Il 15 gennaio, il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione in cui annunciava l’avvio delle procedure interne per il ritiro dal Trattato “Cieli Aperti”. Un altro accordo sul controllo degli armamenti potrebbe quindi essersi concluso.

No more Open Skies

Gli USA si sono ritirati per primi dal trattato

Nel novembre del 2020, gli Stati Uniti si sono ufficialmente ritirati dal Trattato Cieli Aperti. Prima di questa mossa, Washington aveva ripetutamente accusato la Russia di mancato rispetto dell’accordo. In particolare, gli americani hanno affermato che la Russia avrebbe limitato i voli sull’enclave di Kaliningrad, oltre che nel corridoio di dieci chilometri lungo i confini dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.

Nel 2014 è stata lanciata una campagna negli Stati Uniti per limitare i voli di ispezione degli aerei russi. Gli americani in particolare hanno affermato che i nuovi velivoli russi erano dotati di apparecchiature digitali più avanzate, che consentivano loro di ottenere maggiori informazioni rispetto al volume di informazioni raccolte dagli aerei americani nei voli sulla Russia.

Durante la presidenza di Barack Obama, agli ispettori russi non è stato permesso di effettuare diversi voli sul territorio degli Stati Uniti. Durante la presidenza di Donald Trump, gli Stati Uniti hanno tracciato la loro rotta per uscire dal trattato, compresi altri accordi sul controllo degli armamenti.

La palla all’Occidente

Konstantin Kosachev, il capo del Comitato per gli Affari internazionali del Consiglio della Federazione Russa, ha osservato che il trattato avrebbe potuto essere salvato dopo il ritiro degli Stati Uniti se le altre parti del trattato – principalmente i membri della NATO – avessero voluto salvarlo. Secondo lui, potrebbero decidere di non trasferire agli americani le informazioni raccolte durante i loro voli di ispezione sulla Russia.

Come ha notato Kosachev sulla sua pagina Facebook, sarebbe necessaria una conferma ulteriore, poiché l’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico recita come segue:

“Le Parti si consulteranno ogniqualvolta, secondo l’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una qualsiasi delle Parti sarà minacciata”.

L’articolo 8 dice poi:

“Ciascuna Parte dichiara che nessuno degli impegni internazionali attualmente in vigore tra essa e qualsiasi altra delle Parti o qualsiasi Stato terzo è in conflitto con le disposizioni del presente Trattato, e si impegna a non entrare in alcun impegno internazionale in conflitto con il presente Trattato”.

A suo avviso, i paesi della NATO hanno preferito mantenere i loro obblighi nel quadro dell’Alleanza, piuttosto che in quello del Trattato Cieli Aperti.

Il Trattato Cieli Aperti è stato concluso nel 1992 da 23 Stati membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. In conformità con il trattato, gli stati che hanno firmato il trattato si sono impegnati a rendere possibili voli d’osservazione sui loro territori sulla base di quote stabilite. I voli vengono effettuati sulla base di una notifica. Il trattato prevede quote annuali “passive” (per la parte osservata) e “attive” (per la parte osservante).

  • Il Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower una volta si era espresso a favore di tali voli, ma l’URSS allora rifiutò l’idea. L’iniziativa venne attuata solo quasi quattro decenni dopo.
  • La Russia ha ratificato il trattato nel 2001, ma il paese vi ha preso parte dal momento della firma. Al momento, 35 stati sono membri del Trattato Cieli Aperti.

Mentre il processo di negoziazione è in corso, c’è ancora una possibilità di salvare l’accordo. Tuttavia, spetta agli alleati europei degli Stati Uniti avviare una simile iniziativa, che difficilmente si concretizzerà.

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Articolo di Anton Kulikov pubblicato su Pravda Report il 15 gennaio 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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