I calendari di Putin potrebbero subire un decremento delle vendite in Giappone nel 2019
Ci sono grandi aspettative che il 2019 potrebbe essere un anno cruciale nelle relazioni russo-giapponesi. Il presidente Vladimir Putin potrebbe visitare il Giappone per il vertice del G20 a giugno, e si è speculato sul fatto che il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe abbia intenzione di firmare un trattato di pace in quell’occasione, portando le ostilità della Seconda Guerra Mondiale tra le due potenze ad una fine formale.
Parte del motivo di questa eccitazione sfrenata è dovuta al fatto che Putin è un’icona popolare in Giappone. (Il suo calendario a torso nudo del 2019 è stato il più grande successo dell’anno fra gli acquirenti giapponesi, superando tutte le celebrità nazionali del paese). Inoltre, lo stesso Putin potrebbe aver scatenato l’euforia con la sua stupefacente osservazione dal podio dell’Eastern Economic Forum di Vladivostok lo scorso settembre, quando si è voltato verso Abe, che era seduto accanto a lui, e si è offerto di firmare un trattato di pace senza alcuna precondizione entro la fine del 2018.

I giapponesi si sono creati speranze che non avrebbero dovuto farsi
All’euforia non è stato permesso di esaurirsi, dal momento che Putin e Abe si sono incontrati poco dopo a Singapore a novembre, dove hanno concordato di accelerare i negoziati per un trattato di pace basato sulla dichiarazione congiunta sovietico-giapponese del 1956. (La dichiarazione impegna la Russia a trasferire 2 delle quattro Isole Curili – Shikotan e le Habomai – una volta concluso un trattato di pace).
Questo consenso a Singapore ha trasformato radicalmente la disputa territoriale sulle Curili, che aveva finora ostacolato la conclusione del trattato di pace. L’opinione pubblica giapponese si è elettrizzata e ha iniziato a esigere che Abe chiedesse a Putin di restituire tutte e quattro le isole.
Percependo, forse, che le passioni stessero aumentando, poco dopo l’incontro di Singapore Putin ha scelto di chiarire con Abe che la dichiarazione del 1956 in quanto tale non specifica “su quali basi e sulla sovranità di chi ricadranno”, suggerendo che Mosca potrebbe consegnare le due isole al Giappone, ma senza trasferimento di sovranità.
Putin ha riconosciuto che ci sono stati colloqui con il Giappone sul trasferimento di Shikotan e del gruppo di isolette di Habomai, ma ha negato qualsiasi discussione riguardante il diritto sovrano. Ha sostenuto che la questione della sovranità sarà soggetto di futuri negoziati.
Ma il chiarimento di Putin si è solo aggiunto alla confusione. Putin sembrava implicare che il Giappone avrà solo il diritto di usare le due isole, mentre la loro sovranità continuerà ad appartenere alla Russia. Ma non esistono simili precedenti di trasferimento di territori nelle relazioni interstatali.
Putin probabilmente ha tentato di reprimere l’entusiasmo in Giappone. Infatti, Dmitrij Peskov, l’addetto stampa di Putin, ha anche elaborato in seguito che il ritorno alla dichiarazione del 1956 non implicherebbe in alcun modo un trasferimento automatico di territori russi al Giappone. Ha detto: “Possiamo dire che significa trasferimento automatico di qualsiasi territorio? Assolutamente no”.
Il Giappone, tuttavia, ha costantemente richiesto il “trasferimento automatico”. All’inizio di dicembre, quando Putin ha incontrato di nuovo Abe a margine del G20 in Argentina, probabilmente ha cercato di addolcire l’opinione giapponese dicendo che Mosca avrebbe consegnato al Giappone le isole Shikotan e Habomai dopo un trattato di pace. Ma poi, poco dopo, il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha affermato enfaticamente che accettare la legalità del controllo della Russia sulle quattro isole contese sarebbe un primo passo indispensabile per il Giappone.
Sembra che Putin e Lavrov si siano contraddetti l’un l’altro. Una volta che il Giappone avrà riconosciuto il controllo della Russia, allora perché rivendicare la restituzione delle quattro isole dalla Russia? Ma è inconcepibile che possa esserci dissenso all’interno del campo russo. L’ambivalenza può essere vista solo come parte della strategia russa per prendersela comoda con un accordo finché le condizioni non diventeranno favorevoli alla Russia.
Certamente, non c’è alcun dubbio sul fatto che la Russia non permetterà ai giapponesi di desiderare Iturup e Kunashir, le due isole più grandi della catena delle Curili settentrionali. Ma Mosca sospetta che, a lungo termine, il Giappone farà delle richieste anche per esse. Poi, c’è la domanda generale sul Trattato di Cooperazione e Sicurezza Reciproca USA-Giappone, in base al quale gli americani avrebbero diritti di dispiegamento militare sulle isole Curili.
Le cose stanno andando alla grande, visto che il ministro degli Esteri giapponese Taro Kono arriverà a Mosca lunedì, e anche Abe potrebbe visitare la Russia più tardi questo mese. Cosa abbastanza ovvia, la parte giapponese sta facendo fretta a Putin. Mosca si trova in una posizione scomoda, perché Putin da solo ha in prima istanza elevato le aspettative giapponesi, che ora toccano livelli estatici, mentre Mosca non ha intenzione di rinunciare alla sovranità su nessuna delle quattro isole della catena delle Curili.
Mercoledì scorso, l’ambasciatore giapponese a Mosca è stato convocato al Ministero degli Esteri [in inglese] e ha detto che c’è stato un tentativo in Giappone “di aumentare artificialmente la pressione attorno alla questione del trattato di pace, e di imporre al contempo un proprio scenario di risoluzione”. All’ambasciatore è stato detto categoricamente che qualsiasi trattato di pace “dovrà essere sostenuto dalle due nazioni, e basarsi pienamente sul riconoscimento incondizionato da parte di Tokyo dei risultati della Seconda Guerra Mondiale, inclusa la sovranità della Federazione Russa sulle isole Curili meridionali”.
È altamente improbabile che Abe possa mai accettare una formula del genere. Perché Mosca sta assumendo una posizione così massimalista adesso? L’unica spiegazione plausibile potrebbe essere che in base alle stime russe, mentre l’alleanza Putin-Abe ha raggiunto il suo scopo di creare un clima migliore nelle relazioni tra i due paesi, i fattori geopolitici attualmente in atto, in particolare il deterioramento delle relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti [in inglese], non possono essere allontanati. Dopotutto, il Giappone è un solido alleato degli Stati Uniti, e non è probabile che questa alleanza finisca in un futuro prossimo.
D’altra parte, anche se c’è stato un tempo in cui la Russia immaginava di poter essere un “bilanciatore” nell’Asia Pacifica, oggi non è più così. A causa degli eventi seguiti alla resa dei conti in Ucraina nel 2014 tutte queste nozioni sono cadute improvvisamente. Invece, quella che era iniziata come una “proiezione” verso la Cina ha assunto negli ultimi 4 anni la natura di una quasi-alleanza.
È interessante notare che la TASS venerdì ha pubblicato un’intervista con un importante opinionista di Mosca, Valery Kistanov, direttore del Centro per gli Studi Giapponesi presso l’Istituto per gli Studi dell’Estremo Oriente Russo, che ha avvertito che le rivendicazioni territoriali giapponesi “possono andare molto lontano”, e possono includere in futuro non solo tutte le isole Curili, ma anche il sud di Sakhalin. Il fatto è che Sakhalin Meridionale (chiamata Prefettura di Karafuto dal Giappone) fu ceduta al Giappone in base al Trattato di Portsmouth (1905) dalla Russia zarista dopo la sua sconfitta nella Guerra Russo-Giapponese (1904-1905). Nel 1945, l’Unione Sovietica occupò Karafuto e dal 1951 fa parte dell’Oblast di Sakhalin. Una nota a margine forse è utile anche qui: l’allora presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt fu effettivamente determinante nei negoziati che portarono al Trattato di Portsmouth, e vinse il Premio Nobel per la Pace per i suoi sforzi di pacificazione.
Sia la Russia che il Giappone sono potenze imperiali della storia moderna e hanno lunghi ricordi. Oggi, il nazionalismo stridente continua ad essere il segno distintivo di entrambe le potenze. Il Giappone non è disposto a moderare le sue rivendicazioni territoriali e la Russia non trasferirà alcun territorio per comprarsi un trattato di pace con il Giappone. Nondimeno, l’alleanza Putin-Abe aveva una logica più ampia, in quanto creava un’illusione che andava bene per entrambe le parti fintanto che manteneva le rigide realtà storiche oltre l’orizzonte politico visibile. Potete leggere l’intervista della TASS a Valerij Kistanov qui [in inglese].
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Articolo di M. K. Bhadrakumar pubblicato su Indian Punchline il 12 gennaio 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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