L’unica speranza della Gazprom per il completamento del “Nord Stream 2”, la posatubi “Akademik Chersky”, è arrivata, compiendo il suo percorso dall’Estremo Oriente al Mar Baltico sotto la protezione di tre flotte russe, gettando l’ancora lontano dalle coste d’origine. Ma il vero giallo – alla luce dei tentativi dell’UE di rendere il gasdotto mezzo vuoto, e degli Stati Uniti – di vietarlo del tutto – è solo all’inizio.

Quindi è successo. La posatubi “Akademik Chersky” – l’unica nave in grado di completare in qualche modo il “Nord Stream 2”, arrivata dall’Estremo Oriente al Baltico in modo semi-segreto, sotto la protezione della Marina Russa, al fine di impedire che venisse attaccata dalle marine degli Stati Uniti e della Gran Bretagna – ha gettato l’ancora al largo di Kaliningrad. La nave viene rifornita di carburante e sta assumendo un equipaggio aggiuntivo. Dopo l’ammodernamento in uno dei porti russi, la posatubi sarà pronta a continuare, secondo le sue capacità, il completamento di quasi il 94% del più grande progetto energetico russo-europeo, che è stato abbandonato dagli appaltatori occidentali di Gazprom, che temevano la minaccia delle sanzioni americane. Dal momento che i massimi funzionari russi hanno promesso di terminare il progetto di fronte al mondo intero alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo anno, nessuno dubita che ad un certo punto sarà finito. Ma cosa accadrà dopo, nessuno lo sa, per ora.

Non ancora costruito, ma già a buon punto

I dubbi sul futuro del “Nord Stream 2” sono causati dal fatto che, a quanto pare, non è molto atteso in Europa, mentre un certo numero di paesi, in particolare paesi di transito, sono apertamente ostili nei suoi confronti. E non solo i costi delle sanzioni statunitensi già imposte sono stati misericordiosamente spostati dalla Russia alle società partner europee di Gazprom. Sono sorte anche domande sulla determinazione del governo tedesco, il principale beneficiario europeo del progetto, a resistere alla crescente pressione degli Stati Uniti e alle macchinazioni di Bruxelles, ovvero alla leadership dell’Unione Europea, in cui Berlino sembra giocare un ruolo di primo piano. Ciò è accaduto dopo che la tedesca Federal Network Agency (BNetzA), con un pretesto gesuitico, ha deciso di rifiutare di consentire alla “Nord Stream 2 AG” di ritirare il “Nord Stream 2” dai requisiti della Direttiva aggiornata della UE sul gas, l’aspetto stesso del quale era un tentativo di legare le mani a Gazprom. Al fine di rimuovere il gasdotto da questa direttiva ugualmente gesuitica, era presumibilmente necessario che il progetto fosse completato entro maggio 2019, e ora non è più possibile farlo. Pertanto, dopo la messa in servizio, che ora richiederà una serie di accorgimenti, il gasdotto potrà essere utilizzato solo ad un livello del 50%, il che lo rende, per dirla in parole povere, non molto conveniente.

La Federal Network Agency ha informato l’ente commerciale tedesco Handelsblatt che la bozza della decisione era ancora all’esame, ma che sarebbe diventata definitiva dopo il 9 maggio, previa consultazione delle parti interessate. E poi “Nord Stream 2 AG”, l’operatore del progetto, dovrà fare causa all’autorità di regolamentazione della Corte Suprema di Düsseldorf o immediatamente alla Corte di Giustizia europea, dove la Russia è molto “amata”.

Naturalmente, l’operatore del “Nord Stream 2” non è d’accordo con l’opinione della BNetzA, attenderà la decisione ufficiale dell’autorità di regolamentazione, la valuterà e, secondo il suo servizio stampa, intraprenderà ulteriori azioni per proteggere i suoi diritti. Ad esempio, apparentemente, andrà in tribunale ed è chiaro quale sarà il risultato.

Tre ragioni

Perché le cose stanno così? In primo luogo, perché si profila una crisi economica più grave della “Grande Depressione”, nella quale l’Europa non avrà bisogno di molto gas. In secondo luogo, le aziende europee hanno acquistato quasi il doppio di gas liquefatto (GNL) nel 2019, anche dalla Russia, rispetto ai 110 miliardi di metri cubi dell’anno precedente, dopo la rigassificazione.

Ma la ragione più importante è che gli Stati Uniti hanno sviluppato sanzioni rivolte agli acquirenti europei di gas russo, che gli americani, aggressivamente e sfacciatamente, usando il ricatto e la pressione politica, stanno cercando di sostituire sul mercato europeo con il loro gas liquefatto più costoso.

Gli europei e i tedeschi, in particolare, non vogliono combattere con l’“egemone”, anche se sopportano dolorosamente un atteggiamento così rozzo nei loro confronti. Devono rischiare di bloccare i conti delle società e interrompere le transazioni che passano attraverso i sistemi di pagamento americani? L’abbandono della Russia è quindi l’unica via d’uscita per loro, l’alternativa è una rivolta collettiva (e deve ancora essere organizzata) contro Washington e una violenta guerra commerciale con gli Stati Uniti in condizioni in cui tutto sta già andando al diavolo. Ad un certo punto questo dovrà comunque essere fatto, perché il ricattatore, una volta che avrà successo, continuerà ad agire con lo stesso spirito (l’industria automobilistica tedesca è la prossima), ma, ovviamente, non ora.

Tutto ciò significa che la Russia, ovviamente, completerà il gasdotto – non sarà abbandonato, miliardi di investimenti non saranno annullati (la parte russa è di circa 5 miliardi di euro) – in fondo al Baltico per la gioia degli Stati Uniti, ma non ci sarà… Nessuno da rifornire di gas. Almeno per un po’.

Cosa dovrebbe fare la Russia?

Cosa dovrebbe fare la Russia in questa situazione? Prima di tutto, dovrebbe prendersi il suo tempo e completare il gasdotto nel modo più economico possibile, perché eventuali scadenze possono essere posticipate e l’Europa in condizioni di crisi economica non avrà bisogno di troppo gas.

Dopotutto, Gazprom ha già quattro rotte di approvvigionamento verso l’Europa: il Nord Stream (60 miliardi di metri cubi all’anno), il Turkish Stream (31,5 miliardi di metri cubi), il gasdotto Jamal-Europa attraverso la Bielorussia (33 miliardi di metri cubi) e il Blue Stream (16 miliardi di metri cubi). Viene prodotto un totale di quasi 140 miliardi di metri cubi.

Ma non è tutto. Tenendo conto del contratto per il gas di Capodanno con l’Ucraina (65 miliardi di metri cubi nel 2020 e 40 miliardi nei prossimi quattro anni, per i quali Kiev dovrà pagare anche in caso di transito di volumi più piccoli), le forniture all’Europa sono garantite per il i prossimi cinque anni. Nel frattempo, durante questo periodo, l’impianto Gazprom di Ust-Luga dovrebbe iniziare a funzionare. E saranno ulteriori 13 milioni di tonnellate di GNL o quasi 20 miliardi di metri cubi dopo la rigassificazione.

E c’è anche la fornitura di gas alla Cina tramite il “Energia della Siberia”, con una capacità di progettazione di 38 miliardi di metri cubi nel 2025. Vale anche la pena prendere in considerazione gli ambiziosi piani della Russia per aumentare le forniture di GNL all’estero (secondo il Ministro dell’Energia Aleksandr Novak, le esportazioni ammonteranno a 80-120 milioni di tonnellate entro il 2035). Poiché gli impianti di GNL russi sono vicini all’Europa, le forniture di gas saranno vantaggiose per tutte le parti. Il GNL americano non sarà in grado di competere con questi rifornimenti, che sono difficili da sanzionare.

Naturalmente, il gasdotto è più redditizio del GNL per le consegne ad una distanza inferiore ai quattromila chilometri. Tuttavia, mettere una partecipazione a tale metodo di trasporto può danneggiare gli interessi dell’industria del gas della Russia nel suo insieme, come le prospettive per l’Artico, dove sono previsti investimenti significativi in progetti di GNL e dovranno essere recuperati.

Cosa abbiamo alla fine?

Ciò significa che il “Nord Stream 2” può essere completato lentamente, e che in genere è necessario, di fatto, solo come assicurazione contro le sorprese che potrebbero verificarsi in Ucraina nei prossimi anni, perché la sua rete di gasdotti obsoleta e che perde non sopravvivrà all’imminente crollo di questo paese artificiale. E la Galizia, purtroppo, probabilmente rimarrà anti-russa in futuro, e potrebbe impedire il transito del gas per ragioni non economiche.

Pertanto, gli americani, con le loro sanzioni, e gli europei, con la loro codardia, danneggiano prima di tutto loro stessi (per i secondi il gas costerà di più), piuttosto che la Russia e Gazprom, il cui compito è solo quello di prepararsi con calma a gravi eventi. In generale questo è chiaro, ma come tutto si svilupperà praticamente, adesso nessuno lo sa.

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Articolo di Sergey Latyshev pubblicato su Stalker Zone il 7 maggio 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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