Per i primi vent’anni del nuovo millennio, è ovvio che Vladimir Putin e la sua squadra al Cremlino sono stati reattivi, piuttosto che propositivi, in quasi tutti i rapporti con l’Occidente collettivo. Ovviamente, intendo dire che era ovvio per la sostanziale minoranza di professionisti che commerciano in fatti e seguono causalità, azione e reazione, dall’inizio alla fine, piuttosto che commerciare solo propaganda ideologica. Per quanto riguarda i comunicati stampa del governo degli Stati Uniti e i media tradizionali, ciò che è stato fornito al pubblico in generale negli Stati Uniti, in Europa in tutti questi anni, ha sempre sistematicamente invertito causa ed effetto. A telecamere spente, gli Stati Uniti hanno colpito i russi negli occhi; a telecamere accese, ci è stata mostrata solo la reazione aggressiva dei russi.
Noi osservatori professionisti della Russia sapevamo che Vladimir Putin era molto cauto. La sua parola più comunemente usata in relazione alla condotta di qualsiasi politica è stata “аккуратно”, che significa “attenta”.
Nel 2021 ci è comparso davanti un nuovo Putin, che sembra assertivo se non aggressivo, e che sembra pronto a correre enormi rischi senza troppe esitazioni mentre muove due o più passi avanti ai suoi interlocutori occidentali, non due passi indietro come era stato fino a quel momento.
In questo saggio intendo spiegare in che modo la Russia è proattiva oggi. Ma, prima di procedere, diamo uno sguardo a ritroso ai due casi in quella che può essere definita “l’era di Putin”, in cui la Russia ha effettivamente preso l’iniziativa e si è mossa coraggiosamente sulle proprie relazioni estere e sul proprio corso militare. Le date in questione sono il 1999 e il 2015.
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Negli ultimi 22 anni ci sono stati due casi eccezionali in cui la Russia ha preso l’iniziativa negli affari internazionali e non ha semplicemente reagito a qualche passo dell’Occidente, e degli Stati Uniti in particolare. Il primo è stato nel giugno 1999, quando un distaccamento di 250 soldati russi, con base in Bosnia in missione di mantenimento della pace, ha marciato nel Kosovo per preparare la strada ai rinforzi dei paracadutisti che sarebbero dovuti arrivare in aereo all’aeroporto di Pristina, dove insieme avrebbero potuto stabilire una “zona” russa in quello che sarebbe potuto diventare un Kosovo diviso. All’epoca, Eltsin era gravemente malato e non aveva il controllo degli affari quotidiani, e il suo Ministro degli Affari Esteri sembrava non essere a conoscenza dei movimenti sul campo nell’ex Jugoslavia, mentre messaggi contraddittori arrivavano dai militari. Un certo Vladimir Putin, allora direttore dei servizi di intelligence, ma due mesi dopo nominato Primo Ministro, e sei mesi dopo nominato successore di Eltsin come Presidente della Federazione Russa, fu coinvolto in incontri con l’Assistente Segretario di Stato in visita Strobe Talbott. Mentre Talbott era ancora a Mosca, si seppe del trasferimento russo all’aeroporto di Pristina. Si dice che Putin abbia assicurato che si trattava di un malinteso, di non preoccuparsi. E così Talbott volò via, solo per tornare a Mosca a metà volo, quando fu chiaro che in Kosovo si stava verificando una situazione di stallo potenzialmente pericolosa tra il distaccamento della NATO e i russi.
Come si è scoperto, il tentativo russo di catturare l’aeroporto di Pristina, e far valere gli interessi russi all’interno o insieme alla KFOR, venne ostacolata dal mancato ottenimento dei diritti di sorvolo dall’Ungheria per il trasporto pianificato di rinforzi. Gli Stati Uniti avevano assicurato all’Ungheria il rispetto dei suoi desideri per far dispetto ai russi.
Il secondo caso di iniziativa russa che mi viene in mente risale al settembre 2015, quando la Russia annunciò inaspettatamente il suo ingresso nella Guerra Civile Siriana, con attacchi aerei intesi a sostenere il regime in declino di Assad. Questa volta, l’azione militare russa venne resa possibile proprio dall’aver ottenuto il previo accordo dell’Iraq e di altre potenze regionali di sorvolare il loro territorio. E la complicità di Bagdad, già stabilita all’interno di un’unità di intelligence congiunta russo-irachena, è proseguita senza la minima conoscenza da parte dell’ambasciata statunitense a Bagdad. La successiva missione della Russia per salvare il regime siriano nei due anni successivi è stata un completo successo, e non c’è dubbio su chi abbia spostato i pezzi degli scacchi sulla scacchiera: Vladimir Putin. La capacità dei russi di operare in totale segretezza sotto il naso del comando degli Stati Uniti mette in discussione tutte le affermazioni di oggi di Washington di avere fonti interne di intelligence sui piani della Russia per l’Ucraina.
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Le azioni russe al confine con l’Ucraina iniziate nel novembre 2021 e che continuano ancora oggi sono una prova positiva di una nuova posizione come iniziatrice del cambiamento negli affari globali.
In un primo momento, potremmo ipotizzare che l’ammassamento di 100.000 soldati russi fosse solo una reazione a quella di 120.000 soldati ucraini, più della metà del loro esercito, sulla linea di demarcazione con il Donbass, pronti a colpire e riconquistare le province ribelli con la forza delle armi e anche potenzialmente minacciando la Crimea russa. Tuttavia, quando il 15 dicembre i russi hanno risposto all’invito del presidente Biden durante un vertice virtuale con Putin, nove giorni prima, per presentare su carta le loro preoccupazioni e motivazioni per i loro movimenti di truppe, hanno consegnato due bozze di trattati sulla revisione dell’architettura europea che sono stati chiamati ultimatum, ma potrebbero essere chiamate richieste sfacciate con una portata molto più ampia della sola Ucraina.
Immediatamente dopo, la Russia ha perseguito una strategia negoziale a due binari sulla richiesta di ritirare la NATO e la simultanea escalation della sua minaccia militare all’Ucraina. Sono arrivate ulteriori unità funzionali essenziali per un’invasione come il trasporto di carburanti e le banche del sangue. Un nuovo potenziale fronte è stato creato al confine tra Ucraina e Bielorussia, a soli 100 Km da Kiev, quando 30.000 truppe russe aggiuntive sono arrivate insieme ad alcuni dei loro ultimi equipaggiamenti per esercitazioni militari congiunte con le forze bielorusse. E nel Mar Nero sono state annunciate esercitazioni navali che coinvolgevano mezzi da sbarco provenienti dalla Flotta del Pacifico. La navigazione è stata vietata nella zona per tutta la durata, così che è stato messo in atto una sorta di blocco, che ricorda il blocco americano imposto a Cuba durante la crisi dei missili del 1962, a quelli di noi con la memoria della storia per abbinare la mentalità “mai dimenticare, mai perdonare” del Cremlino.
L’effetto di queste misure, che potremmo chiamare il Piano A di Putin, è stato drammatico, anche se l’obiettivo della capitolazione alla richiesta russa di ritirare la NATO e negare l’adesione alla NATO all’Ucraina non è stato raggiunto. Ciò che la Russia ha ottenuto puntando una pistola alla testa dell’Ucraina è stato il riconoscimento da parte degli Stati Uniti come una delle principali forze militari da non sottovalutare nelle armi convenzionali e nucleari. E c’erano indicazioni nella risposta scritta degli Stati Uniti alla bozza di trattati russi che si potevano raggiungere accordi significativi sulla limitazione dei giochi di guerra in Europa, sul controllo o sul divieto di missili nucleari a raggio intermedio in Europa, sul mantenimento dei normali canali di comunicazione aperti tra i militari e leader civili di entrambe le parti. La politica di isolamento, denigrazione della Russia e liquidazione dei suoi interessi di sicurezza che risaliva alle amministrazioni Bush e Obama, e alla quale lo stesso Biden aveva partecipato come formulatore e attuatore, è stata ora abbandonata fin quando la Russia non avrebbe effettivamente invaso l’Ucraina.
Un effetto secondario delle azioni russe è stata la distruzione della posizione dell’Ucraina tra i suoi sostenitori occidentali. Nel mezzo della crisi crescente, Biden ha dichiarato con chiarezza cristallina che nessun soldato americano sarebbe stato inviato in Ucraina per difenderla in caso di attacco russo. L’insistente ripetizione da parte dell’America del messaggio che un’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina era imminente è salito a un livello isterico quando Washington ha chiesto a tutti i cittadini americani di lasciare il paese in quel momento, su voli commerciali, perché la logistica militare non sarebbe stata dispiegata per evitare qualsiasi rischio di conflitto, con i russi in arrivo.
Successivamente più di 40 paesi hanno seguito l’esempio degli Stati Uniti nella chiusura delle loro ambasciate a Kiev e nel ritiro del personale. I sogni dell’Ucraina di sostegno occidentale non erano più sostenibili, e i primi suoni di resa hanno iniziato ad apparire quando l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito disse che forse avrebbero ritirato la domanda di adesione alla NATO come prezzo per il mantenimento della pace. Sebbene quella piccola bandiera bianca sia stata successivamente ritirata, la volontà dei nazionalisti ucraini è stata chiaramente sottoposta a terapia d’urto.
Se possiamo fare un passo indietro nel corso degli eventi quotidiani, non c’è dubbio che il danno maggiore per l’economia ucraina e per la stabilità del suo attuale governo non è stato causato dai russi, con i loro movimenti di truppe, ma da Washington, con i suoi avvertimenti quotidiani di un attacco russo.
I miei colleghi hanno cercato di dare un senso alle grida noiose e ripetitive della Casa Bianca e del Pentagono sull’imminente invasione di massa russa dell’Ucraina. La migliore spiegazione che ho sentito è che questa era un’intelligente strategia di guerra dell’informazione che equivaleva a “testa vinco, croce perdi”. Se Putin procedesse davvero con un’invasione, sarebbe tanto più costoso per la Russia in vite e finanze perché non ci sarebbe alcun elemento sorpresa. Inoltre, le sanzioni morderebbero la Russia mentre fornirebbero agli Stati Uniti un maggiore controllo sui suoi teorici alleati in Europa, per compensare la perdita dei loro investimenti nel regime di Kiev. Come ha spiegato Nancy Pelosi a un giornalista, questa politica probabilmente sembrerà buona al pubblico americano. Conclusione: le grida di “al lupo” erano un cinico stratagemma politico dell’amministrazione Biden.
Tuttavia, gli stessi fatti possono essere letti in un modo completamente diverso: come un grande successo dell’intelligence russa. Potrebbe essere che i vaghi riferimenti dei funzionari del Dipartimento di Stato ai rapporti dell’intelligence sulle intenzioni russe di invadere fossero tutto fumo e niente arrosto. Potrebbe essere che le fonti di informazioni affidabili senza nome sul programma dell’invasione di Putin fossero agenti doppiogiochisti che svolgevano la loro missione di disinformazione. Potrebbe essere che non solo il meno che brillante presidente americano sia stato coinvolto da questa farsa, ma anche il suo eminente consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, così come altri alti funzionari dell’amministrazione e del Congresso. La conclusione netta di questa interpretazione è che Vladimir Putin ha suonato Biden come un violino e che i russi hanno finalmente imparato ad usare le PR a proprio vantaggio, senza fare affidamento sui consulenti di Madison Avenue.
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Ieri abbiamo assistito a diversi sviluppi molto interessanti a Mosca, che sono stati riportati separatamente dai nostri media quando in realtà sono tutti interconnessi e riguardano il passaggio della Russia dal suo Piano A, la paura dell’invasione, al Piano B, il possibile riconoscimento delle repubbliche di Donetsk e Lugansk come stati sovrani indipendenti da Kiev. Questo piano può anche essere applicato per diverse settimane o mesi, mentre si applica ulteriore pressione psicologica sul governo Zelenskyj.
Alcune settimane fa abbiamo letto che alla Duma di Stato è stato presentato un disegno di legge che invitava il Presidente Putin a riconoscere l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass. Il disegno di legge, firmato da parlamentari del partito di opposizione, il Partito Comunista della Federazione Russa guidato da Gennadij Zjuganov. All’epoca il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ci aveva detto che questa proposta non era stata accolta dal presidente, ed era scomparsa dalla cronaca quotidiana.
Due giorni fa il Presidente della Duma Vjacheslav Volodin ha annunciato che si sarebbero votati due progetti di legge relativi al riconoscimento delle repubbliche del Donbass, il primo dei Comunisti e un secondo firmato dal partito al potere Russia Unita. Si svolgerà una votazione libera e verrà presentata al Presidente la versione del disegno di legge che avrà ottenuto il maggior numero di voti. La differenza tra i due è che il disegno di legge Comunista invierebbe la richiesta della Duma direttamente al Presidente per l’azione, mentre la versione di Russia Unita invierebbe l’appello prima al Ministro degli Affari Esteri e ad altri alti funzionari prima che possa essere passato al Presidente. Il voto di ieri ha approvato il disegno di legge dell’opposizione, il che significa che il Presidente Putin ha avuto mano libera in ogni momento opportuno per riconoscere le province ribelli.
La logica di tutto questo esercizio è che, se necessario, la Russia può in qualsiasi momento porre fine all’incubo che i residenti del Donbass hanno sopportato negli ultimi sette anni, durante i quali 800.000 di loro hanno scelto di prendere i passaporti russi per la coperta di sicurezza che avevano promesso. Se la Russia riconoscerà le repubbliche, e se le repubbliche richiederanno formalmente protezione militare russa contro le forze ucraine, che sono tre volte più grandi delle proprie, l’esercito russo potrebbe entrare legalmente nel loro territorio e avanzare fino alla linea di demarcazione, ponendo fine ai bombardamenti e alle minacce provenienti dall’Ucraina. Questo sarebbe il caso, qualunque cosa la Russia o le stesse repubbliche potrebbero altrimenti avere in mente sull’eventuale svolgimento di un referendum sulla “riunificazione”.
Lo svantaggio del riconoscimento formale dell’indipendenza è che porrebbe fine agli Accordi di Minsk, che tutte le parti coinvolte in Occidente considerano l’unica soluzione accettabile al problema dell’Ucraina.
Non è sicuramente un caso che il voto della Duma si sia svolto durante la visita del cancelliere tedesco Scholz a Mosca. In quanto garante degli Accordi di Minsk e partecipante al Formato Normandia per risolvere il problema dell’Ucraina, la Germania sarebbe la prima a subire uno shock dal fatto che il Cremlino stia persino pensando di sabotarli in questo modo. E così, dalla gioia per la riduzione dell’escalation che domenica il Ministro della Difesa russo Shojgu ha annunciato, mentre le unità delle esercitazioni militari in Crimea, lungo il confine bielorusso con l’Ucraina hanno iniziato a tornare alle loro basi di origine, si passerebbe ad un misto di angoscia per il possibile riconoscimento russo dell’indipendenza delle province ribelli.
Mentre nelle settimane precedenti Kiev ha pubblicamente denunciato gli Accordi di Minsk come una minaccia per il loro stato se attuati, mentre lo stesso presidente Zelenskyj aveva affermato davanti alle telecamere che nessuna riga degli Accordi era accettabile, non appena il voto della Duma è stato reso noto le autorità di Kiev hanno iniziato ad inviare appelli a tutte le organizzazioni internazionali per aiutare a salvare quegli Accordi dal ritiro russo attraverso il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche del Donbass.
È una domanda senza risposta come reagirà l’élite al potere di Washington al passaggio della Russia al Piano B. Come possono evitare di sembrare sciocchi per i mesi passati a gridare “al lupo” per un’invasione che non è avvenuta? Tuttavia, non sottovalutiamo la loro intraprendenza.
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Articolo di Gilbert Doctorow pubblicato sul suo blog il 16 febbraio 2022
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
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Non lo so, avanzo dei dubbi …
Se questo è veramente il Piano B di Mosca, cioè il riconoscimento formale da parte della Federazione Russa delle libere repubbliche della Novorossia come stati sovrani, i rischi di una guerra che possa coinvolgere direttamente la Federazione Russa aumenterebbero, com’è ovvio, e i russi di Mosca non potrebbero tirarsi indietro, quando le orde di troll ukrainofone inizierebbero a uccidere a man salva i russi locali, come spietata provocazione finale.
Del resto, anche la soluzione “Crimea”, richiederebbe un referendum come è stato per la penisola sul Mar Nero, onde regolarizzare e in qualche modo “ufficializzare” la cosa – anche se la propaganda occidentaloide dell’impero del male non lo riterrebbe mai e poi mai valido – e aumenterebbe i rischi di guerra, in cui la Federazione Russia sarebbe direttamente coinvolta, in quanto la Novorossia diverrebbe suo territorio. Sempre che un referendum si possa organizzare e fare materialmente in una situazione di guerra come quella … Ormai pare che sia troppo tardi.
Sappiamo che l’impero del male occidentaloide non ha scrupolo alcuno – a differenza della Federazione Russa che è uno stato Etico, rispettoso del diritto internazionale – e che vuole recidere completamente i rapporti fra la Santa Russia e i paesi europei, ridotti a semi-stati, controllati dall’impero maligno con gli strumenti nato e ovviamente anche ue/ eurolager.
Essendo questo un importante motivo per cui sta usando e distruggendo l’ukraina neonazi e filo-atlantista contro i russi – cioè separare definitivamente la Russia dall’Europa – il semplice riconoscimento da parte della Federazione Russa delle libere repubbliche della Novorossia di per sé comporterebbe il via alle minacciate sanzioni “draconiane”, annunciate più volte dalla mummia demokrat biden-bidet, che i semi-stati europoidi occidentali controllati applicherebbero senza discutere (anche la germania!) e l’élite finanz-globalista-giudaica. che veramente governa l’impero del male occidentaloide. avrebbe incassato, con le sanzioni “draconiane”, un risultato non da poco.
Inoltre, sul terreno siamo già allo scontro fra le orde ukronazi (come le chiama giustamente qualcuno) e i patrioti russi delle repubbliche di Donetsk e di Lugansk e, in tali circostanze, il riconoscimento sarebbe sicuramente tardivo …
L’errore russo, ma anche iraniano e cinese, è stato quello di non procedere, anni addietro, a “ripagare il nemico con la stessa moneta”, cioè a iniziare un’opera sistematica, ovviamente “sotto copertura”, di destabilizzazione anche violenta nei territori e semi-stati controllati dal nemico, per fargli veramente male e colpirlo proficuamente “nelle retrovie” …
Cari saluti
Il riconoscimento però ha anche i suoi contro.
1. Nuove sanzioni.
2. Il mero spostamento a Ovest della persecuzione dei russofoni… e questa come si risolverebbe senza più avere le province ribelli e un accordo internazionale, disatteso quanto si vuole ma esistente, e alla fin fine persino ciambella di salvataggio per lo stesso governo ucraino, come evidenziato alla fine dell’articolo?
3. Ok. Riconosciute! …Ma rimarrebbero aggravati e quasi legittimate i 2 incubi di Mosca:
A. Kiev nella NATO;
B. Ucraina non nella NATO ma con armi missilistiche e basi USA E UK a 100 km. dal confine russo.
Sono favorevole al riconoscimento ma a precise condizioni che lo rendano utile e risolutivo:
a – la fine della minaccia ucraina contro tutti i russofoni;
b – la fine della minaccia ucraina nella NATO;
c – la fine della minaccia ucraina di essere base NATO senza essere nella NATO.
2 ultimi pensieri:
Se sanzioni infernali devono essere, e allora che siano anche per annessione di Abkhazia e Ossezia del Sud… inoltre quando si parla di “invasione”, mi aspetto che gli analisti e saggisti non mancassero di ricordare ai lettori che prima occorre creare la superiore copertura aerea, poi la distruzione di obiettivi militari e strutturali anche industriali e di viabilità… e poi e soltanto poi “invasione”…
che però a quel punto potrebbe essere non più necessaria.
Il fine è il crollo della statualità ucraina attuale, l’occupazione territoriale è sempre e solo considerata strumentale a quel traguardo.
Dobbiamo aspettarci qualche bella sorpresa da parte di Putin, pltre al Piano B ipotizzato, di cui scrive nell’articolo?
Spero proprio di sì, costi quel costi …
Intanto gli occidentaloidi continuano furiosamente per la loro strada, che anche per noi in Italia, paese occupato a loro piacimento, sarà irta di sofferenze per la popolazione …
L’odioso pagliaccio nato/ sub-politico dall’aspetto impaurito Stoltenberg giura non a caso, fedele al piano criminale dei suoi padroni, che “”Se l’obiettivo della Russia è avere meno Nato, avrà più Nato”.
Se ci sarà più nato, la più grande organizzazione criminale armata del mondo, anche noi, in questo paese occupato e saccheggiato, avremo più sofferenze …
Cari saluti
Tra i casi in cui Putin ha agito con “attenzione” ci fu senza dubbio la gestione dell’affondamento del Kursk.
–,ora che le Olimpiadi della Neve dei cinesi finiscono , riprenderà vigore anche il conflitto nel mar Giallo; insomma gli USA hanno deciso di correre il rischio di vincere o perdere la Guerra ibrida che stanno combattendo. E sanno che se non la vincono ora non ci sarà già un impero americano.
In sintesi, qui i piani A e B degli USA devono vedersela con il piano “C” dei due Paesi ,loro avversi, che sanno di dover attuare per continuare ad esistere come antagonisti e Poli di difesa del diritto di non volere essere soggiogati da una cultura aliena.
Vorrei segnalare un fatto estremamente importante ma da pochi messo in giusta luce: l’11 maggio 2014, al referendum regionale di Donetsk e Lugansk è stata sollevata una domanda, in lingua ucraina e russa:
«”Sostieni l’atto di indipendenza statale della Repubblica popolare?”» ( Da Wiki ).
Bene. I cittadini del Donbass espressero sostegno per l’indipendenza ma nella permanenza in Ucraina. Si sono sentiti ucraini di lingua, cultura, religione RUSSA ma in Ucraina…dunque, sempre seguendo la fonte citata ( ma chiedo al sito di chiarire meglio la cosa ) quello che oggi il regime falso e criminale di Kiev sta facendo è solo una GUERRA CONTRO LA SUA STESSA POPOLAZIONE che vuole autonomia ma non separazione ( almeno allora…oggi sarebbe differente ).
In questi casi soccorrono le norme internazionali e sarebbe un caso di scuola perchè truppe ONU fossero dislocate per separare i civili del Donbass dalla pulizia etnica che Kiev si appresta a fare.
Per ora una richiesta in tal senso non è stata fatta ( ma anche qui chiedo lumi ).
Il governo italiano se avesse coraggio dovrebbe proporla come atto urgente utile davero a rimettere le cose nella loro giusta visione.
Ma perché vorrebbero essere ucraini?
… perché ?!
Per INTERESSI vari … Anche il Dombas, Luhansk, Harkiv, Odessa hanno i loro bravi “Benefattori” aka Oligarchi (i Grandi ladri) che mica desiderano la concorenza (spietata!) con gli Oligarchi russi nella “gestione” dei proprie truffe (“ucraiene al 100%”)… Mosca e la Russia servono come appoggio per portare i soldi al estero, Ovunque e dovunque vogliono con “piccolo obolo” (veramente piccolo rispetto al furto/i perpetreto/I. Lo schema e stata collaudata negli ultimi 30 anni alla perfezione 🙂
Ucraina non e mai stato uno stato, sono etnie unite da e per interessi vari che hanno sempre fomentato grossi guai gli uni contro gli altri… sempre.
Bloccare il conflitto nel Donbass, formalmente interno all’ucraina, con risoluzioni dell’onu e invio di truppe onu per separare i mercenari ukronazi dalla popolazione della Novorossia?
La vedo dura, perché l’onu è un burattino fallimentare (quanto la società delle nazioni morta all’inizio della seconda guerra mondiale), a bloccare ci penserebbero gli stati-canaglia maligni/membri permanemti come usa e gb, probabilmente anche la francia.
L’onu dovrebbe essere sciolto e forse finalmente lo sarà, facendo la fine ingloriosa della vecchi società delle nazioni, quando e se scoppierà un nuovo conflitto mondiale.
L’onu fa interamente parte dell'”ordine mondiale” occidentaoide!
Le “proposte” italiane non contano nulla, perché l’Italia è un paese interamente occupato, senza alcuna sovranità, e come tale non conta nulla, soprattutto non può “mettere a rischio” – con una “autonomia propositiva” che non ha – il piano criminale dell’élite finanz-globalista-giudaica occidentaloide, che sta usando per i suoi scopi quella stessa ukraina che ha contribuito a semi-devastatare.
Cari saluti
Il trasferimento dei civili è già una mezza risposta su quello che sta per succedere
Riguardo alle azioni “memorabili” di Putin, in questo primo ventennio del secolo, io metterei anche il suo comportamento nel colpo di Stato del 16 luglio 2016 in Turchia. Ricordiamo che in quel momento le relazioni Russia-Turchia erano pessime, a causa dell’abbattimento di un aereo russo da parte dei turchi nei cieli della Siria settentrionale avvenuto nel novembre 2015, cioè 2 mesi dopo il “memorabile” intervento di Putin a fianco di Bashar Al Assad. Eppure, nelle ore di incertezza che seguirono l’inizio del golpe (organizzato da Fetullah Gulen con l’appoggio USA, che ritenevano oramai Erdogan non più totalmente asservito al governo americano e quindi pericoloso), Putin ebbe l’astuzia (da vero grande stratrega) di congratularsi subito con Erdogan, prima ancora che il fallimento del golpe fosse chiaro. Ricordo benissimo Merkel ed Holland, invece, aspettare con prudenza almeno 24 ore prima di prendere posizione, timorosi di non allinearsi agli americani che appoggiavano chiaramente il golpe. Erdogan capì subito l’inaffidabilità dell’Europa, alleata atlantica, ma pronta a rinnegarlo appena lo zio Shmuel avesse alzato un dito. Iniziò subito dopo un ottimo rapporto di collaborazione tra Putin ed Erdogan, magari conflittuale (Erdogan non vuole padroni), ma estremamente utile per collaborare con Mosca nella risoluzione dei “dossiers” più scottanti, Iran, Siria ed Iraq compresi. L’acquisto poi del sistema antiaereo russo S-400 di ultima generazione da parte della Turchia, fece venire la bile allo zio Shmuel, che, ovviamente, non è abituato a trattare con alleati (la Turchia resta pur sempre nella Nato), ma con servi di scena (Merkel, Hollande e compagnia cantando…). Insomma Putin si conquistò sul campo, in quella occasione, un meritato titolo di grande Statista!
Tutto vero, anche se l’affidabilità del califfo rimane debole
Mustafà non è che sia “poco” affidabile… 🤥
[BeiTempiAndati Febbraio 19, 2022
Il riconoscimento però ha anche i suoi contro.
1. Nuove sanzioni.
2. Il mero spostamento a Ovest della persecuzione dei russofoni… e questa come si risolverebbe senza più avere le province ribelli e un accordo internazionale, disatteso quanto si vuole ma esistente, e alla fin fine persino ciambella di salvataggio per lo stesso governo ucraino, come evidenziato alla fine dell’articolo?
3. Ok. Riconosciute! …Ma rimarrebbero aggravati e quasi legittimate i 2 incubi di Mosca:
A. Kiev nella NATO;]
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Riguardo al punto 1,le Sanzioni ci sono già e i russi sanno che ce ne saranno altre per il solo fatto che la Russia abbia fatto ciò che gli USA non volevano( schieramento di forze cospicue nei pressi del confine per intimorire i loro protetti).
il punto 2, non può essere preso in considerazione ora da Putin e i suoi perché bisogna che sia definito il punto 3; Putin sa che dovrà riconoscerle perché se non lo facesse avrebbe gli americani subito sull’uscio di casa, una volta sconfitte le due Repubbliche secessioniste, che Nato e Usa considera un avamposto molesto dei russi nel loro Protettorato(l’Ucraina).
Se ci sarà l’attacco di penetrazione delle forze ucraine, entro un settimana, significherà che USA e Nato hanno deciso di cacciare i russi oltre confine, fatto che i dirigenti Russi sanno e non faranno un passo indietro perchè significherebbe avere in casa anche una rivolta.
Sì, infatti non escludevo nè l’annessione ne
nè il confronto militare… ma di che tipo, la scelta è politica.
Sul punto 3 si aprono 2 opzioni che per concisione non ho indicato.
L’obbligo di difesa a cui lei accenna ci sarebbe senz’altro, e va bene, ma… per arrivare a cosa?
Non basta dire: …a quel punto dobbiamo per forza intervenire.
A. Ristabilire l’integrità territoriale dei 2 Stati e in più creare una fascia di sicurezza tipo Golan per Israele?
Ok.
Ma rimarrebbe in piedi il problema del n. 2… come difendere i Russofoni che vivono in Ucraina a Ovest del Donbass dalle vessazioni?
Guerra eterna tipo Israele?
E sarebbe guerra eterna.
No assolutamente, la società russa è giovane, ha solo 20 anni, tralascio il decennio 90, è fragile, non reggerebbe.
B. Invadere e conquistare tutto sino al confine con Ungheria?
Ma allora il numero di variabili del confronto con Occidente diventerebbe n alla miliardesima potenza.
Al termine del post precedente io esprimevo la mia conclusione:
Nessuna “invasione”, ma soluzione tipo Clinton contro la Serbia… nessuno si sporca le mani, occidente tranquillizzato dalla non- espansione russa, scomparsa della statualità attuale ucraina sostituita da stato neutralizzato rispetto al problema NATO, e rassegnazione di tutti che è persa la Crimea, il Donbass, il sogno NATO E UE, che il migliore alleato per risollevare economia è proprio e solo Russia, che i nazi devono scomparire, e i Russofoni possono vivere tranquilli.
Lei dirà… sogni perfetti, beh… sa che le dico… io le rispondo che avrebbe ragione!
perchè i lupi atlantici vogliono espellere l’esperienza russa dalla storia umana del pianeta.
Ho scritto in altro post che l’odio a prescindere contro Russia sta nell’essere Umanistica Alternativa Etica al materialismo occidentale.
Putin però fu esplicito: risposta indiretta, veloce, dura.
Nel post che lei cita, scrivo appunto che una qualsiasi operazione militare necessita di preventiva totale conquista di superiorità aerea…
Risposta indiretta alla fanteria ucraina sul terreno, veloce, dura, ….e serba.
>>> a (Bei Tempi Andati);
pensavo di avere spiegato ciò a cui Putin non deve consentire, ovvero che le due o anche solo una delle repubbliche, venissero lasciate a se stesse e il loro territorio conquistato da Kiev.
La partita sarebbe persa ,anche politicamente, perché non ci sarebbe poi nulla da trattare con l’Occidente.
Il punto 2) ,come difendere gli ucraini russo-foni?
essi potrebbero essere parte di una trattativa politica dopo però che la Russia abbia contribuito( a distanza) a vincere sul campo le bande di Kiev e le squadre o battaglioni di mercenari al soldo degli USA/Nato come hanno fatto in Siria e non solo.
Occorre dire che anche gli USA non vogliono perdere parte del loro Protettorato ,sia per una ragione di prestigio sia perché ne uscirebbero sminuiti nella loro potenza e i loro Stati clienti e vassalli potrebbero rivendicare una maggiore indipendenza di azione nel valutare i pericoli di un’alleanza che li metterebbe in pericolo.
Quindi, non c’è possibilità per la Russia di lasciare le cose a metà.
Dovrà vincere e senza indugi e mettere in conto che da quel momento non avrà più bisogno di stabilire quali siano le zone di influenza né di mendicare un Trattato che gli USA si riserverebbero in ogni vaso di violarlo alla prima occasione.
Gli USA ,politicamente ,potranno consolarsi perché ,nel seguito, le batterie di missili saranno comunque schierate sui confini della loro colonia conquistata con un piatto di lenticchie.
Va da sè che da quel momento il Limes europeo a est dovrà essere considerato una linea da non superare a piacere.
Riguardo alla politica interna russa ci saranno conseguenze e Putin sarà costretto a instaurare un regime di sorveglianza sulle fronde interne e questo solo fatto sarà una vittoria politica degli USA che grideranno al Mondo — ecco che il Dittatore ha gettato la maschera–.