I recenti sviluppi sulla scena politica della Turchia non hanno fatto altro che rinforzare l’impressione che il partito al governo – il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (o AKP) – non è altro che la volonterosa ancella della persona di Recep Tayyip Erdoğan, la cui ambizione a quanto pare non conosce limiti.
Il primo novembre 2015 l’elettorato Turco diede al partito di governo AKP un grande voto di fiducia. E molti osservatori sono stati presi alla sprovvista, tanto a livello nazionale quanto all’estero. Di conseguenza mi sono convinto ad usare l’espressione “La Sorpresa Turca di Novembre” in relazione a questo risultato elettorale.
Ma, in realtà, per molte ragioni, alcuni se lo aspettavano proprio un simile risultato delle urne… Parlando al sito web di notizie economiche IntelliNews, pochi giorni prima del giorno delle elezioni, – pubblicato il 30 di ottobre – mi espressi così: se l’AKP si assicura il 45% dei voti, potrà continuare a perseguire le sue politiche economiche liberali, e le sue politiche di “Sunnificazione”.
Come si sa, l’AKP ha ottenuto il 49,5% dei voti, e lo scaltro Primo Ministro Ahmed Davutoğlu ha continuato vigorosamente la sua azione di demolizione delle forti istituzioni e delle mentalità Kemaliste. Ma non era ancora tutto rose e fiori, perché fin dal 2010 il suo capo, il proverbiale Prez, o il primo Presidente del paese eletto dal popolo che si fosse mai visto, Recep Tayyip Erdoğan, aveva chiesto a gran voce l’abolizione del sistema parlamentare Turco, in favore di un sistema presidenziale.
Si potrebbe sostenere che Tayyip Erdoğan fosse ispirato dallo scambio di Vladimir Putin nella vicina Russia, da Primo Ministro a Presidente e viceversa. E perciò, tornando in Turchia l’anno scorso, durante la stagione della campagna elettorale, prima del gran giorno, lo scaltro Davutoğlu ha menzionato anche l’obiettivo ultimo del passaggio ad un sistema presidenziale, ma senza attribuire urgenza al problema.
Ma i migliori piani di un tempo tendono col tempo a giungere a buon fine, prima o poi. Circa due settimane fa, il 5 di maggio per essere precisi, lo scaltro Davutoğlu ha annunciato che voleva portare il suo partito di governo AKP ad un congresso generale straordinario, un congresso nel quale lui stesso non si sarebbe più candidato per la carica di presidente del partito e/o di Primo Ministro (dato che la prassi fa sì che il primo assuma in seguito anche quest’ultima carica).
Fuat Avni, che è solito diffondere notizie riservate per mezzo di Twitter, aveva messo in giro la voce di una crescente spaccatura tra l’astuto Primo Ministro Ahmed Davutoğlu ed il bizzarro Prez, Tayyip Erdoğan. Ed il giorno prima di questo annuncio, lo scaltro PM aveva fatto una visita al palazzo presidenziale, per avere una lunga consultazione con il suo capo, il fondatore del partito.
Perciò queste improvvise dimissioni sono state viste da molti, se non da tutti, come la prova di una sempre crescente bramosia di potere di Erdoğan, e di un fallimento finale di Davutoğlu nel gioco della politica. Davutoğlu fissò la data di questo importantissimo congresso al 22 maggio, e davvero pochi nomi cominciarono a fluttuare nell’etere come candidati per la posizione di Primo Ministro. A tutti gli effetti è Ahmed Davutoğlu, l’accademico divenuto consigliere e divenuto politico, che deve essere realmente riconosciuto come il cervello che sta dietro all’intera operazione AKP.
Dopo tutto il suo capo, il divisivo ma ancora universalmente amato Tayyip Erdoğan, è l’orgoglioso frutto del cosiddetto İmam-Hatip Lisesi (Liceo per Predicatori Musulmani). Quindi le sue competenze sono la retorica e l’arte della persuasione, piuttosto che le teorie politiche e l’analisi politica. I due hanno collaborato per molti anni, dal 14 marzo 2003, quando Erdoğan si impadronì delle redini del governo, e Davutoğlu iniziò ad operare come Consigliere Capo del Primo Ministro. Nel 2009 Davutoğlu divenne anche Ministro degli Esteri e le sue politiche non si incastrarono più con il precedente programma interno. Dal 28 agosto 2014 in poi essi divennero proprio la Coppia Motrice della Turchia, del Presidente e dello Scaltro, che ha guidato lo stato e la società Turchi sempre più a fondo nelle acque post-Kemaliste e nei climi Islamici Sunniti
Due date simboliche: il 1° novembre ed il 19 maggio
Ma quei tempi sono passati, e gli interrogativi riguardanti il nuovo PM sono stati sciolti il 19 maggio, quando il vice leader e portavoce dell’Akp, Ömer Çelik, ha annunciato che sarebbe stato Binali Yıldırım, il Ministro dei Trasporti, affari marittimi e delle Comunicazioni, ad essere prescelto per succedere allo Scaltro come capo del partito e PM. Yıldırım è rimasto a capo del Ministero dei Trasporti quasi senza interruzioni dal 2002, con la significativa eccezione del periodo tra il 4 giugno 2014 ed il 24 novembre 2015, durante il quale ha operato come Consigliere Senior del Presidente Recep Tayyip Erdoğan, un ruolo che in precedenza era stato ricoperto proprio da Ahmed Davutoğlu.
Quindi sembra sul punto di emergere sulla scena una nuova Coppia Motrice. Come Davutoğlu, Yıldırım ha delle credenziali da Musulmano molto forti, e la sua dedizione ad occuparsi degli obiettivi del Prez di far crescere future generazioni di Turchi praticanti e di consolidare la politica di Sunnificazione dell’AKP, sembra oltre ogni dubbio. In realtà il compito di formare il 64° governo della Turchia sembra intriso di simbolismi anti-Kemalisti e pro-Ottomani (leggi: islamici).
L’elezione che aveva portato alla nomina di Davutoğlu come 26° Primo Ministro del paese si era tenuta nella stessa data che, nel 1922, aveva visto l’abolizione del Sultanato Ottomano, e cioè il 1° di novembre. Pertanto, mi sembra che la leadership dell’AKP ed il suo apparato di propaganda abbiano scelto molto abilmente il giorno per la seconda e conclusiva elezione nel 2015 per trasmettere un messaggio specifico e struggente: vale a dire che Tayyip Erdogan ha fatto con successo i primi passi verso la creazione di un sistema presidenziale in una terra musulmana, nella stessa data in cui Mustafa Kemal [Atatürk] aveva invece rotto con la tradizione della legge ottomana (o islamica) in Turchia.
Allo stesso modo, l’atto di comunicare il nome del presunto 27° Primo Ministro il 19 maggio è ugualmente carico di significato. Tradizionalmente, il cittadino Turco celebra in quella data la Giornata Atatürk della Gioventù e dello Sport, commemorando l’arrivo di Mustafà Kemal nella città portuale dell’Anatolia di Samsun nel 1919, che segna l’inizio della Guerra di Indipendenza Turca, e quindi il primo passo per stabilire la Repubblica di Turchia (1923) come nuovo stato nazionale orientato verso l’Occidente e distinto dai suoi vicini Musulmani e dalla religione dell’Islam.
Anche se la realtà sul terreno nella Repubblica Turca era ancora molto ricca di religiosità islamica, e di tradizioni Musulmane, gli avversari conservatori del regime Kemalista, considerarono l’atteggiamento ufficiale di tolleranza nei confronti dei divieti islamici equivalente a negare l’importante posto che Allah ha nella vita degli abitanti dell’Anatolia e della Tracia orientale.
Un “Giusto Ordine” nel 21° secolo
Il regime Kemalista incontrò avversari fin dall’inizio, ma lo stato fu sempre capace di reprimere con successo ogni opposizione, e di salvaguardare lo status quo, probabilmente in gran parte grazie al sostegno dell’ampio e potente ceto militare del paese. Di conseguenza, una sedicente élite laica residente ad Istanbul e Ankara ha governato il paese ed ha emulato l’Occidente fino ai suoi intimi sentimenti, mentre molti aspetti della modernizzazione e dell’innovazione hanno semplicemente scavalcato la maggior parte della popolazione dell’Anatolia, che è rimasta legata alle tradizioni dell’Islam e della sua autoproclamata guida, spirituale e meno spirituale.
Il nuovo progetto politico di Tayyip Erdoğan, che ha preso vita nei primi anni del 21° secolo, era mirato a disarticolare il consenso Kemalista ed a reintrodurre la religione Islamica in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata. Erbakan, il mentore politico di Erdoğan, durante un convegno del gruppo parlamentare del suo partito RP (Refah Partisi, erroneamente tradotto come Partito del Welfare – [significa invece Partito della Prosperità – NdT]) il 13 aprile 1994 aveva dichiarato che ci sarebbe stata una transizione a quello che lui chiamava un “Giusto Ordine” (senza dubbio un espediente per la Legge Islamica), ma che il percorso poteva essere o “dolce” o “sanguinoso”.
Meno di dieci anni dopo, il nuovo progetto politico di Erdoğan ha assicurato che la transizione sarebbe stata “dolce”, o in accordo con le regole della democrazia parlamentare e con la partecipazione popolare in competizioni elettorali. Direi che l’accademico divenuto consigliere e divenuto politico Davutoğlu, sia stato in larga misura il garante di un cambiamento così morbido.
In quanto scienziato politico, che possedeva anche alti livelli di religiosità personale, era diventato la faccia rispettabile dell’islam politico in Turchia, alla fine del secolo scorso. Pertanto Davutoğlu non poteva fare altro che gravitare verso la figura di Tayyip Erdoğan, un politico ambizioso, con altrettanto elevati livelli di religiosità. Ed i due hanno cooperato per più di dieci anni, fino ad arrivare ad essere la Coppia Motrice della Turchia, che effettivamente ha cancellato la memoria di Atatürk dai cuori e dalla mente della gente, ed ha efficacemente castrato la cosiddetta opposizione laica.
La Nuova Turchia: Il legittimo erede della Tradizione Ottomana
Il Prez e lo Scaltro hanno costruito la Nuova Turchia con le loro mani e le loro teste, dando alle istituzioni statali ed alla realtà sociale dei suoi abitanti una forma adatta ai loro personali programmi di Sunnificazione e di graduale reintegrazione all’interno del Medio Oriente Musulmano, il retroterra Ottomano dei tempi andati. Ma ora, a quanto pare, l’ambizione personale di Recep Tayyip Erdoğan e la sua propensione per la gestione in prima persona degli affari, hanno avuto la meglio su di lui, e lui quindi ha licenziato sui due piedi il suo Primo Ministro ed ha optato per un sostituto più malleabile.
In alternativa, si potrebbe forse pensare, dato che il passaggio verso un sistema presidenziale era già nell’aria fin dal 2010, quando Davutoğlu era tutto indaffarato a fare il furbo Ministro degli Esteri della Turchia, (si potrebbe pensare) che il suo attuale ed improvviso licenziamento non fosse previsto nel piano. Infine, dopo la sua pubblica dichiarazione d’intenti, il Primo Ministro prossimo ad essere rimpiazzato, fu tutto contento di essere uno dei testimoni alle nozze di Sümeyye Erdoğan, con Selçuk Bayraktar, ingegnere industriale nel settore della difesa. In effetti il Prez aveva invitato alla cerimonia anche il suo vecchio fratello d’armi, l’ex Presidente Turco Abdullah Gül. In questo modo, Tayyip Erdoğan ha riunito sotto uno stesso tetto i due nomi che sono citati sulla stampa popolare come potenziali rivali, rendendo chiaro al mondo che un “Giusto Ordine” era stato finalmente stabilito in Turchia, un “Giusto Ordine” sotto la risoluta e benevola guida del primo Presidente del paese eletto dal popolo, desideroso di tenere strette le redini dello stato e di gestire in prima persona gli affari del paese, secondo i precetti del Profeta e le leggi, le regole ed i divieti imposti dall’Islam.
Il nuovo Primo Ministro, Binali Yıldırım, che è stato incaricato di formare un nuovo governo a seguito del Congresso dell’AKP di domenica 22 maggio 2016, ha in passato dato ampia prova della sua religiosità personale, che ora ha espresso anche pubblicamente: “l’obbedienza” al capo, o meglio al Prez, equivale ad un dovere religioso.
Pertanto, la Sorpresa Turca di Novembre 2015 ha guidato la discesa del paese lungo un percorso post-Kemalista, mentre la celebrazione della Giornata di Atatürk, della Gioventù e dello Sport, ha segnato il vero inizio del secolo post-Kemalista della Turchia…
Il Dr. Can Erimtan è un accademico indipendente che risiede ad İstanbul, con vasti interessi nella politica, storia e cultura dei Balcani e del Grande Medio Oriente, specialmente per la rivista online “New Eastern Outlook”.
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Articolo di Can Erimtan pubblicato da New Eastern Outlook il 19 Giugno 2016
Traduzione in Italiano a cura di Luciano Ragazzi per SakerItalia.it
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