Pochi giorni dopo la liberazione della città della Siria settentrionale di Aleppo, l’ambasciatore russo in Turchia, Andrej Karlov, è stato ucciso mentre teneva un discorso in una galleria d’arte nella capitale della Turchia, Ankara.
L’assassino, identificato come un ex agente della polizia turca, ha eseguito il familiare gesto del dito puntato verso il cielo utilizzato dalle organizzazioni terroristiche che operano nella vicina Siria, incluso il Fronte al-Nusra e l’autoproclamato “Stato Islamico” – gridando, secondo il Guardian:
Non dimenticate Aleppo. Non dimenticate la Siria. Fino a quando le nostre città non saranno sicure, voi non sarete al sicuro. Mi porterete via da qui solo da morto. Tutti coloro che sono coinvolti in questa sofferenza la pagheranno.
L’attacco è coinciso con un presunto incidente nei pressi dell’ambasciata americana ad Ankara, descritto dall’ambasciata degli Stati Uniti come una “sparatoria”, anche se questa descrizione potrebbe riferirsi all’assassinio in questione.
I giornali occidentali, tuttavia, tra cui il Daily Mail, lo UK Express e il Sun hanno tentato di ritrarre l’annuncio come un incidente non correlato. Questo potrebbe essere un tentativo deliberato di ritrarre gli Stati Uniti come una vittima assieme alla Russia, per sviare i sospetti dal coinvolgimento degli Stati Uniti.
L’assassinio è avvenuto alcuni giorni dopo che Stati Uniti hanno promesso una “rappresaglia” contro la Russia
La scorsa settimana il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, i politici e gli esperti statunitensi, così come i senatori degli Stati Uniti, hanno promesso una “rappresaglia” contro la Russia per il presunto “hackeraggio” durante le elezioni presidenziali americane del 2016. Queste minacce sono avvenute sullo sfondo di un più ampio contesto di sfoghi sempre più sgangherati dei politici, esperti e legislatori occidentali a causa della frustrazione nel portare avanti la loro agenda globale contro una Russia in ripresa e una Cina in ascesa.
Il Guardian, in un articolo pubblicato proprio questa settimana dal titolo “Barack Obama promette ritorsioni contro la Russia per l’hackeraggio durante le elezioni americane” [in Inglese], avrebbe affermato:
Barack Obama ha avvertito che gli Stati Uniti si vendicheranno per gli attacchi informatici russi durante le elezioni presidenziali.
In un’intervista alla Radio Pubblica Nazionale venerdì mattina, il Presidente degli Stati Uniti ha detto che è in attesa di una relazione finale che ha ordinato per indagare sugli attacchi hacker russi, ma ha promesso che ci sarebbe stata una risposta.
“Penso che non ci sia alcun dubbio riguardo al fatto che quando un qualsiasi governo straniero cerca di influenzare l’integrità delle nostre elezioni… abbiamo bisogno di agire”, ha detto Obama. “E lo faremo – nei momenti e nei luoghi di nostra scelta.
“Alcuni di essi potrebbero essere resi noti; altri no”.
Articoli del tipo “Come possono gli Stati Uniti vendicarsi dell’hackeraggio della Russia? Ecco 6 possibili mosse” [in Inglese], dell’International Business Times, hanno elencato le possibili forme di ritorsione da intraprendere, incluse:
Attacco informatico alle reti o infrastrutture russe; Diffusione di informazioni dannose su Vladimir Putin; Attacco ai conti offshore; Posizionamento di un malware all’interno delle reti di spionaggio russe; Interferenze nella politica russa; Sanzioni economiche.
Tuttavia, è stato notato da molti analisti, compresi quelli all’interno dei circoli di politica estera statunitensi, che la reazione degli Stati Uniti tramite “attacchi informatici” contro la Russia avrebbe un effetto compreso tra l’inutile e il galvanizzare il popolo russo così da fargli sostenere ancora di più il Cremlino.
Il New York Times in un articolo intitolato, “Obama affronta la complessità dell’utilizzo di un potente cyber-arsenale contro la Russia” [in Inglese] fa notare:
Ma mentre Obama ha promesso venerdì di “mandare un messaggio chiaro alla Russia”, sia come punizione che come un deterrente, alcune delle opzioni sono state già respinte in quanto inefficaci, e altre perché troppo rischiose. Se le scelte fossero state migliori, ha osservato di recente uno degli esperti coinvolti nel dibattito, il presidente avrebbe già agito.
Con ogni probabilità, un tentativo di “contrattacco informatico” sarebbe finito in ulteriore umiliazione e isolamento per i circoli dirigenti degli Stati Uniti.
Cui Bono?
L’assassinio a sangue freddo di un ambasciatore russo nel cuore della Turchia, tuttavia, è una “rappresaglia” molto efficace, non solo per il ruolo della Russia nel bilanciamento contro l’influenza dei media occidentali, che sta minando in modo efficace il monopolio dell’Occidente sull’opinione pubblica globale, ma anche per il suo ruolo nel confondere gli obiettivi geopolitici americani in tutto il Medio Oriente – in particolare in Siria, e in particolare a seguito della liberazione di Aleppo.
L’assassinio – un crimine e anche un atto di guerra da qualsiasi parte lo si guardi – è stato apparentemente effettuato da un militante scelto dai ranghi delle organizzazioni terroristiche armate, addestrate e finanziate dagli Stati Uniti e dai suoi alleati regionali, tra cui l’Arabia Saudita e il Qatar, e perfino la Turchia, e nonostante questo fatto, se gli Stati Uniti fossero coinvolti nell’assassinio, sarebbe difficile da dimostrare. E anche se venisse dimostrato, sarebbe difficile convincere l’opinione pubblica globale che gli Stati Uniti siano passati dal considerare pubblicamente benigni gli “attacchi cibernetici” la settimana scorsa, all’assassinare un diplomatico straniero.
Oltre al semplice “mandare un messaggio”, come hanno cercato di fare i politici americani – questo misfatto mina anche i presunti progressi compiuti tra Ankara e Mosca circa il ruolo della prima nella guerra per procura in corso con la Siria. L’assassinio ha avuto ripercussioni su tali progressi, minacciando anche di distruggere i passi in avanti faticosamente fatti dall’abbattimento da parte della Turchia di un aereo militare russo sulla Siria nel novembre del 2015.
Mentre la prova per quanto riguarda l’assassinio è ancora da trovare, gli Stati Uniti – con la loro insistenza nel minacciare pubblicamente e ripetutamente Mosca di ritorsioni – si sono resi da soli uno dei sospetti principali dietro la brutale uccisione. Considerando il ruolo degli Stati Uniti nella creazione, armamento, finanziamento, e direzione dei terroristi in tutta la regione da anni – gli Stati Uniti sono responsabili per lo meno indirettamente.
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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato su Land Destroyer il 20 dicembre 2016.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[Le note in questo formato sono del traduttore]
“…questo misfatto mina anche i presunti progressi compiuti tra Ankara e Mosca …”
A me questo non risulta, risulta anzi che erdogan ha immediatamente telefonato a Putin dopo l’assassinio dell’ambasciatore russo.
Assassinio vigliacco che non credo proprio influenzerà i nuovi rapporti tra russia e turchia, anzi dovrebbe accelerare il processo di riavvicinamento.
Se chi ha concepito questo misfatto si proponeva di avvelenare i rapporti tra russia e turchia rimarrà deluso e avrà dato prova solo della sua stupidità.
Se invece l’assassinio è stato organizzato per vendetta (da parte dell’isi, di obama e della cia) per la serie di sconfitte che hanno subito in siria, allora spero che riceveranno la giusta vendetta dei russi.