Non è una deliziosa ironia – il Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace si è precipitato a Varsavia giovedì per elaborare piani dettagliati per rafforzare la recinzione di confine della Polonia con la Bielorussia? La Gran Bretagna aveva collaborato con gli Stati Uniti nell’invasione dell’Iraq nel 2003, e ora è l’autoproclamata protettrice dell’Unione Europea dai migranti iracheni!

150 Royal Engineers dell’esercito britannico saranno inviati per aiutare a rafforzare il confine della Polonia [in inglese] con la Bielorussia. Wallace ha ipotizzato che le truppe britanniche potrebbero anche aiutare “potenzialmente altri stati baltici a proteggere il loro confine”. I media britannici hanno riferito, citando fonti, che anche centinaia di truppe e paracadutisti delle forze speciali britanniche sono pronti ad essere dispiegati in Ucraina [in inglese] in mezzo alle crescenti tensioni in quella regione.

Martedì, Wallace ha visitato Kiev in quella che è stata annunciata come una dimostrazione di sostegno in un momento in cui l’Ucraina e i paesi della NATO hanno espresso preoccupazione per i movimenti di truppe russe vicino ai confini dell’Ucraina.

Una dichiarazione congiunta [in inglese] rilasciata a Kiev a seguito dei suoi colloqui con il ministro della Difesa ucraino Oleksij Reznikov ha affermato tra l’altro che a seguito di un accordo quadro intergovernativo firmato a Londra la scorsa settimana tra i due paesi, saranno intrapresi progetti congiunti per sviluppare le capacità delle forze navali ucraine nel Mar Nero e per aumentare l’interoperabilità.

Anche Gran Bretagna e Ucraina hanno recentemente concluso un trattato che consentirà a Kiev di chiedere prestiti a Londra per acquistare navi da guerra e missili britannici. Sky News ha riferito che “nella lista della spesa di 1,7 miliardi di sterline dell’Ucraina ci sono due dragamine, la produzione congiunta di otto navi lanciamissili e una fregata, nonché l’acquisto di armi per navi già esistenti”.

Inoltre, la Gran Bretagna costruirà due basi navali per l’Ucraina nel Mar Nero. Senza dubbio, la Bretagna Globale ha colto la questione dei migranti e l’isteria di guerra sulla Russia che ammassa truppe ai confini dell’Ucraina per rafforzare il suo posizionamento strategico in Europa centrale e nel Mar Nero.

Putin

Vladimir Putin parla alla riunione allargata del Consiglio del Ministero degli Esteri russo, Mosca, 18 novembre 2021.

Tradizionalmente, il Regno Unito agisce in tandem con gli Stati Uniti. Infatti, il 10 novembre, il Segretario di Stato americano Antony J. Blinken e il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, hanno firmato un importante documento intitolato Carta USA-Ucraina sul Partenariato Strategico a Washington, affermando l’impegno di Washington che “rafforzare la capacità dell’Ucraina di difendersi contro le minacce alla sua integrità territoriale e l’approfondimento dell’integrazione dell’Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche (si legga la NATO) sono priorità concorrenti”.

Dall’inizio alla fine, il patto USA-Ucraina punta il dito direttamente o indirettamente [in inglese] contro la Russia.

Ad ogni modo, in una dichiarazione di sabato scorso [in inglese], il Ministero della Difesa russo aveva accusato “attività militari di natura aggressiva nella regione del Mar Nero” da parte di navi da guerra statunitensi, aerei da ricognizione strategica U-2S che hanno condotto una missione di sorveglianza lungo il confine russo, un bombardiere strategico B-52 in volo vicino al confine russo nel Mar Nero, ecc.

Il quadro generale che emerge da tutto ciò è che un accerchiamento della Russia sta emergendo dalla regione baltica lungo l’Europa centrale fino al Mar Nero e al Caucaso. A differenza dell’era della Guerra Fredda, gli schieramenti della NATO arrivano fino ai confini occidentali e meridionali della Russia.

Le capitali occidentali e Mosca hanno interpretazioni diametralmente opposte di ciò che sta accadendo. L’interpretazione dell’Occidente è che Mosca la stia sottoponendo a una sorta di stress test sperando che la crisi migratoria e l’accumulo di forze russe al confine con l’Ucraina evidenzino divisioni all’interno dell’UE e della NATO, che a loro volta li costringerebbero ad optare per il transazionalismo pragmatico accelerando il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream (a cui si oppongono Stati Uniti, Ucraina e Polonia) [entrambi i link in inglese].

In sintesi, l’argomento è che l’Occidente dovrebbe vedere il bluff di Mosca. D’altra parte, la narrativa di Mosca è che le potenze occidentali stanno deliberatamente alimentando gli istinti revanscisti dell’Ucraina armandola e incoraggiando la leadership assediata del Presidente Zelenskyj a Kiev, che sta combattendo per la sopravvivenza politica, a credere che con il sostegno occidentale si sta aprendo una finestra di opportunità per riconquistare i territori perduti nel Donbass e in Crimea, e quindi mantenere la sua promessa di essere il salvatore del suo paese.

E, in secondo luogo, per come la vede Mosca, le crescenti tensioni con la Russia sono diventate un comodo alibi per coinvolgere direttamente la NATO nella sicurezza dell’Ucraina e farne un modello della strategia di contenimento dell’Occidente contro la Russia.

Non mancano le prove a sostegno di entrambe le interpretazioni. Gli Stati Uniti hanno informato gli alleati europei che Mosca potrebbe creare nuove situazioni sul campo e, pertanto, sono necessarie contromisure. La Francia ha promesso di difendere l’Ucraina se la Russia la attaccherà. Anche la NATO ha avvertito la Russia.

In effetti, ultimamente Washington sta facendo un passo in più per seppellire l’ascia di guerra anche con Ankara, in una mossa determinata per riportarla all’ovile della NATO. La Turchia ha stretti legami militari con l’Ucraina, è una delle principali potenze del Mar Nero e, soprattutto, ha una storia di resistenza a Mosca in caso di pressioni.

Così, martedì, il Gruppo della Difesa ad Alto Livello USA-Turchia si è riunito al Pentagono. Laura Cooper, Sottosegretario del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che ha guidato la delegazione americana, ha affermato che l’aggiornamento militare della Turchia è diventato una necessità a sostegno della NATO, e Washington “ha riconosciuto le esigenze di modernizzazione militare delle TAF (Forze Armate Turche)”.

Cooper “ha evidenziato la cooperazione sul Mar Nero”. Le due parti hanno anche “discusso un’ampia gamma di questioni funzionali e regionali” ed è stato concordato un successivo incontro ad Ankara. Naturalmente, il riavvicinamento USA-Turchia può essere un punto di svolta per la presenza della NATO nel Mar Nero [in inglese].

In base alla Convenzione di Montreux (1936) [in inglese], la Turchia esercita il controllo sullo stretto del Bosforo e dei Dardanelli, e regola il transito delle navi da guerra tra il Mediterraneo orientale e il Mar Nero. Basti dire che le operazioni della flotta russa del Mar Nero e le capacità delle navi da guerra russe nel Mediterraneo dipenderebbero dalla cooperazione della Turchia.

In un contesto così tumultuoso, il presidente russo Vladimir Putin, in un discorso giovedì a Mosca in una riunione estesa del Consiglio del Ministero degli Esteri, ha affermato che l’Occidente non presta più attenzione ai “nostri avvertimenti sulle linee rosse”. Ha fatto riferimento ai bombardieri strategici statunitensi che volano nel Mar Nero “a una distanza di soli 20 chilometri dal nostro confine di Stato”, all’espansione della NATO verso est, al dispiegamento della NATO di sistemi antimissile “proprio accanto ai nostri confini”, ecc. [in inglese].

Ma Putin ha anche affermato enigmaticamente che “i nostri recenti avvertimenti hanno avuto un certo effetto”. Non ha approfondito. Putin sembrava inviare un messaggio alla Casa Bianca. In effetti, stava parlando il giorno dopo una conversazione telefonica tra il Segretario del Consiglio di Sicurezza Russo Nikolaj Patrushev e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan.

Guardando al futuro, un punto d’innesco sembra improbabile. La crisi dei migranti si sta già attenuando, con la Germania che si offre di accogliere alcune centinaia di profughi iracheni. Ancora più importante, un vertice Russia-USA potrebbe aver luogo [entrambi i link in inglese] online prima della fine dell’anno, e un incontro di persona tra il Presidente Biden e Putin è possibile l’anno prossimo.

Giovedì l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatolij Antonov ha dichiarato alla Tass [in inglese] che il terzo round del dialogo strategico tra Mosca e Washington dovrebbe svolgersi “nel prossimo futuro”. L’ambasciatore ha osservato che “ci sono sviluppi positivi nella sfera della stabilità strategica… La natura globale dei colloqui consente di discutere tutti i fattori significativi della stabilità strategica, sia gli armamenti tradizionali che le nuove tecnologie”.

In effetti, il lato positivo delle nuvole scure nel Mar Nero è che la comunicazione strategica tra Mosca e Washington è ripresa, e sono in corso scambi a vari livelli.

Potrebbero sempre esserci episodi che potrebbero esacerbare le tensioni con la Russia per la propria agenda dissenziente [in inglese] – che si tratti del Regno Unito, dell’Ucraina o della Polonia – ma né il Cremlino né la Casa Bianca cercano lo scontro.

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Articolo di M. K. Bhadrakumar pubblicato su Oriental Review il 20 novembre 2021
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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