All’inizio dell’estate, la Fondazione Clinton ha pubblicato centinaia di pagine di documenti appena declassificati [in inglese] sulle conversazioni tra il presidente americano Bill Clinton e il presidente russo Boris Eltsin tra il 1996 e il 1999. I documenti mostrano la portata dell’ingerenza statunitense nella politica interna russa negli anni ‘90, e sono una netta testimonianza dell’asservimento dell’oligarchia russa, personificata da Boris Eltsin, all’imperialismo USA.
Per via dell’isteria fortemente ipocrita dei media di destra riguardo alla presunta “intromissione” russa nelle elezioni americane del 2016, e del massiccio rafforzamento militare della NATO contro la Russia, questi documenti acquistano un significato speciale. Il fatto che quasi nessun giornale americano ha riportato i documenti appena declassificati, che contraddicono quasi ogni elemento della loro propaganda anti-russa, la dice lunga.
I primi documenti risalgono al 1996, l’anno delle elezioni presidenziali in Russia. Boris Eltsin, che aveva presieduto la “terapia d’urto” con cui il capitalismo era stato completamente restaurato in Russia, era ormai largamente odiato e non aveva quasi nessuna possibilità di vincere le elezioni. Il vincitore più probabile era Gennadij Zjuganov, il leader del Partito Comunista (KPRF) ultranazionalista e stalinista.
Il fatto che gli Stati Uniti siano intervenuti pesantemente in queste elezioni per sostenere Eltsin, con il quale Clinton aveva sviluppato una stretta relazione politica, è noto da tempo. Di fatto, i media statunitensi, compresa la rivista Time, si sono vantati di questa operazione, che ha comportato l’invio in Russia di ex funzionari statunitensi altamente retribuiti per aiutare Eltsin nella sua campagna [in inglese].
I documenti appena pubblicati forniscono informazioni più dettagliate su questa operazione assolutamente antidemocratica.
In una conversazione telefonica tra Eltsin e Clinton il 21 aprile 1996, Eltsin esortava Clinton “a non abbracciare Zjuganov”. Clinton rispose: “Non devi preoccuparti di questo. Abbiamo trascorso cinquanta anni a lavorare per l’altro risultato”.

Bill Clinton e Boris Eltsin
Circa due settimane dopo, il 7 maggio 1996, parlarono di nuovo. Questa volta, Eltsin chiese a Clinton un massiccio prestito dell’FMI da utilizzare per la sua campagna presidenziale. La conversazione merita di essere citata per intero:
Eltsin: …Per favore cerca di capirmi. Bill, per la mia campagna elettorale, ho urgentemente bisogno di un prestito alla Russia di 2,5 miliardi di dollari.
Clinton: Lascia che ti chieda questo: non ti è stato di grande aiuto quando il Club di Parigi ha ripianificato il debito della Russia? Pensavo che avrebbe fatto affluire diversi miliardi di dollari nel tuo paese.
Eltsin: No, arriveranno nella seconda metà dell’anno, e nella prima metà dell’anno avremo solo 300 milioni di dollari a causa delle condizioni stabilite dal FMI… Ma il problema è che ho bisogno di soldi per pagare pensioni e stipendi. Senza risolvere la questione delle pensioni e dei salari, sarà molto difficile fare campagna elettorale. Sai, se potessimo risolvere questo problema in modo che arrivino 2,5 miliardi di dollari nel primo semestre, potremmo forse riuscirci. O se potessi farlo tu con le tue banche con garanzie del governo russo.
Clinton: Controllerò con l’FMI e con alcuni dei nostri amici, e vedremo cosa si può fare. Penso che questo sia l’unico modo per farlo, ma dammi dei chiarimenti. Avevo capito che avresti ottenuto circa 1 miliardo di dollari dall’FMI prima delle elezioni.
Eltsin: No, no, solo 300 milioni.
Clinton: controllerò.
Eltsin: Va bene.
Più avanti nella conversazione, Clinton ha dichiarato: “Mi ha fatto molto piacere vedere che hai rapidamente respinto il suggerimento di rinviare le elezioni. Queste elezioni saranno una pietra miliare per la democrazia russa. Credo che tu abbia ragione a fidarti della saggezza degli elettori russi. La tua affermazione sta ricevendo un’enorme pubblicità favorevole negli Stati Uniti e in tutto il mondo”.
Le elezioni del 1996 in Russia furono “democratiche” come l’intero processo di restaurazione capitalista: finanziate e sostenute dall’imperialismo USA, furono un palese assalto ai diritti democratici e agli interessi sociali della classe operaia. Clinton, come altri presidenti degli Stati Uniti prima e dopo di lui, usò il termine “democratico” solo per designare sviluppi che corrispondevano agli interessi politici e di politica estera dell’imperialismo USA.
Il patetico elemosinare di Eltsin per il sostegno degli Stati Uniti in un’elezione che sapeva che avrebbe altrimenti perso, era sintomatico del rapporto dell’oligarchia russa con quello che considerava il suo “fratello maggiore”. L’oligarchia nel suo insieme emerse come il prodotto della totale capitolazione della burocrazia staliniana all’imperialismo, la distruzione dell’Unione Sovietica, e fu, fin dall’inizio, profondamente dipendente dal capitale finanziario internazionale, incentrato negli Stati Uniti.
Durante gli anni ‘90, l’oligarchia si affidò all’aiuto attivo dell’imperialismo USA per l’attuazione della “terapia d’urto”. Innumerevoli “consiglieri”, il precedente governo e il personale attivo della CIA, si radunarono in Russia per “aiutare” gli oligarchi a saccheggiare il paese e stabilire il controllo su quante più risorse possibili.
Questa stretta relazione si rifletteva nell’amicizia tra Eltsin, noto ubriacone, e Clinton. Nel 1996-97, tra i due presidenti non passò quasi nessuna conversazione senza che Eltsin dicesse a Clinton che “gli era mancato” o che gli dava un “abbraccio da orso”. Clinton, che non nascondeva il suo affetto personale per Eltsin, ribatteva assicurando a Eltsin che anche lui gli era mancato e lo elogiava ripetutamente come il “padre della democrazia russa”.
Quali che fossero le affinità personali tra Clinton e Eltsin e la prontezza pressoché illimitata dell’oligarchia a capitolare alle richieste di Washington, l’imperialismo statunitense non mostrò alcun segno di voler allentare la pressione sulla Russia: al contrario. Come analizzato all’epoca dal World Socialist Web Site, l’imperialismo statunitense era determinato a portare sotto il suo diretto controllo tutte le risorse che si erano rese disponibili grazie alla distruzione dell’Unione Sovietica nel 1991 da parte della burocrazia stalinista. (Si veda anche [in inglese]: “Perché la NATO è in guerra con la Jugoslavia? Potenza mondiale, petrolio e oro”)
Mentre gli Stati Uniti e la NATO si spingevano in modo spericolato verso i confini della Russia, l’amministrazione Eltsin stava cercando di mantenere più alto possibile il livello della cooperazione politica. Eppure lo spazio che l’imperialismo statunitense aveva concesso alle manovre dell’oligarchia russa si stava riducendo continuamente.
Le conversazioni sempre più tese tra Clinton e Eltsin del 1998 e 1999 riguardo ai bombardamenti americani in Iraq nel 1998 e in Serbia nel 1999 riflettono questa dinamica. Il primo scontro tra Eltsin e Clinton avvenne a seguito del bombardamento dell’Iraq, che l’amministrazione Eltsin, agendo soprattutto attraverso il Ministro degli Esteri che stava lavorando a stretto contatto con il Segretario di Stato americano Madeleine Albright, aveva cercato di impedire collaborando a fare pressioni su Saddam Hussein per anni. (Vale la pena ricordare che la burocrazia stalinista diede il via libera al primo bombardamento dell’Iraq nel 1990 sotto il mandato del Presidente George Bush).
In una conversazione telefonica del 22 novembre 1997, in cui Clinton indicò che stava prendendo in considerazione opzioni militari, Eltsin cercò di insistere sulle pressioni diplomatiche, dicendo: “Sai che saremo pronti ad esercitare pressioni su di lui ogni giorno e a mantenere lì il nostro rappresentante, Viktor Posuvaljuk, su base giornaliera. Vogliamo costringerlo ad accettare le nostre condizioni. Noi agiremo fino a quando la sua mente non sarà impostata correttamente”. Eppure, nonostante i tentativi dell’oligarca russo di contribuire ulteriormente ad un accordo, alla fine del 1998 gli Stati Uniti bombardarono l’Iraq [in inglese], ancora una volta senza preavviso e senza una dichiarazione di guerra.
Le tensioni si aggravarono ulteriormente per i bombardamenti della NATO in Jugoslavia pochi mesi dopo. Durante i primi mesi del 1999, Eltsin stava discutendo, o piuttosto chiedendo, al presidente degli Stati Uniti di continuare a perseguire una soluzione “diplomatica” al conflitto con il leader serbo Milošević, con il quale parti dell’élite dirigente russa mantenevano stretti legami.
Il 24 marzo 1999, la NATO iniziò a bombardare la Serbia. Gli attacchi sarebbero durati fino al 10 giugno 1999, uccidendo 538 civili e distruggendo numerosi edifici pubblici e infrastrutture cruciali nell’impoverito paese. In Russia, circa il 96% della popolazione denunciava gli attacchi come un “crimine contro l’umanità”. Nel frattempo, Eltsin stava subendo forti pressioni dall’interno dell’oligarchia e parti dell’esercito, che percepivano le scommesse della Russia su un’alleanza con gli Stati Uniti come un disastro.
In una telefonata con Clinton del 25 aprile 1999, durata oltre un’ora e mezza, uno Eltsin esasperato e visibilmente disperato esortò Clinton a porre immediatamente fine ai bombardamenti. Assicurò a Clinton che stava resistendo alle richieste da parte del suo comando militare di un intervento militare.
Eltsin: Sai che sto ascoltando le preoccupazioni dei nostri militari che stanno parlando di mandare soldati ad aiutare Milošević. Sai che le ho condannate con termini durissimi, che ho convocato il mio Consiglio di Sicurezza e che ho detto che non se ne dovrebbe parlare. Qualsiasi generale che parlerà di inviare truppe ad aiutare Milošević sarà espulso sommariamente dalle Forze Armate.
Clinton: grazie.
Poi, Eltsin indicò che gli era impossibile difendere a lungo la sua posizione, esortando Clinton a porre fine alla guerra il prima possibile. Visibilmente esasperato, Eltsin urlò: “non spingere la Russia in questa guerra. Sai cos’è la Russia. Sai com’è equipaggiata, non spingere la Russia a questo”.
Temendo un’escalation del conflitto, Eltsin mise in moto un’importante missione diplomatica con Černomyrdin, allora capo di Gazprom, che all’epoca era il più grande monopolio del gas del mondo, perché persuadesse Milošević ad avviare negoziati con gli Stati Uniti e la NATO. Poco dopo la fine dei bombardamenti della NATO, Eltsin disse a Clinton in una conversazione telefonica del 13 giugno 1999 che aveva designato Vladimir Putin come suo successore. (Putin era un membro di alto rango dell’amministrazione presidenziale a Mosca fin dai tempi delle le elezioni truccate del 1996).
Eltsin: Tra poco, nei prossimi giorni, incontrerai Putin. In questo momento vorrei parlarti brevemente di lui, così saprai che tipo di uomo è. Mi ci è voluto molto tempo per pensare a chi potrebbe essere il prossimo presidente russo nel 2000.
Sfortunatamente, in quel momento, non sono riuscito a trovare nessun candidato adatto. Alla fine, mi sono imbattuto in lui, cioè Putin, e ho studiato la sua biografia, i suoi interessi, le sue conoscenze e così via. Ho scoperto che è un uomo saldo che viene tenuto ben al corrente di vari argomenti di sua competenza. Allo stesso tempo, è minuzioso e forte, molto socievole. E può facilmente avere buoni rapporti e contatti con persone che sono suoi partner. Sono sicuro che lo troverai un partner altamente qualificato. Sono molto convinto che sarà sostenuto come candidato nel 2000. Ci stiamo lavorando di conseguenza.
Clinton disse: …abbiamo avuto buoni contatti con Putin finora, e non vedo l’ora di incontrarlo a Auckland.
È giusto dire che all’epoca Clinton sapeva più “che tipo di uomo” fosse Putin che il 90% degli elettori russi. Putin, l’ex uomo del KGB dietro l’ascesa di Anatolij Sobčak [in inglese], il sindaco di San Pietroburgo, era stato una figura oscura per la maggior parte degli anni ‘90. La sua principale preoccupazione, a parte i rapporti con la mafia locale, erano le conversazioni segrete con i rappresentanti delle banche straniere e dei governi imperialisti, che visitava in qualità di braccio destro di Sobčak. Secondo il giornalista britannico Ben Judah, Putin godeva della simpatia di circa l’1% della popolazione quando venne designato da Eltsin come suo successore.
In un incontro a Istanbul del 19 novembre 1999, Eltsin e Clinton ebbero il seguente scambio su Putin:
Clinton: chi vincerà le elezioni?
Eltsin: Putin, ovviamente. Sarà il successore di Boris Eltsin. È un democratico e conosce l’Occidente.
Clinton: è molto intelligente.
Eltsin: È tutto d’un pezzo. Ha un manico di scopa al posto della schiena.
È un duro, e farò tutto il possibile perché vinca – legalmente, ovvio. E vincerà. Farete affari insieme. Continuerà la linea di Eltsin sulla democrazia e l’economia e amplierà i contatti della Russia. Ha l’energia e il cervello per avere successo.
Con tutta la propaganda anti-Putin negli Stati Uniti e nei media occidentali, vale la pena ricordare che Putin era considerato una scelta formidabile di Eltsin. La “tenacia” di Putin era approvata dagli ambienti economici internazionali che ritenevano che la Russia avesse bisogno del proprio “Pinochet” per mettere in ordine il paese, e stabilire un solido quadro per lo sfruttamento senza limiti e senza ostacoli della classe operaia e delle risorse della Russia attraverso le maggiori banche e società .
Il fatto che la nomina di Putin sia stata almeno in parte il risultato del crescente sentore all’interno dell’oligarchia russa che poteva difendere i suoi interessi solo respingendo, almeno in parte, gli Stati Uniti, non venne notato dalla maggior parte degli osservatori statunitensi fino a quando Putin non si mosse contro l’oligarca filoamericano Michail Chodorkovskij nel 2003.
La reazione dell’oligarchia russa – per quanto limitata – da allora stabilì limiti allo sfruttamento delle materie prima della Russia da parte delle le compagnie straniere. L’oligarchia russa ha inoltre mantenuto le proprie alleanze in politica estera e legami economici, anche con altre importanti potenze imperialiste come la Germania, che sono in contrasto con gli interessi economici e di politica estera dell’imperialismo USA.
Tutto ciò è stato una spina sempre più grande nel fianco dell’imperialismo USA nella sua spinta per l’egemonia globale. Questa è la motivazione fondamentale dell’isterica campagna anti-Russia e anti-Putin degli ultimi anni. Nel mettere in luce sia i crimini dell’imperialismo USA negli anni ’90, sia i rapporti di Washington con l’oligarchia russa sotto Eltsin, i documenti appena declassificati sono ancora un’altra testimonianza del carattere fondamentalmente ingannevole e di destra di questa campagna.
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Articolo di Clara Weiss pubblicato su World Socialist Web Site il 22 settembre 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
alla fine si sta affermando (nell’articolo) in modo gentile….che putin è un uomo con stretti legami nel sistema finanziario occidentale…..
questo dà la conferma (se mai se ne fosse stato bisogno) che i vertici russi sono in qualche modo in accordo con i vertici occidentali e la realtà forse non è quella dello scontro vero tra russia e occidente ma un teatro x creare certe condizioni……quali?
lo vedremo,credo tra non molto.
Ogni interesse ,che può essere anche di breve periodo, propone visioni della realtà che più si accordano con la necessità di realizzarlo; e qui non sappiamo quale esito si proponga questo articolo ,che , mio avviso, rientra nella categoria di quelli che sono contro il Nemico”Putin” che si oppone agli eccessi della politica estera d’Occidente.
Due premesse e una paura. 1.Pensare che il crollo dell’URSS sia stato naturale, casuale ed inevitabile è irrealistico a meno che si voglia credere alle favole. Si è trattata di una operazione strategica formidabile, perfettamente pianificata e immensamente finanziata. L’Unione Sovietica era inattaccabile sia militarmente sia con operazioni di spionaggio convenzionali di infiltrazione perchè su questi fronti era perfettamente attrezzata a difendersi. L’unico punto vulnerabile era il suo apparato politico centrale che governava tutto il resto ed è lì, in quell’unico punto, che fu colpita e conquistata. 2.Diffido sommamente e temo come sommamente pericoloso tutto ciò che proviene dallo eltsinismo. E direi a ragione oltre per gli immensi danni fatti alla popolazione sovietica anche per ciò che si capisce bene dall’articolo come si capisce bene che cosa gli eltsiniani e i loro mandanti imperiali intendono per “democrazia”. In occasione delle elezioni di Eltsin si è parlato di interi bancali di dollari ammassati nell’americana per “sostenerlo”. Negli anni di Eltsin non veniva nominato nemmeno un guardiano delle latrine pubbliche senza il vaglio preventivo e l’approvazione dei conquistatori cioè degli americani; figuriamoci il suo successore. Detto ciò dallo scempio della Libia alla crisi ucraina hanno progressivamente iniziato a squillare numerosi campanelli di allarme sulla natura dell’attuale Potere che governa la Russia per le troppe incongruenze tra la versione mitologica che lo vorrebbe come salvatore delle libertà e della verità per un mondo nuovo e quello che si vedeva nella pratica: l’assenso alla conquista della Libia esattamente come fatto dal capostipite Eltsin con la Jugoslavia. L’assenso alla conquista dell’Ucraina, con pronto riconoscimento, così come di tutti gli altri Stati ex sovietici senza battere ciglio. La ghettizzazione/neutralizzazione del Donbas con tutte le tragedie anche recenti conseguenti. Il mancato aiuto richiesto dalla Grecia quando era sul baratro. La politica doppia nel Vicino Oriente dove traffica contemporaneamente con aggressori ed aggredito. La vendita di sistemi S-300 (Grecia) ed S-400 (Turchia) a Paesi NATO o come l’Arabia Saudita ma non ai presunti amici. Ed infine il fatto che come ai tempi di Eltsin (v. articolo) dall’ambito del Potere (e dei media) siano tenuti molto alla larga partiti patriottici ad anti liberisti come il KPRF (secondo partito in Russia) ed altri movimenti di rilievo, mentre i filo Occidentali iperliberisti (v. massacro sociale delle pensioni) hanno porte spalancate sia nell’ambito del Potere che nei mezzi di informazione.
Detto tutto questo, mi scuso per la lunghezza, temo fortemente che questa nuova Russia sia soltanto la prosecuzione in versione sobria e scaltra di quella di Eltsin e che si limiti a litigare con l’Impero, di cui riconosce la primazia, semplicemente per reclamare il proprio tornaconto. Così come il gregario di una gang potrebbe reclamare al Boss riconosciuto i traffici nel proprio quartiere senza però mettere in discussione nè la gang nel il ruolo del capo.
Spero sempre di sbagliarmi ma, purtroppo, i segnali, tra mille ambiguità, da anni vanno sempre solo in una direzione e non c’è nulla che al momento smentisca questa interpretazione. L’URSS e la Russia furono definitivamente sconfitte e conquistate nel 1989-1991 e di loro non resta nemmeno l’anima.