La Grande Battaglia per Idlib

Parte oggi la prima fase preparatoria della liberazione della provincia di Idlib dalle forze terroriste ad un anno esatto dalla fine dell’assedio di Deir Ezzour.

Non è questa la prima campagna militare contro Al Qaeda, già mesi or sono dal fronte orientale partì un potente attacco siriano che portò alla liberazione di diverse cittadine e villaggi, la definitiva messa in sicurezza della “supply road” per Aleppo, la riconquista di una importante base militare Abu ad Duhur e tutta la linea ferroviaria che porta per l’appunto ad Aleppo, rendendo estremamente più semplice l’afflusso dei generi di prima necessità prioritari per il milione di abitanti della città.

Oggi vi sono altri obbiettivi prioritari ed immediati e ora vedremo quali sono.

Fronte di Jisr al Shougur, provincia di Idlib

Grande Battaglia per Idlib il fronte di Jisr al Shougur 4-9-2018

Qui è iniziata la campagna aerea russa. I cacciabombardieri stanno bombardando le difese dei terroristi sulla piana di Al Ghab, dove la 4Divisione Corazzata dovrebbe incunearsi e raggiungere i confini della città dalle alture a nord di Latakia, il vecchio fronte di una delle prime campagne dall’intervento russo, quasi tre anni fa. Le truppe siriane dovrebbero avanzare verso Al Najeva e Bidana recuperando nel contempo il controllo sul confine turco. Questo è un aspetto molto delicato e da seguire con attenzione.

La piana di Al Ghab invece ben si presta all’avanzata dei mezzi corazzati, ma con essi dovranno avanzare ai fianchi le forze di fanteria per prevenire lanci di missili anticarro dalle vicine alture.

Abbiamo visto come le tattiche siriane siano evolute nel corso della guerra ed in particolare dopo l’ingresso della Russia nel conflitto. L’ottimale impiego si è visto a più riprese durante le avanzate vittoriose, le recenti campagne nella difficilissima Ghouta e poi a Daraa, ci hanno dato la misura dell’addestramento conseguito da questi equipaggi e della preparazione degli ufficiali ora al comando. Ben diverso scenario era mostrato anni addietro con i carri lanciati allo sbaraglio senza alcuna copertura e confidando unicamente nella corazzatura, inefficace contro i razzi RPG con carica cava in tandem o i missili americani TOW di cui in questo settore dispongono in grandissimo numero.

Il bombardamento accompagnato da un fitto fuoco di artiglieria siriano durerà almeno due giorni, in quanto le difese sono ben presidiate. Occorre tenere bene a mente che questi miliziani hanno avuto un ottimo addestramento e sono molto ben armati. Nulla gli è stato negato dai loro sponsor, i veri nemici della pace nella regione e costruttori non di ponti ma di conflitti, gruppo di guerrafondai di cui si pregiava di far parte il defunto senatore McCain (che possa bruciare all’inferno!).

Non appena i segnali di cedimento ci saranno e saranno verificati dai comandi siriani (ricordo che le operazioni sono guidate su questo fronte dalle Unità Tigre) saggeranno la resistenza con attacchi mirati, dopodiché partiranno le operazioni di terra. Questa campagna di Idlib si presenta come la più grande operazione di terra mai approntata durante tutta questa lunga e sanguinosa guerra.

Il nemico è un nemico forte e temibile, da non sottovalutare affatto. Ha dimostrato più volte capacità di attacco con forze corazzate e artiglieria coordinate, capacità di manovra e di intelligence, doti di strategia complessa. Sono soldati che hanno ricevuto un buon addestramento ed una formazione di buona qualità sicuramente di origine occidentale. Lo zampino della NATO è evidente, siano stati turchi o americani , francesi, inglesi con l’aiuto degli israeliani, il tratto è evidente e certo. Questo era il nerbo che doveva arrivare a conquistare tutta la Siria del nord, Aleppo, Hama Homs, Latakia erano tutte città nel mirino di questo ariete che si è rotto le corna contro la determinazione siriana a non crollare e resistere con i denti laddove le armi non riuscivano.

A chi nutrisse dei dubbi sulla natura di questi terroristi, che non sono moderati ne ribelli, ricordo come essi abbiano immediatamente bersagliato le comunità di differente credo religioso, cristiani, alawiti, sciiti e sunniti che non accettavano la loro autorità. Sono stati massacrati e sono dovuti fuggire di fronte all’incedere della loro avanzata.

Ricordo che qua sono fuggiti i responsabili del massacro di civili del villaggio di Jadrine, villaggio ai confini di quella che fu la sacca a nord di Homs, circa 300 civili massacrati.

Non ci sono ribelli buoni in Idlib, non ci sono i “partigiani” di “delgrande” (minuscolo non a caso), qui ci sono solo dei mercenari spietati, decine di migliaia, che quando è stato il momento sono stati impiegati contro la Siria e poi contro la provincia difesa dai curdi, Afrin, dove sono stati uccisi più di tremila miliziani dello YPG che difendevano la loro casa, anche se nessun media occidentale vi ha dato troppo risalto, non era finalizzato a definire Assad come uno spietato dittatore e quindi è stato tutto taciuto.

I terroristi non stanno comunque con le mani in mano, è iniziato poco fa un fuoco di controbatteria diretto sulle colline di Kinsabba, teso a rallentare le operazioni siriane e danneggiarne la capacità offensiva.

Per ora le notizie dal fronte sono queste.

Vediamo ora cosa accade altrove.

Sul fronte orientale della sacca ad esempio, ieri sono arrivati altri convogli di mezzi corazzati, segno questo che una grande offensiva di terra partirà anche da questo settore a breve.

Fronte del deserto orientale di Suweida

Fronte di Al Safa 4-9-2018

Proseguono qui gli scontri tra gli irriducibili dell’ISIS asserragliati su questo deserto ostico per i mezzi, pietroso e difficile per gli spostamenti. Il nerbo della resistenza si attesta sulla Montagna nera di Al Safa, da qui alcuni gruppi di miliziani sono riusciti a fuggire per formare una seconda piccola sacca ad ovest della montagna.

Le operazioni proseguono con lentezza. Due sono i motivi fondamentali che spingono per la prudenza: il non rischiare inutilmente vite di soldati e il provocare l’esaurimento delle risorse dei resistenti.

Il tempo gioca in favore dei siriani e lo useranno meglio che possono.

Al Tanf

Settore desertico di al Tanf 4-9-2018

Con i recenti scontri a fuoco in prossimità di Palmira, che hanno portato all’eliminazione di alcuni gruppi di terroristi (con la cattura di alcuni di essi), si viene a completare il quadro degli inserimenti in Siria di terroristi attraverso la base americana di al Tanf. I miliziani catturati infatti, hanno raccontato come siano stati addestrati ed armati proprio all’interno dei campi attrezzati dagli USA e poi inviati in missione per attaccare Palmira passando attraverso il territorio controllato e difeso dagli USA nel deserto siriano.

Questo episodio ed altri precedenti purtroppo testimoniano il livello di coinvolgimento degli USA e dell’occidente nell’aver causato e sostenuto la guerra in Siria attraverso milizie mercenarie e gruppi di spietati terroristi tra cui Al Qaeda ed ISIS.

Per oggi è tutto, seguiranno nei giorni prossimi ulteriori aggiornamenti sulla situazione della Grande Battaglia per Idlib.

Stefano Orsi

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