Dal 10 Agosto 2015, l’attenzione del pubblico interessato alla politica si è magicamente spostata verso la musa principale del Ministero degli Affari Esteri russo, il direttore del dipartimento informazioni e stampa, Maria Zakharova. Per essere più precisi, l’attenzione si è concentrata su come questa fragile signora si lanci audacemente contro il bunker della guerra delle informazioni, e contro tutti i tipi di possibili attacchi alla Russia. Non è possibile rimanere indifferenti nei confronti della Zakharova. Lei è intelligente, carismatica, dalla lingua tagliente, e riservata in modo straordinario.
La comparsa della Zakharova ha annunciato al mondo la nuova immagine del Ministero degli Affari Esteri russo, e questo non è accaduto per caso. Tornando indietro al 10 Febbraio 2013, il Presidente russo Vladimir Putin, parlando ad un incontro con i lavoratori dei media in occasione della Giornata degli Impiegati Diplomatici, ha chiesto un cambiamento di stile nel lavoro della diplomazia russa. Secondo lui, il ministero degli esteri doveva basare il suo lavoro su nuovi standard e sull’uso del “soft power” nella lotta contro le minacce informative esterne. Disse:
“Bisogna assegnare un’importanza prioritaria all’uso competente dei meccanismi del “soft power”: rafforzare le posizioni della lingua russa, promuovere attivamente un’immagine positiva della Russia all’estero, ed essere abili ad integrarsi organicamente nel flusso globale delle informazioni”.
Il Presidente ha chiamato le cose col loro nome. Esattamente sei mesi dopo, nel 2014, ricco di disastri e conflitti politici, le relazioni con i paesi dell’Occidente si deteriorarono all’estremo. C’era bisogno di difficili decisioni politiche e di un supporto informativo unico, e i massicci attacchi alla reputazione della Russia, le accuse e le provocazioni costrinsero la Russia a reagire in modo adeguato.
Dai comunicati Sovietici a Kalinka-Malinka
La pressione informativa dall’Occidente, senza precedenti nella storia moderna e a volte più che scorretta, è stata una sfida soprattutto per il Ministero degli Affari Esteri. Gli esperti occidentali sogghignavano sornioni e ridacchiavano del fatto che il brillante e cortese Sergej Lavrov avrebbe dovuto sobbarcarsi da solo il peso di tutto. Il precedente capo del dipartimento stampa, Aleksandr Lukaševič, non riuscì a parare il colpo, dato che lavorava nello stile governativo dei tassovok Sovietici (rapporti giornalistici provenienti dalle principali agenzie di stampa dell’URSS). Questo diplomatico era della vecchia scuola, austero e affidabile, ma per contrastare la guerra delle informazioni dell’Occidente non poteva organizzare una risposta decente senza infrangere le regole.
L’immagine ossificata dei diplomatici è stata preceduta dalla lunga storia del Ministero degli Affari Esteri Sovietico prima, e russo poi. Se prima tutti i tentativi di Teimuraz Sulatov di introdurre un “tocco personale” nel lavoro diplomatico vennero visti come sintomi di delirio, in seguito il capo del Ministero degli Affari Esteri Sovietico, Eduard Shevardnadze, cercò disperatamente di capire il modo di pensare “tradizionale”. È difficile immaginare che questo futuro presidente della Georgia avrebbe parlato di “Kalinka-Malinka” ai suoi sottoposti davanti ai giornalisti.
Il Ministero degli Affari Esteri aveva bisogno di energia e di una forte risposta alle realtà moderne.
La decisione non tardò ad arrivare. Dopo solo poco tempo, una persona “verificata” venne messa a capo del dipartimento stampa e giornalismo – e questa persona fu la bestia bionda, Maria Zakharova, chiamata ad essere la risposta russa a Jen Psaki.
Nonostante l’assurdità delle affermazioni della Psaki, la sua persona è diventata istantaneamente il soggetto della discussione, e questo significa che lo stesso destino attendeva qualsiasi cosa alla quale avesse dato voce per conto del Dipartimento di Stato americano. Ma la Russia ha fatto questo senza la parte dell’idiozia, e ha affidato il servizio stampa diplomatico ad una donna davvero intelligente. La studentessa ha sorpassato la sua insegnante.
La strada verso l’Olimpo politico
Maria Zakharova ha passato tutta la sua infanzia a Pechino con i suoi genitori, e poi è tornata a Mosca. Dopo essersi laureata alla facoltà di giornalismo internazionale all’Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali del Ministero degli Affari Esteri della Russia, la Zakharova è diventata una tirocinante nell’ambasciata russa nella sua familiare Cina, dove ha recitato con successo in un film locale sul rivoluzionario Li Lisan. La sua passione per la Cina, l’Asia e l’Oriente in generale è sincera – non riguarda solo la sua specializzazione professionale (studi orientali), ma è parte del suo mondo interiore. Una volta disse:
“La Cina, ovviamente, ha influenzato la formazione del mio atteggiamento verso la vita. Ho provato ad accettare il mondo circostante sia nella sua unità che nella sua diversità. Queste non sono parole vuote, non è una formula presa dai libri di testo, né dalle mie lezioni universitarie”.
Dopo aver concluso il suo tirocinio, la Zakharova è andata a lavorare per il bollettino diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, dove ha scalato i ranghi del dipartimento stampa fino a diventarne il capo nel 2003. Nel 2005 la Zakharova è stata trasferita a New York per lavorare come addetto stampa dell’Ambasciata russa alle Nazioni Unite.
In altre parole la Zakharova ha imparato le peculiarità della cucina diplomatica e della guerra delle informazioni fin dall’inizio della sua carriera, e così lo stato e i cittadini possono stare tranquilli, perché Masha [Diminutivo di Maria, NdT] troverà sempre le parole per una risposta.
Immediatamente dopo la nomina di Maria a direttore del dipartimento, Sergej Lavrov a cominciato gradualmente a svanire nell’ombra, assaltando sempre più raramente il bunker della guerra delle informazioni, e abbassando il livello delle sue dichiarazioni. Ha potuto fare questo grazie alla Valchiria bionda che ogni giorno organizza una lotta senza tregua contro la spazzatura russofoba e le dichiarazioni dei rappresentanti ufficiali o non ufficiali dell’Occidente.
Le citazioni di Maria
Le acute affermazioni di Maria, la cui lunghezza e ampiezza sono punteggiate di sarcasmo nei confronti delle buffonate europee e americane, non possono lasciare indifferenti nessuno, ma evocano una forte reazione e forti emozioni. A volte anche le persone indifferenti alla politica reagiscono ad esse. In un breve periodo di tempo, ma denso di avvenimenti, Maria Zhakarova ha detto così tante cose pregnanti, che è giunto il momento di stilare una raccolta di citazioni. Eccone alcune:
“Facebook bloccherà gli account che usano le parole “katsap” [Letteralmente “macellaio”, termine dispregiativo ucraino per indicare i Russi, NdT], “vatnik” [Letteralmente “colui che indossa la vata”, ovvero una giacca imbottita di cotone che è anche un indumento stereotipico, termine denigratorio ucraino per indicare i filorussi, soprattutto quelli del Donbass, NdT], “Moskal” [Letteralmente “Moscovita”, duro termine ucraino per indicare i Russi, NdT], e McCain?”
La Zakharova si è rivolta al pubblico con questa frase in risposta al blocco dell’account dello scrittore Eduard Bagirov per aver usato il termine assolutamente innocuo “poveri khokhlij” [Letteralmente “coloro che portano l’oseledets”, un tipico taglio di capelli dei Cosacchi ucraini, termine russo per indicare gli Ucraini, NdT].
Ecco come il capo del dipartimento ha commentato l’isteria che si è sviluppata intorno alla situazione militare in Siria:
“Mi domando come il Pentagono ora stia traducendo e analizzando le parole di Putin riguardo al fatto che sia o meno necessario avere una base militare in Siria. Questo è quello che la nonna ha detto due volte. Mi dispiace ragazzi, ma non c’è modo di approfondire la cosa. Se solo cominciaste a cercare la nonna”.
Riguardo all’affascinante ruolo del governatore della regione di Odessa, Mikhail Saakashvili, nel forum anti-corruzione a Dnepropetrovsk, Maria disse:
“Dopo che Condoleezza Rice ha inviato Ucraini in Liberia per farli rallegrare di quello che avevano, è diventato difficile sorprendermi. Ma ora il protetto degli Americani in “scarpe Louboutin con i tacchi alti e pantaloni” [Riferimento ad una nota canzone pop russa il cui testo recita “su scarpe Louboutin con i tacchi alti e con pantaloni pazzeschi”, NdT] ha ambiziosi piani politici in Ucraina”.
Ma l’umorismo migliore è l’umorismo su sé stessi. Un giorno Maria scherzò riguardo ai suoi abiti, pubblicò una foto sui social network di lei con una giacca alla moda e scrisse:
“Oggi sono una vera vatnitsa in vatnik, con zucchero filato proveniente direttamente da Solovyov”.
E qui c’è il duello intellettuale tra la bestia bionda e il sonettista riccioluto, il poeta Dmitrij Bykov, che è diventato uno degli eventi semi-politici più discussi… Ma lo stile poetico usato da Maria Zakharova non è efficace solo per i duelli. Il suo poema, scritto e dedicato ai soldati russi uccisi in Siria il 24 Novembre 2015 è famoso:
“Raduniamoci, fratelli miei, per ricordare
Coloro che hanno fatto da scudo al mondo con loro stessi,
Che hanno dimenticato per sempre il loro successo,
Per arricchire tutti noi.
Ricordiamoli nelle preghiere,
Perché loro ci perdonino,
Perché non ci hanno portato con loro,
Lasciandoci sulla Terra.
Ricordiamoli cento volte,
Con un bicchiere, e le lacrime,
E col rancore nei confronti dei premi,
Per il combattimento col quale ci hanno detto addio.
Ricordiamoli alzandoci tutti in piedi,
Piegandoci sull’erba.
Ci hanno lasciato per coloro che c’erano,
La luce si nasconde dietro l’oscurità.
Uniamo le nostre braccia con quelle di chi,
I cui occhi sono pieni di lacrime,
Le cui case sono diventate deserte,
A causa dell’orrore del male.
Ricordiamoli, vi prego,
Ricordiamoli tutti insieme,
Quelli che sono periti per il paese,
Per il suo onore e per il proprio”.
Schiaffi agli Occidentali e riverenze per il popolo
Molte fonti mediatiche occidentali hanno ricevuto uno schiaffo in faccia verbale dalla “nostra Masha”. Il canale televisivo in lingua inglese Euronews ha catturato due volte l’occhio attento della Zakharova. Prima lo ha beccato a mentire riguardo ai “2 milioni di Tartari di Crimea deportati” invece di duecentomila. Poi ha scoperto e reso pubblica l’immondizia disinformativa in relazione alla supposta reazione russa riguardo ad una risoluzione sulla Crimea adottata dalla regione italiana del Veneto. Il capo del dipartimento del Ministero degli Esteri non ha esitato a dare ancora un’altra lezione di giornalismo ai cronisti occidentali “liberi e indipendenti”:
Nello stesso tempo in cui il Ministero degli Affari Esteri sta diventando più sarcastico verso i nostri “partner” internazionali che conducono la campagna anti-russa, così il Ministero degli Affari Esteri ora è più vicino alla gente comune russa e alla sua vasta audience.
Assieme alla professionalità delle azioni di Maria, viene manifestata l’umanità dei nostri diplomatici. Ha mandato in pezzi tutti gli stereotipi degli impiegati del ministero degli esteri.
Per esempio, Maria non ha esitato a postare sui suoi social network personali numerosi scatti del suo archivio familiare, proprio come ogni donna a cui piacciono i fiori e non esita ad esporre i dettagli della sua felice maternità. Sembra che questi siano già 30 punti più della Psaki, perciò cos’altro è rimasto?
La Zakharova non si limita solo alle foto, ma ha impressionato il pubblico anche con un altro sensazionale exploit. Durante il summit a Sochi con l’ASEAN, questa rappresentante del Ministero degli Affari Esteri ha mantenuto la sua promessa ai reporter e ha ballato nientemeno che “Kalinka”.
Ciò è toccante, divertente, e allo stesso tempo, estremamente serio. Ovviamente, tutti si ricordano di come il primo presidente della Russia, Boris Eltsin, ballò una canzone di Osin e diresse un’orchestra. Ma quest’arte non venne mai così politicizzata da “figure di primo rango”. Ora si può dire a ragione che la Zakharova non è solo una risposta alla Psaki, ma anche a Barack Obama, il cui tango al ricevimento della presidentessa dell’Argentina è stato distrutto dalla “Kalinka” di Maria. Non stiamo parlando del livello della danza, ma dell’efficacia e della vivacità di come la danza della “nostra Masha” abbia sortito migliori effetti dei tentativi di Obama di ritrarre sé stesso come un macho passionale.
Il volto della Russia
Tirando le somme, ma senza enumerare tutte le imprese di Maria, si dovrebbe affermare che la Zakharova per alcuni anni ha generato attivamente l’immagine più onesta del Ministero degli Affari Esteri, e in una certa misura lei è il volto della Federazione Russa. Non è solo schietta nelle sue dure dichiarazioni, ma è paziente di fronte alle critiche e onesta nell’ammettere i nostri errori. Gli oppositori del governo russo, sia in patria che all’estero, ora hanno un’orribile allergia alla Zakharova e la disprezzano. Ecco perché “Radio Europa Libera” compara lo stile aggressivo delle sue dichiarazioni ai poster Sovietici, e perché il giornalista Oleg Kashin, noto nei ristretti circoli dell’opposizione, biasimi la sua sgarbatezza e la consigli di migliorare la sua retorica. Di volta in volta, Maria è finita anche sotto le critiche di cittadini patriottici, come quando si guadagnò una valanga di critiche ed indignazione per la sua dura valutazione di Stalin e il suo tentativo di compararlo ad Hitler.
Ma, nonostante alcuni punti deboli (chi non li ha?), la Zakharova era e rimane una delle bionde più formidabili e intelligenti della nostra epoca. Il pubblico continua ad ammirare le sue penetranti e rapide reazioni al sudiciume del flusso d’informazioni. Sarebbe giusto dire che l’incontrollabile Maria Zakharova è il nostro scudo russo contro le frecce avvelenate di bugie e disinformazione provenienti dai nostri “cari partner”.
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Articolo di Ekaterina Lukina pubblicato da PolitRussia il 25 Maggio 2016 e su Fort Russ il 2 Giugno 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it
un solo appunto alla bellissima e bravissima Maria: prima di abbandonare il suo cuore all’innamoramento per i politici italioti (mi riferisco a Renzi)…. faccia fare ad esso pratica ulteriore di discernimento tra l’uomo e il quaquaraquà! 😉