Il mistero e la magia. Le gelide nevi dell’inverno e il prezioso sole dell’estate. I vecchi riti degli sciamani e la modernità che avanza inesorabile. L’eroica epopea dei primi pionieri e i comodi viaggi in treno di oggi, che in “soli” 7 giorni permettono di percorrere tutto il tragitto della Transiberiana, da Mosca fino all’Estremo Oriente Russo.
Articolo di Cesare Corda
La mia vita è legata in modo indissolubile alla Siberia.
Senza la Siberia sarebbe una vita completamente diversa.
Un’altra vita che non ho vissuto, perchè ho scelto di vivere questa.
E l’ho scelta mentre ero in Siberia.
La prima volta la visitai nel 1996. Quando studiavo ancora all’Università.
Insieme ai miei amici, ad inizio estate, partimmo in treno da Milano alla volta di San Pietroburgo (a quei tempi viaggiavamo sempre in treno, a prescindere dalle distanze da coprire). Dopo due settimane trascorse nella incantevole, struggente, Leningrado raggiungemmo Mosca e da lì iniziammo il lungo percorso della Transiberiana che ci avrebbe portati, parecchie settimane dopo, a vincere la nostra scommessa e a tuffarci vestiti nell’Oceano Pacifico.
La prima fermata della nostra lenta, ma inarrestabile, corsa fu Samara, distesa sul placido Volga, luminosa nel sole d’estate. Ci trovavamo ancora nella parte Europea della Russia ma già perdemmo in una volta sola due dei sei componenti iniziali della spedizione.
Meno si resta più l’animo si rafforza! E così superammo di slancio la vecchia fortezza di Orenburg, della quale avevamo letto solo nei romanzi di Puškin [1] e, rispetto al percorso tradizionale, svoltammo verso Sud-Est, allungando il nostro cammino di qualche migliaia di chilometri allo scopo di visitare Kazakistan e Uzbekistan.
Affiorammo di nuovo in Russia all’altezza di Novosibirsk, per fermarci qualche giorno nella maestosa capitale della Siberia, sede di importanti fabbriche, università e centri di ricerca. Proseguimmo poi fino ad Irkutsk, un tempo chiamata la Parigi della Siberia a causa delle lussuose ville delle mogli dei Decabristi [2], che avevano seguito i loro mariti condannati all’esilio in quelle lande allora remote. Ivi sostammo alcuni giorni per ammirare lo splendido, stregato, Lago Bajkal. Il Dio. Il Demone. Il bacino incontaminato che contiene un quarto di tutta l’acqua dolce del Pianeta.
Infine, sul nostro treno che, per nostra delizia, muoveva verso Est sempre più lentamente (nel corso di un’esperienza del genere la percezione del tempo è assai differente a quella che si ha nella vita quotidiana), percorremmo tutto il tratto di ferrovia che fiancheggia la frontiera Cinese, nell’Estremo Oriente Russo, fino a raggiungere Vladivostok. La nostra meta. Il nostro sogno. Il dolce incubo che ci aveva perseguitati per tutto un anno passato a preparare il viaggio, per i due mesi durante i quali il viaggio stesso era durato e che, a viaggio concluso, avrebbe continuato ad ammaliarci e straziarci ancora. Per sempre.
Perchè, per chi si inoltra in Siberia, per chi vive la Siberia, è impossibile tornare indietro. La Siberia gli entra dentro e lui ne resta prigioniero. O fisicamente o, comunque, nello spirito e nel cuore.
Così fu per i miei amici Arturo, Luca e Gianluca, che mi accompagnarono in quel primo viaggio. E così fu a maggior ragione per me che, dopo quella avventura, tornai in Siberia altre 20 volte (anche adesso, mentre sto scrivendo, mi trovo ad Ekaterinburg, appena oltre gli Urali), visitandola tutta, dalle grandi città del Sud, allineate nella steppa o tra le foreste di betulle lungo il percorso della ferrovia Transiberiana (e della BAM, la linea più recente, che per 4.300 Km corre parallelamente al percorso origniario, ma più a Settentrione), fino alle terre quasi disabitate dell’estremo Nord, dove la taiga cede il terreno alla tundra e dove la temperatura d’inverno può toccare anche i 60 gradi sotto zero.

Il percorso della Ferrovia Transiberiana da Mosca a Vladivostok è segnato in rosso.
AL DILÀ DEL MARE
La Siberia rappresenta quasi 1/10 della superficie terrestre e i 3/4 di tutto il territorio della Russia.
Senza la Siberia la Russia sarebbe differente. Sarebbe una specie di Polonia un po’ più grande. Dislocata un po’ più ad Est. Sempre il più orientale dei Paesi dell’Europa. Ma un Paese delimitato, finito. Un Paese come tutti gli altri.
Invece la Russia è infinita. E lo è grazie alla Siberia.
Pensandoci, ripensandoci e fantasticando su ciò che è e su ciò che avrebbe potuto essere, mi sono infine convinto che una tale sistemazione amministrativa, la Russia che termina sugli Urali, difficilmente sarebbe possibile.
Con un po’ di immaginazione si potrebbero ipotizzare decine o centinaia di Ucronie diverse tra loro, capovolgendo gli esiti delle principali guerre e battaglie che hanno caratterizzato la Storia di questo immenso territorio e congetturando su quale sistemazione geopolitica ne sarebbe derivata.
Ho concluso che, in qualunque caso, dopo un periodo di assestamento, la pianura che si estende dell’Europa Orientale fino ai Monti Altaj sarebbe tornata ad essere parte della stessa entità, dello stesso Stato. A seconda di come si fosse dipanato il labirinto degli eventi avrebbe potuto trattarsi di uno Stato Slavo come lo è nella nostra realtà, oppure Turcico, o Mongolo, o Ugro-Finnico. Ma comunque uno Stato solo.
Ciò perchè in verità non esiste alcun confine tra Europa e Asia. Gli Urali sono vecchissime colline formatesi a partire dal tardo Carbonifero (oltre 300 milioni di anni fa) fino all’inizio del Triassico e non rappresentano un ostacolo. Il Continente Euro-Asiatico è uno solo e ogni delimitazione è artificiale.

La natura selvaggia della Siberia
E poi la Siberia non è neanche una pianura. Non è terra. La Siberia è piuttosto un Mare dove i rari insediamenti umani sono isole e arcipelaghi.
La Siberia è un Oceano che collega due Continenti molto più piccoli. L’Europa e L’Estremo Oriente Asiatico.
Già duemila e più anni fa nei due Continenti agli opposti estremi dell’Oceano la vita era stanziale, mentre nel Mare la vita rimase nomade per parecchi secoli ancora, quando lo percorrevano i popoli più vari e diversi tra loro: dagli Jenisseiani (i suoi primi abitatori documentati) agli Ugro-samoiedi degli altopiani (eccellenti lavoratori del bronzo), dagli Sciti (di origine Iranica, quindi Indoeuropea) agli Unni (che alcuni storici vogliono far coincidere con i nomadi Xiongnu che minacciavano la Cina durante la Dinastia Han), dai popoli Turcofoni (Uiguri, Kirghisi, Bashkiri, Hakassi) ai Mongoli di Gengis Khan, dai Tatari fino agli Slavi che la conquistarono definitivamente.
È infatti regola geopolitica abbastanza costante che, mentre un Territorio può essere frazionato tra innumerevoli Tribù, Signorie, Principati, Regni o Stati, in perenne lotta tra loro per strapparsi piccoli lembi di terra, un Mare alla fine cade sempre sotto un controllo unico, in mano a chi su quelle rotte possa schierare la flotta più potente e organizzata.
E così è stato anche per la Siberia, quando la Russia Zarista, subito dopo essersi liberata dal Giogo Tataro-Mongolico, si è lanciata verso la conquista e l’unificazione di tutte le Isole e di tutte le Rotte che dall’Europa portano all’Estremo Oriente.
Così la Terza Roma ha innalzato il suo Impero. Ha creato uno Stato e plasmato una Nazione che non è nè Europa nè Asia. È Eurasia e, proprio per tale motivo, è l’unica ad avere tutti gli attributi per governare su questi sconfinati territori. Su questo immenso Mare.

Le sconfinate regioni del Nord
IL SELVAGGIO EST
È singolare il fatto che l’esplorazione e le conquiste da parte dei Popoli Europei del Far West Americano e del Far East Russo abbiano seguito percorsi quasi paralleli, essendo iniziate ed essendosi concluse entrambe pressappoco negli stessi anni.
Nell’anno 1579 circa 540 Cosacchi Russi, guidati da Ermak Timofeevič, entrarono nel territorio dei Mansi, situato ad Est della catena montuosa degli Urali e soggetto al Khanato di Sibir e diedero inizio alla colonizzazione Russa della Siberia [3].
Nello stesso periodo, nell’anno 1607, gli Inglesi crearono la Colonia di Jamestown [4], primo insediamento della Corona Britannica nel Nord America [5].
Circa due secoli e mezzo dopo, con la fondazione della città di Vladivostok (1859), piazzaforte Russa affacciata sull’Oceano Pacifico [6], e con la contestuale annessione Americana della California a seguito della vittoria degli Stati Uniti nella guerra contro il Messico (1848) si completò la colonizzazione Europea di queste due regioni.
Noi Europei però conosciamo nei minimi dettagli la Storia della conquista Americana del West (o meglio, se non proprio la Storia, almeno il mito, nella sua trasmutazione cinematografica e mediatica, con i suoi protagonisti stereotipati, i paesaggi da favola, i valori semplificati e riadattati all’abbisogna commerciale e, ovviamente, i buoni che alla fine prevalgono sempre sui cattivi.)

Le migrazioni in Siberia in un dipinto: “Путешествие Аввакума по Сибири.” (“Il viaggio di Avvacum in Siberia”). Autore Sergey Dmitrievich Miloradovich (1898).
Niente, o quasi, sappiamo invece dell’espansione Russa nelle smisurate steppe dell’Est. Degli spazi illimitati, della natura selvaggia e praticamente incontaminata dalla presenza umana. Del clima estremo che forgia i caratteri. Dell’epopea di pochi avventurieri venuti dall’Europa che prima si scontrarono e poi si assimilarono alle popolazioni indigene locali. Popolazioni che poi non erano altro che i lontani parenti degli abitatori originari del Nord America (i quali, proprio partendo dalla Siberia Orientale, vi erano arrivati circa 12.000 anni fa attraversando lo Stretto di Bering) ma che, a differenza dei loro più sfortunati consanguinei Nord-Americani, non furono mai sterminati nè rinchiusi in riserve fatiscenti, e oggi esistono ancora e, nel pieno rispetto delle loro identità, sono parte della grande Nazione Russa.
In Europa questi eventi sono largamente ignorati. Eppure ricoprono un’importanza primaria nella Storia del nostro Continente, se non altro perchè, senza tali imprese, oggi avremmo ancora Mongoli e Cinesi appostati sui Carpazi, a 500 Km da Berlino e l’Europa stessa sarebbe geograficamente e politicamente null’altro se non una propaggine dell’Asia.
Questa nostra ignoranza non è dovuta al fatto che i Russi non gradiscano renderci partecipi delle vicende e delle avventure che hanno accompagnato la loro espansione ad Est. L’impareggiabile letteratura Russa e l’ottimo cinema Sovietico ne danno una testimonianza completa.
Purtroppo al giorno d’oggi la lettura dei libri è attività sempre meno consueta, mentre il nostro cinema, potentissima arma di propaganda occulta, non sembra essere interessato e/o possibilitato a proiettare altre produzioni che non siano quelle Americane, visto che negli ultimi decenni, tra i film mostrati in Europa, e di origine extra-europea, il 95% proviene dagli USA (+ Canada e Australia), e solo il restante 5% proviene da tutto il resto del Mondo. Ci sarebbe da meditare.
Da parte mia do il mio piccolo contributo ad invertire la tendenza e vi segnalo cinque romanzi (tra i tanti) e cinque film (tra i tanti) che parlano di Siberia.
I romanzi sono:
– “Delitto e Castigo” (Преступление и наказание, 1865-66) di Fedor Dostoevskij [7]
– “Resurrezione” (Воскресение, 1899) di Lev Tolstoj [8]
– “Il Dottor Živago” (Доктор Живаго, 1957) di Boris Pasternak [9]
– “Lo Spirito malvagio di Jambuja” (Злой дух Ямбуя, 1966) di Grigoriy Fedoseev
– La trilogia “La Saga degli Uomini della Taiga” (Сказания о людях тайги) di Aleksey Cherkasov, composta dai romanzi “Luppolo” (Хмель, 1963), “Il Pioppo Nero” (Чёрный тополь, 1969), “Il Cavallo Fulvo” (Конь рыжий, 1972).
I film sono:
– “Ragazze” (Девчата, 1961) di Jurij Chuliukin
– “Il Padrone della Taiga” (Хозяин тайги, 1968) di Vladimir Nazarov
– “Il Fiume d’Oro” (Золотая речка, 1976) di Veniamon Dorman
– “Il Barbiere di Siberia” (Сибирский цирюльник 1998) di Nikita Michalkov
– “Gente Felice: un Anno nella Taiga” (Счастливые люди: год в тайге 2010) di Werner Herzog (documentario)

Una famiglia di pionieri Russi in Siberia nell’Ottocento
LA SPEDIZIONE DEI 500
Nel Tredicesimo e nel Quattordicesimo Secolo la Russia giaceva sotto il Giogo Tataro-Mongolico [10]. Nel 1380, a seguito della Battaglia di Kulikovo [11], i rapporti di forza iniziarono ad invertirsi e, esattamente un Secolo dopo, nel 1480 [12], i Russi guidati dallo Zar Ivan III il Grande, riuscirono a scacciare per sempre i vecchi dominatori Asiatici e iniziarono a loro volta ad impossessarsi e a colonizzare i territori da dove essi erano venuti.
I primi a cadere, abbattuti da Ivan IV il Terribile, furono i Khanati di Kazan e Astrakhan, i cui territori si trovavano lungo il corso del Volga, nella Russia Europea. Successivamente l’Impero Zarista volse i suoi interessi alle terre misteriose e ignote che si estendevano ad Est della catena degli Urali.
Come già ricordato, l’occupazione Russa della Siberia iniziò nel 1579, quando Ermak Timofeevič guidò 540 Cosacchi, accompagnati da 300 fanti schiavi Tedeschi, Lituani e Polacchi messigli a disposizione dagli Stroganov, alla conquista del Khanato di Sibir.
Dopo avere invaso parte dei territori dei Voguli e degli Ostiachi, la spedizione Russa mosse verso la capitale del Khanato, Qashiliq, che capitolò nel 1582, nonostante la difesa organizzata dal Khan Küçüm e dai principi Tatari alleati, lungo il fiume Irtyš.
Seguì una temporanea rivincita da parte dei Tatari, che nel 1584 attaccarono in forze di sorpresa la città, sterminando la gran parte del contingente Russo (Ermak Timofeevič compreso). I Russi però tornarono nel 1586 ed assoggettarono definitivamente il Khanato costruendo la fortezza di Tjumen vicino alle rovine di Qashiliq.
Successivamente alla sottomissione del Khanato di Sibir e al ritiro del vecchio Khan Küçüm prima nel territorio dell’Orda Nogai e poi pare a Bukhara, l’avanzata Russa in Siberia continuò inarrestabile.

Uno sciamano Tuvino dell’Ottocento con la sua tribù.
In rapida successione furono raggiunti e superati il fiume Ob, il fiume Jenissej [13], il fiume Lena [14] e il fiume Amur, dove finalmente, nel 1654, gli avventurieri Russi si imbatterono in una resistenza più organizzata, quella dell’Impero Cinese.
Gli scontri tra i pionieri Russi e le truppe Cinesi durarono fino alla firma, nel 1689, del trattato di Nerčinsk che stabiliva i nuovi confini tra i due Paesi lungo i fiumi Argun, Amur e Uda e che permetteva il commercio tra i due Popoli. Pietro il Grande era convinto che l’Oriente e la Cina rappresentassero un’occasione unica di espansione politica e commerciale per la Russia e quindi era intenzionato a mantenere buoni rapporti con la controparte Cinese, rappresentata dalla Dinastia Qing [15]. In questo modo la corsa a Sud-Est fu rallentata di qualche anno, mentre nel frattempo proseguiva senza ostacoli quella a Nord-Est.
Infatti, mentre lungo il corso dell’Amur i Russi erano ancora impegnati dai Cinesi, più a Settentrione l’Oceano Pacifico fu toccato per la prima volta nel 1639, solo 60 anni dopo l’inizio della colonizzazione della Siberia, da un gruppo di Cosacchi guidati da Ivan Moskvin che raggiunse il Mare di Okhotsk, a Nord dell’odierna regione di Habarovsk.
L’avanzata Russa non si fermò neanche davanti all’Oceano, e proseguì con la conquista dell’Alaska e varie spedizioni in California. Purtroppo poi l’Alaska [16] fu ceduta nel 1867 agli Stati Uniti d’America per un prezzo simbolico che non teneva minimamente conto delle ricchezze di quella regione.
L’occupazione di tutto il territorio continentale, per un’estensione che va dal Mar Baltico fino alla Penisola del Kamčatka e non ha eguali al Mondo, poteva però dirsi ormai consolidata.

Un arciere Buriato dell’Ottocento
LA SIBERIA SI POPOLA
La Siberia divenne subito una regione essenziale per l’Impero Russo. Già nel 1587 era stata fondata la nuova capitale, Tobolsk, situata nella Siberia Occidentale (oggi la città ha perso il ruolo strategico che aveva allora, perchè si trova a Nord rispetto al percorso della Transiberiana.)
È importante sottolineare che la colonizzazione della Siberia avvenne senza l’applicazione della pratica del servaggio, allora in uso nella parte Europea della Russia.
Ancora più apprezzabile è il fatto che, mentre nel West Americano la conquista dei territori e la loro occupazione definitiva da parte degli Europei coincisero con il genocidio delle popolazioni locali, ritenute inferiori e quindi da sterminare completamente (possiamo parlare addirittura di pan-genocidio [17], essendo stati eliminati quasi tutti gli abitanti originari di un intero Continente), nell’Est Russo alla occupazione dei territori seguì l’assimilazione, la mescolanza e la convivenza tra gli Slavi provenienti dall’Europa e tutte le Etnie Locali, sconfitte ma subito equiparate legalmente ai vincitori e alle quali fu concesso di conservare la propria lingua e le proprie tradizioni e usanze, pur in uno Stato nel quale l’elemento Russo era dominante.
Lo sviluppo della Siberia fu lento, ma costante. A metà del XIX Secolo contava ancora solo poco più di 2 milioni di abitanti, che divennero quasi 6 milioni alla fine del Secolo.
Con la costruzione della Transiberiana [18], una delle più grandi opere ingegneristiche della Storia Umana, le terre oltre gli Urali iniziarono a popolarsi più rapidamente, raggiungendo i 18 milioni di abitanti prima della Seconda Guerra Mondiale e i 41 milioni nel 1989.
Negli Anni Novanta la natalità, in tutta la Russia e in Siberia in particolare, precipitò a causa della terribile crisi economica determinata dal passaggio improvviso ad un sistema caratterizzato da capitalismo e liberismo selvaggi e dal conseguente saccheggio da parte di pochi di tutte le risorse del Paese.
In questi ultimi anni la tendenza negativa sembra finalmente essersi invertita e la popolazione complessiva dei tre distretti federali (Distretto Federale degli Urali, Distretto Federale della Siberia e Distretto Federale dell’Estremo Oriente) che si trovano nella regione geografica Siberiana si è assestata sui 38 milioni di abitanti. (Dei quali 31,5 milioni di nazionalità Russa e 6,5 milioni di altre nazionalità: Tatari [19], Buriati [20], Jakuti [21], Bashkiri [22], Tuvani [23], Kazaki [24], Altai [25], Hakassi [26], Coreani [27], Kirghizi [28] ecc…)

Ragazze Jakute nei costumi tradizionali.
UN MODELLO DI INTEGRAZIONE RIUSCITA
Oggi la Siberia è una regione di primaria rilevanza per l’economia della Russia, sia dal punto di vista dell’industria (la catena degli Urali e il bacino del Kuzbass [29] sono tra le più considerevoli aree industriali del Paese), sia soprattutto da quello della presenza di risorse naturali.
Le riserve di petrolio e di gas naturale sono state scoperte prima nella tundra e nelle paludi del lontano Nord, poi lungo il corso dell’Ob e infine nella regione di Tjumen. Il loro sfruttamento rappresenta una voce imprescindibile nel bilancio della Federazione Russa.
E’ altresì noto che in Siberia si possono trovare praticamente tutti gli elementi della Tavola di Mendeleev e che addirittura in alcuni casi, come quello dei giacimenti d’oro e di diamanti della Jakuzia, sia stata palesata la volontà di non sfruttarli appieno, onde evitare il ribasso dei prezzi mondiali.
Al tempo stesso la Siberia è un modello poco noto, ma perfettamente riuscito, di integrazione tra popolazioni di etnia, lingua e religione diverse.
Quando negli Stati oggi ritenuti più “evoluti, democratici e tolleranti” dell’Europa Occidentale, come il Regno Unito, la Francia e la Spagna, ancora negli Anni Settanta del Novecento si cercava di accelerare la rapida estinzione delle lingue locali (solo per rammentare un esempio tra tanti, nel 1972 il Presidente della Repubblica Francese Georges Pompidou liquidò con queste parole la questione della Lingua Bretone: “Il n’y a pas de place pour les langues régionales dans une France destinée à marquer l’Europe de son sceau” [29]), l’Unione Sovietica, fin dai primi decenni del Novecento, incoraggiava lo studio delle lingue locali, salvandole dall’estinzione.
Così, mentre per quasi un Secolo caratterizzato da nazionalismi spesso esasperati in Europa Occidentale e Centrale era perseguita l’assimilazione forzata delle minoranze etniche e linguistiche (negli USA addirittura si procedeva alla sterilizzazione coatta degli indigeni sopravvissuti al genocidio e rinchiusi nelle riserve), nell’URSS le minoranze erano tutelate e le loro lingue erano rese materie di studio scolastico obbligatorio.
Anche a livello di divisioni amministrative è stato compiuto un grande sforzo per preservare le particolarità locali. Basti pensare che ancora oggi in Siberia esiste (come eredità Sovietica), solo per fare un esempio, un Circondario degli Chanti e dei Mansi [30], che occupa un territorio più esteso di quello della Spagna, per una popolazione di 1,5 milioni di abitanti. Ebbene, quanti sono gli Chanti e i Mansi? Rispettivamente 30.000 e 15.000 anime in tutto. Complessivamente il 3% della popolazione del territorio che è stato loro assegnato dalle autorità Sovietiche. E di casi simili se ne possono trovare parecchi altri, in Siberia come nella Russia Europea.

Veduta della città di Krasnoyarsk, sul fiume Jenissej, nella Siberia Centrale
TRA PASSATO E FUTURO
La scorsa estate ho percorso nuovamente tutta la Transiberiana (per la terza volta) in treno da Mosca a Vladivostok, insieme a mia moglie e ai miei figli, 21 anni dopo quella mitica prima volta in compagnia dei miei amici.
Molte cose da allora sono cambiate.
Se nei villaggi e nei piccoli centri abitati la vita è ancora frugale e spartana, le grandi città si sono profondamente trasformate.
Negli Anni Novanta, a causa della crisi economica, degli eccessi del capitalismo imposto dalle potenze vincitrici della Guerra Fredda e delle ruberie di una classe politica corrotta e traditrice che aveva come unici fini l’arricchimento personale e l’ossequio alle disposizioni ricevute dai nuovi padroni Occidentali, il fascino della Siberia era ancora un fascino dolente. Le città apparivano desolate e cadenti, i pochi locali malinconici e trascurati, mentre la popolazione viveva perlopiù in una situazione di povertà dignitosa, ma deprimente.
Oggi invece il benessere si è diffuso tra la popolazione della Siberia. La classe media si è consolidata. Gli alberghi e i ristoranti non hanno nulla da invidiare a quelli dell’Europa Occidentale. Le città appaiono pulite, ordinate, gradevoli. Se le periferie possono presentarsi ancora, a prima vista, abbastanza severe, a causa della architettura essenziale dei palazzi di epoca Sovietica, i centri cittadini sono sempre molto armoniosi, piacevoli, animati dalla naturale vitalità di gente semplice e allegra ma al tempo stesso coriacea e sicura di sè stessa.
In Siberia convivono tradizioni e modernità, passato e futuro. Gli Sciamani sono ancora presenti nei piccoli villaggi a preponderanza di popolazione autoctona. Le vecchie leggende non sono morte, ma vengono ancora tramandate alle nuove generazioni.
Secondo lo Sciamanesimo Siberiano il mondo è vivo. Gli animali, le piante, l’acqua e le pietre hanno uno spirito. E questi spiriti vanno rispettati. Così, ancora ai giorni nostri, gli abitanti dei villaggi del fiume Buotama (affluente della Lena) incitano le mucche a non muggire per non offendere lo spirito dello Sciamano Syngaaga Suoch, che visse in quei luoghi e, secondo la leggenda, fu mutilato delle mascelle al cui posto furono impiantate quelle di un vitello.
Anche il Lago Bajkal è descritto come lo spirito di un grande uomo Siberiano, che aveva 337 figlie (come i suoi 337 affluenti), ma una sola era la prediletta, Angara (l’unico emissario) che si innamorò di Jenissej e scappò da lui. Bajkal, adirato, le scagliò contro una grande pietra (oggi chiamata La Roccia dello Sciamano) ma non riuscì a colpirla. E la ragazza, condotta dai gabbiani, potè ricongiungersi al suo amato.
La Roccia dello Sciamano, sull’Isola di Ol’chon, è sacra non solo per lo Sciamanesimo, ma anche per il Buddhismo Lamaista dei Buriati. Sulla stessa Isola di Ol’chon la presenza degli spiriti è talmente percepibile che le guide locali ne sconsigliano la visita ai turisti più impressionabili.

Il Lago Bajkal
Al tempo stesso, mentre il passato resiste nelle piccole comunità rurali, protette dalla marea della modernità grazie alle distanze inarrivabili che le rendono quasi autarchiche, il futuro avanza veloce di città in città. E avanza come sempre in treno.
A settentrione del percorso originale della Transiberiana, come già riportato, è stata costruita la BAM (Байкало-Амурская магистраль, Ferrovia Bajkal-Amur) ultimata nel 2003 con la ristrutturazione della Galleria di Severomuisk. Nel 2013 poi è stata virtualmente completata anche la linea (Амуро-Якутская магистраль, Ferrovia Amur-Yakutsk) che percorre la Siberia orientale da Sud a Nord, nel bacino idrico del fiume Lena. Snodandosi dalla Transiberiana a Bamovskaja, attraversa la BAM a Tynda e arriva fino a Nizhny Bestyakh. Per il congiungimento con Yakutsk manca solo da costruire un gigantesco ponte sulla Lena.
I progetti per i prossimi decenni sono ancora più ambiziosi. A Nord la Amur-Yakutsk proseguirà lungo la cosiddetta Strada delle Ossa fino a raggiungere l’Oceano a Magadan per poi allungarsi ancora fino alla Chukotka ed eventualmente, se ci sarà collaborazione dalla controparte Americana, arrivare a collegare via treno la Siberia e l’Alaska.
Più concreto e prossimo è invece il progetto, che fu di Stalin e che ora Putin ha fatto suo, di far proseguire la BAM con un ponte che superi il braccio di mare (lo Stretto dei Tatari) che separa l’Isola di Sakhalin dalla terraferma. Si allaccerebbe così alla linea ferroviaria di Sakhalin fino a Juzhno-Sakhalinsk e oltre, dove un secondo ponte, da costruire in cooperazione con il Giappone, dovrebbe collegarla ad Hokkaido. In questo modo le merci Giapponesi potrebbero arrivare fino in Europa via treno, con un risparmio in tempo e in costi molto considerevole.

Vladivostok, capoluogo della Provincia del Litorale, nell’Estremo Oriente Russo.
LA RINASCITA DELL’ESTREMO ORIENTE RUSSO.
Eccoci dunque arrivati alla fine del nostro viaggio. Nel Dalny Vostok, l’Estremo Oriente Russo.
Durante la grande crisi politica, economica e morale degli Anni Novanta il Distretto dell’Estremo Oriente Russo ne risentì più di ogni altra area del Paese. Oltre un milione di abitanti abbandonarono la regione che si distende sull’Oceano Pacifico per trasferirsi nella Russia Europea, o all’Estero.
Oggi invece il Dalny Vostok è tornato al centro dei progetti di sviluppo della Russia. Alla costruzione delle infrastrutture segue un piano di ripopolamento, con la distribuzione gratuita da parte dello Stato di un ettaro di terra a chiunque voglia trasferirsi in questo distretto.
L’obiettivo è quello di fare di questa area, che è a stretto contatto con le economie più dinamiche dell’Asia: quella Cinese, quella Giapponese e quella Coreana, una specie di California Russa. Gli investimenti Russi e quelli Cinesi stanno trasformando tutta la costa, a partire dal Primorskij Kraj (la Provincia del Litorale) della quale Vladivostok è Capoluogo, da obsoleta e poco attraente che era, in uno dei nuovi poli di sviluppo mondiale.
Non mi sono mai stancato di visitare e rivisitare il Dalny Vostok. Quando è possibile ci arrivo in treno dall’Europa. Ma anche quando i tempi ridotti non me lo permettono, prendo sempre l’aereo fino a Blagoveschensk o Habarovsk e poi percorro in treno almeno l’ultimo tratto di ferrovia. Anche io ho i miei riti e Vladivostok la raggiungo sempre solo in treno o in nave, mai in aereo.
La bellezza selvaggia di questa Regione è difficile da descrivere e spezza il respiro. Da Vladivostok a Habarovsk, la vecchia Capitale Imperiale dell’Oriente Russo. Da Sakhalin a Magadan fino al Kamchatka. Il confine ultimo del Mondo. Nec plus ultra.
E proprio adesso che ho appena finto di raccontare della Siberia, mia antica amante più pura, misteriosa e genuina, mi viene voglia di cominciare a narrare di quest’altra amante più sbarazzina, accattivante e selvatica, l’incantevole costa dell’Estremo Oriente Russo. Ma questa è già un’altra storia.
- I Monti Urali, il confine Occidentale della Siberia
- I Monti Urali
- I Monti Urali
- Ekaterinburg, la Capitale del Distretto Federale degli Urali
- Ekaterinburg
- Ekaterinburg, Дом Севастьянова (La Casa di Sevastianov)
- Cheliabinsk
- Cheliabinsk
- Omsk
- Omsk. Danza folcloristica
- Tjumen
- Tobolsk, la vecchia Capitale Imperiale della Siberia
- A pesca sul fiume Ob
- Il fiume Ob presso Novosibirsk
- Novosibirsk, la Capitale del Distretto Federale della Siberia
- Novosibirsk
- Barnaul
- Tomsk
- L’inverno in Siberia
- Novokuznetsk, Храм Рождества Христова (La Cattedrale della Nascita di Cristo)
- Un veterano della Grande Guerra Patriottica (II Guerra Mondiale)
- La Transiberiana
- Vagone ristorante su un treno
- La vita nei villaggi della Siberia
- La vita nei villaggi della Siberia
- La natura della Siberia
- Il fiume Jenissej presso Krasnojarsk
- Krasnojarsk
- Krasnojarsk
- Le spiagge sui fiumi Siberiani d’estate
- Irkutsk, Дом купцов Шастиных (La casa dei commercianti Shastini, meta’ XIX secolo)
- Irkutsk, Богоявленский собор (La Cattedrale dell’Epifania)
- Irkutsk, Дом Файнберга (La Casa di Fainberg)
- Il Lago Bajkal
- Il Lago Bajkal gelato d’inverno
- Il Lago Bajkal
- Il Lago Bajkal
- Mercato del pesce presso il Lago Bajkal
- La Transiberiana lungo il Lago Bajkal
- I treni della Siberia
- I villaggi della Siberia
- I villaggi della Siberia
- Ulan Ude
- Ulan Ude, Иволгинский дацан (Il Tempio Buddista Ivolginskij Datsan
- Cita
- Il fiume Lena
- Il fiume Lena
- Il fiume Lena
- Il fiume Lena
- Jakutsk
- Jakuzia
- Orso Polare in Chukotka
- Blagoveschensk. Dall’altra parte del fiume Amur è già Cina
- L’inverno in Siberia
- Magadan, festeggiamenti per il Giorno della Vittoria
- Il fiume Amur
- Tigre dell’Amur
- Habarovsk, il lungofiume sull’Amur
- Habarovsk, festeggiamenti per il Giorno della Città
- Spiaggia presso Komsomolsk na Amure
- Vladivostok
- Vladivostok
- Vladivostok
- Vladivostok
- Sakhalin
- Kamchatka
- Kamchatka
Note:
[1]
Orenburg fu una fortezza (oggi è una città situata tra la regione del Volga e quella degli Urali Meridionali, vicino al confine col Kazakistan) nota tra l’altro per essere stata descritta nel Romanzo “La figlia del capitano” di Puškin, che narra le vicende della insurrezione del 1773-74 comandata da Emeljan Ivanovič Pugačëv.
[2]
L’Insurrezione Decabrista si svolse il 26 Dicembre 1825 (secondo il Calendario Gregoriano) a San Pietroburgo. Fu sedata dallo Zar Nicola I e molti degli Ufficiali e Intellettuali che vi presero parte o che simpatizzarono per essa furono poi deportati in Siberia.
[3]
Come narreremo più avanti, tra il 1579 e il 1585 Ermak Timofeevič, su incarico della famiglia boiarda degli Stroganov, a capo di 540 cosacchi russi accompagnati da circa 300 fanti schiavi lituani, tedeschi e polacchi, mosse guerra al Khan Küçüm, che pur disponendo di truppe numericamente assai superiori, fu sconfitto ripetutamente, fino all’occupazione russa di Qashiliq (presso l’odierna Tobolsk), capitale del Khanato di Sibir.
[4]
Il 13 Maggio 1607 tre navi inglesi (Constant, Godspeed e Discovery) raggiunsero la costa del Nord America con 105 uomini a bordo, e stabilirono l’insediamento di Jamestown in quella che poi sarebbe diventata la colonia della Virginia.
[5]
Altri storici vogliono far risalire l’inizio della colonizzazione del West Americano alla conquista da parte degli spagnoli di Cortes della capitale atzteca di Tenochtitlan (1521) e quella russa dell’Est alla conquista da parte di Ivan il Terribile della capitale tatara di Kazan (1552). Anche in questo caso comunque il periodo storico coincide.
[6]
I russi avevano raggiunto l’Oceano Pacifico giа nel 1639, ma la fondazione di Vladivostok nel 1859 da parte del conte Marcellus von Heidermith assume un valore simbolico, quanto strategico, di primaria importanza.
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Ambientato in Siberia solo nella parte finale del romanzo, per il resto ambientato a San Pietroburgo
[8, 9]
Parzialmente ambientato in Siberia
[10]
Con la Battaglia del Fiume Kalka, nel 1223, durante la quale le truppe della Rus di Kiev, alleate dei Cumani, furono sconfitte dalle orde Tatare e Mongole, iniziò il cosiddetto Giogo Tataro-Mongolico. Lo Stato fondato dai Mongoli sui territori Russi è ricordato come Khanato dell’Orda D’Oro.
[11]
L’8 Settembre 1380, nelle campagne presso Kulikovo (nell’odierna Oblast di Tula, si combattè una importantissima battaglia che vide contrapposti da una parte i Tataro-Mongoli, con i loro alleati Polacchi e Lituani, dall’altra i Russi comandati dal Principe Dmitrij Donskoj. La vittoria Russa segnò l’inizio del declino del Khanato dell’Orda d’Oro.
[12]
Nel 1476 Ivan III smise di pagare il tributo al Khan Akhmat dell’Orda D’Oro. Questi non marciò subito verso la Moscovia ma attese 4 anni. Nel 1480 finalmente avanzò fino al fiume Ugra ma fu costretto dai Russi a ritirarsi. L’anno successivo, mentre si preparava ad una nuova spedizione, il Khan Akhmat fu attaccato e sbaragliato dall’Orda Nogai e ciò segnò la fine dell’Orda D’Oro.
[13]
Nel 1619, dopo aver attraversato piщ di 2.000 Km, un gruppo di esploratori e soldati Russi arrivò a fondare il primo forte lungo il corso dello Jenissej.
[14]
Superato lo Jenissej gli esploratori Russi vennero a sapere dai locali che oltre 1.000 Km più ad est vi era un altro grande fiume, la Lena. Il viaggio tra i due fiumi durò 3 anni e fu guidato dall’esploratore Pantelei Pyanda. Nel 1628 un’altra spedizione, comandata dall’ufficiale degli Streltsi Vasilij Bugor raggunse a sua volta il fiume Lena e costruì il primo fortino che avrebbe dato poi origine alla cittа di Yakutsk.
[15]
Questo trattato (redatto in Russo, Cinese, Mancese, Mongolo e Latino) ha una valenza storica, perchè fino ad allora i Cinesi erano convinti che l’Impero Qing fosse il centro del Mondo, e tutte le altre popolazioni fossero barbare. Per la prima volta, su indicazione dell’Imperatore Kangxi, con i Russi la diplomazia Cinese trattò alla pari con una potenza straniera.
[16]
Mentre a Sud, lungo il corso dell’Amur, le truppe Russe erano ancora impegnate dai Cinesi, piщ a Nord furono raggiunti prima il fiume Kolima e la Chukotka e poi, sotto il comando dell’ufficiale della marina Russa Vitus Bering, di origine Danese, fu raggiunta l’Alaska. Lo stretto che separa la Siberia dall’Alaska ancora oggi porta il nome di Bering.
[17]
Si calcola che i Nativi Americani morti a causa della Colonizzazione Europea siano tra i 50 e i 100 milioni. Al contrario in Siberia all’inizio del Seicento, anche a causa delle condizioni climatiche avverse, vivevano solo 100.000 persone. Oggi i discendenti degli indigeni abitanti originari della Siberia sono parecchi milioni, pur in un territorio dove adesso il gruppo etnico più rappresentato (circa 80% della popolazione totale) è quello Russo.
[18]
L’innaugurazione dei lavori avvenne presso Vladivostok nel 1891. Lo Zarevič Nicola (futuro Zar Nicola II) simbolicamente trasportò la prima carriola di terra. I lavori furono completati nel 1905.
[19]
I Tatari sono un gruppo etnico di origine Turcica e di religione prevalentemente Musulmana, discendenti dei Bulgari del Volga. In Russia i Tatari sono il secondo gruppo etnico (5,5 milioni di persone) dopo i Russi e vivono prevalentemente nella Repubblica dei Tatari, con capoluogo Kazan, situata lungo il corso del Volga, nella Russia Europea. Molti Tatari però abitano anche nella regione degli Urali e nella Siberia Occidentale.
[20]
I Buriati sono un gruppo Etnico di Origine Mongola e di religione Buddhista Lamaista. Sono circa 500.000 e vivono prevalentemente nella Repubblica Buriata, con capoluogo Ulan Ude, sulla sponda orientale del Lago Bajkal.
[21]
Gli Jakuti (o Sacha) sono un gruppo etnico di origine Turcica e di religione Cristiana Ortodossa o Animista che vivono nelle freddissime regioni del Nord della Siberia Orientale. In Russia ce ne sono 450.000 e, nel loro capoluogo Jakutsk, le temperature d’inverno possono superare i 60 gradi sotto lo zero.
[22]
I Bashkiri sono un gruppo etnico di origine Turcica e di religione Musulmana, strettamente imparentati coi Tatari. La maggior parte degli 1,8 milioni di Bashkiri vivono nella Russia Europea, nella regione di Ufa. Ma alcuni gruppi si trovano anche oltre gli Urali, nella Siberia Occidentale.
[23]
I Tuvani sono oggi circa 300.000 e vivono nella Siberia Centrale. Praticano la Religione Buddhista Lamaista o lo Sciamanesimo.
[24]
I Kazaki sono 17 milioni e sono gli abitanti del Kazakistan. Storicamente però alcuni di loro vivono anche nella Siberia Occidentale e Centrale.
[25]
Gli Hakassi oggi sono circa 72.000. Di etnia Turcica e di religione Ortodossa o Animista, vivono prevalentemente nella regione di Abakhan, nella Siberia Centrale.
[26]
Quando la Russia Zarista occupò l’Estremo Oriente, molti Coreani rimasero entro i confini del nuovo Stato. Oggi in Russia ne vivono circa 150.000, ma molti altri furono a suo tempo deportati in Kazakistan e Uzbekistan e i loro discendenti vivono ormai stabilmente in quelle terre. I Coreani di Russia oggi si dividono tra Buddhisti, Confuciani, Cristiani Ortodossi e Animisti.
[27]
I Kirghizi sono 4,5 milioni e sono gli abitanti del Kirghizistan. Alcuni gruppi vivono anche nella Siberia Occidentale e Centrale.
[28]
La regione di Kemerovo, poco oltre Novosibirsk, nella Siberia Occidentale, ricca di ferro e manganese e di industrie meccaniche, metallurgiche, siderurgiche e chimiche.
[29]
“Non c’è spazio per le lingue regionali in una Francia destinata a marcare l’Europa con la sua impronta”
[30]
Gli Chanti (o Ostiachi) e i Mansi (o Voguli) sono una antica popolazione Ugro-Finnica. A differenza di tutte le altre popolazioni Ugro-Finniche che sono sparse nel territorio della Russia Europea (Komi, Udmurti, Mari, Mordvini, Careli, Estoni) e che parlano idiomi più vicini al Finlandese, Gli Chanti e i Mansi abitano oltre gli Urali, in Siberia Nord Occidentale, e le loro lingue sono tra quelle ancora esistenti le piщ vicine alla lingua Ungherese.
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Articolo a cura di Cesare Corda per SakerItalia.it
da applausi
la russia deve essere un paese stupendo oltre che sconfinato…………
Grazie…!
Sembra scritto da un russo. E vien voglia di partire… Grazie!!!
Grazie,ho letto con molto piacere e tutto d’un fiato.