Due giorni fa Vladimir Putin ha tenuto il suo discorso annuale davanti all’Assemblea Federale della Federazione Russa, e da allora ho ricevuto una raffica di e-mail e commenti da parte di persone che mi chiedevano di spiegare cosa avesse voluto dire. Non voglio fare ipotesi sulla profondità del vostro interesse per gli affari russi, e quindi, per farvi risparmiare tempo, permettetemi di iniziare fornendo un brevissimo riassunto: Putin si dimetterà da presidente dopo il suo attuale mandato, che terminerà nel 2024, a meno che non si tengano elezioni anticipate, ma il sistema da lui istituito rimarrà in vigore. In sostanza, la vita dopo Putin sarà altro Putin con un nome diverso. Se questo è tutto ciò che vi interessa, potete smettere di leggere ora.

Per approfondire, dobbiamo fare una distinzione tra Putin l’uomo e il sistema di governo che ha costruito negli ultimi 20 anni. C’è sempre molto di cui lamentarsi, ma nel complesso è stato abbastanza efficace. Durante il periodo di Putin al potere, la Russia ha risolto i problemi di separatismo e terrorismo interno, ha domato l’oligarchia predatoria, ripagando praticamente tutti i suoi debiti esteri, compresi quelli ereditati dall’URSS, ha fatto crescere la sua economia di un fattore sei (contro il cinque cinese e l’uno americano), ri-acquisito la Crimea (che faceva parte della Russia dal 1783), ricostruito le sue forze armate fino ad un punto in cui la sicurezza internazionale non è più una delle preoccupazioni principali, e raggiunto un livello generale di benessere della società che non ha eguali in tutta la storia russa.

Il sistema di governo che ha costruito ha funzionato bene con lui come capo del governo, ma richiederà alcuni aggiustamenti per funzionare bene con i futuri presidenti, che potrebbero non essere altrettanto dotati. Riconoscendo questo fatto, mercoledì Putin ha avviato una revisione limitata della Costituzione russa. Oltre ad un’intera serie di piccole modifiche che limiteranno i poteri del Presidente e conferiranno maggiori poteri al Parlamento, al fine di fornire migliori controlli e contrappesi e un sistema più democraticamente reattivo, ci sono alcune modifiche proposte che si distinguono:

• La parola “consecutivi” sarà cancellata dall’articolo 81.3: “La stessa persona non può essere eletta Presidente della Federazione Russa per più di due mandati consecutivi“. Questa formulazione ha creato una scappatoia, che Putin ha debitamente sfruttato: dopo essere stato in carica due mandati, ha lasciato l’incarico per un mandato e poi è stato eletto per altri due. Questa scappatoia ora non ci sarà più.

• L’articolo 14.4 è piuttosto curioso. Afferma: “Se un trattato o un accordo internazionale della Federazione Russa impone regole contrarie alla legge [russa], verranno applicate le norme internazionali”. Ciò crea una falla nella sovranità russa che consente a norme straniere di scavalcare la legge russa. Questa falla sarà ora tappata.

• Ora chi ha una doppia cittadinanza e i titolari di permessi di residenza stranieri non potranno ricoprire incarichi ufficiali nella Federazione Russa. Inoltre, saranno richiesti 25 anni di residenza russa a chiunque si candiderà alla presidenza, invece degli attuali 10. Questo può sembrare un piccolo cambiamento, ma sta facendo strappare i capelli e digrignare i denti ai membri della quinta colonna russa e dell’opposizione liberale, perché alla maggior parte di quelli attuali verrà automaticamente precluso l’incarico, mentre quelli futuri saranno costretti a scegliere tra servire la Russia e avere un piano di fuga. Più specificamente, dato il loro nuovo status di estranei, i loro padroni occidentali li considereranno inutili e non incanaleranno più fondi verso di loro o offriranno loro corsi gratuiti di cambio di regime. Questo approccio sarà sicuramente più efficace di quello attuale, più laborioso, di giocare ad acchiappa la talpa con ONG finanziate dall’estero e agenti stranieri che tentano di infiltrarsi nel governo russo. Personalmente, mi mancherà avere alcuni di queste canaglie in giro. Hanno fornito un bel po’ di intrattenimento, aggiungendo un elemento di folle delirante a quello che altrimenti sarebbe un processo politico piuttosto rigido e orientato al dettaglio.

• Il Consiglio di Stato, che finora è stato un organo consultivo extracostituzionale, ora entrerà a far parte della Costituzione e sarà dotato di alcune prerogative costituzionali. Forse è qui che Putin andrà alla scadenza del suo attuale mandato di Presidente, per servire come statista esperto e arbitro tra i vari livelli e rami del governo. Il Consiglio di Stato potrebbe colmare un grande divario che esiste attualmente tra il livello federale e quello regionale. Esistono numerosi problemi che non possono essere affrontati in modo efficace a livello regionale ma, data la vastità del territorio, non possono essere affrontati in modo efficace neppure a livello federale. Potrebbe anche prevedere una transizione più agevole alla vita dopo Putin, simile a ciò che il Kazakistan ha recentemente raggiunto, con Nursultan Nazarbaev che si è dimesso da presidente e si è trasferito al Consiglio di Sicurezza.

• Altre parti da scrivere nella Costituzione russa hanno a che fare con la definizione della Federazione Russa come “stato sociale”. La Russia, in quanto entità sovrana, ha uno scopo specifico: servire e assicurare il benessere dei suoi cittadini, come già sancito dall’articolo 7: “1. La Federazione Russa è uno stato sociale la cui politica è volta a creare le condizioni per una vita degna e il libero sviluppo della popolazione. 2. Il lavoro e la salute della popolazione devono essere protetti, devono essere stabiliti salari e stipendi minimi garantiti, il sostegno statale assicurato alla famiglia, alla maternità, alla paternità e all’infanzia, alle persone con disabilità e agli anziani, un sistema di servizi sociali sviluppato e dovranno essere stabilite pensioni statali, indennità e altre garanzie di sicurezza sociale”.

Fin qui tutto bene, ma un è po’ vago. I cambiamenti proposti assicureranno che i redditi e le pensioni siano tali da garantire a tutti condizioni di vita dignitose. Ci sono anche proposte di modifiche legislative a quello che viene chiamato “capitale materno” per rendere attraente dal punto di vista finanziario avere più di due bambini. La situazione demografica in Russia non è così terribile come negli anni ‘90, e certamente molto meno terribile che nell’Europa occidentale, le cui popolazioni native si stanno rapidamente estinguendo, ma resta il fatto che per raggiungere i suoi obiettivi dichiarati la Russia avrà bisogno di molti più russi. Il governo ha i soldi da spendere per queste iniziative, e portare a termine il lavoro è in gran parte una questione di stimolare le burocrazie federali e regionali. Spiegare le garanzie sociali proprio nella Costituzione è un buon modo per farlo accadere.

Putin ha proposto di votare le modifiche costituzionali con un referendum. Al di là della delicatezza procedurale e dell’effetto legittimante di questo esercizio, può sicuramente stimolare molto più interesse pubblico e partecipazione civica, rendendo più probabile che i sempre contrari burocrati russi (soprattutto nelle regioni più remote) agiscano rapidamente per attuare i cambiamenti.

Tutto ciò è abbastanza positivo, eppure, come si può sospettare, c’è ancora qualcosa da criticare secondo me. Ci sono tre elementi che ritengo manchino ai cambiamenti costituzionali proposti: lo status di nazione per i russi, il loro diritto al ritorno e il diritto all’autodeterminazione per le regioni che sul lungo termine saranno di fatto indipendenti.

Primo, i russi sono una nazione senza patria. Se questo sembra bizzarro, è perché lo è. All’interno della Costituzione russa, ci sono solo due usi della parola “russo”: in “Federazione Russa” (che è definita come “stato multinazionale” e in “lingua russa”, che è la sua lingua ufficiale insieme a numerose altre, ma non c’è nessuna menzione del “popolo russo”. I russi etnici costituiscono circa i due terzi della popolazione, eppure nessuna parte della Federazione Russa, né la sua totalità, è propriamente loro.

Facciamo un paragone con gli Ebrei: non solo hanno lo Stato di Israele, che è definito uno “stato Ebraico”, ma hanno anche l’Oblast Autonoma Ebraica all’interno della Federazione Russa in cui tornare se l’esperimento israeliano non funziona (ancora). Birobidzhan (la capitale dell’Oblast Autonoma Ebraica) è molto più bella di Babilonia, e il suo sovrano, Aleksandr Levintal [entrambi i link in inglese], professore di economia e nativo della Russia, è molto migliore di quanto fosse il Re Nabucodonosor II.

Parte di questo atteggiamento sprezzante nei confronti dei russi è un’eredità della rivoluzione russa. I rivoluzionari Comunisti, in particolare Lenin e Trotsky, vedevano il popolo russo come un mucchio di accendini da gettare nel falò della rivoluzione mondiale, lo biasimavano in favore di vari altri gruppi etnici e combattevano contro lo “sciovinismo russo”. Stalin scese rapidamente dal carrozzone della rivoluzione mondiale, ma poi la russofobia Bolscevica alzò di nuovo la sua brutta testa sotto Khrushchev e Brezhnev. Poiché gran parte della leadership russa degli anni ‘90, quando fu redatta l’attuale Costituzione, ebbe origine nel Partito Comunista dell’Unione Sovietica, prevalse questo stesso atteggiamento.

Un altro aspetto che ha influenzato la decisione di escludere qualsiasi menzione dei russi dalla Costituzione russa ha a che fare con la ben fondata paura del nazionalismo etnico russo. Il nazionalismo è davvero un fenomeno brutto e fantasticamente distruttivo, come dimostra l’estremo sciovinismo nazionalistico attualmente in mostra in un certo numero di paesi dell’ex blocco orientale, tra cui Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. L’Ucraina, con le sue sfilate naziste, va oltre l’orribile, ma anche la Bielorussia, la cui popolazione è praticamente solo russa, ha la sua folle frangia di estremisti nazionalisti che fanno del loro meglio per confondere le acque. All’interno della Federazione Russa c’era un tempo un movimento nazionalista, ma venne distrutto. L’ultima volta che ho controllato, alcuni dei suoi membri più radicalizzati stavano ancora scontando lunghe pene detentive per attività estremistiche.

Con l’ideologia internazionalista Comunista morta e stramorta e la minaccia nazionalista all’interno della Russia ora molto sotto controllo, è forse giunto il momento di affrontare il bizzarro problema dei russi che sono una nazione senza patria – scrivendo nella Costituzione russa che i russi sono la nazione titolare dell’intera Federazione Russa. Qualche menzione della cultura russa sarebbe utile. Il russo è riconosciuto come la lingua ufficiale comune, ma senza essere informato dalla cultura russa, sviluppatasi nel corso di mille anni, è destinato a diventare solo un gruppo di caratteri cirillici e il livello del discorso comune che ne conseguirà sarà piuttosto basso.

Fatto ciò, il prossimo passo naturale è riconoscere, direttamente all’interno della Costituzione, il diritto al ritorno, che è un principio riconosciuto nel diritto internazionale e consacrato nelle convenzioni internazionali. Nel diritto russo è attualmente previsto in modo improvvisato da una combinazione di leggi amministrative e ordini presidenziali diretti – che ad esempio concedono privilegi speciali ai russi all’interno dell’Ucraina o della Bielorussia, e negano gli stessi diritti ai russi che vivono altrove. È certo che mezzo milione di persone provenienti da questi due paesi hanno ricevuto passaporti russi da quando questi privilegi sono stati emanati.

Questo approccio improvvisato è giustificato, data la terribile situazione dei russi nell’Ucraina orientale, ma in generale il diritto al ritorno dovrebbe essere concesso in base a chi si è, e non a dove si risiede. Concedere questo diritto a tutta l’enorme diaspora russa, che si è in parte creata quando l’URSS si è sciolta, spingendo molti russi dalla parte sbagliata di un confine amministrativo sovietico completamente artificiale che è diventato immediatamente un confine internazionale, e in parte a causa di un enorme deflusso di emigranti durante gli anni ‘90, disastrosi dal punto di vista economico e sociale, aiuterebbe a risolvere il deficit demografico della Russia.

L’ultimo e forse il più controverso suggerimento che vorrei formulare è quello di considerare la definizione di procedure costituzionali lecite per l’autodeterminazione politica, che è parimenti un principio legale riconosciuto a livello internazionale. I confini della Federazione Russa sono, in alcuni casi, il prodotto finale di una serie di errori commessi durante l’era sovietica. Durante l’era post-sovietica, alcuni di questi sono stati risolti, come una moda, e le regioni in questione sono diventate di fatto indipendenti: la Transnistria si è separata dalla Moldavia ed è di fatto indipendente da 28 anni; l’Abkhazia lo è da 26 anni dalla Georgia; l’Ossezia del Sud è indipendente dalla Georgia da 12 anni; Donetsk e Lugansk sono indipendenti dall’Ucraina da sei anni. In molti modi hanno già funzionato come parti della Federazione Russa. Ma non esiste un meccanismo costituzionale per risolvere questa situazione de jure permettendo loro di determinare il loro status in conformità con il diritto internazionale, e di presentare una petizione alla Federazione Russa per l’incorporazione.

Quando si tratta di questioni di autodeterminazione, abbondano i doppi standard. Quando il Kosovo si separò dalla Serbia, nessuna specifica procedura democratica fu seguita, eppure nessuna domanda fu posta o addirittura permessa. Ma quando la Crimea ha votato in modo schiacciante per allontanarsi dall’Ucraina e ricongiungersi alla Russia, questo è stato considerato illegale e ha portato a sanzioni internazionali che sono in vigore ancora oggi. Dato l’estremo livello di rancore su questo tema a livello internazionale, questo potrebbe essere un obiettivo estremo, ma a un certo punto dovrà essere raggiunta una soluzione per giudicare lo status di territori che sono de facto indipendenti da decenni e per la loro successiva inclusione interamente volontaria nella Federazione Russa.

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Articolo di Dmitrij Orlov pubblicato il 17 gennaio 2020 su Club Orlov
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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