Nessun segno che qualcun’altro sia preparato per l’incarico, e con la situazione internazionale così tesa, Putin dovrebbe rimanere

Col 2017 che si avvicina alla fine, e mentre le elezioni presidenziali del marzo dell’anno prossimo si avvicinano, la macchina del pettegolezzo a Mosca sta speculando sulle intenzioni di Putin.

Mentre la maggior parte si aspetta che Putin si ricandidi, ci sono alcuni indizi che indicano che stia pensando di non farlo e che stia valutando la possibilità di nominare un successore.

I nomi che vengono menzionati di solito sono quelli di Dmitrij Medvedev, il Primo Ministro russo, che è stato Presidente della Russia tra il 2008 e il 2012, e il Tenente Generale Aleksej Dyumin, che è attualmente il Governatore dell’Oblast’ di Tula.

Non ho idea di quali siano i piani di Putin, e dubito che qualcuno di quelli che fanno speculazioni li conoscano, ma sono sicuro che tutte le personalità più importanti del Cremlino li conoscono. Tuttavia, personalmente sarei molto sorpreso se Putin decidesse di non ricandidarsi.

Non solo la sua immensa popolarità gli garantisce da sola la vittoria, ma non vi è alcuna indicazione che qualcun altro si stia preparando a subentrargli, cosa che mi aspetterei nel caso Putin abbia davvero deciso di non candidarsi.

I due candidati che vengono citati più spesso – il Primo Ministro Medvedev e il Tenente Generale Dyumin – sono casi emblematici.

Medvedev ha tenuto un basso profilo di recente, e proprio perché è stato presidente in precedenza avrei pensato che, se ci fosse stato un piano perché si ricandidasse, ormai sarebbero stati fatti dei passi per sostenerlo e per alzare il suo profilo.

Per quanto riguarda Dyumin, è chiaramente un uomo interessante, con un impressionante servizio nelle forze armate e dell’intelligence russi, e che a quanto pare ha avuto un ruolo importante negli eventi in Ucraina e Crimea del 2014.

Inoltre, in qualità di ex ufficiale militare, è il tipo di persona che potrebbe appellarsi a ciò che si può definire genericamente il lato “patriottico di sinistra” dello spettro politico russo.

Tuttavia, l’intera carriera di Dyumin, fino alla sua nomina nel 2016 come Governatore dell’Oblast’ di Tula, si è svolta nei servizi militari, di intelligence e di sicurezza.

Non ha esperienze nelle istituzioni civili centrali della Russia – l’Amministrazione Presidenziale e il governo russo – mentre la sua posizione di Governatore dell’Oblast’ di Tula, anche se molto importante, lo pone ben al di fuori del centro del potere al Cremlino.

Dyumin è chiaramente qualcuno da osservare, e la sua nomina a Governatore dell’Oblast’ di Tula potrebbe essere stata intesa ad avvicinarlo al popolo russo e a renderlo esperto dell’amministrazione civile russa, in preparazione di cose più importanti.

Tuttavia, è importante ricordare che l’Oblast’ di Tula è un importante centro delle industrie della difesa russe, quindi nominare un ufficiale come suo governatore in un momento in cui l’esercito russo sta affrontando un complesso periodo di riarmo forse non è tanto sorprendente come talvolta viene fatto apparire.

Indipendentemente da ciò, sembra improbabile che sia arrivato il momento di Dyumin.

A 45 anni ha davanti a sé molto tempo e, se ad un certo punto gli verrà dato un ruolo nel governo della Russia o nel Cremlino, diventerà qualcuno da prendere molto sul serio.

Tuttavia, realisticamente, se verrà considerato un possibile futuro presidente, sembra più probabile che verrà candidato nel 2024 che nel 2018.

Ci sono altri possibili candidati che potrebbero ad un certo punto occupare il posto di Putin nelle elezioni del prossimo anno.

I nomi più ovvi sono Sergey Shoigu – il Ministro della Difesa russo estremamente popolare e molto capace – e Valentina Matvienko, l’ambiziosa Presidentessa del Consiglio della Federazione Russa (la camera alta del Parlamento russo), che di recente ha svolto importanti compiti diplomatici.

Tuttavia, vedo di nuovo poche prove che qualcuna di queste persone venga sostenuta in un modo che potrebbe suggerire che siano pronti a candidarsi alla presidenza l’anno prossimo.

A mio parere, il ritardo nell’annunciare che Putin si candiderà è probabilmente spiegato dal desiderio di evitare la confusione che è emersa nell’ultima occasione in cui ciò è accaduto, nel 2011.

È generalmente accettato che in quell’occasione l’annuncio sia stato gestito male, fornendo un’ulteriore scintilla alle proteste di piazza che si sono svolte quell’anno.

La mia ipotesi è che il Cremlino questa volta voglia mantenere il periodo delle elezioni il più breve possibile, in modo da evitare che qualcosa di simile possa accadere di nuovo, motivo per cui l’annuncio della riconferma di Putin viene ritardato all’ultimo momento possibile.

Tuttavia, nel dire tutto ciò, è necessaria una parola di cautela.

Nelle ultime due occasioni in cui in Russia si sono svolte le elezioni presidenziali – nel 2008 e nel 2012 – ho sbagliato a pronosticare il candidato presidenziale in entrambi i casi.

Nel 2008 mi aspettavo che Putin nominasse il suo alleato di lunga data Sergej Ivanov, ma scelse invece Dmitrij Medvedev. Nel 2012 mi aspettavo che Medvedev si ricandidasse, ma lui e Putin decisero che doveva essere Putin a correre per la presidenza.

Ovviamente quegli errori mi rendono meno sicuro delle mie previsioni per il prossimo anno.

Di due cose comunque sono sicuro.

La prima è che un articolo [in inglese] apparso poco fa sull’Independent, che dice che Putin è “stanco”, è certamente sbagliato. Bryan MacDonald ha fornito una risposta dettagliata [in inglese], ma per capire perché l’articolo è sbagliato basta guardare a ciò che Putin ha fatto negli ultimi giorni.

Durante la settimana scorsa Putin ha (1) presieduto un incontro chiave dei suoi capi dell’industria militare e della Difesa; (2) ha incontrato i presidenti siriano Assad e ceco Zeman; (3) sta per incontrare i presidenti turco Erdogan, iraniano Rouhani e sudanese al-Bashir; (4) ha avuto una serie di conversazioni telefoniche con il presidente americano Trump, il presidente egiziano al-Sīsī, il Re Salman dell’Arabia Saudita, il primo ministro israeliano Netanyahu e l’Emiro del Qatar; (5) ha viaggiato in Crimea per inaugurare un monumento allo Zar Alessandro III; e ha avuto incontri ben pubblicizzati con (6) il vice primo ministro Dmitrij Rogozin (per discutere la produzione del bombardiere supersonico russo Tu-160); (7) il Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie; e (8) il capo del servizio di tassazione della Russia.

Questo ritmo di attività non fa pensare che sia “stanco”.

Indipendentemente da quali siano i piani di Putin, la mia opinione è che questo sarebbe assolutamente il momento sbagliato per lasciare la presidenza.

Le relazioni con l’Occidente rimangono estremamente tese. Lasciare la presidenza a qualcun altro verrebbe visto come un segno di debolezza in Occidente, e potrebbe portare ad aspettative sconvolgenti e pericolose di un cambio di rotta. Dopo tutto è quello che è successo quando Putin ha lasciato la presidenza nel 2008.

Essendo lontani da questa riduzione delle tensioni, è facile prevedere come dopo un breve disgelo le tensioni potrebbero aumentare ulteriormente.

Anche questo dopo tutto è quello che è successo dopo che Putin ha lasciato la presidenza nel 2008, con il cosiddetto “reset” subito seguito dalla cosiddetta “seconda Guerra Fredda”.

È molto meglio che le potenze occidentali vengano costrette a capire che non avverrà alcun cambiamento di direzione o di politica in Russia, così che alla fine si adattino a questo fatto. Sapere che Putin continuerà a stare in pista per altri sei anni è l’unico modo ovvio per farlo.

La situazione in Medio Oriente rimane estremamente instabile, con tutti gli occhi puntati sulla Russia perché si raggiunga una soluzione equa e giusta alla guerra siriana.

Ciò richiede qualcuno con una grande esperienza, autorità e superbe capacità diplomatiche per arrivare alla fine del processo. Nessun potenziale successore di Putin ha queste qualità – sono tutte cose che richiedono una lunga esperienza da acquisire – ad un grado simile a quello che possiede Putin.

Più vicino a casa, la situazione in Ucraina rimane estremamente pericolosa.

Il processo di pace del conflitto nel Donbass si trova in una situazione di stallo, con combattimenti a bassa intensità sulla linea di contatto che si verificano continuamente. Nonostante le occasionali richieste di stabilizzazione, la pressione sugli standard di vita nel resto dell’Ucraina continua, con le dinamiche economiche sottostanti che continuano a precipitare.

Le pressioni politiche sembrano aumentare, con la popolarità di Poroshenko che è crollata, e con una tendopoli di protesta ancora una volta su Piazza Maidan, ma senza che nessuno abbia l’autorità o la popolarità per prendere il sopravvento.

In una tale situazione il pericolo di un’ulteriore escalation del conflitto e di un’ulteriore esplosione di violenza è molto reale, con il governo del Maidan già coinvolto in aspri litigi con i suoi ex “amici”: Polonia, Bielorussia e Ungheria, ed è pienamente capace di ricominciare la guerra in qualsiasi momento.

Probabilmente non è un’esagerazione affermare che è la paura di Putin che sta in parte mantenendo sotto controllo la situazione in Ucraina, e se lui se ne andasse ci sarebbe il pericolo reale che una Kiev simultaneamente sotto pressione e incoraggiata possa vedere questo come un segno di debolezza e giocarsi il tutto per tutto riavviando la guerra.

Se succedesse una cosa del genere, un successore di Putin inesperto saprebbe come gestirla, soprattutto considerando che l’Ucraina probabilmente otterrebbe ancora una volta il sostegno occidentale?

Putin ha anche sviluppato un rapporto eccezionale con ogni leader mondiale, ad esempio il cinese Xi Jinping, l’indiano Modi, il turco Erdogan, Re Salman dell’Arabia Saudita, l’israeliano Netanyahu, l’egiziano al-Sīsī e il giapponese Abe.

Tale rapporto non è automaticamente trasferibile ad un successore, e in un momento in cui la situazione internazionale è così tesa, sembra spericolato buttare via questa risorsa.

Passando alla situazione interna della Russia, il paese ora è uscito dalla recessione, ma la politica monetaria molto rigida (a mio parere troppo rigida) seguita dalla Banca Centrale – che ora viene criticata nientemeno che da un’istituzione come l’FMI – ha rallentato la crescita e abbassato gli standard di vita, anche se l’inflazione è diminuita più rapidamente del previsto.

L’immensa popolarità di Putin ha limitato i danni politici, ma non ci può essere alcuna garanzia che questa situazione continuerà sotto un successore meno popolare.

La cosa di cui la Russia ha più bisogno di ogni altra ora è la stabilità politica, così che il duro lavoro per stabilizzare l’economia e ridurre l’inflazione dopo il crollo del prezzo del petrolio e il picco dell’inflazione del 2015 abbia il tempo di dare i suoi frutti.

Ci sono buone ragioni per pensare che dopo il 2018 le cose inizieranno a migliorare sia a livello internazionale che nazionale, con la guerra siriana conclusa, i rapporti con la Cina sempre più profondi, un nuovo governo post-Merkel più accondiscendente in Germania, possibilmente un rapporto più civile con gli Stati Uniti e l’economia in crescita.

Allora sarà il momento per Putin di pensare ad andarsene e di preparare un successore, che potrebbe essere Dyumin o qualcun altro.

Farlo ora, al contrario, sembra prematuro e spericolato, mette a rischio tutto ciò che è stato realizzato, e spero che Putin e i suoi colleghi si rendano conto di ciò.

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Articolo di Alexander Mercouris pubblicato su The Duran il 23 novembre 2017.

Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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