Lungi dall’essere squadre suicide, era del tutto possibile tornare dalle unità penali dell’Armata Rossa con lo status di eroe.

La storia delle unità penali dell’Armata Rossa per i soldati condannati per crimini è una delle più incomprese e mitizzate della Seconda Guerra Mondiale. È opinione diffusa che questi soldati fossero mera carne da cannone per il comando sovietico. Male armati e spinti in avanti da squadre anti-ritirata dell’NKVD, venivano presumibilmente gettati nelle fauci di una morte certa per sacrificarsi nel fervore della battaglia o per ripulire un campo minato nemico per il passaggio dei carri armati sovietici.

In realtà compagnie e battaglioni penali non erano affatto squadre suicide. Il più delle volte combattevano fianco a fianco con le forze regolari. Detto questo, le missioni più pericolose venivano spesso affidate a loro.

Pena temporanea

La creazione di unità penali nell’estate del 1942 aveva lo scopo di migliorare la disciplina militare nell’Armata Rossa. Durante il primo catastrofico anno di guerra, l’Armata Rossa fu costretta a ritirarsi a Stalingrado e nel Caucaso con una tremenda perdita di vite umane.

Durante tutto il periodo della guerra (fino allo scioglimento dell’ultimo battaglione nel giugno 1945), circa 428.000 persone passarono tra i ranghi delle unità penali, meno dell’1,5% del numero totale del personale che ha prestato servizio nell’Armata Rossa.

L’elenco dei reati che potevano portare all’assegnazione ad un’unità penale era lungo: codardia in combattimento, diserzione, abbandono dell’equipaggiamento militare, sabotaggio, ubriachezza e molti altri. Gli Shtrafniki, come erano conosciuti i soldati caduti in disgrazia nelle unità, venivano privati dei loro titoli, medaglie e ordini. Sebbene in grado di servire come ufficiali inferiori nelle loro nuove unità, i comandanti superiori provenivano da unità regolari, e spesso le migliori.

«Коммунисты, вперед!» Атака, 1942 год, г. Сталинград. Видео  «Сталинградская битва» и «Аркадий Шайхет» с этой фотографией.

La durata massima del servizio in un’unità penale per un soldato condannato era di tre mesi. Successivamente, il suo grado e le sue onorificenze venivano ripristinati e veniva riportato in un’unità regolare.

Era possibile essere congedati da un’unità penale anche prima, rimanendo feriti in battaglia come risultato di grande coraggio. Gli Shtrafniki che si distinguevano in questo modo ricevevano spesso premi e non era impossibile per alcuni diventare Eroe dell’Unione Sovietica.

L’impresa del Tenente Yermak

Il Tenente Vladimir Yermak finì in un’unità penale a causa di “negligenza criminale”: premette accidentalmente il grilletto mentre puliva un’arma carica, uccidendo un soldato di passaggio.

Dieci giorni dopo essere stato inviato al battaglione, il 19enne Vladimir compì la sua prima e ultima impresa eroica. Il 19 luglio 1943, durante un’operazione di ricognizione in forze a Leningrado, attaccò un bunker tedesco e coprì la mitragliatrice con il suo corpo.

Il comandante del 14° Battaglione d’Assalto Separato, il Maggiore Lesik, assegnò postumo a Ermak l’Ordine della Bandiera Rossa, e non perse tempo a raccomandarlo ufficialmente per il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, che gli fu debitamente conferito il 21 febbraio 1944.

L’eroica resistenza della 65a Compagnia Penale

Il 14 dicembre 1943, la 65a Compagnia Penale, insieme al battaglione d’addestramento della 72a Divisione Fucilieri della Guardia, fece irruzione nel villaggio occupato di Sotninsky Khutor, nell’Ucraina centrale. Incontrando un feroce fuoco nemico, dovette ritirarsi. Ma un gruppo di 15 Shtrafniki rimase separato dalle proprie forze.

Per tre giorni interi, i soldati dell’Armata Rossa accerchiati tennero a bada le truppe tedesche. Alla fine, il 18 dicembre, i sovietici lanciarono un’altra offensiva contro il villaggio. Nonostante il fallimento generale della missione, riuscirono a liberare gli Shtrafniki.

Come risultato della battaglia, circa 30 membri della 65a Compagnia Penale furono trasferiti in unità regolari. Cinque di quelli uccisi furono insigniti postumi dell’Ordine della Guerra Patriottica (di prima e seconda classe).

L’annientamento della compagnia di Bunyadov

Il 14 gennaio 1945, durante i pesanti combattimenti in Polonia, la 123a Compagnia Penale sotto il comando del Capitano Ziya Bunyadov ricevette l’ordine di impadronirsi di un ponte sul fiume Pilica nelle retrovie tedesche, e impedire al nemico di farlo saltare in aria.

Dopo essersi fatta strada attraverso diverse linee di difesa, l’unità penale catturò il ponte e lo mantenne per diversi giorni, fino all’arrivo dei rinforzi. Al costo di fino al 90% degli uomini dell’unità, le forze sovietiche regolari furono in grado di entrare nell’area strategicamente importante tra i fiumi Vistola e Oder.

“Solo 47 combattenti su 670 sono sopravvissuti alla battaglia. A pensare a quanti ne ho seppelliti, quante lettere ho scritto alle loro famiglie! A tutti i sopravvissuti furono assegnate decorazioni militari. E il 27 febbraio 1945 fui insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica”, ricorda Bunyadov.

Le unità penali artiche

Situata nell’estremo nord dell’URSS, la cresta Musta-Tunturi era l’unica sezione del fronte sovietico-Nazista in cui il nemico venne fermato il primo giorno di guerra. Per oltre tre anni, la linea del fronte qui rimase statica.

Quindi, il 10 ottobre 1944, le truppe sovietiche lanciarono un’offensiva su larga scala contro le fortificazioni difensive tedesche sul crinale. La 614a Compagnia Penale della Flotta del Nord, composta da 750 uomini (dimensioni paragonabili ad un battaglione), attaccò le posizioni nemiche dal Mare di Barents, distraendole dal principale attacco sovietico.

Sotto il pesante fuoco delle mitragliatrici, i fanti si arrampicarono su una parete a strapiombo e attraverso il filo spinato. Di conseguenza, circa il 70% del personale della compagnia morì.

Durante la battaglia per Musta-Tunturi, come il Tenente Yermak prima di loro, tre soldati sacrificarono le loro vite coprendo le mitragliatrici nemiche con i loro corpi. Uno di essi era il Sergente Aleksandr Danilchenko, comandante del plotone mitraglieri della 614a Compagnia Penale.

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Articolo di Boris Egorov pubblicato su Russia Beyond the Headlines il 16 aprile 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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