Secondo fonti del Dipartimento di Stato e della Difesa, in dichiarazioni riportate da Foreign Policy, il Pentagono sta “rispolverando”, rivalutando e aggiornando i propri piani d’emergenza per la guerra contro la Russia. L’articolo spiega perché la colpa di tutto ciò sia della Russia, e come potranno andare le cose a questo punto.
L’articolo, scritto dalla nota commentatrice della politica russa e, per sua stessa ammissione, russofoba Julia Ioffe, spiega che questa è “la prima volta dal crollo dell’Unione Sovietica” che il Pentagono decide di rivedere e aggiornare i propri piani d’emergenza in caso di guerra con la Russa, sulla base della revisione delle valutazioni del Paese che ora è una potenziale minaccia anziché un potenziale partner della NATO.
La causa di questa fretta del Pentagono è, apparentemente, l’”annessione” della Crimea da parte Russa, riferendosi con questo al referendum tenuto in seguito al colpo di Stato di Maidan a Kiev a inizio 2014; in quella situazione la Penisola ha rotto con l’Ucraina e si è unita alla Russia. Un’altra causa è l’”invasione” russa dell’Ucraina orientale, riferendosi con questo alle ripetute accuse da parte di funzionari di Kiev secondo cui sarebbero impegnati militarmente nel tentativo di separare le regioni di Donetsk e Lugansk tra i nove e duecentomila soldati regolari russi.
Un anonimo funzionario di alto rango della Difesa, a conoscenza dell’aggiornamento dei piani, ha riferito a FP che “dato il contesto di sicurezza, e date le azioni della Russia, è divenuto evidente che dobbiamo aggiornare i nostri piani di difesa contro l’aggressione nei confronti di uno qualunque degli alleati NATO.”
Il funzionario non ha rilasciato nessun commento, e presumibilmente non ha ricevuto nessuna domanda su quanto la politica USA di regime change andata in scena nel febbraio 2014 a Kiev contro un presidente impopolare ma democraticamente eletto, abbia a che fare con la risposta della Russia alla situazione di crisi in Ucraina, e quindi con il deterioramento dei rapporti tra Washington e Mosca.
FP sottolinea che i nuovi piani sono una drastica svolta nei rapporti NATO-Russia, revisionati in seguito al collasso dell’Unione Sovietica, quando per molti anni Mosca aveva avuto accesso all’Alleanza nella sua marcia verso est, firmando accordi di difesa e cooperazione, tenendo “esercitazioni militari congiunte, regolari consultazioni e perfino [aprendo] un punto di transito NATO a Ulyanovsk in Russia, per lo smistamento di materiale destinato ai combattimenti in Afghanistan.” Prima della crisi, la Russia “non era né un pericolo, né una priorità.”
Il funzionario ha spiegato che i nuovi piani, che hanno tutti a che fare con un’ipotetica aggressione russa contro gli Stati Baltici (naturalmente), hanno due direttive: una focalizzata sulle azioni USA in coordinazione con la NATO, e l’altra che considera l’eventualità che gli USA agiscano indipendentemente dall’Alleanza.
Come spiega Ioffe, “entrambe le versioni dei piani d’emergenza aggiornati si focalizzano sulle incursioni russe nei Paesi Baltici, uno scenario che è stato individuato come il più probabile per la nuova aggressione russa.” Inoltre, “si stanno sempre più concentrando non tanto sulla guerra tradizionale, ma sulle tattiche ibride che la Russia ha utilizzato in Crimea e nell’Ucraina dell’est: ‘piccoli uomini verdi’, proteste costruite ad arte, e attacchi cibernetici“. Considerate assieme, si può dire che delineano un “notevole distacco dalle politiche di difesa USA post-Guerra Fredda.”
Ammesso che le stime di FP circa il modo in cui il Pentagono pensa ai piani di guerra contro la Russia siano corrette, risulta difficile capire come i ‘piccoli uomini verdi’ delle forze armate russe, possano farsi strada fino agli Stati Baltici, dato che, diversamente dalla Crimea, in cui i Russi avevano già una base militare che ospitava la Flotta Russa del Mar Nero grazie, da quelle parti Mosca non ha nessuna installazione militare.
Riguardo all’impiego di metodi di guerra ibrida nascosta da parte russa, di ‘proteste fabbricate’ e dell’invio di piccoli uomini verdi non identificati al fine di occupare posizioni chiave nel governo regionale, come sarebbe successo in Ucraina orientale, sembra che i pianificatori del Pentagono semplicemente non riescano ad immaginare l’idea che le persone in alcune regioni di un Paese diviso etnicamente e socialmente (come l’Ucraina), a seguito delle dichiarazioni del dopo colpo di Stato da parte delle autorità, secondo cui le loro priorità sarebbero state la proibizione della lingua russa e l’eliminazione delle opposizioni, possano aver dato vita a manifestazioni di protesta organizzate, e costituito forze di auto difesa.
Sconfitta in scenari di guerra simulati
Foreign Policy spiega con preoccupazione che dall’anno scorso, ripetute simulazioni della Rand Corporation, svolte per conto del governo USA al fine di testare lo scenario di una ipotetica ‘invasione ibrida’ russa dell’Estonia e della Lettonia, hanno evidenziato che la NATO non sarebbe in grado di difendere quei Paesi allo stato attuale delle forze in campo.
Citando un commento dell’ex Vice Assistente del Segretario alla Difesa per lo Sviluppo delle Forze Armate David Ochmanek, che ora lavora alla Rand ed è coinvolto nelle simulazioni, FP ha rilevato che “date le recenti riduzioni nei bilanci della difesa dei Paesi membri della NATO e il ritiro americano dalla regione,” la NATO sarebbe “soverchiata da un rapporto di 2 a 1 riguardo al numero di soldati a disposizione, anche se tutte la truppe NATO e statunitensi che stazionano in Europa fossero spedite nei Paesi Baltici – anche contando l’82-esima Aviotrasportata, che dovrebbe essere operativa in 24 ore e ha base a Fort Bragg in Carolina del Nord.”
Citando ore di simulazioni che coinvolgevano i vari scenari che sfociavano in una vittoria russa, Ochmanek ha spiegato che “proprio non le abbiamo queste forze in Europa. La conclusione è che non siamo in grado di difendere i Paesi Baltici.”
FP fa rilevare che “perfino nell’ipotesi che gli Stati Uniti e la NATO abbiano già iniziato a rinforzare le proprie posizioni in Europa,” presumibilmente attraverso un massiccio aumento degli uomini e dell’equipaggiamento pesante schierato ai confini occidentali della Russia, “la conclusione è stata leggermente più ottimistica ma giusto un po’.” Ochmanek ha fatto presente che la NATO “può difendere le capitali, possiamo creare qualche problema alla Russia, e possiamo escludere la possibilità di un colpo di mano. Ma la dinamica resta la stessa.” Il problema, per come la vede l’analista della Difesa, è la ‘logistica della distanza’, e anche nel tempo necessario a mobilitare il contingente militare USA preposto alla difesa dei Paesi Baltici.
Cosa la Russia abbia da guadagnarci dall’attacco a un membro NATO, che pone il problema di un’immediata ritorsione nucleare e convenzionale da parte di un avversario numericamente e militarmente superiore senza la prospettiva di guadagni di una qualche importanza strategica, non è del tutto chiaro, ma sembra che la visione del Pentagono su quest’argomento sia che finché la NATO non avrà una superiorità in termini convenzionali sulla Russia alle sue frontiere, la minaccia dell’orso russo continuerà ad essere di intollerabile gravità.
Le buone nuove per i falchi, tra gli analisti di Washington, sembrano arrivare dal Dipartimento della Difesa, che ha incorporato i risultati di queste simulazioni nelle proprie pianificazioni, come ha riferito a FP l’anonimo funzionario di alto grado all’inizio dell’articolo, i risultati saranno utilizzati “per capire meglio una situazione a cui pochi di noi hanno pensato in dettaglio per tanti anni,” aggiungendo che anche nella situazione attuale, “non ho dubbi che sarà la NATO a prevalere e che ripristineremo l’integrità territoriale di qualunque membro della NATO.”
In ogni modo, Ioffe crede che l’aggiornamento dei piani di guerra del Pentagono contro la Russia, sia a tutti gli effetti colpa di quest’ultima, e che stia “del tutto nelle fantasie paranoiche di Putin riguardo a una resa dei conti tra Russia e NATO o tra Russia e Stati Uniti.” L’opinionista suggerisce allegramente che i piani del Pentagono sono segnali, “per la Russia che gli Stati Uniti non stanno con le mani in mano,” e ai politici americani “che il Pentagono sente che [i tagli ai bilanci compromettono] la sua capacità di affrontare questo nuovo scenario minaccioso.
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Articolo comparso su Sputniknews il 19/09/2015
Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it
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