Prefazione del Saker: oggi non pubblico un’analisi, ma una serie di ricordi di un episodio del mio passato. Spero, cari lettori, non vi dispiaccia. Se così fosse, fatemelo sapere e questo sarà l’ultimo.
Comunque sia, così è come una notte incontrai un ufficiale notevole che diventò poi un mio caro amico.
Incontrai Igor Morozov nel 1991 a Mosca. Non ero mai stato prima in Russia (il KGB mi aveva messo nella sua lista nera come “pericoloso attivista anti-sovietico” e “provocatore” e, aggiungerei, a ragione). Ma, non appena il golpe del GKChP finì [tentativo di colpo di Stato del 18 agosto 1991], saltai sul primo aereo e volai a Mosca; le rovine delle barricate bloccavano ancora le strade, e talvolta fiammeggiavano nella notte. Appena atterrato, chiesi a un amico comune “fammi conoscere qualche Spetsnaz, ma di quelli bravi, non mi importa di che genere, scegli il meglio che puoi” poiché uno degli obiettivi principali del mio primo viaggio in Russia era quello di intervistare tutti e chiunque avesse voglia di parlare con me (“brutti ceffi” e “gente perbene”, non mi importava) e, gente, non fui deluso da quel viaggio né da quelli successivi negli anni ’92-’94: questi furono i più incredibili, interessanti e formativi anni della mia carriera professionale. Tornando a quella mia prima “esotica” intervista, il mio amico mi trovò il tipo ma non volle dirmi in anticipo chi avrei incontrato o come sarebbe stato vestito. Mi fu dato un luogo e un ora, niente più. È così che incontrai il mio primo ufficiale Spetsnaz. Successivamente ne ho incontrati molti altri, ma questo era veramente un fuoriclasse, e ancor oggi penso che sia stato uno dei più interessanti ufficiali che abbia mai incontrato.
Qui [in inglese] si può leggere (traduzione automatica) una biografia di Morozov. Per me, un discendente di emigrati Russi Bianchi, cresciuto come un *furioso* anticomunista, Igor rappresentava qualcosa come “il mio migliore nemico personale”. Perché? Beh, Igor era non solo un autentico colonnello del KGB, era un colonnello del KGB nel più segreto ed elitario reparto delle forze Spetsnaz che l’Unione Sovietica abbia mai avuto: la cosiddetta squadra Vympel (a quel tempo conosciuta col nome in codice di “Kaskad”), un reparto di operazioni segrete speciali altamente addestrato, specializzato in operazioni sotto copertura all’estero, incluso l’assassinio di leader stranieri, senza “copertura diplomatica”, il che è la ragione per cui questa unità era, logicamente, subordinata alla branca dello spionaggio del KGB (chiamata PGU KGB SSSR, in breve PGU).
Prima del mio viaggio in Russia, ero dell’opinione che tutti gli ufficiali del KGB fossero del tipo di str**zi con cui avevo avuto alcune interazioni molto spiacevoli in Europa (sorvoliamo sulle circostanze). Per quanto riguarda il KGB, lo vedevo semplicemente come l’organizzazione che aveva trucidato milioni di russi innocenti, inclusi milioni di cristiani ortodossi (quelli ora glorificati come Nuovi Martiri della Russia). Dire che Igor non rientrava nel mio stereotipo sarebbe un eufemismo! Non solo sembrava un tipico rystar (cavaliere medievale) russo, ma era apparentemente interessato ad incontrare un “Bandito Bianco non ancora ucciso”, come io non vedevo l’ora di trovarmi faccia a faccia con un vero “oppressore del KGB”. Sembra che siamo stati entrambi ugualmente stupiti da quello che abbiamo visto. 🙂
Innanzitutto, gli ufficiali del PGU KGB non avevano niente a che fare con i dissidenti, con le repressioni, con l’ideologia o i gulag. Inoltre, gli ufficiali del Vympel erano davvero una razza a parte, poiché indossavano due “cappelli” molto diversi contemporaneamente: per prima cosa, loro erano ufficiali del controspionaggio perfettamente addestrati nel reparto informazioni estere del KGB, poi erano in più operativi delle forze speciali perfettamente addestrati.
A essere del tutto onesti, sapevo che il PGU era una bestia molto diversa dal KGB, ma non avevo ancora realizzato quanto fosse diversa la differenza. Molto dopo, sono arrivato alla conclusione che gli ufficiali del PGU erano per la maggior parte dei veri patrioti, pochi di loro credevano ai dogmi marxisti, ed erano separati dal resto del KGB (il PGU aveva perfino il suo quartier generale e propri campi di addestramento attorno a Mosca, come a Iasenevo e Balashikha). Per quelli interessati alla realtà del PGU, raccomando caldamente il libro [in inglese] di Victor Cherkashin “Spy Handler: Memoir of a KGB Officer – The True Story of the Man Who Recruited Robert Hanssen and Aldrich Ames”, probabilmente il miglior libro sull’argomento che abbia mai letto (e, per grazia di Dio, non leggete le memorie dei cosiddetti “disertori” che sono tutte 1) bugie 2) esagerate 3) finte e 4) cercate di non dimenticarvelo a tutti i costi; lasciate le letture di questo tipo di cazzate ai giornalisti occidentali, ai droni dei servizi esteri e agli “esperti”!).
La mia prima riunione con Igor fu per intervistarlo per un giornale di emigrati russi, ma facemmo rapidamente amicizia (fra l’altro, più tardi vidi il nostro giornale di emigrati in mostra al museo del KGB, nel quartier generale storico del KGB a piazza Dzerzhinsky; fu bello vedere che loro si documentavano su di noi come noi ci documentavamo su di loro!). Dopo l’intervista “ufficiale” iniziammo a chiacchierare, e presto non riuscimmo più a fermarci. Igor mi invitò nel suo modesto appartamento (no, gli ufficiali del KGB non vivono sempre nel lusso, specialmente i migliori!). Qualche ora dopo, mi chiese: “vuoi incontrare altri ufficiali del PGU?”. Ovviamente, io assentii con entusiasmo. Igor invitò altri due suoi amici del PGU (non mi fu spiegato di che branca, né io lo chiesi) che si presentarono alle due di mattina, dopotutto eravamo a Mosca. La moglie di Igor ci fece una splendida cena, e da subito ci trovammo a mangiare, bere, cantare, suonare la chitarra e, naturalmente parlare di storia e di politica. Quella sera cambiò di molto la mia visione di tante cose.
Oggi il KGB non esiste (questo non l’avreste mai saputo ascoltando solo i media anglosassoni): è stato diviso nell’SVR, il successore del PGU, e nell’FSB, il successore di quei direttorati e dipartimenti del KGB che furono aboliti (incluso il famigerato 5° Direttorato che si occupava del dissenso politico; alcuni lo rivorrebbero indietro, e francamente non posso dire di non trovarmi d’accordo, poiché il nuovo 5° non ha niente in comune col vecchio, che era sia corrotto che guidato da perfetti idioti). Un dipartimento speciale (il 9°), incaricato della protezione dei funzionari, fu trasformato [in inglese] nell’FSO (per qualche ragione, mai menzionato dai giornalisti occidentali quando descrivono la “Mordor di Putin”). Per quanto riguarda il Vympel, esiste ancora, ma ha una nuova missione, ed è stato parzialmente rimpiazzato [in inglese] dalle SSO, le nuove (2009) Forze delle Operazioni Speciali, nei ranghi delle Forze Armate della Federazione Russa.
Ma il mio post odierno non è sul KGB o i suoi successori: riguarda cos’ha significato per me incontrare Igor Morozov: ho realizzato che c’erano molti, probabilmente milioni di russi, che non condividevano la mia visione del passato o le mie inclinazioni ideologiche, ma che eppure erano veri e fedeli figli della Russia, ed erano pronti a servirla (al contrario dell’Unione Sovietica ora defunta) come lo ero io o i miei amici emigrati. Per quel che riguarda noi, io ed Igor, scambiammo qualche libro, facemmo qualche lettura e giungemmo alla conclusione di non essere affatto di ideologia molto diversa. Fummo ugualmente stupefatti di ciò, io credo.
Igor è un prolifico cantautore (come lo sono molti soldati russi, inclusi quelli delle forze speciali) ma, fra le sue, la mia canzone preferita è “Il brindisi di mezzanotte”. Mi rendo conto che il video qui sotto è vecchio e il sonoro è terribile, ma è pur sempre la migliore versione che io conosca. Le parole hanno questa riga “Noi dormivamo e sognavamo della Russia”. Mentre Igor sognava della Russia in Afganistan, io stavo facendo lo stesso sogno in Occidente. Sì, le mie condizioni erano molto meglio di quelle di Igor, ma la mia pena e il mio desiderio non erano meno sentiti dei suoi. Quella notte lo percepii chiaramente, e quella sensazione non mi ha più lasciato. Ricordo anche un pensiero: Igor ed io abbiamo più in comune o le nostre differenze sono più grandi di tutto ciò che abbiamo in comune? A seguito di quella notte epica, nel corso di molti anni, io e Igor ci siamo incontrati spesso, lui mi portò perfino ad incontrare suo padre, un operativo delle forze speciali del GRU. Spesso discutemmo dei nostri destini, così drammaticamente diversi, accordandoci infine sul fatto che avevamo molto più in comune di quello che ci divideva. Lo credo tuttora.
Non ho più rivisto Igor da anni, nella vita succedono tante cose e ne ho perso il contatto. Mi manca tanto. Perciò, tutto quel che voglio è semplicemente lasciarvi con lui (e con l’altro bardo, soldato anche lui, che appare alla fine del video) e una delle sue migliori canzoni (mi vengono le lacrime tutte le volte che la sento). Non so quanto comunichi questo vecchio video e la traduzione, per me è impossibile saperlo, ma spero che almeno *qualcosa* di prezioso riesca a raggiungervi, cari amici, da questa piccola canzone.
Cordiali saluti a tutti,
Il Saker
P.S. Se, per qualche miracolo, qualcuno che conosce Igor mi può mettere in contatto con lui, gliene sarei molto grato. Chi sa? Qualcuno forse potrebbe?
Alzo questo brindisi per un mio vecchio amico
Con il quale ho fatto la guerra
Il terreno bruciava, infiammato
Ma noi sognavamo di ascoltare il silenzio
Alzo questo brindisi per il mio fedele amico
Per il mio severo fratello
Non avrei voluto ritornare vivo da quella guerra
Se lui non fosse stato accanto a me
Fossero state le ultime pallottole o sigarette da accendere
Le dividevamo fra noi a metà
Stando al caldo nella notte sotto il manto della tenda
Noi dormivamo e sognavamo della Russia
Per quanti giorni di vita mi rimangono
Per qualunque luogo il fato mi sbatta
Io ricorderò come fu sul sentiero afgano
Che io mi ritrovai con il mio amico
Una vecchia fotografia amatoriale in mano
Non ancora rilassati dal recente attacco
Noi due paracadutisti da Vitebsk stiamo lì
Sorridendo stancamente verso le lenti
Ed io fisso questa memoria del passato
La candela brucia, la cera fonde
Alyosha ed io credevamo che sarebbe sorto l’ultimo giorno
Quel giorno è arrivato… ma io lo festeggio da solo…
Fuori dalla mia finestra la notte scurisce
Guardo la foto mentre fumo
E sento la roca voce del mio amico gridare:
“Continua a vivere! E io ti coprirò come in battaglia!”
Un’alba fiera sul profilo della città
I tram scampanellano lungo le strade
Io bevo del vino per il vecchio compagno
Se fosse sopravvissuto, lui avrebbe bevuto con me
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Articolo di The Saker pubblicato su The Saker il 17 febbraio 2021
Traduzione in italiano di Fabio_san per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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La Russia quando entra nel sangue, nel cuore, …diventa e viene “sentita” come la vera propria Patria… perchè avviene?
E’ così strano… ho riflettuto tante volte su questo.
Perchè noi “europei” tutti, veniamo da lì.
E cancellata la identità e la dignità delle nazioni europee oggi annichilite dal nichilismo “Liberal-americanista” che è occidente solo geografico, si riesce di nuovo a sentire quel flebilissimo ma puro richiamo che da sempre sussurra alle coscienze ma inudibile perché sovrastato dal frastuono, prima nazionale, oggi liberal-globalista dell’individualismo mondialista. Esso ora riemerge nel silenzio del nichilismo morale, dal frastuono del consumismo.
L’Europa “classica”, ossia la società dell’Umanesimo cristiano dal Medioevo al ‘900, tanto diversa dalla società “american-way-of-life” oggi si chiama Russia.
Russia ultima parte della vecchia e nobile Europa classica (considero Europa anche Vladivostok, Norilsk e la Kamciatka a motivo dei caratteri umanistici prevalenti nella società e nella famiglia!).
Russia, pudica e riservata, ultima, estrema parte di Europa dove Europa si è rifugiata scampando e fuggendo impaurita alla totale devastazione “Occidental-Mongolica-Americana” dei territori occidentali…
Russia futura salvezza totale, assoluta, esclusiva di tutta l’Europa, di Tutti gli Europei!
Studio con le lacrime agli occhi, come un forsennato la tua lingua meravigliosa… la quale per chi, come me, proviene da studi classici (Latino e Greco classico) appare SI’ VERAMENTE! UGUALE ALLA LINGUA D’OMERO E DEGNA EREDE E GIUSTA DI QUEL MONDO CLASSICO, DI QUELLA ROMA CRISTIANA!
Russia, perdonami, sono così piccolo, così debole, per aiutarti, Popolo Russo come farti sentire non solo, non isolato, non odiato da “noi occidentali”?
Io ho i miei limiti umani e dunque ho due soli modi:
amarti nel cuore, come alle Medie ci si strugge mugolando disperato per il viso di una compagna di classe, e studiare la tua lingua per poterti visitare, e forse abitare un giorno, con dignità e rispetto. RUSSIA=AMORE!
Ti faccio i miei complimenti. Non avrei mai potuto esprimere ciò che hai scritto, ma riflette totalmente il mio pensiero. Anch’io AMO la Russia, la sua cultura e il suo popolo. E mi rattrista pensare che i ” nostri” governi siano così ostili nei suoi confronti.
Sono rimasto senza parole dall’identità di vedute con quanto hai egregiamente e splendidamente scritto…non avrei saputo/potuto scriverlo meglio. Vado a leggere Trubeckoj…
La Russia,ovvero, la sua storia millenaria ,si percepisce nell’animo ,in base all’educazione ed istruzione ricevuta e costruita ,ancor più, con il sentimento dell’anima per la tradizione dei costumi popolari della Nazione e dei suoi popoli che sono stati partecipi della propria unità fin dal medioevo.
Coloro che, in Occidente ,odiano o detestano la Russia sono parte di un Occidente decadente sotto tutti gli aspetti materiali e morali.