Bollettino n. 160 del 7-1-2019

Riprendiamo con l’anno nuovo il racconto e l’analisi degli eventi che continuano ad accadere in Siria.

Naturalmente con l’eliminazione di tutte le principali sacche di terroristi o combattenti al soldo di potenze straniere, l’attività bellica si è notevolmente rallentata e spesso limitata a piccoli scontri a fuoco localizzati o scambi di artiglieria.

Vediamo attraverso delle analisi settimanali quanto accaduto in questo periodo, ci fermeremo al materiale scritto ed archiviato per il mese di novembre 2018

Situazione militare al 9-11-2018

Situazione ai primi di novembre 2018

In Siria prosegue l’attesa per la sorte della provincia di Idlib. E’ trascorso l’ultimatum per il ritiro delle formazioni terroristiche e delle loro armi pesanti dalla fascia di sicurezza di 20 Km che la Turchia si era impegnata a far rispettare. Purtroppo le formazioni legate ad al Qaeda non si sono mosse e hanno invece proseguito nei loro attacchi contro l’esercito siriano durante anche l’ultima settimana.

Zone civili sono state colpite nei pressi di Aleppo in diversi quartieri, segno che ancora non vi sia sicurezza in città.

Oggi (9-11) truppe siriane hanno teso una imboscata ad una formazione jihadista ( Jaysh al Izza) in movimento nel nord della provincia di Hama, ovvero la parte meridionale della sacca di Idlib, ultimo degli scontri di quelli avuti in settimana, ed una ventina di miliziani integralisti sono stati eliminati.

Le formazioni legate alla Turchia invece non mostrano attività bellicosa, forse sono in corso di spostamento verso nord, in vista di una nuova azione di contrasto alle formazioni curde nel nord della Siria. Dopo l’occupazione del cantone siriano di Afrin che era occupato dalle formazioni curde, ora l’attenzione di Ankara si è spostata verso tutta la fascia che va da Qamisli fino a Jarabulus, passando per le città di confine Kobane Tal Abyad e Ras Alyn, che potrebbero essere occupate da un giorno all’altro.

Temendo questo attacco le formazioni YPG che operavano nel sud-est della Siria hanno abbandonato i fronti per tornare a difendere, o meglio nell’illusione di poter difendere, le loro città anche simbolo come Kobane.

Non basterà certamente il fatto che gli USA abbiano depennato, con tempismo eccezionale, le formazioni YPG e PYD curde dalle loro liste dei terroristi (come se questo bastasse ai Turchi per fermarsi) anzi, lo vedranno come l’ennesimo gravissimo insulto nei loro confronti.

Sacca ISISi ad est del fiume Eufrate al 1-11-2018

Per quanto riguarda le sacche rimanenti dell’ISIS nella Siria libera, l’esercito siriano sta finalmente portando in zona il numero di truppe davvero necessario per sovrastare le centinaia di miliziani del Califfo (800-1000), che ancora resistono nell’impervia montagna vulcanica di Al Safa. Nei giorni scorsi una buona notizia ci ha rallegrato i cuori, le 20 donne, diverse delle quali sono delle bambine…, rapite nella città di Suweida durante l’attacco sanguinoso contro i civili della città, circa 250 vittime con molti bambini ed intere famiglie sterminate, sono state liberate da un fulmineo attacco portato a termine dall’esercito siriano dopo l’individuazione della località in cui erano tenute prigioniere. Ora possono procedere con meno cautele nelle operazioni belliche e proseguire l’invio di truppe anche in direzione dell’altra sacca, quella di Al Suknah.

Le forze aerospaziali russe si stanno preparando a riprendere gli attacchi aerei contro obbiettivi militari in Siria dopo la pausa iniziata a fine settembre in attesa dell’ottemperanza degli accordi per il cessate il fuoco, disattesi come spiegato. Gli attacchi russi saranno eseguiti sulle sacche ISIS a supporto delle forze di terra siriane in questa regione impervia. Una battaglia davvero difficile visto che i combattenti appaiono determinati a morire avendo essi rifiutato di essere spostati nel settore di Al Suknah, la natura del terreno, fratture nella roccia vulcanica molto diffuse, grotte ed anfratti ovunque, lo rendono il peggiore scenario per i soldati che dovranno eliminare ogni traccia dell’ISIS.

La Russia sta anche proseguendo nell’invio di navi da battaglia ma soprattutto da carico per i materiali bellici da reintegrare dopo le offensive di agosto e la probabile nuova escalation in arrivo su Idlib.

Anche alcune navi da battaglia sono arrivate al largo delle coste siriane, la loro presenza dovrebbe fornire capacità di colpire in profondità le strutture dei terroristi in Idlib o nelle sacche ISIS (ipotesi meno probabile) o anche copertura radar e missilistica in caso di minacce occidentali. Le voci di preparativi di simulazione di attacco chimico sono ancora presenti e preoccupanti.

Nella provincia di Aleppo, nel villaggio di Tarvafi, l’esercito russo si è nuovamente reso protagonista di una operazione umanitaria portando diversi camion di aiuti e distribuendo ben 450 pacchi di scorte di cibo per le famiglie e oltre una tonnellata di pane.

Le operazioni umanitarie sono sempre seguite dal gruppo di riconciliazione russo e siriano che coordinano e segnalano l’invio di aiuti per le popolazioni più bisognose.

Purtroppo si segnala la totale assenza di aiuti della UE o dell’Italia.

Batteria S300 sita nei pressi di Masyaf

Vicenda S300.
Proseguo nella ricerca di conferme della consegna dei famosi “24”lanciatori di missili, divisi in 3 batterie, ma trovo ancora solo conferma dei 4 segnalati, e fotografati anche dai satelliti israeliani, per ora ancora nessuna conferma visiva della loro effettiva presenza oltre ai soli 4 consegnati ufficialmente.

Qui l’ultima video sitrep registrata per SakerItalia.

Situazione al 16-11-2018

Sacca ISIS di Hajin

La situazione sui fronti attivi non mostra tregua evidente, le forze mercenarie al servizio degli Usa, SDF e ancora qualche unità YPG curda, procedono nuovamente nei loro attacchi sostenute dalle forze aeree della coalizione occidentale. Nuovi bombardamenti USA sulla cittadina di Hajin, da cui non sono stati lasciati uscire i civili, avrebbero causato decine di vittime tra la popolazione, che viene utilizzata come scudo dai terroristi ISIS, non sono stati però segnalati guadagni significativi sul terreno, dove ogni attacco viene respinto causando perdite alle forze al servizio degli USA. Anche dal lato iracheno sono segnalati movimenti di truppe che vanno a rafforzare il dispositivo difensivo di Bagdad, sono infatti temuti sconfinamenti o fughe attraverso il deserto dopo che le forze del Califfo hanno recuperato il controllo di una zona strategica al confine con l’Iraq.

Posto la conferenza stampa del ministero degli esteri russo in cui vengono nuovamente segnalati utilizzi di armi al fosforo bianco da parte delle forze USA su villaggi occupati da ISIS, che colpirebbero anche la popolazione civile.

Recenti contatti tra le forze SDF e l’esercito siriano troverebbero conferma nell’intervento di quest’ultimo in aiuto e appoggio delle forze SDF contro ISIS, avendo operato un pesante attacco contro forte presenza ISIS oltre il fiume Eufrate nel settore sud della sacca di fronte ad Abukamal.

Qui il 5° Corpo d’Armata siriano (ricordo addestrato e comandato da ufficiali russi) ha bombardato con l’artiglieria le postazioni ed i depositi dell’ISIS causando loro molti danni, fatti avvenuti il giorno 15 di novembre.

Sacca di Idlib

Dopo il fallimento del tentativo turco di convincere le forze dei terroristi a ritirare le truppe e le armi pesanti da una fascia di 20 Km sulla linea di contatto con l’esercito siriano, di fatto hanno ottemperato solo le truppe direttamente controllate da Ankara, sono proseguiti per tutta la settimana gli scambi di artiglieria lungo la zona meridionale della sacca, quel lembo della provincia di Hama che è occupata dai terroristi è stato oggetto di scontri e da ieri anche pesanti, sono infatti proseguiti per tutta la notte i bombardamenti di artiglieria siriana sulle postazioni difensive e fortificate dei terroristi, in questo settore si trovano sia le forze qaediste che di Jaish al Islam e Jaish al-Izza

Sono impegnate in questo settore alcune brigate della 4° e della 11° divisioni dell’Esercito Arabo Siriano, i settori delle difese jihadiste sono concentrati attorno ai villaggi di Al-Lataminah, Al Zakat, Tal Sakhar e Ma’r Kabah, sono stati segnalati anche molti scontri con armi da fuoco tra le forze in campo.

Sull’origine del Daesh in Siria sono suonate come involontariamente comiche le esternazioni del inviato USA per la Siria James Jeffrey, il quale bypassando a piè pari tutta la storia provata e ricostruita dell’ISIS, nata da una costola di Al Qaeda nata a sua volta in Iraq a causa della guerra USA contro questo Paese, del tutto ingiustificata, e spostatasi poi in Siria col nome di Al Nusra ( Al Qaeda in Siria). L’inviato speciale ha addirittura attribuito al governo siriano la responsabilità della nascita del Califfato, suscitando in me non poca ilarità, coprendosi anche di ridicolo. Non c’è limite a quanto gli USA sembrino disposti a mentire alla loro popolazione ed al mondo pur di non ammettere mai tutte le responsabilità che hanno nella morte di almeno 500.000 siriani e quasi un milione di iracheni.

Ribadisce oltretutto come, pur essendo direttamente responsabili di gran parte della distruzione della Siria, essi non intendano in alcun modo contribuire alla sua ricostruzione dopo la fine delle ostilità. Aggiunge oltretutto che gli USA intendono proseguire nella loro occupazione militare illegale del suolo siriano, non hanno intenzione di restituirne il controllo al popolo siriano. Il giorno 14 novembre un quartiere di Aleppo è stato nuovamente bersagliato dai tiri di artiglieria provenienti dai settori della sacca di Idlib in cui opera Hayat Tahrir al Sham, segno evidente dei grossi problemi che il perdurare della permanenza dei terroristi nella sacca di Idlib produrrà nei mesi ed anni a venire e che non credo si possa accettare.

Sempre questa settimana nei settori interni della sacca, sono stati segnalati pesanti scontri tra le fazioni dei terroristi, qaedisti e filo-turchi, in cui sono di fatto divise le aree. Questo fatto indica la ripresa della guerra interna che si era scatenata durante il periodo di tregua con l’esercito siriano e durata molti mesi.

Il nuovo rilascio di materiale fotografico satellitare della agenzia israeliana Image Set International (ISI) conferma ancora una volta che solo 4 sarebbero i lanciatori di missili S-300 russi presenti e posizionati al momento in Siria e in uso presso le forze armate siriane. Settore di Latakia, vicinanze del villaggio di Masyaf, base dell’aeronautica siriana.

Situazione militare in Siria al 23-11-2018

Questa settimana si chiude con alcune notizie importanti.

Al Safa 17-11-2018

La prima di queste è senza dubbio la grande vittoria conseguita dall’esercito siriano nel sud del Paese. La sacca ISIS di Al Safa è stata finalmente eliminata.

Non c’è stata resa, i miliziani del califfato hanno combattuto e resistito fino a che i rifornimenti sono giunti loro, non dall’esterno, i canali erano stati chiusi, ma finché hanno avuto modo di trasferirli dai depositi nascosti ai fronti attivi per sostenere il fuoco delle offensive.

Al Safa, la piena vittoria siriana 23-11-2018

Questo è stato un fronte molto sanguinoso, i combattimenti sono stati corpo a corpo molto spesso, combatti a piedi conquistando metro dopo metro, crepaccio dopo crepaccio, grotta dopo grotta, un vero inferno.

L’esercito ha avuto molte perdite non potendo appoggiare gli assalti con adeguati mezzi corazzati, impediti nell’uso dall’asperità del terreno in molti punti del fronte, la montagna vulcanica di Al Safa, è costata molto cara.

Le difese dell’ISIS ad un certo punto sono crollate, ne ho dato notizia sulla piattaforma Sakeritalia.it tramite la pagina FB del nostro blog.

Aggiornamento flash dai fronti siriani del 17-11-2018Fronte di Al SafaLe difese ISIS sono crollate oggi dopo una…

Posted by Stefano Orsi on Saturday, November 17, 2018

Aggiornamento flash dai fronti siriani del 19-11-2018 VITTORIA!!!Fronte di Al SafaL'altro…

Posted by Stefano Orsi on Monday, November 19, 2018

Come potete leggere, il 17 novembre, sotto un’importante spinta offensiva delle 3° e 4° divisioni siriane, solo alcune brigate di esse, non tutte le divisioni per intero, con i rinforzi arrivati nelle settimane scorse, le difese ISIS crollano. Ecco è importante comprendere come essi abbiano potuto resistere tanto a lungo, certamente grazie al terreno, validissimo fattore a loro vantaggio, ma è stato a costo di innumerevoli caduti che hanno retto fino all’ultimo, quando nessuno più poteva rifornire i fronti ed essi sono semplicemente collassati. Le perdite non potevano più essere rimpiazzate e mancavano le munizioni laddove servivano, ecco che allo abbiamo un momento preciso in cui termina la capacità di resistere e i combattenti cedono di fronte all’impotenza, all’impossibilità di opporre una qualche difesa all’attacco, e cedono al panico ed al terrore di fronte all’inevitabile fine.

Sono stati travolti dall’esercito siriano e per una volta credo non abbiano fatto prigionieri. Le decine di vittime ISIS segnalate da subito lasciano intendere che siano stati inseguiti ed eliminati perchè non potessero fuggire nel deserto e rifugiarsi poi chissà dove. La vicina base di Al Tanf occupata dagli USA avrebbe potuto infatti rappresentare per loro un rifugio sicuro da cui rientrare rifocillati poi in Siria o tornare nei loro paesi di origine. Molti di questi sono infatti stati identificati come non siriani, pertanto è ipotizzabile che questi irriducibili potessero anche provenire da paesi europei.

Grazie all’esercito siriano, per fortuna nostra, non rientreranno mai più in Europa.

La vittoria più sofferta resta comunque quella che più ha significato per chi l’ha combattuta, terminate le operazioni di disinfestazione dell’area potranno tornare in licenza a casa prima di essere ridestinati su altri fronti che non pare siano davvero pacificati.

Le accuse di addestrare e rifornire di armi i terroristi all’interno del settore di Al Tanf, occupato dagli USA illegalmente, sono state rinnovate giovedì dal Ministero degli esteri della Russia che ha apertamente accusato di questi crimini gli USA, come anche di fare uso ripetutamente di fosforo bianco sui villaggi occupati dall’ISIS nella valle del fiume Eufrate.

Nel nord della Siria, attorno alla sacca di Idlib, sono proseguiti i violenti scontri tra le formazioni jihadiste che occupano la sacca e l’esercito siriano che la circonda, sempre a nord di Hama, come la settimana scorsa, ci sono stati violenti scambi di artiglieria e scontri a fuoco tra combattenti, alcune formazioni terroriste hanno cercato di infiltrarsi tra le linee siriane ma sono state o annientate o respinte.

Un caso invece è stato segnalato sulle montagne a nord della provincia di Latakia, dove un commando di Al Nusra avrebbe ucciso i siriani in un accampamento lungo il fronte di questo settore, caso già accaduto in passato e dal quale questi reparti , evidentemente non hanno appreso la dura lezione.

Un sanguinoso attacco dell’ISIS ha avuto luogo nei pressi della stazione di pompaggio T-2 a sud della sacca di Al Suknah, come vedete il deserto presenta sempre pericoli inattesi su tutti i fronti, questo attacco è costato molte vite all’esercito siriano, più di dieci sono stati i caduti, non c’è tregua per questi soldati costretti a restare sempre vigili.

Confidiamo che con l’eliminazione della sacca di Al Safa e appena termineranno i controlli in tutto quel settore, molte unità possano essere ridispiegate su Al Suknah al fine di distruggere per sempre questo nido di serpi che si è rivelato pronto a mordere ripetutamente non appena se ne presenti l’occasione.

Emergono sempre più evidenti le prove del coinvolgimento diretto di Israele nel provocare e sostenere l’occupazione della Siria meridionale da parte delle formazioni terroriste, oltre ai continui ritrovamenti di depositi di armi in cui vi siano notevoli quantità di munizioni prodotte in Israele, segno evidente del traffico avvenuto attraverso il confine sud, ora anche gli organi di stampa di Telaviv ci danno ottimi spunti di riflessione.

Il generale in pensione Gershon Hacohen ex capo di stato maggiore dello IDF, ha dichiarato in un incontro pubblico che l’ex ministro della difesa israeliano Moshe Yaalon avesse incontrato in diverse occasioni i leader di diverse fazioni di combattenti jihadisti, potete leggere qui l’articolo.

https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-israeli-defense-chief-met-with-syrian-operatives-during-civil-war-1.6679420

Situazione geopolitica in Siria e incidente di Kerch in Crimea (Russia)

Oggi suddivideremo la SitRep su due aree del mondo diverse, ma che sarebbero collegate in realtà, la Siria, con il consueto punto sull’evoluzione della guerra e andrei poi in Russia, nella Repubblica federata della Crimea per analizzare l’incidente tra navi della Marina ucraina e due pattugliatori della Guardia Costiera russa.

Siria

Notizia di ieri sera, un nuovo attacco israeliano è avvenuto nel sud del Paese nella provincia di Damasco.

Erano già alcuni giorni che venivano segnalati voli di caccia militari di Telaviv al confine con il Libano, evidentemente cercavano certezze sulla presenza in loco di difese moderne attive, gli S-300, come sapete abbiano confermato la sola presenza di UNA batteria formata da soli 4 lanciatori di missili S-300 in Siria, e non di 3 batterie formate da 6 lanciatori ciascuna come qualcuno aveva ipotizzato.

Attacco di fine novembre 2018

L’attacco è avvenuto nel sud del Paese, a sud di Damasco per la precisione.

Fonti siriane affermano che siano stati abbattuti tutti i missili lanciati dagli israeliani.

Gli abbattimenti sono stati segnalati nel settore della cittadina di Kisheh.

Diversi oggetti, presumibilmente missili, sono stati intercettati anche sopra il settore di Quneitra, molto vicino quindi al Golan occupato da Israele. Anche sopra un’altra cittadina, Al Dimas, sono state azionate le difese antiaeree siriane.

In ultimo, anche nel settore di Damasco sono state segnalate batterie antiaeree in azione, per cui anche qui i bersagli sono stati individuati dai radar ed ingaggiati.

L’esercito siriano afferma che tutti i bersagli, non caccia ma probabilmente missili sarebbero stati abbattuti. I presunti bersagli sarebbero stati alcuni centri di ricerca militari e magazzini, in particolare nel settore di Kisheh.

Gli israeliani avrebbero quindi attaccato dal Golan occupato, ma non risulta siano entrati all’interno della Siria con dei caccia.

Nessun sistema S-300 è stato impiegato, non sono disposti a copertura di questo settore della Siria, si trovano a ridosso di Latakia, comunque i radar di cui sono dotati e la postazione di comando integrata sono in grado di offrire alle forze di difesa aeree siriane uno scenario decisamente più dettagliato e preciso rispetto a quanto avuto in precedenza, inoltre fonti russe avevano affermato, all’atto della consegna che i sistemi forniti fossero in grado di pilotare anche il lancio di sistemi obsoleti come S-200 o S-125, rendendoli molto più efficaci che in passato. È quindi ipotizzabile che un controllo di tiro migliore sia stato finalmente possibile per i siriani dato che i radar del sistema S-300 coprono un’area di raggio sui 600 Km, quindi anche la zona attaccata.

Aleppo

attacco chimico in Aleppo ovest

Il giorno 24 novembre, in serata, ha avuto luogo un grave attacco chimico sulla città di Aleppo, decine di colpi di mortaio ed artiglieria carichi di gas di cloro sono stati lanciati dalle forze qaediste che ancora occupano la sacca di Idlib.

Decine gli intossicati che si sono dovuti rivolgere alle strutture ospedaliere per ricevere aiuto ed assistenza medica.

Oltre 100 civili quindi principalmente del quartiere di Al Khalidiyah.

Il fatto che vorrei stigmatizzare è che di questi civili nessuno in occidente, e per nessuno intendo sia i governi che i movimenti di opinione che di solito si fanno sentire, dai Saviano ai governi, nulla, il silenzio, poche le immagini diffuse da noi, sebbene le televisioni di mezzo mondo abbiano garantito ampia copertura a questo gravissimo fatto, i soliti benpensanti e radical chic non si sono fatti fotografare con la mano sulla bocca ad indicare un soffocamento che questa volta era reale e documentato, no erano distratti, ma da cosa? Erano principalmente impegnati a evitare di giustificare che gli attacchi fossero giunti dalla sacca che intendono lasciare nelle mani dei terroristi, invece di essere liberata, preferiscono che resti nelle mani lorde di sangue di Al Qaeda piuttosto che ammettere le bugie diffuse ampiamente e sostenute in questi anni, bugie relative ad una rivoluzione buona anziché preparata a tavolino da potenze estere, di aver taciuto del pesantissimo ruolo delle molte formazioni jihadiste che dominavano totalmente la scena all’interno della copertura, fasulla e di facciata, delle FSA.

Silenzio cui abbiamo assistito anche di recente quando le bandiere delle FSA verdi bianche e nere con tre stelle furono issate sopra ai cadaveri di migliaia di Curdi uccisi durante l’occupazione del cantone di Afrin.

Se avessimo avuto bisogno di una nuova ed ulteriore prova della malafede di molti l’abbiamo avuta con questo attacco chimico su civili inermi che l’occidente ignora perchè non può avere interesse ad ammettere le sue colpe e responsabilità nelle centinaia di migliaia di morti in questa guerra che dura da quasi 8 anni.

Idlib

Mappa delle zone sotto HTS in Idlib inizio novembre 2018

Proseguono i molti scontri nel sud della sacca, a nord di Hama, ma anche a nord di Latakia, dove un numeroso commando di forze speciali di miliziani ha cercato di infiltrarsi tra le linee dell’esercito siriano che controlla il settore per colpire qualche altro accampamento come già accaduto con numerose vittime nel recente passato. Questa volta le forze dell’esercito siriano non erano distratte, hanno monitorato i movimenti e attaccato il gruppo uccidendone gran parte e catturando i superstiti.

Crisi di Kerch

Ponte di Kerch

Il giorno successivo all’attacco chimico in Siria, tre navi ucraine, ignorando i molti avvertimenti della Guardia Costiera russa, si dirigevano verso lo stretto di Kerch entrando in acque territoriali russe.

Dopo il referendum della Repubblica di Crimea, che non riconoscendo più il governo ucraino come legittimo in seguito al golpe di Maidan, queste acque sono passate sotto completa giurisdizione russa a seguito del passaggio della repubblica nella Federazione Russa, pertanto gli accordi del 2003 che regolamentavano queste acque divise tra Russia ed Ucraina hanno perso ogni valore giuridico, l’Ucraina che non riconosce il passaggio democraticamente voluto dalla popolazione della penisola, non ha mai avviato alcuna trattativa con Mosca.

Ecco all’improvviso quindi una provocazione ad hoc. Le vicine elezioni si presentano come una totale sconfessione delle politiche sciagurate di Poroshenko che altre speranze non ha se non quelle di precipitare il suo Paese in una crisi dalle conseguenze altamente imprevedibili.

Le imbarcazioni ucraine che hanno violato la sicurezza della navigazione russa

I tre natanti ucraini sono stati catturati e tenuti attraccati in Crimea, gli equipaggi tratti in arresto, si è scoperto che diversi membri fossero in realtà dei servizi segreti di Kiev, cosa ammessa a malincuore anche da loro stessi e dal governo ucraino.

Il Presidente ha fatto votare dalla Rada, il Parlamento ucraino, la legge marziale per 60 giorni, ma ora si prospetta una ulteriore e preoccupante situazione.

Settore della crisi russo-ucraina

Le forze armate russe hanno dichiarato del rischi di un uso di armi chimiche da parte Ucraina, che verrebbe effettuato per simulare un attacco chimico da parte delle forze armate delle repubbliche del Donbass indipendente.

È sempre più chiaro che a fronte del rifiuto della Germania di aumentare le sanzioni contro la russa o di inviare navi nel Mare d’Azov, Poroshenko, forte di un appoggio americano, che gioca a mettere in grave difficoltà la UE, potrebbe anche tentare un colpo di mano contro gli odiati separatisti.

Le truppe ammassate al confine dei territori liberi di Donestk e Lugansk lo rassicurano di una possibile vittoria, senza però tenere conto della possibile e probabile reazione russa.

Qui la nostra ultima video analisi dei fatti più recenti registrata per http://sakeritalia.it/

Prima di salutarci, devo notare l’incredibile sequenza di eventi, il 24 l’attacco contro i civili di Aleppo, ad opera al Qaeda, il giorno dopo l’incidente di Kerch, causato da altri servi degli americani, infine il 29 l’attacco contro la Siria da parte israeliana, il 30 inizia il G20, un comitato di benvenuto insomma.

Nei primi giorni di dicembre sono stato intervistato dall’agenzia iraniana IRIB sui fatti qui in oggetto vi lascio il link per l’ascolto.

http://parstoday.com/it/news/world-i175547-stefano_orsi_israele_terroristi_in_siria_la_crisi_in_ucraina_parte_di_una_strategia_per_isolare_paesi_anti_usa_(audio)

Per oggi è tutto nel prossimo bollettino esamineremo il materiale di dicembre.

a presto

Stefano Orsi

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