“La Russia assume il ruolo di Mediatore Supremo in Medio Oriente”, ha proclamato il britannico Telegraph. L’articolo inizia dicendo:
“Lo status della Russia come mediatore di potere indiscusso in Medio Oriente è stato cementato quando Vladimir Putin ha compiuto un tour trionfale nelle capitali tradizionalmente alleate con gli Stati Uniti”.
“Donald Trump ha consegnato a Putin il Medio Oriente su un piatto d’argento” era il titolo di un editoriale del Telegraph. “Putin sfrutta il ritiro di Trump in Siria per cementare il suo ruolo in Medio Oriente”, ha dichiarato il Financial Times.
La stampa americana ha imitato come un pappagallo quella inglese: Putin è ora il nuovo padrone del Medio Oriente. E noi siamo nei guai.
Prima di concludere che il ritiro di Trump delle ultime 1.000 truppe statunitensi in Siria è una Dunkerque americana, sono necessarie alcune riflessioni.
Sì, Putin ha giocato abilmente la sua mano. Diplomaticamente, come dicono gli inglesi, il presidente russo sta “battendo avversari più grossi di lui”.
Va d’accordo con tutti. Viene accolto in Iran dall’Ayatollah, si incontra regolarmente con Bibi Netanyahu, è un caro alleato del siriano Bashar al-Assad e questa settimana è stato ospitato dal Re dell’Arabia Saudita e dai sovrani degli Emirati Arabi Uniti. L’ottobre 2019 è stato un mese trionfale.
Tuttavia, considerate ciò che Putin ha ereditato e quali sono le sue capacità di fare il mediatore in Medio Oriente.
Ha una sola base navale nel Mediterraneo, Tartus, in Siria, che risale agli anni ‘70, e una nuova base aerea, Khmeimim, anch’essa in Siria.
Gli Stati Uniti hanno sette alleati della NATO nel Mediterraneo: Spagna, Francia, Italia, Croazia, Albania, Grecia e Turchia, e due nel Mar Nero, Romania e Bulgaria. Abbiamo forze e basi statunitensi in Afghanistan, Iraq, Bahrein, Arabia Saudita, Qatar, Oman e Gibuti. La Russia non ha una tale panoplia di basi in Medio Oriente o nel Golfo Persico.
Noi abbiamo la più grande economia del mondo. L’economia della Russia è più piccola di quella italiana e non è neanche un decimo della nostra.
E ora che siamo fuori dalla Guerra Civile siriana e che i curdi hanno stretto un accordo con Damasco, considerate ciò che abbiamo appena ceduto a Vladimir Putin. Ora è l’uomo che deve equilibrare le cose tra Turchia e Siria.
Deve riunire dittatori che si detestano a vicenda. C’è il presidente turco Erdogan, che chiede una striscia di confine siriano profonda 30 chilometri per impedire ai curdi siriani di unirsi ai curdi turchi del PKK. Erdogan vuole che il corridoio si estenda per 450 chilometri, da Manbij, ad est dell’Eufrate, a tutta la Siria fino all’Iraq.
Poi c’è Bashar al-Assad, vincitore della sua orribile guerra civile di otto anni, che è improbabile che ceda 13.000 chilometri quadrati di territorio siriano perché le truppe turche lo occupino permanentemente.
Conciliare queste richieste siriane e turche apparentemente inconciliabili è ora un problema di Putin. Se riuscirà a risolverlo, dovrebbe vincere il premio Nobel.
“Putin è il nuovo re della Siria”, ha titolava l’editoriale del Wall Street Journal di giovedì.
La Siria di cui Putin è ora presumibilmente re contiene Hezbollah, Al-Qaida, ISIS, iraniani, curdi, turchi al confine settentrionale, e israeliani sulle Alture del Golan. Cinquecentomila siriani sono morti a causa della guerra civile. Metà della popolazione prebellica è fuggita e milioni di persone sono in esilio in Turchia, Libano, Giordania ed Europa.
Se Putin vuole essere il re di questo, ed è d’accordo con Assad, come può mettere in pericolo gli Stati Uniti d’America, a 9.700 chilometri di distanza?
Mercoledì, due terzi dei Repubblicani della Camera si sono uniti ai Democratici di Nancy Pelosi per denunciare la decisione di Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria e sciogliere la nostra alleanza con i curdi. E la rabbia Repubblicana per l’improvviso abbandono dei curdi è comprensibile.
Ma per quanto tempo i Repubblicani ritengono che dovremmo tenere truppe in Siria e controllare il quadrante nord-orientale di quel paese? Se l’esercito siriano avesse cercato di cacciarci, con quale autorità avremmo intrapreso la guerra contro un esercito siriano all’interno della Siria?
E se i turchi sono determinati a proteggere il loro confine, dovremmo fare la guerra a quell’alleato della NATO per fermarli? Gli aerei statunitensi sarebbero decollati dalla base aerea turca di Incirlik per attaccare i soldati turchi che combattevano in Siria?
Se il Congresso ritiene che abbiamo interessi in Siria così vitali che dovremmo essere disposti ad andare in guerra per loro – contro Siria, Turchia, Russia o Iran – perché il Congresso non dichiara tali interessi e autorizza la guerra per garantirli?
Le nostre élite della politica estera hanno usato la decisione di Trump per colpire lui e sfoggiare le loro credenziali churchilliane. Ma quelle stesse élite sembrano non avere la fiducia necessaria per riunire la nazione per votare a favore di una guerra per difendere ciò che sostengono siano interessi americani vitali che definiscono i valori americani.
Se Putin è re della Siria, è perché è stato disposto a pagare il prezzo in sangue e denaro per mantenere la sua Russia sul Mediterraneo e salvare il suo alleato Bashar al-Assad, che senza di lui avrebbe perso.
Chi osa vince. Ora vedremo se a Putin piacerà il suo premio.
*****
Articolo di Patrick J. Buchanan pubblicato su Unz Review il 18 ottobre 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia
__________
La redazione di SakerItalia ribadisce il suo impegno nella lotta anti-mainstream e la sua volontà di animare il dibattito storico e politico. Questa che leggerete è l’opinione dell’autore; se desiderate rivolgere domande o critiche purtroppo questo è il posto sbagliato per formularle. L’autore è raggiungibile sul link dell’originale presente in calce.
L’opinione dell’autore non è necessariamente la nostra. Tuttavia qualsiasi commento indecente che non riguardi l’articolo ma l’autore, sarà moderato, come dalle regole in vigore su questo sito.
Questo articolante deve pur mangiare anche lui. Cioè la guerra che c’è stata e che c’è ancora lui la chiama civile scordando , anzi cercando di far dimenticare che le opposizioni prima sono state suscitate dai finanziamenti occidentali, poi pagate per attaccare, assieme ai terroristi ISIS sempre pagate da noi occidentali ,e pure da Arabia Saud più Turchia. Sorvola sull’illegalità della presenza di truppe straniere non richieste, e poi basta .Mi sembra di perdere tempo a confutare questo pennivendolo