La rivista dell’élite liberale della Gran Bretagna crede che le vite dei Russi siano “dure e grame”. È un altro esempio sulla qualità terribile della stampa in lingua inglese su questo paese.

I corrispondenti dei media occidentali a Mosca sono conosciuti come il “branco di hacker[link ad una pagina Facebook in Inglese]. E il termine potrebbe essere considerato negativo, se non fossero stati loro stessi a battezzarsi così. Pochi di loro sono giornalisti qualificati o adeguatamente formati, e la maggior parte non sopravviverebbe cinque minuti in una vera redazione britannica o americana. E questo non solo perché non potrebbero più dare la colpa di ogni cosa negativa, calamità, disagio, tribolazione o nubifragio “al Cremlino”.

Detto ciò, questa definizione è tutt’altro che universale, e ci sono alcuni giornalisti stranieri di grande talento a Mosca. Ma, spesso, i loro sforzi sono rovinati da editori troppo zelanti, che si attengono rigidamente alla linea editoriale da tenere sulla “Russia di Putin”.

Sicuramente, questa è l’unica spiegazione per come il Guardian – un quotidiano britannico rabbiosamente antirusso – abbia finito per sottotitolare un rapporto da Irkutsk della scorsa settimana con un testo incredibilmente offensivo, perché quella “carta straccia” affermava che le vite russe sono “dure e grame”. Sembra che quest’ipotesi si basi su un breve videoclip, con protagonista uno dei migliori scrittori sulla scena.

Interpretazioni diverse

Cerchiamo di essere chiari, nella Russia post-Sovietica, alcune città e regioni sono fiorite, e altre hanno languito. Per esempio, non ci si può avventurare a Tjumen’, Krasnodar e Vladivostok senza rimanere impressionati dalla quantità dei miglioramenti. Ma molti posti non hanno visto miglioramenti, o stanno peggiorando. E questo è particolarmente problematico nella Siberia orientale e nell’Estremo Oriente, dove le distanze geografiche portano a prezzi elevati e mancanza di investimenti interni. Inoltre, le dure condizioni climatiche si prestano ad una cupezza esagerata, e tutto ciò offre uno sfondo perfetto per ritrarre le avversità.

Tuttavia, suggerire che la gente stia affrontando vite “dure e grame” è straordinariamente antipatico. Riuscite solo ad immaginarvi l’indignazione del Guardian nel caso un giornale russo si avventurasse nei tetri meandri settentrionali inglesi come Blackpool, Sunderland o Oldham, e usasse lo stesso linguaggio per descrivere i loro abitanti? Per i commentatori liberali offesi, scandalizzati e infuriati sarebbe come partecipare alle Olimpiadi.

Eppure, come accade, Londra ha meno scuse di Mosca per la sua incapacità di affrontare il declino post-industriale. Il Regno Unito non ha subito ciò che la Russia subì negli anni ‘80 e ‘90, quando l’intero sistema economico e governativo collassò. Inoltre, in confronto alla nazione più grande del mondo, l’Inghilterra è un paese piccolo dove i residenti delle città svuotate possono recarsi nei centri per l’impiego alternativo. Correlativamente, nel caso di Irkutsk la grande città più vicina è Krasnojarsk, a 1.062 chilometri di distanza utilizzando le strade, ovvero più della distanza in linea retta dal Land’s End a John o’ Groats [gli estremi geografici del Regno Unito].

Enigma ufficiale

Questo articolo del Guardian faceva parte di una serie chiamata “Il Paradosso Putin[link ad una serie di articoli in Inglese], che a quanto sembra cerca di scoprire “come una persona così vituperata in Occidente abbia avuto così successo in patria”. Per trovare la risposta, hanno assunto una signora che ha scritto un libro sull’Ucraina post-Sovietica [in Inglese], un’altra al soldo di George Soros [in Inglese], e il Ministro degli Esteri dell’Ucraina [in Inglese]. Il che è un po’ come chiedere ai sostenitori del Manchester City di valutare la carriera della leggenda dello United Alex Ferguson. Ma hanno dato voce alla quasi-simpatizzante per i risultati di Putin, quella di Anne Garrels [in Inglese], ex corrispondente della National Public Radio, che ha trascorso molto tempo a Čeljabinsk.

Come previsto, il Guardian finora non ha criticato l’“opposizione liberale” che ha difeso per anni. Uno strano gruppo di attivisti che sembra più concentrato sul ricevere menzioni positive nella stampa in lingua inglese che ottenere l’effettivo appoggio degli elettori russi. E qual è la piattaforma politica che sembra stia dicendo ai Russi che tutto ciò che riguarda il loro paese è terribile?

Così, visto che il Guardian non si prende la briga di offrire molto equilibrio, cerchiamo di rispondere qui alla domanda esponendo brevemente alcuni motivi del perché Vladimir Putin è ampiamente appoggiato dai Russi.

Uno sguardo d’insieme

Per esempio, l’aspettativa di vita russa, che è scesa in picchiata nel periodo tardo-Sovietico e durante i catastrofici anni novanta “liberali e democratici”, ha fatto un balzo impressionante nell’era Putin. Gli uomini ora vivono quasi otto anni in più rispetto al 2005, e la media complessiva è vicina ai 72 anni. Nel frattempo, nello stesso periodo, la mortalità infantile è diminuita dai 10,2 ai 5,1 bambini morti su 1.000 nati. Per inciso, questo tasso ora è inferiore a quello degli Stati Uniti [in Inglese].

Nel frattempo, il numero di strutture mediche che forniscono assistenza sanitaria ad alta tecnologia è salito da 90 a 932 e, secondo le statistiche statali [in Inglese], “nel corso degli ultimi due anni, nel 2015 e nel 2016, il numero di pazienti stranieri che vengono in Russia per curarsi nelle cliniche russe è salito dell’87 per cento, per superare i 13.500 nel 2016”.

Inoltre, nonostante la brutta recessione degli ultimi anni, i salari [in Inglese] in Russia sono di gran lunga più alti – sotto tutti gli aspetti – rispetto al 1999, e la disoccupazione rimane bassa. Soprattutto se confrontato con la maggior parte del resto d’Europa.

Putin ha anche dato il via ad un ristabilimento dell’orgoglio nazionale, dal successo delle Olimpiadi di Sochi all’organizzazione della Coppa del Mondo del 2018 [di calcio]. Inoltre, nonostante la rabbia occidentale per l’annessione/riassorbimento della Crimea [in Inglese], in patria questo fatto è stato accolto molto bene, con l’88 per cento dei Russi che sostengono questa mossa, secondo un sondaggio del Centro Levada. L’annessione viene spesso definita una vendetta per come l’Occidente ha approfittato di una Russia post-Sovietica paralizzata per spingere la sua sfera di influenza fino ai confini del paese.

Bisogno di equità

Anche se la recessione è dolorosa, ci sono pochissime città che non sono, decisamente, meglio oggi che nel 2000, quando assunse l’incarico di Presidente. Inoltre, a differenza degli anni di Eltsin, Putin ha creato le condizioni affinché i cittadini facciano acquisti all’interno del sistema. Oggi, le persone posseggono mutui edilizi e finanziamenti per le automobili e, proprio come gli Occidentali, vedono le loro proprietà come un’assicurazione. Ovviamente, nessun proprietario di immobili vuole un collasso del sistema, che azzererebbe il valore dei suoi beni.

Ma mentre le rivoluzioni colorate sono un grande divertimento per i giornalisti e gli attivisti occidentali – che riescono a costruire su di esse intere carriere – queste non sono così piacevoli per la gente comune che rimane a raccogliere i pezzi quando i furgoni dei notiziari lasciano la città. I Russi sono profondamente consapevoli dei danni del colpo di Stato/rivoluzione del Maidan che ha colpito l’Ucraina. Quando si aggiunge questo ai ricordi ancora freschi dei selvaggi anni ‘90, la garanzia di stabilità che offre Putin è generalmente considerata migliore di qualsiasi alternativa esistente in questo momento.

Poiché il Guardian, e altri media occidentali, danno spazio alle voci in gran parte ostili alla Russia e, in generale, definiscono chi ha opinioni alternative come dei “burattini”, si è creata un’atmosfera tossica dove i giornalisti sono consapevoli del fatto che, se non trasmettono antipatia per il “regime di Putin” nei loro articoli, non saranno assunti. E questo è quello che ha fatto diventare le cose così come sono.

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Articolo di Bryan MacDonald pubblicato su Russia Today il 27 marzo 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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