Putin conduce con oltre il 76% dei voti; Il candidato del Partito Comunista arriva secondo distaccato.
Con oltre l’80% dei voti scrutinati, il presidente russo in carica Vladimir Putin sta accelerando verso una vittoria nelle elezioni presidenziali russe, in cui ha cercato la rielezione, ancora più grande di quanto previsto.
La Commissione Elettorale Centrale russa stima la percentuale di voti a Putin a oltre il 76% – anche più di quanto era stato previsto – con Pavel Grudinin, candidato del Partito Comunista, secondo molto distante al 12%.
L’esatta entità dell’affluenza non è ancora chiara, ma sembra essere del 67%, all’incirca in linea con l’affluenza del 65% nelle precedenti elezioni presidenziali del 2012, suggerendo che pochissimi elettori russi alla fine hanno prestato attenzione all’invito al boicottaggio del leader dell’opposizione liberale “non di sistema” Aleksej Naval’nyj.
Ecco alcune considerazioni preliminari su questa elezione:
(1) Vladimir Putin ottiene uno schiacciante sostegno pubblico in Russia.
Questa è una realtà che molti in Occidente negano. Tuttavia in quella che è stata un’elezione con pochissime violazioni segnalate, amministrata da una Commissione Elettorale Centrale guidata dalla prominente e rispettata liberale “di sistema” Ella Pamfilova, Putin ha vinto a valanga.
Basta dire che anche se tutti i russi aventi diritto al voto che non hanno votato lo avessero fatto, portando l’affluenza alle urne ad un impossibile 100%, e anche se ognuno di quei russi avesse votato per qualcun altro diverso da Putin, cosa impossibile, avrebbe comunque ottenuto circa il 50% dei voti, rendendo una certezza la sua rielezione a Presidente della Russia, anche se forse in un ballottaggio.
In realtà molti e probabilmente la maggior parte dei russi che non hanno votato alle elezioni avrebbero votato per Putin se fossero andati a votare, aumentando ancora di più il numero di russi che avrebbero votato per lui.
Dovrebbe essere affrontato un semplice fatto: in questo particolare momento della storia Vladimir Putin è il leader politico che il popolo russo sostiene in modo schiacciante. Persino Ksenia Sobchak – la candidata liberale “non di sistema” che si è schierata contro di lui nelle elezioni – lo ammette [in inglese]. E così dovrebbe fare anche l’Occidente.
(2) Il Partito Comunista è il principale partito di opposizione in Russia.
Se Vladimir Putin ha ottenuto una vittoria schiacciante su tutti gli altri candidati, Pavel Grudinin – il candidato del Partito Comunista – è comunque riuscito ad ottenere il doppio dei voti (il 12%) del rivale che gli si è avvicinato di più, Vladimir Žirinovskij (al 6%), e quasi tanti voti quanti tutti quelli degli altri candidati dell’opposizione messi insieme.
Ha ottenuto risultati significativamente migliori anche rispetto alla quota del 7% di voti che la maggior parte dei sondaggi di opinione prevedeva.
Questo nonostante il fatto che Grudinin fosse un candidato molto poco convincente. Non solo non è un membro del Partito Comunista, ma è in realtà un ex membro del partito Russia Unita di Vladimir Putin.
Inoltre è un uomo d’affari milionario che si è scoperto aver accumulato, durante le elezioni, grandi somme di denaro in conti bancari esteri, un fatto che ha cercato di nascondere.
Tutti questi fattori devono aver pesato contro Grudinin tra gli elettori comunisti, e probabilmente neanche il fatto che anche lui sia stato il bersaglio di una vigorosa campagna elettorale sulla televisione di Stato non gli ha giovato.
Grudinin si è mostrato anche totalmente privo di idee sulla politica estera, cosa che in un momento di grande tensione internazionale non ha impressionato gli elettori.
La percentuale di voti di Grudinin (12%) è significativamente inferiore a quella che Gennadij Zjuganov, il leader veterano del Partito Comunista, ha raggiunto nelle precedenti elezioni nel 2012 (17%).
Tuttavia, vista l’ondata di sostegno a Putin e le sue stesse inadeguatezze, sono francamente sorpreso che Grudinin abbia fatto tanto bene quanto lui.
Il fatto che il Partito Comunista sia sempre al secondo posto nelle elezioni nazionali in Russia, anche con un candidato non convincente come Grudinin, dimostra che esso continua ad avere un importante sostegno in Russia.
Le previsioni costanti che il suo anziano elettorato sia in via di estinzione non sembrano mai avverarsi. Forse, per un fenomeno non sconosciuto in altri paesi, gli elettori russi tendono a diventare comunisti quando invecchiano.
La stragrande popolarità di Vladimir Putin – specialmente tra i russi della classe lavoratrice che potrebbero altrimenti essere attirati dal Partito Comunista e dal suo programma – rende difficile valutare il livello di potenziale sostegno al Partito Comunista in Russia.
Ma il risultato di queste elezioni mi fa chiedere se, quando alla fine Putin se ne andrà, un Partito Comunista più dinamico con una leadership più giovane e più convincente potrebbe diventare ancora una volta una forza politica seria in Russia.
Aggiungo che, in contrasto con l’LDPR di Vladimir Žirinovskij (vedi sotto), il Partito Comunista sembra avere potenziali leader in attesa, un giorno, di farsi avanti per guidare il partito, e la mia impressione da un viaggio che ho fatto a Perm nel 2015 è che il Partito Comunista, o almeno le idee ad esso associate, possono avere un maggiore appeal tra i giovani russi di quanto generalmente si comprenda.
Il mio viaggio a Perm, tuttavia, mi ha mostrato anche che forza incoerente e disorganizzata sia il Partito Comunista al livello della base, un fatto dimostrato anche dalla sua decisione di scegliere Grudinin come candidato.
Se il Partito Comunista vuole seriamente conquistare il massimo livello del suo potenziale sostegno in un’elezione, allora deve intraprendere una revisione radicale non solo della sua leadership, ma anche della sua organizzazione. Potrebbe essere un qualcosa superiore alle sue capacità.
(3) Vladimir Žirinovskij e l’LDPR sono (probabilmente) sul viale del tramonto
La proiezioni relativamente forti dell’LDPR di Vladimir Žirinovskij nelle elezioni parlamentari russe del 2016 hanno portato molti ad aspettarsi che Žirinovskij arrivasse secondo in questa elezione davanti a Grudinin.
Ciò non è accaduto e, come ha ammesso lo stesso Žirinovskij, il 6% di voti ottenuti è una battuta d’arresto per lui, anche se è la stessa percentuale di voti che ottenne nelle elezioni presidenziali del 2012.
In realtà è difficile immaginare un’elezione presidenziale post 2000 in Russia che sia andata meglio per le presunte forze di Žirinovskij rispetto a quella appena avvenuta.
In un momento di accresciuta tensione internazionale, Žirinovskij è stato l’unico candidato dell’opposizione ad interessarsi alla politica estera a sfidare Putin da una posizione patriottica anti-occidentale che poteva essere considerata popolare dagli elettori russi patriottici, che formano una parte molto consistente dell’elettorato russo.
Alla fine Žirinovskij non è riuscito a capitalizzare questo fatto in un’elezione presidenziale che sembrava offrirgli non solo la sua migliore possibilità di avere un impatto, ma probabilmente anche la sua ultima possibilità.
Žirinovskij ora ha 72 anni. È difficile credere che possa ancora essere un candidato credibile nelle prossime elezioni presidenziali russe del 2024, quando avrà 78 anni.
Al contrario, il sostegno ricevuto da Grudinin mostra che c’è una parte dell’elettorato russo che è disposta a sostenere qualsiasi candidato il Partito Comunista proponga, anche quando quel candidato è qualcuno di non convincente come Grudinin, e che il Partito Comunista ha quindi anche altri candidati.
Il Partito di Žirinovskij, l’LDPR, è invece un suo mezzo personale, ed è quindi difficile immaginare chi possa sostituirlo.
Ci sono quindi probabilità che entro il 2024 sia Žirinovskij che il suo LDPR si eclisseranno, l’unica domanda è quale altro partito o candidato raccoglieranno i suoi voti.
(4) I candidati liberali sono andati male (di nuovo)
Nelle elezioni parlamentari russe del 2016 la quota totale dei voti di tutti i vari partiti liberali e quasi liberali russi era del 4,1%.
La quota aggregata dei voti in queste elezioni di tutti i vari candidati liberali e quasi liberali della Russia è stata del 4,09%. Il candidato liberale che ha fatto meglio è stato Ksenia Sobchak – una volta paragonata all’equivalente russo di Paris Hilton – che ha condotto una campagna insolitamente lucida, ma che nella manifestazione ha ottenuto solo l’1,66%.
Ciò suggerisce che l’elettorato liberale russo sia stabile a circa il 4% degli aventi diritto in Russia, almeno in tutte le elezioni in cui Vladimir Putin, direttamente o tramite il suo partito Russia Unita, si è candidato.
Il fatto che la percentuale di voti conquistati dai candidati liberali in queste elezioni sia all’incirca uguale a quella ottenuta dai partiti liberali nelle elezioni parlamentari del 2016 conferma incidentalmente che l’appello al boicottaggio delle elezioni di Navalny è stato un fallimento. Se ci si poteva aspettare che qualche elettore ascoltasse questa chiamata, questi erano gli elettori liberali russi. Alla fine, in quello che deve essere considerato un duro colpo per Navalny, si sono rifiutati di ascoltarlo.
Ciò fornisce ulteriori motivi per affermare che Navalny non è affatto la forza politica in Russia che i media occidentali amano dire che è.
Inutile dire che ciò non impedisce alla BBC, in questo resoconto [in inglese] sulle elezioni, di riferirsi a Navalny come “principale leader dell’opposizione” russa che è stato apparentemente “escluso dalla corsa”.
Si noti come questo rapporto della BBC trascuri Grudinin e il Partito Comunista: il partito che è il vero principale partito di opposizione della Russia, e il cui candidato ha ottenuto il triplo dei voti di tutti i candidati liberali messi insieme.
Forse quando Vladimir Putin lascerà definitivamente la scena, gli elettori più liberali si faranno avanti, e la quota dei voti ottenuti dai candidati e dai partiti liberali nelle elezioni russe aumenterà.
Tuttavia, fino a quel giorno, i liberali saranno marginali e non meritano la sproporzionata quantità di attenzione che i governi e i media occidentali danno loro continuamente.
(5) Il caso Skripal
La vittoria più grande del previsto di Putin scatenerà inevitabilmente le speculazioni su quali siano gli eventuali effetti del caso Skripal su queste elezioni.
La mia opinione è che non ne abbia avuti.
La maggior parte degli elettori russi deve aver capito da tempo che le relazioni tra la Russia e l’Occidente sono diventate estremamente negative. Dubito che il furore attorno al caso Skripal possa averli indotti a pensare a qualcosa di diverso o abbia influenzato in qualche modo il loro voto.
Né penso che abbia reso gli elettori russi più inclini a votare per Putin di quanto non lo fossero già, e certamente non penso che Skripal sia stato attaccato per aumentare il numero di voti che è andato a Putin nelle elezioni, o “ravvivare” un’elezione apparentemente noiosa. Francamente quelle affermazioni non sono solo interamente speculative; sono anche inverosimili.
(6) L’effetto delle sanzioni
Infine, vorrei sottolineare che se lo scopo delle sanzioni dell’Occidente era quello di minare il sostegno del popolo russo a Vladimir Putin, allora hanno chiaramente fallito, e in modo spettacolare. Il sostegno a lui sembra essere più forte che mai.
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Articolo di Alexander Mercouris pubblicato su Russia Feed il 19 marzo 2018
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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