L’espansione richiede un modello. Se ci si aspetta una crescita della propria nazione o un suo progetto internazionale oltre il confine iniziale, ci deve essere una sorta di standard o burocrazia per far sì che ciò accada, e la Russia potrebbe benissimo sviluppare (o ha già sviluppato) questo modello per rimettere in sesto certi territori in difficoltà.

Quando l’America era ancora molto giovane e interamente sulla costa atlantica, i poteri in carica istituirono il processo attraverso il quale nuovi terreni potevano passare dall’essere territori organizzati [in inglese] a stati in piena regola. A quel tempo gli Stati Uniti videro un enorme potenziale nell’acquisizione di nuovi territori spingendosi verso ovest. I nativi americani non erano una grande minaccia e tutta quella quantità sconosciuta di terra vergine divenne americana per conquista. Questa politica di espansione organizzata e pianificata ebbe senso per l’America post-coloniale, ma non avrebbe avuto molto senso per una sorta di stato tedesco senza sbocco sul mare come la Baviera, circondato da concorrenti armati e abili sulla scacchiera geopolitica europea.

Andando oltre e oltrepassando i confini nazionali, sia la NATO che l’Unione Europea (compresa la sua valuta, l’euro) hanno procedure/standard burocratici incorporati per l’espansione. Abbiamo visto tutti come immediatamente dopo la caduta dell’URSS questi “modelli di espansione” di queste organizzazioni hanno permesso all’ex-blocco orientale di fare un salto completo verso l’Occidente in tempi relativamente brevi. Rinunci ad una percentuale del PIL, firmi un trattato sui profughi e boom, sei dentro.

Alcune recenti dichiarazioni fatte dal presidente russo Vladimir Putin alla conferenza stampa annuale con il pubblico, fanno sembrare che l’integrazione della Russia con la Bielorussia si stia sviluppando in una sorta di modello di espansione o sia sempre stato progettato così. La sua dichiarazione che ha fatto il giro dei media russi [in bielorusso] è la seguente…

“Al momento attuale, la questione non è unirsi in un singolo stato. Stiamo parlando di accordi che sono stati concordati molti anni fa sulla creazione di ciò che chiamiamo Unione Statale. Questa non è un singolo stato, non è la stessa cosa”.

Ha continuato a descrivere l’Unione Russia-Bielorussia dicendo che ci sono…

“Nuovi elementi in arrivo, incluso un nuovo parlamento e una nuova valuta…”

Queste parole hanno suscitato scalpore perché in passato l’Unione Russia-Bielorussia sembrava una sorta di banalità burocratica. Dopo molti anni di discussione e conoscenza del pubblico, gli unici risultati che le masse possono vedere sono che esiste un confine aperto tra i paesi. Oltre ai treni da Mosca che non devono fermarsi al confine per due ore, non è cambiato molto agli occhi dell’uomo comune. Le stesse cose potrebbero essere dette per l’Unione Economica Eurasiatica (che a questo punto è puramente economica e astratta) o per la Comunità degli Stati Indipendenti apparentemente inutile e patetico.

Ci sono speranze a Mosca che Russia e Bielorussia stiano sviluppando un modello di espansione attraverso una moneta, un nuovo parlamento e possibilmente un nuovo esercito congiunto (si addestrano insieme spesso, e sono entrambi membri chiave dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), modello che potrebbe essere applicato a molte regioni problematiche dell’ex Unione Sovietica fortemente filo-russe, dipendenti dalla Russia per la sopravvivenza e/o minacciate di sterminio dai “nazionalisti” dell’ex Repubblica Sovietica in cui sono intrappolati. Ciò si applicherebbe a regioni come la Transnistria, l’Ossezia del Sud, l’Abcasia e, naturalmente, il Donbass.

Alcune cose, come la Russia che dà la cittadinanza alle persone nelle repubbliche separatiste del Donbass, sono un’altra prova del fatto che la Russia sta cercando di integrare almeno più persone se non il territorio, ma per quelli all’interno della Russia ci sono stati molti anni di discorsi su integrazione e partnership degli ex territori con la Russia solo prendendo misure reattive – i georgiani hanno iniziato la guerra del 2008, con la Russia che ha preso solo i territori che Saakashvili voleva massacrare, la Russia ha riconosciuto solo il referendum della Crimea che ha permesso alla maggior parte dell’Ucraina di soffrire per mano di psicopatici russofobi, ecc.

Un insieme di standard per questo concetto di Unione Statale, che consenta alla Russia di ricomporre molte parti chiave del suo puzzle distrutto, otterrebbe naturalmente un massiccio sostegno pubblico da un’ampia varietà di posizioni politiche. Per molti questa nuova valuta unica e questo super parlamento permetteranno finalmente alla Russia di crescere e proteggere le persone di lingua russa (che hanno davvero bisogno di protezione dal brutale razzismo) sembra quasi troppo bello per essere vero, il che fa temere che lo sia.

Una delle cose peggiori che possiamo fare per il pubblico è quella di confondere fantasie di realizzazione dei desideri con proiezioni basate sull’analisi, quindi in questo momento dobbiamo mantenere attiva la parte razionale del nostro cervello e non cedere alle emozioni – ovvero tutti i piani russi per integrare o espandersi che non hanno prodotto risultati tangibili diretti.

L’Unione Russia-Bielorussia è stato un processo orribilmente lento e non vi è alcuna indicazione che qualcosa di straordinario accadrà domani. È strano che Putin abbia fatto queste audaci dichiarazioni pubbliche, ma anche lui non ha nascosto il fatto che, anche se rimangono sul campo, ci sono ancora tonnellate di burocrazia da trattare.

L’Unione Statale può essere un modello di espansione elaborato e redatto proprio mentre leggete queste righe, ma le azioni della Russia negli ultimi 10-15 anni mostrano che potrebbe essere troppo aggressivo o burocraticamente lento da usare in qualsiasi momento prossimo futuro, anche se sarebbe molto bello essere smentiti.

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Articolo di Tim Kirby pubblicato su Strategic Culture il 5 luglio 2019.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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