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Dopo due spettacolari fallimenti, questa volta l’opposizione a guida straniera nella Repubblica Srpska non è sicura di trionfare. Sembra che la nostra valutazione iniziale [in inglese] sul fatto che la rivoluzione arancione dopo le elezioni del 2 ottobre, scatenata nella Repubblica Srpska [Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina], fosse un po’ prematura, così come lo è stata la parata trionfale dell’opposizione la notte delle elezioni, prima ancora che i voti
Lo scandaloso rifiuto dei membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina (BiH), Željko Komšić e Šefik Džaferović, di incontrare martedì il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, indica che ciò che la Repubblica Serba ha avvertito per anni è corretto – che la BiH è disfunzionale ed è impossibile collaborare con Sarajevo. La loro mossa potrebbe anche essere collegata a mormorii a Washington sulle intenzioni di distruggere l’Accordo di Dayton
Milorad Dodik, presidente uscente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti della Repubblica Serba, insieme al Partito Socialista di Bosnia ed Erzegovina e all’Alleanza Popolare Democratica, ha vinto, con il 56% dei voti, le elezioni e rappresenterà la popolazione serba nel Parlamento della Bosnia ed Erzegovina, nonostante forti pressioni da più parti, incluse le pressioni e ricatti che venivano dalle ambasciate occidentali, che hanno cercato di
L’interferenza occidentale in tutto ciò che è bosniaco fa a malapena notizia. Non oggi, non ieri, non 26 anni fa, quando l’allora ambasciatore USA in Jugoslavia, Warren Zimmerman, incoraggiò il leader fondamentalista Musulmano bosniaco Alija Izetbegović a respingere un piano di pace [in inglese] – accettato, per inciso, dagli stessi leader serbo-bosniaci che presto sarebbero stati demonizzati dall’Occidente unipolare come “aggressori” della propria terra – che aveva buone possibilità di