La messa al bando dall’Eurovision della concorrente russa Julija Samojlova da parte del regime di Kiev è una nuova caduta verso il basso – ammesso che questo regime potesse sprofondare ancora più in basso.

Come risultato della restrizione di viaggio imposta questa settimana, l’artista non sarà in grado di partecipare al prossimo Eurovision Song Contest che si terrà a Kiev il 13 maggio.

Alla 28enne Julija, che è costretta su una sedia a rotelle a causa di una malattia muscolare che la colpì durante l’infanzia, è stato imposto questa settimana dal regime di Kiev il divieto [in Inglese] di entrare in Ucraina. Questo perché in precedenza, quando nel 2015 si esibì in Crimea, “violò” una controversa legge ucraina che impedisce ai cittadini russi di visitare la penisola del Mar Nero.

Il Ministero degli Esteri russo ha risposto con rabbia, dicendo che l’esclusione della cantante è ancora un’altra espressione di palese “russofobia” [in Inglese] e “paranoia”.

Questo fa il paio con la messa al bando degli atleti russi alle Olimpiadi dello scorso anno in Brasile a causa di accuse di doping inventate.

Gli organizzatori dell’annuale concorso canoro, l’Unione Europea di Radiodiffusione, non è stata coinvolta nella decisione di Kiev del bando contro l’artista russa. L’UER ha detto in una dichiarazione [in Inglese] che è rimasta “profondamente delusa da questa decisione, che percepiamo vada contro sia lo spirito del concorso, che la nozione di inclusività che sta alla base dei suoi valori”.

Alla faccia dei “valori europei” [in Inglese] ai quali le autorità ucraine sostengono di aspirare! Bandire un’artista disabile sulla base di qualche legge arcana che il dubbio Parlamento di Kiev ha inventato per puntellare le sue altrettanto dubbie rivendicazioni sul territorio della Crimea.

Ma questo è il genere di assurdità abiette nelle quali l’Unione Europea (così come Washington e la NATO) è rimasta invischiata da quando ha agevolato un colpo di Stato violento per rovesciare il governo ucraino nel febbraio 2014.

Il regime che ha preso il potere a Kiev ha trasformato questo paese in un feudo senza legge gestito da oligarchi e paramilitari Neonazisti. Le “leggi” che questo regime ha emanato dal febbraio 2014 potrebbero essere messe in discussione come illegali, data la natura incostituzionale delle sedicenti “autorità” a Kiev.

In ogni caso, la Crimea è entrata a far parte della Federazione Russa in modo legale, attraverso un referendum tenutosi nel marzo 2014. Come la regione orientale ucraina del Donbass, la Crimea si è rifiutata di riconoscere il regime appena installato a Kiev come legittimo.

Da allora, il regime di Kiev ha imposto un blocco sulla Crimea e il Donbass. Se non fosse stato per le forze militari russe legalmente presenti in Crimea, la giunta di Kiev guidata dal suo cosiddetto Presidente Petro Poroshenko avrebbe lanciato l’aggressione sulla penisola come ha fatto col Donbass.

A causa delle sue complicità e contraddizioni, l’Unione Europea, assieme alla NATO, è obbligata a sostenere il regime di Kiev con prestiti finanziari del valore di miliardi di dollari, e a chiudere un occhio sulla sua sanguinosa campagna di terrore contro il popolo del Donbass.

Questo sostegno avviene nonostante il fatto che la giunta di Kiev spalleggiata dall’Occidente abbia apertamente glorificato miliziani Nazisti della Seconda Guerra Mondiale come Stepan Bandera; e nonostante il fatto che i paramilitari Neonazisti abbiano commesso innumerevoli crimini contro l’umanità sui cittadini di etnia russa dell’Ucraina orientale.

Il bombardamento quotidiano di città e villaggi nel Donbass da parte delle forze del regime di Kiev va di pari passo con un blocco economico che ha visto il taglio delle pensioni e dei servizi bancari ai civili.

A Kiev, le banche di proprietà russa sono state attaccate da bande pro-regime.

Diversi giornalisti critici della giunta sono stati assassinati negli ultimi tre anni.

Il regime di Kiev è in difficoltà a causa della propria illegittimità e corruzione. Anche nelle parti dell’Ucraina dove sostiene di avere un apparente sostegno, come ad esempio nella regione occidentale di Leopoli, la sua credibilità tra la gente comune sta calando. Poroshenko e la sua giunta sono visti come nient’altro che imbonitori che hanno saccheggiato il paese per il proprio auto-arricchimento.

Questa settimana Porošenko ha di nuovo agitato la ciotola per l’elemosina davanti ai suoi protettori europei e americani, chiedendo più prestiti dal Fondo Monetario Internazionale, che ha già vergognosamente concesso miliardi di dollari per finanziare il regime.

La russofobia montata all’infinito dagli usurpatori di Kiev è servita fino ad oggi come una sorta di disperata fune di salvataggio. Ogni problema che ha assalito l’Ucraina è stato fabbricato dallo stesso regime di Kiev, ma ogni volta questi rigira la frittata e dà la colpa di tutti i suoi guai all’“aggressione russa”.

Supplicando finanziamenti internazionali che coprano la sua spettacolare corruzione e cattiva gestione, la giunta di Kiev si gioca la carta russa, ancora e ancora. L’Ucraina, sostiene il regime, è una linea difensiva tra l’Europa e la Russia – perciò dateci più soldi!

Per mesi, i media occidentali hanno ritrasmesso senza porsi domande le isteriche affermazioni fatte dalla giunta Kiev, secondo le quali i carri armati russi stavano entrando nell’Ucraina orientale. Notate come “l’invasione” sia poi in qualche modo svanita. Gli unici carri armati nella parte orientale dell’Ucraina sono quelli appartenenti al regime di Kiev, aiutato e spalleggiato dalla NATO [in Inglese] e dalla disinformazione dei media occidentali.

La storia dei “carri armati russi” è gradualmente scomparsa dai notiziari dei media occidentali perché alla fine, senza fatti, quest’accusa non poteva essere sostenuta.

Nel disperato tentativo di trovare un qualche puntello per le sue vuote accuse di aggressione russa, gli imbonitori di Kiev hanno trovato una nuova “minaccia”: le sedie a rotelle russe che invadono l’Ucraina.

La cantante paraplegica Julija Samojlova deve essere bandita dal territorio ucraino, perché lei fa “ovviamente” parte di un’avanguardia russa che destabilizzerà il regime di Kiev già in bilico.

Con un pubblico televisivo mondiale stimato in 200 milioni di persone che si sintonizzeranno sull’Eurovision Song Contest, una bella prestazione di Julija potrebbe semplicemente distruggere la narrazione propagandistica secondo la quale i Russi sono “persone cattive”. Ad una tale orribile realtà non può essere consentito di fare a pezzi il russofobo disco rotto del regime di Kiev.

Potreste non crederci, ma ora il regime di Kiev sostiene perfino che il suo insensibile divieto contro la cantante russa sia in realtà un intelligente piano progettato dal Cremlino per screditarlo agli occhi del mondo. Viene affermato che il Cremlino ha “sempre saputo” che la cantante non sarebbe stata ammessa a causa della sua precedente performance “illegale” in Crimea.

Prima o poi, il pubblico occidentale si renderà conto che i loro governi li hanno messi al fianco di un gruppo squilibrato di despoti amanti dei Nazisti. Questo regime ha sottratto il denaro dei contribuenti occidentali negli ultimi tre anni, svolgendo al contempo una guerra di aggressione contro il popolo ucraino, e che è disposto in qualsiasi momento a dare il via alla Terza Guerra Mondiale con la sua folle russofobia.

La crudele esclusione di una cantante disabile russa dall’Eurovision Song Contest per “motivi politici” è un segnale di quanto sia squilibrato questo regime filo-occidentale di Kiev.

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Articolo di Finian Cunningham pubblicato su Sputnik International il 24 marzo 2017.

Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[Le note in questo formato sono del traduttore]

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