PARTE 1 – Le fregate della Marina russa – la spina dorsale della marina.

PARTE 2 – Il naviglio sottile della Marina russa – versatilità e letalità.

PARTE 3 – La flotta per il soccorso ai sottomarini della Marina russa.

In questo breve articolo, vi presenterò i principali elementi alla base della presenza nell’Artico russo e ciò che rappresenta per la Marina russa. Se volete solo leggere degli aspetti relativi alle Forze Armate e alla Marina russa, potete passare alla Sezione B.

Vorrei iniziare con un articolo su Newsweek dell’1 febbraio. Comincia così: “La Russia ha inviato navi nelle acque subartiche del Mare di Barents per praticare azioni anti-missile durante la prima esercitazione di artiglieria dell’anno”. LINK [in inglese]

L’articolo continua con: “Il Cremlino ha rivendicato il Polo Nord, ricco di risorse, sfidando le pretese rivali fatte da Stati Uniti, Canada, Norvegia e Danimarca, che posseggono anch’essi dei territori nelle vicinanze”. In altre parole, c’è una controversia geopolitica sull’Artico, ma ciò che non viene detto è che tutte queste rivendicazioni contrastanti vengono fatte secondo il diritto internazionale, per lo più sotto l’egida della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Un caso è la Dorsale di Lomonosov, che passa attraverso il Polo Nord, rivendicata da Canada, Danimarca e Russia: la domanda è se l’area sia o meno un’estensione della piattaforma continentale russa. LINK [in inglese]

Ho una visione negativa dell’articolo di Newsweek, poiché manca di fare luce sul reale contesto della presenza russa nell’Artico. È anche ciò che io chiamo una sommessa “lamentela” su come l’Occidente non sia preparato, rispetto alla Russia, a deviare dalle proprie inadeguatezze. Come osa la Russia ristabilire una presenza militare nel proprio territorio, a scapito dell’Occidente? Come hanno il coraggio di avere più basi artiche rispetto agli altri quattro stati artici?

L’articolo di Newsweek è parte di una narrativa più ampia per esagerare le azioni di routine dei militari russi. In questo caso, ha anche minimizzato qualcosa di molto importante da comprendere: il contesto dell’attuale governo dell’Artico russo.

A. Introduzione – Definizione del contesto

La regione artica russa si estende per circa 9660 chilometri di costa e numerose isole dal Mare di Barents, al Mare di Kara al Mare di Laptev incluso. A questi vanno aggiunti 18 porti artici, con interventi infrastrutturali in corso o programmati; alcuni sono porti di trasbordo per importanti risorse naturali estratte all’interno della Siberia. Si sta sviluppando un crescente alveare di attività nell’Artico, ma ad un ritmo lento, principalmente sulla costa e al largo della regione artica occidentale.

Mappa dell’Artico con in rosso il confine della Zona Economica Esclusiva russa.

Date le enormi dimensioni della sovranità marittima russa, delle acque territoriali e della Zona Economica Esclusiva (ZEE), stabilita dal Diritto del Mare delle Nazioni Unite (UNCLOS), nonché della piattaforma continentale, è comprensibile che la Russia desideri far valere prima di tutto i propri diritti sovrani, soprattutto perché ha perso la capacità di mantenere questo status negli anni ‘90. In secondo luogo, l’esercito russo sta attualmente espandendo la sua attenzione verso nord e verso est, per svolgere compiti, come delineato nella Dottrina Militare, Sezione III 33 (s) “di protezione degli interessi nazionali della Federazione Russa nella regione artica”. In terzo luogo, date le tensioni geopolitiche faccia a faccia con gli Stati Uniti e la NATO, il fatto che la Russia stia ristabilendo una presenza militare serve a proiettare la sua posizione come forte potenza regionale. Essenzialmente, l’Artico era un punto debole nella difesa militare russa, che richiedeva una seria attenzione.

Le attività militari e navali nell’Artico sono menzionate anche nella “Strategia per lo sviluppo della zona artica della Federazione Russa e della protezione della sicurezza nazionale per il periodo fino al 2020”. LINK [in inglese]

Estrazione delle risorse naturali

Solo nei mari artici occidentali, la Rosneft ha stimato 17,3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) di risorse estraibili di petrolio e gas. Per le aree della piattaforma continentale dell’Artico orientale, le risorse totali estraibili di petrolio e gas sono stimate in 12,7 miliardi di TEP.

I giacimenti petroliferi e di gas russi nell’Artico.

Sono tutte nelle acque territoriali, o principalmente all’interno della zona economica esclusiva. Questo sembra essere un concetto alieno per alcune élite e giornalisti occidentali, probabilmente perché non capiscono come funziona l’UNCLOS. Se un’entità straniera desidera esplorare e sfruttare le risorse minerarie marittime, deve farlo con l’autorizzazione specifica delle autorità russe competenti.

La rapida evoluzione della tecnologia offshore consentirà alla Russia di esplorare e sfruttare più al largo, sotto la sua giurisdizione, sebbene vi siano anche grandi implicazioni in termini di sicurezza e gravi preoccupazioni ambientali. Eppure questo non sembra fermare gli Stati Uniti e l’UE dal voler sfruttare le potenziali risorse petrolifere sotto i fondali marini, ma solo apparentemente alle loro stesse condizioni. Da qui il conseguente bisogno, ad alto livello politico, di danneggiare i potenziali interessi della Russia nell’Artico. Penso che gli esperti occidentali tendano a fare un balzo in avanti nel vedere come interpretano le intenzioni del Cremlino sulle rivendicazioni nel Polo Nord, e saltano agli aspetti banali.

La maggior parte dei grandi progetti artici sono in realtà 1. più vicini alla costa e 2. stanno appena iniziando a diventare operativi. Le riserve di petrolio e gas sono ancora in fase di scoperta in luoghi molto più facili da sviluppare e gestire. LINK [in inglese]

Il progetto dell’impianto per il gas naturale liquefatto (NLG) di Sabetta (Jamal) è un esempio di come la Russia stia in realtà solo facendo i primi piccoli passi nello sfruttare le sue vaste risorse naturali. Ufficialmente lanciato nel dicembre 2017, questo progetto da 27 miliardi di dollari è una joint venture internazionale tra la russa Novatek, la società energetica francese Total e la China National Petroleum Corporation. È probabile che avrà una produzione totale di 16,5 milioni di tonnellate di NLG all’anno, entro la fase 3 del 2019. Il gas viene estratto dal giacimento di Južno-Tambejskoe, scoperto per la prima volta nel 1974. LINK [in inglese]

Percorsi di navigazione commerciale – la Rotta Marittima Settentrionale e oltre.

Le rotte marittime siberiane.

Il numero di navi mercantili e il traffico marittimo complessivo artico aumenteranno gradualmente in futuro, a causa dei significativi cambiamenti del clima e delle condizioni meteorologiche. L’Artico è spesso presentato nei media come la prossima mega-autostrada dei trasporti, con le 3 principali rotte, una delle quali a volte attraversa le acque territoriali e la ZEE russe. La Rotta Marittima Settentrionale (NSR), o Passaggio a Nord Est, corre lungo la costa russa dall’Atlantico al Pacifico attraverso i mari di Kara, di Laptev, della Siberia Orientale e dei Ciukci, e può ridurre significativamente i tempi di viaggio tra Europa e porti dell’Estremo Oriente. La rotta esatta è variabile e dipende dal periodo dell’anno, dalle condizioni del ghiaccio e dalle dimensioni e dal pescaggio della nave in questione.

La NSR è la principale rotta di navigazione tra la Terra di Francesco Giuseppe (o Capo Želanija, o lo Stretto di Kara) ad ovest, e Capo Dežnëv ad est. La NSR è all’incirca del 40% più corta rispetto alla rotta che porta attraverso il Canale di Suez dall’Europa all’Asia, tuttavia la stagione di navigazione prevista nel prossimo decennio circa dovrebbe rimanere tra i 4 e i 5 mesi di condizioni relativamente prive di ghiaccio. Quindi la NSR non entrerà in concorrenza con la rotta del Canale di Suez, certamente non per altri 25-50 anni.

Va ricordato che la navigazione sicura sulle varie “corsie” della NSR è complicata da condizioni meteorologiche estreme e da condizioni di copertura di ghiaccio incerte anche durante il periodo estivo. Quindi non è una scelta da prendere a cuor leggero per gli operatori marittimi, considerando in particolare la lontananza e l’attuale mancanza di infrastrutture di supporto che sono necessarie per il sostegno vitale e i rifornimenti, come centri per la ricerca e il soccorso (SAR), il rifornimento di carburante e le riparazioni. Ci sono 6 centri di risposta alle emergenze che operano nell’Artico. LINK [in inglese]

Numero delle navi transitate sulla NSR

Oggigiorno, alcune navi commerciali usano l’NSR e la maggior parte del traffico è composto da navi con scafo resistente al ghiaccio che compiono viaggi interni lungo la costa. L’NSR non sarà mai adatta per i tempi rigidi e la pianificazione “just-in-time” del trasporto containerizzato. Comunque, vista la crescente dimensione delle portacontainer, il transito attraverso l’NSR semplicemente non sarà un’opzione, a causa degli stretti molto poco profondi. Il vincitore è la crescita del “traffico di destinazione” interno della Russia e delle attività di commercio marittimo come le spedizioni di minerali da Noril’sk. Un altra vincitrice sarà la flotta dedicata di navi cisterna per il GNL che partiranno dallo Yamal LNG verso l’Europa e l’Asia. LINK [in inglese]

Schema di presentazione dello Yamal LNG.

Quando la navigazione commerciale viene autorizzata a percorrere l’NSR, sono disponibili quattro rompighiaccio oceanici “pesanti” russe con compiti di scorta ai convogli, per garantire la sicurezza della navigazione: la flotta nucleare è composta dalle navi “Vaygach”, “Yamal”, “Taymyr” e “50 Let Pobedy”. La più vecchia della flotta Atomflot ha 28 anni, e la più recente 10 anni, quindi sono state pianificate e sono in costruzione delle sostituzioni parziali. Ci sono anche circa 20 rompighiaccio non nucleari, alcune sono al servizio del governo.

La flotta di rompighiaccio russe in servizio.

La Russia sta modernizzando la sua flotta rompighiaccio come parte dei suoi sforzi per migliorare la sua presenza artica. L’“Arktika” è stata varata nel 2016, mentre “Sibir” e “Ural” probabilmente entreranno in servizio rispettivamente nel 2019 e nel 2020.

Altro schema sulla flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare russe in servizio.

La Russia ha stanziato 75 milioni di dollari per lo sviluppo della Rotta Marittima Settentrionale tra il 2018 e il 2020 e ha dichiarato che sta investendo nelle necessarie infrastrutture costiere, come le stazioni SAR e i sistemi satellitari per l’Artico. Questi saranno fondamentali se l’NSR deve rimanere una via percorribile e attraente per il potenziale aumento del traffico marittimo. La Rosatom viene presentata come probabile responsabile della gestione dell’NSR e anche dell’investimento (Bellona, ​​17 nov. [in inglese]) Cina, Corea del Sud e Giappone hanno sicuramente mostrato un vivo interesse per la possibilità di utilizzare l’NSR in modo più esteso. Anche Singapore e India stanno mostrando interesse per questa rotta. Per esempio, prendendo il caso della Cina, la COSCO ha fatto il suo primo “test” attraverso la NSR nel 2012. Recentemente, la Cina ha pubblicato un documento politico su una “Via della Seta Polare”, adocchiando una maggiore presenza nel gelido nord. LINK [in inglese]

Nota a margine: un articolo statunitense afferma che la Russia ha 40 rompighiaccio in servizio, e 11 attualmente in costruzione. Un po’ fuori bersaglio, il numero reale è più basso, inclusa la costruzione pianificata (anche quelle in servizio nel Baltico o le rompighiaccio portuali rientrano in questa stima). Tuttavia, gli stessi Stati Uniti posseggono la sola “Polar Star”, che è operativa per compiti antartici, mentre la sua nave gemella è fuori uso, lasciando solo un’altra in servizio. Se la fusione della copertura di ghiaccio marino artico aumenterà considerevolmente nei prossimi 50 anni, questo significherà che le navi commerciali alla fine opteranno per l’uso della rotta trans-polare (TPR) piuttosto che della più complessa e meno profonda NSR. Questo percorso è in gran parte al di fuori delle acque della ZEE russa, quindi, a lungo termine, la Russia non ne trarrà necessariamente vantaggio, come affermano alcuni media e politici. La Russia potrebbe beneficiare della TPR se sviluppasse un porto adatto sulla costa del Mare di Barents, insieme all’infrastruttura ferroviaria necessaria.

B. Presenza militare russa nell’Artico

È solo al paragrafo 5 dell’articolo di Newsweek che si dice che “la marina russa ha difficoltà a recuperare alcune capacità dell’era sovietica nella vasta costa settentrionale della Russia”. In altre parole, riconquistare la capacità di monitorare l’NSR, salvaguardare la navigazione, prevenire le intrusioni militari e proteggere le sue risorse naturali marine.

In un momento in cui la NATO sta invadendo sempre più i confini settentrionali della Russia e sta svolgendo attivamente esercitazioni nell’Artico occidentale, la Russia ha contrastato ciò con una serie di esercitazioni specifiche negli ultimi due anni, compresa una congiunta tra unità navali, fanti di marina, truppe aviotrasportate e unità aeree. Una nuova brigata artica [in inglese] è stata creata nella regione di Murmansk, e un’altra situata nella regione di Arcangelo. L’accento è stato posto sulla mobilità delle unità specialistiche addestrate per le operazioni artiche. La cooperazione tra le varie branche delle forze armate, la mobilità e il coordinamento sono perciò fondamentali per delle operazioni militari efficaci nell’Artico. Queste esercitazioni sono di routine e di breve durata, ma per qualche motivo Newsweek ha deciso di scegliere la prima di quest’anno, per fare una specie di punto.

Dato che i programmi di ammodernamento delle Forze Armate russe sono in realtà piuttosto modesti (come spiegato parzialmente nelle parti 1 e 2 sulle fregate/corvette russe), l’intenzione non è quella di avviare una corsa agli armamenti o una presenza militare aggressiva nell’Artico, come suggerito in alcuni circoli USA-NATO. Ha lo scopo di riconquistare alcune basi precedentemente abbandonate e creare un paio di avamposti. Ancora più importante, i programmi artici militari specifici riguardano più il potenziamento delle capacità militari russe, sia con attrezzature aggiornate che con nuovi mezzi ad alta tecnologia del 21° secolo. Allo stesso modo vengono forniti nuovi equipaggiamenti alle guardie di frontiera russe e alla guardia costiera.

Ciò che mi infastidisce è il travisamento da parte di alcuni, che vedono quello russo come un tentativo di riconquistare il suo impero perduto, evidenziando il ruolo militare e minimizzando il fatto che alcune attività militari nell’Artico hanno un duplice ruolo. Esempi di ruoli duali includono le operazioni di ricerca e soccorso (SAR), la sorveglianza dello spazio aereo e marittimo, la fornitura di sicurezza per la navigazione e la risposta alle emergenze (naturali e artificiali). Il monitoraggio della navigazione, la SAR e le strutture portuali in alto mare sono essenziali per la navigazione commerciale e, cosa ancora più importante, essenziali per attirare più traffico marittimo lungo l’NSR.

Perimetro di difesa aerea e marittima

La Russia ha sulla carta anche sei basi militari, 18 porti e 13 basi aeree al di sopra del Circolo Polare Artico: quasi tutte risalgono all’epoca sovietica. Parte di questa catena difensiva include batterie di missili terra-aria a lungo raggio S-400. Siti radar della Difesa Aerea sono in via di attivazione per colmare una lacuna cruciale, il che non sorprende se si considera che solo nell’ultima settimana quattro aerei da ricognizione sono stati localizzati vicino allo spazio aereo dell’Artico russo.

Sono state create due importanti basi militari permanenti nuove di zecca: una sulla Terra di Francesco Giuseppe, nota come Arktičeskij Trilistnik, o “Trifoglio Artico”, operativa dal 2017. LINK [in inglese]

Probabilmente dotata di radar per la difesa aerea e batterie missilistiche terra-aria, l’altra si trova sull’Isola Kotelnyj, ed è nota come Severnij Klever (Quadrifoglio Settentrionale), operativa dal 2015. LINK [entrambi i link in inglese]

Dato che non esistevano praticamente strutture militari lungo l’NSR da decenni, ora colmano una lacuna nella sorveglianza aerea e marittima di entrambe le estremità di una rotta di trasporto potenzialmente vitale e strategica. Altre strutture militari dell’era sovietica sono state rinnovate e riattivate come parte di una catena difensiva attraverso l’Artico russo.

Alcuni esperti occidentali preferiscono chiamare questa posizione militare “atteggiarsi”, ma personalmente la chiamerei “salvaguardare” le risorse da potenziali minacce, dal momento che sono sulla terraferma, e in quanto tali sono su terre sovrane, e sono gli “occhi” sulle acque territoriali e la ZEE. L’effettiva presenza militare permanente fisica è minuscola rispetto al numero complessivo nazionale di equipaggiamenti e manodopera.

La Marina Russa nell’Artico

La flotta del Mare del Nord effettua regolarmente crociere (principalmente lungo la NSR) nell’Artico dal 2012, come pattugliamenti e anche come servizio di consegna per la costruzione e la gestione delle basi terrestri artiche. Allo stesso modo, nella regione sono stati effettuati innumerevoli schieramenti ed esercitazioni navali, le più recenti si sono svolte molto più lontano e per periodi più lunghi nella parte orientale dell’Artico.

Kalibr nell’Artico – un modo per cambiare le carte in tavola?

Nel corso del prossimo decennio, la marina russa estenderà la propria copertura e la propria estensione sull’intera ZEE artica russa. Come parte del piano stanno venendo costruite navi da pattuglia rompighiaccio militari, con 2 navi da pattuglia artiche appositamente progettate (RBTH, maggio 2017 [in inglese]).

La nave è la Progetto 23550 “Ivan Papanin”, che è unica nel suo duplice ruolo di nave da combattimento e rompighiaccio di scorta per altre navi. La poppa della nave avrà uno spazio dedicato in cui potranno essere rimossi e sostituiti dei container, cambiando il tipo di arma o di equipaggiamento trasportati dalla nave da guerra. Quindi, una nave non è legata ad una missione particolare durante la sua vita.

Perciò, l’uso di container di tipo ISO (TLC), in contrapposizione alla configurazione VLS fissa, è suggerito all’interno di questo nuovo progetto di nave da guerra artica, con il concetto modulare “Open Stern”. La sua potenziale capacità di carico di Kalibr è probabilmente uguale a quella di una corvetta di classe Buyan-M, ma con l’opzione di due lanciamissili modulari, come parte del concetto di “Open Stern”.

Ciononostante mostra un allontanamento radicale dai concetti tradizionali delle navi da pattuglia artiche, specialmente per quanto riguarda le rompighiaccio. Questo nuovo “elemento” ha fatto sedere il comandante della guardia costiera statunitense e gli ha fatto prestare attenzione a ciò che si prospetta per l’Artico, sollevando l’allarme e chiedendo risorse più appropriate (gatti e piccioni, tra le prime cose che gli sono saltate in mente). LINK (in russo)

La prospettiva USA, UE e NATO sull’Artico

Non è un caso che la Russia stia rimilitarizzando l’Artico, come parte della storia della “Russia in ripresa”, come spesso si afferma nei media occidentali. In effetti, la politica artica statunitense è stata resa nota per la prima volta nel 1994, successivamente è stata ulteriormente perfezionata fino al 2010. Ecco un estratto da un riassunto di un libro di James Kraska:

“L’Unione Europea e la NATO stanno ricalibrando il loro approccio verso la regione, così come Giappone, Cina e Corea valutano i loro futuri interessi economici e di sicurezza nell’Oceano Artico. Gli interessi di sicurezza nazionale enunciati nella politica artica degli Stati Uniti rappresentano una finestra sugli obiettivi e gli interessi del Pentagono nell’Artico e segnano il corso per la diplomazia, l’impegno militare e le future operazioni congiunte e combinate. Il trasporto marittimo sicuro e senza impedimenti è fondamentale per la sicurezza economica degli Stati Uniti e per la prosperità dell’economia globale”.

“Ricalibrare il loro approccio, gli obiettivi e gli interessi del Pentagono”. Infatti. Questo avvenne in un periodo in cui la Russia non era considerata “aggressiva” o “revanscista”. E quindi, gli Stati Uniti e la NATO avevano già messo gli occhi su una parte del mondo, nel cortile della Russia, già un po’ di tempo fa.

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Articolo pubblicato da Le Dahu su The Saker.is il 3 febbraio 2018
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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