale la Polonia avrebbe pagato due miliardi di dollari, e che verrà chiamata “Fort Trump”.
A Trump sembra che piacciano l’idea e il nome.
Eppure, la decisione di Bush di installare un sistema di difesa missilistica in Polonia ha portato ad una contromossa del Cremlino: l’installazione di missili da crociera Iskander con capacità nucleari a Kaliningrad, l’ex territorio tedesco sul confine settentrionale della Polonia, annesso da Stalin alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nei Balcani, tra le proteste della Russia, gli Stati Uniti si stanno muovendo per portare la Macedonia nella NATO. Ma prima che la Macedonia possa aderire, metà dei suoi elettori il 30 settembre deve approvare un cambiamento di nome della nazione in Macedonia del Nord. Questo per ammorbidire le posizioni della Grecia, che sostiene che il luogo di nascita di Alessandro Magno sia nel proprio territorio.
Dove stiamo andando con tutto questo?
Con navi da guerra statunitensi che fanno visite regolari nel Baltico orientale e nel Mar Nero, la possibilità di una nuova base in Polonia e gli aiuti letali all’Ucraina per combattere i ribelli filo-russi nel Donbass e la marina russa nel Mar d’Azov, non stiamo mettendo un po’ troppa pressione sui russi?
Siamo fiduciosi che i russi recederanno sempre?
Quando la Georgia, credendo di poter cacciare le truppe di pace russe e riannettere la provincia secessionista dell’Ossezia del Sud, attaccò nell’agosto del 2008, l’esercito russo fece sfracelli e mise in fuga i georgiani in 48 ore.
George W. Bush decise saggiamente di non emettere un ultimatum o inviare truppe. Ignorò i falchi del suo stesso partito che lo avevano aiutato a trascinarlo nella grande sconfitta della sua presidenza: l’Iraq.
Quindi, qual è esattamente la grande strategia statunitense per quanto riguarda la Russia?
Quella che potrebbe essere definita l’ala di McCain del Partito Repubblicano, ha cercato di portare l’Ucraina e la Georgia nella NATO, il che renderebbe per sempre il contenimento della Russia una politica americana perenne.
Gli americani sono consapevoli dei costi e dei rischi di tale politica? A che scopo far cedere sempre la Russia alle richieste degli Stati Uniti? E le nostre risorse non sono tese all’estremo?
La nostra parte nell’economia globale si è molto ridotta dai tempi di Reagan. Il nostro deficit si avvicina al trilione di dollari. Il nostro debito sta salendo verso il 100% del PIL. I programmi sociali stanno consumando la nostra ricchezza nazionale.
Ci impegniamo a contenere le altre due maggiori potenze, la Russia e la Cina, siamo bloccati militarmente in Afghanistan, Iraq, Siria e Yemen, con il Partito della Guerra che batte i tamburi per un’altra e più ampia guerra – con l’Iran. E stiamo sanzionando avversari e alleati perché non seguono la nostra leadership dell’Occidente e del mondo.
Osservando gli impegni globali americani, notevolmente ampliati dalla nostra vittoria nella Guerra Fredda, viene in mente una sola parola: insostenibili.
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Articolo di Pat Buchanan pubblicato su Unz Review il 21 settembre 2018
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
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