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Un rapimento giudiziario

“Se ne abbiamo il coraggio, guardiamo noi stessi per capire cosa ci sta succedendo”- Jean-Paul Sartre Le parole di Sarte dovrebbero risuonare nella nostra testa dopo la grottesca decisione della Corte Suprema del Regno Unito di estradare Julian Assange negli Stati Uniti, dove lo aspetta “una morte vivente”. E’ la punizione per il crimine di vero, corretto, coraggioso, vitale giornalismo. In queste circostanze, il termine “errore giudiziario” non è adeguato.

La saga Assange: fare del vero giornalismo è roba da pazzi criminali

La sincronia ama decisamente il gioco degli specchi. Sembrava che nella saga di Julian Assange si fosse aperto un nuovo capitolo, dato che lo scorso lunedì lui, in teoria, era sulla strada della libertà (condizionale), un solo giorno dopo il primo anniversario dell’inizio dei Ruggenti Anni Venti: l’assassinio del Maggior Generale Qassem Soleimani. Il destino del giornalista che l’Impero cerca di eliminare si era proprio sovrapposto al destino del guerriero/diplomatico

La Sconfitta della Clinton e la Vittoria di Trump. Un’analisi progressista.

Introduzione Secondo la disgustosa superiorità morale degli opinionisti più accreditati (una professione che dovrebbe essere vista con sospetto in ogni società aperta, non sono giornalisti in nessun senso) la vittoria di Trump è dovuta ai razzisti, ai bigotti, ai misogini, ai poco intelligenti, agli hacker russi, all’FBI, a Wikileaks, a Jill Stein, eccetera. I liberali scuotono per lo sconcerto le loro teste nell’incredulità di fronte all’indicibile stupidità delle masse. L’ultima

John Pilger intervista Julian Assange

Un passo dell’intervista che Julian Assange ha concesso al giornalista australiano John Pilger: l’ISIS è stato pagato dai governi dell’Arabia Saudita e del Qatar, gli stessi che hanno sempre finanziato la Fondazione Clinton. L’intervista completa è qui ***** Sottotitoli in Italiano a cura di Mario per SakerItalia.it

Mettere tutto a tacere nell’America che si prepara per la guerra

Tornando negli Stati Uniti in un anno di elezioni, sono colpito dal silenzio. Ho seguito quattro campagne presidenziali, iniziando da quella del 1968; ero con Robert Kennedy quando gli hanno sparato e ho visto il suo assassino prepararsi ad ucciderlo. È stato un battesimo alla “American way”, assieme alla violenza schiumante della polizia di Chicago alla convention truccata del Partito Democratico. La grande controrivoluzione era iniziata. Il primo ad essere

E’ cominciata una guerra mondiale: rompete il silenzio

Ero andato a fare delle riprese cinematografiche nelle Isole Marshall, a nord dell’Australia, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. Quando dico alla gente dove sono stato, mi chiedono, “ma dov’è?”. Se do loro un indizio, facendo riferimento a “Bikini”, mi dicono, “intendi il costume da bagno?” Il fatto che il bikini, il costume da bagno, sia stato chiamato così per celebrare le esplosioni nucleari che avevano distrutto l’isola di Bikini, sembra