La coltre di ghiaccio dell’Artico si sta sciogliendo, il che presenta nuove opportunità economiche per gli stati artici, rendendo anche più dura la competizione tra di loro. Questi interessi opposti possono condurre ad una guerra su vasta scala nella regione?
La lotta per questa regione ricca di risorse coinvolge non solo i paesi dell’Oceano Artico – Stati Uniti, Russia, Canada, Norvegia e Danimarca – ma anche alle potenze di altre regioni, come ad esempio la Cina. La ricerca polare non è più uno sforzo puramente scientifico, l’attenzione si è ora spostata sugli aspetti economici, che a loro volta hanno portato ad un serio dibattito politico tra gli stati artici.
Il ritorno della Russia nell’Artico
Nei “selvaggi anni ‘90”, quasi tutte le unità militari russe di stanza nell’Artico furono ridimensionate. Non c’era praticamente nessuna presenza militare lungo tutta la costa, da Murmansk alla Chukotka. La Russia aveva perso il controllo sulla vasta regione.
Ora la Russia sta tornando nell’Artico, e sta usando nuove soluzioni tecnologiche per rivendicare i suoi diritti. Le forze armate russe stanno aumentando rapidamente il loro potenziale militare e la presenza nella regione. Mosca ha la più grande flotta di rompighiaccio del mondo. Sta costruendo basi militari e navali, nonché aeroporti nella regione. Sta inoltre migliorando i suoi sistemi di supporto aereo e protezione antiaerea e sta aggiornando i suoi radar.
Ma altri stati artici stanno facendo lo stesso. Ciò solleva la domanda se gli interessi in conflitto nella regione possono portare a una guerra su vasta scala.
In effetti, ci sono tutti i tipi di disaccordo e discordie tra gli stati artici, a questo punto. E alcuni sono potenzialmente pericolosi.
Innanzitutto, i confini tra zone economiche esclusive nell’Oceano Artico non sono definiti a causa di una certa ambiguità nel diritto internazionale, il che porta a varie interpretazioni e disaccordi.
Ad esempio, l’ampiezza di una zona economica esclusiva non dovrebbe superare le 200 miglia nautiche (370,4 Km) dalla cosiddetta linea di base. Ma se un paese può dimostrare che una parte del fondo oceanico fa parte della sua piattaforma continentale, allora la zona economica esclusiva di questo paese potrebbe essere ampliata.
Ciò ha importanti implicazioni pratiche, perché il paese avrebbe quindi il diritto di esplorare il fondo oceanico e sviluppare le sue risorse naturali, creare e utilizzare isole artificiali, e costruire strutture diverse. Ciò potrebbe trasformarsi in uno sforzo molto redditizio, poiché la regione artica potrebbe potenzialmente contenere fino a un quarto delle riserve globali di petrolio e gas.
La disputa sul Passaggio a Nord-est
Il secondo problema importante nell’Artico è il dibattito sulle autorità degli stati sul Passaggio a Nord-est (NEP). Quella rotta sta diventando sempre più accessibile alle navi commerciali a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Ultimamente, gli Stati Uniti si stanno facendo sentire sempre più riguardo al limitare la presenza della Russia e il promuovere l’idea di trasformare il NEP (chiamata Rotta marittima Settentrionale in Russia) in una rotta internazionale, invece che parte delle infrastrutture di trasporto nazionali russe.
Gli Stati Uniti cercano anche di aumentare la propria attività nell’Artico. Una delle strategie utilizzate dagli americani è schierare un numero significativo di unità della Guardia Costiera statunitense nella regione.
Esperti occidentali sostengono che la posizione della Russia sulla NEP/Rotta Marittima Settentrionale non è sempre convincente, in quanto presumibilmente viola in una certa misura il diritto marittimo internazionale, e va contro il principio dell’uso pacifico dei mari e degli oceani. Mosca sostiene che la Russia ha autorità sul NEP, che passa attraverso la sua zona economica esclusiva, e che qualsiasi nave che voglia utilizzare questa rotta deve chiedere il suo permesso.
Questa differenza potrebbe potenzialmente causare incidenti gravi. Immaginiamo uno scenario in cui, per esempio, le navi della US Navy stanno attraversando il NEP sostenendo che stanno utilizzando la rotta in base al principio della libertà dei mari. Questa dottrina consente il libero passaggio attraverso le acque territoriali se questa sezione fa parte di una rotta commerciale marittima internazionale. Ma in realtà questo spesso causa tutti i tipi di incidenti: scontri, tentativi di espellere le navi, ecc.
Problemi militari
Ci sono anche problemi militari nell’Artico. A metà degli anni ‘90, la Russia sviluppò il concetto del Bastione Strategico Settentrionale, che definiva misure speciali per mantenere la capacità di sopravvivenza dei sottomarini missilistici strategici.
L’idea era di creare zone sicure attorno ai sottomarini armati con missili balistici, con supporto aereo e marittimo, oltre a sistemi di illuminazione subacquea stazionaria.
Se quella dottrina fosse stata attuata, sarebbe stata contrastata dagli Stati Uniti e ci si sarebbe aspettata una seria pressione da parte loro. A proposito, i sottomarini nucleari per il trasporto di missili balistici sono di solito dispiegati in acque neutrali. Questo sarebbe stato motivo di grande preoccupazione negli Stati Uniti.
Ma questo fattore non è significativo come i due precedenti. Questi problemi sono sempre esistiti, nell’Artico e ovunque. Gli americani si trovano in una situazione simile. Hanno zone relativamente piccole dove vengono impiegati sottomarini nucleari con missili balistici, e proteggono queste aree usando tutti i mezzi e le risorse disponibili. Ma questa è una cosa in corso.
Per analizzare una potenziale guerra su larga scala nell’Artico, dobbiamo tenere a mente un fattore importante: qualsiasi conflitto tra gli attori esistenti nella regione rischia di trasformarsi in una guerra nucleare.
La NATO è chiaramente interessata all’Artico – nel senso più ampio. Quindi, da un lato della scala abbiamo Stati Uniti, Norvegia, Canada, Groenlandia e Danimarca. Dall’altro lato, c’è la Russia. Anche la Cina ora si unisce al club, poiché recentemente si è fatta strada nella regione artica. La Cina sta cercando di ottenere un punto d’appoggio nell’Artico, in modo che un giorno possa utilizzare le rotte settentrionali per la navigazione commerciale, se il clima lo consentirà.
Fondamentalmente, ogni paese sviluppato ha i suoi interessi nell’Artico – solo che non tutti lo ammettono apertamente. Non appena la torta artica sarà sul tavolo, ognuno di loro reclamerà il proprio pezzo.
A questo punto, la navigazione commerciale nell’Oceano Artico è, per la maggior parte, non economicamente conveniente. Sfortunatamente, gli indicatori target per le merci che devono essere spedite dalla Russia attraverso la Rotta Marittima Settentrionale non sono stati finora raggiunti. Oggi, questa rotta è ancora troppo rischiosa, e questi rischi superano i vantaggi dell’utilizzo della Rotta Marittima Settentrionale/NEP e del risparmio di tempo.
Il trasporto marittimo di container tra la Cina, il Sudest asiatico e l’Europa che attraversa il Canale di Suez in Africa è stato da molto tempo stabilito e perfezionato. Queste rotte vedono navi di dimensioni incredibili e anche il numero di container spediti è sbalorditivo, mentre il prezzo delle spedizioni è relativamente basso. Il tutto funziona come un orologio. In senso figurato, puoi acquistare un biglietto, imbarcarti sulla nave e sapere che arriverai a destinazione in tempo.
Con la NEP, puoi acquistare un biglietto, ma prima di salpare, potresti ricevere un messaggio, “Scusa, ma nello Stretto di Vilkitsky una tempesta ha spinto il pack di ghiaccio spesso 4 metri troppo vicino alla riva”.
Tutti vogliono assicurarsi che il loro viaggio vada come previsto, e questo programma dovrebbe essere impostato per gli anni a venire.
Il conflitto nell’Oceano Artico non sarebbe diverso da uno nel Mar Cinese Meridionale o nel Golfo Persico
Tuttavia, la situazione nell’Oceano Artico potrebbe cambiare radicalmente, se il ghiaccio continuerà a sciogliersi ai tassi attuali. Il Passaggio a Nord-ovest potrebbe diventare completamente privo di ghiaccio nei prossimi 40-50 anni. Questo percorso attraversa l’Oceano Artico lungo le coste settentrionali del Nord America e l’Arcipelago Artico Canadese. Sarà la via più breve da Shanghai a New York. Se ciò accadrà, darà origine allo stesso tipo di problemi che esistono oggi intorno al NEP. È probabile che gli Stati Uniti rivendichino l’autorità sulla rotta, mentre la Cina sicuramente dirà che tali affermazioni violano il diritto marittimo e vanno contro il principio della libertà di navigazione.
In senso geopolitico, qualsiasi tipo di situazione che potrebbe svolgersi nell’Oceano Artico sarà in generale simile a quello che vediamo oggi nel Golfo Persico o attorno alle [disputate] Isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale.
Tuttavia, va notato che tutti i giocatori della regione artica sono potenze nucleari con grandi capacità militari, o membri di alleanze militari – ciò significa che entrerebbe in gioco l’intera gamma di meccanismi di deterrenza, qualora dovesse accadere qualcosa.
È molto improbabile che le potenze nucleari ricorrano agli attacchi nucleari; probabilmente userebbero qualche altro meccanismo per risolvere il problema. E tali meccanismi impedirebbero alla situazione di degenerare in una guerra su vasta scala, dal momento che questo tipo di conflitto può trasformarsi in nucleare già nella fase due.
La Russia, per esempio, avrebbe solo due opzioni se accadesse un incidente serio. Mosca potrebbe sventolare bandiera bianca o usare le armi nucleari. Il fatto che le dimensioni della flotta russa non siano affatto vicine a quelle della marina statunitense definirà ampiamente il processo decisionale. Non c’è dubbio che Washington lo capisca molto bene. In altre parole, chi vuole rischiare di diventare l’obiettivo di un attacco nucleare, con solo un po’ di merluzzo e petrolio in ballo?
Quindi non ci sarà una guerra su larga scala. Non ci sarà sicuramente una guerra “tradizionale” con una dichiarazione ufficiale, l’introduzione della legge marziale, ecc. Le guerre sono una cosa territoriale, limitata dai confini nazionali. Se una guerra esploderà nell’Artico, si estenderà inevitabilmente ai territori degli stati artici. In altre parole, qualsiasi guerra che coinvolgerà la Russia si diffonderà oltre l’Artico.
Questa sarà la logica dietro le azioni dei paesi nell’Artico. Tuttavia, il numero di controversie crescerà sicuramente, ma non c’è motivo di credere che la situazione in generale sarà diversa dalle dispute nel Mar Cinese Meridionale, nel Golfo Persico, o dai disaccordi sul petrolio e sul gas nel Mediterraneo orientale, dove le tensioni tendono ad aumentare progressivamente.
Tutto sommato, non c’è davvero alcuna differenza importante tra l’Artico e altre regioni di tensione. Certamente, ci sono tutti i tipi di orribili scenari di cose che vanno storte nell’Artico. Non possiamo escludere completamente l’opzione dell’apocalisse nucleare, ma non è una novità – abbiamo vissuto in questa situazione per parecchio tempo.
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Articolo di Michail Chodarenok pubblicato l’8 luglio 2019 su Russia Today.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
_difendere l’Artico ,dagli appetiti bulimici degli USA, è una questione di sopravvivenza per la Russia di Putin e di chi verrà dopo di Lui.
_penso, in. proposito , che nel futuro molto prossimo vedremo tentativi degli USA di piazzare isole galleggianti che giustificheranno come diritto universale di eseguire indagini scientifiche e come diritto di transito e di sosta, ai limiti della zona esclusiva russa, e questa strategia sarà la vera causa della guerra del presente progressivo.
La Russia sa che dovrà non solo fare la voce grossa ma impedire a tutti i costi alle imprese militari travestite da in abiti civili ,di conquistare con l’inganno territori, non propri , come hanno sempre fatto ai danni dei nativi d’America ed in altri Paesi d’Oceania nel Pacifico dove trovarono popolazioni non evolute che sono state prima blandite con le perline adatte ai selvaggi ,e poi espropriate e assoggettate alla potenza americana come avevano fatto, prima degli USA ,la Gran Bretagna ed altri Paesi d’Occidente.
La cultura d’Occidente è da almeno 22 secoli una progressiva occupazione di territori altrui ed oppressione che viene gabellata come Libertà dei popoli (quali di essi?) di approdare ad una Civiltà superiore, governata dal Diritto e dalla Ragione, fondata sulla Scienza e più in generale sulla cultura d’Occidente.