Gli eroi supremi dell’Occidente sono i soldati per lo più neonazisti del reggimento Azov. Questi eroi, del cui odore di zolfo e di svastiche i giornalisti occidentali non vogliono sentirne parlare, sono solo eroici combattenti dell’Ucraina libera e democratica, un paese favoloso dove la vita era bella prima dell’operazione speciale russa. Per contrastare questa bassa propaganda diffusa da tutti i media pubblici o anche privati francesi, è necessario capire chi sono gli uomini dietro il reggimento Azov e, prima di tutto, il loro fondatore, la cui storia da sola parla da sé. La verità verrà fuori, prima o poi, e tutti i tentativi di nascondere le migliaia di volontari neonazisti ucraini sono destinati al fallimento. È stato lo stesso con le famose armi biologiche che l’Iraq avrebbe dovuto avere, e questa menzogna è stata tentata anche contro la Siria alcuni anni dopo. Oggi i giornalisti francesi ed europei stanno dipingendo un quadro da sogno di questa unità iconica, che, ricordiamolo, era solo una delle tante nel suo genere, i famigerati battaglioni di rappresaglia, che si sono mostrati orribilmente nell’Ucraina orientale e nel Donbass, a partire dal 2014. Allora chi è Andriy Biletsky, il fondatore di Azov?

Dalle milizie e scorrerie neonaziste alla pulizia razziale delle popolazioni.

Nato nel 1979 in una famiglia normale, Biletsky aveva seguito la carriera universitaria come studente di storia. Aveva lavorato ad una tesi sull’esercito ucraino che collaborava con la Germania nazista, l’UPA, che sventolava la bandiera nera e rossa e il tridente ultranazionalista. Va ricordato che si fece notare per gli abominevoli massacri dell’estate del 1944 in Volinia (tra gli 80 e i 200.000 polacchi massacrati). Dopo aver sostenuto con successo la sua tesi, ha lavorato come insegnante all’Università di Kharkov (primi anni 2000), dopo essere stato a lungo attivo in gruppi neonazisti e ultranazionalisti in gioventù. Questo lo ha portato a sostenere la causa serba contro il Kosovo, non per solidarietà slava, ma per “difendere la supremazia della razza bianca” e contro “l’islamizzazione dell’Europa”. Presto si unì al Partito Nazionalsocialista Ucraino (2003, ora ribattezzato Svoboda [Libertà]) e fondò un’organizzazione paramilitare chiamata Patriota d’Ucraina. Questo gruppo, trasformato in milizia, ha preso parte ad azioni di successo, al di fuori di ogni legalità, per “ripulire le città dell’Ucraina dalla tratta di esseri umani, contrastare il traffico di droga, i migranti e i migranti privi di documenti” (2005-2010). Durante queste attività di pestaggi, manifestazioni non autorizzate e azioni definite di “disobbedienza civica”, Biletsky è stato arrestato per la prima volta in uno scontro diretto con la polizia (18 settembre 2008).

Le idee propugnate da questo personaggio sulfureo sono ben note, tanto che è difficile credere che l’Occidente possa nasconderne il contenuto. Oltre alla supremazia della razza bianca, Biletsky affermava di difendere l’Occidente, di volere la distruzione della democrazia in Europa, la distruzione del capitalismo e dell’“internazionale Sionista”, che sarebbe stata sostituita dalla “nazocrazia”, parole sue. Come storico, Biletsky, oltre alla teoria del complotto che era parte integrante della sua retorica, era anche impegnato nel revisionismo, riscrivendo la storia del popolo ucraino, le cui radici, secondo lui, risiedono nella civiltà Scita, che collegò ai Cosacchi, nel tentativo di cancellare la vera origine della Rus’ di Kiev. Andando ben oltre i Nazisti, arrivò a dichiarare che questi ultimi non avevano tenuto conto della necessità di effettuare una pulizia razziale della popolazione, compresa quella ariana, per debellare soggetti degenerati, come gli alcolizzati, i tossicodipendenti e altri. La sua idea era di tener conto “del carattere biologico di ogni famiglia”. Andando molto oltre l’eugenetica americana, ha proposto la pulizia totale e letterale della razza, affermando che la cultura nazionale ucraina derivava dalle persone, non dalla loro storia, religione, eredità o lingua. Ha anche dichiarato che “la missione storica della nazione ucraina in questo momento critico è guidare i popoli bianchi del mondo nell’ultima crociata per la loro esistenza, e combattere contro la subumanità guidata dai semiti”.

Dalla vendetta ultranazionalista all’anarchia del Maidan.

La sua violenza verbale e ideologica è solo aumentata, fino all’arresto dei principali leader della sua milizia (agosto 2011), a causa di una sparatoria tra i suoi membri (in particolare un certo Sergej Kolesnik). La disputa ideologica si trasformò in una feroce vendetta, e fu gravemente ferito da uno scagnozzo del suo gruppo, che gli sparò più volte con un revolver (19 novembre). In risposta, organizzò un attacco al gruppo dissidente, ed è stato arrestato per aver aggredito Kolesnik e condannato a due mesi di carcere (dicembre 2011). La sua prigionia ha portato ad una campagna di agitazione politica e manifestazioni, che chiedeva la repressione politica in diverse città ucraine (Kiev, Kharkov, Lvov, Zhitomir, ecc.) che ha portato all’arresto e alla condanna di molti attivisti per tentato omicidio, aggressione e rapina. Il lancio dell’operazione Maidan da parte della CIA gli diede la possibilità di mostrare il suo coraggio e di emergere finalmente dall’ombra e dalle sinistre agitazioni neonaziste. Il successo di questa coloratissima rivoluzione ebbe come diretta conseguenza una legge della Rada che perdonò tutti i membri del suo gruppo, considerati da allora come “prigionieri politici” dopo aver subito le repressioni del regime filorusso a Kiev (Febbraio 2014). Di grande visibilità, è diventato membro del partito ultranazionalista e neonazista Settore Destro (marzo) ed è stato nominato capo delle regioni di Kharkov, Donetsk, Lugansk e Poltava (12 marzo). Allo stesso tempo, gli furono riconosciuti i suoi buoni servizi e ottenne una posizione importante nel Ministero dell’Interno ucraino, con poteri estesi. È facile immaginare le terribili repressioni avvenute sotto la sua egida nelle regioni sotto il suo controllo.

Dal comando del reggimento Azov al seggio di deputato.

Fu allora che si formò il Battaglione Azov, principalmente con membri del partito Settore Destro, presto rafforzato dai neonazisti di tutta Europa (inclusi francesi). Sotto la sua guida il battaglione prese parte al massacro di Mariupol (9 maggio 2014) e ai conseguenti massacri, racket, rapimenti e repressioni politiche fino agli omicidi. Per questa operazione, il Presidente Poroshenko non ha esitato a decorarlo con l’“Ordine per il Coraggio” (2 agosto), poi con il grado di tenente colonnello e comandante del Battaglione Azov (18 settembre). Il suo estremismo però preoccupava la frangia liberale, ma nonostante le pressioni politiche per estrometterlo, si candidò come indipendente alle elezioni della Rada e fu presto eletto (26 ottobre). Ora deputato, è stato integrato nella Commissione per la Sicurezza e la Difesa Nazionale, ed è stato per lo più assente dai banchi della Rada… avendo partecipato solo al 2% delle votazioni durante il suo mandato! Il poco che ha presentato come mozioni, è finito nella pattumiera della storia, la sua ideologia è andata troppo oltre e si è scontrata con gli oligarchi socialdemocratici capitalisti al potere in Ucraina.

Ha tentato una presa del potere, dichiarando che il Presidente Poroshenko stava preparando una repressione dei “patrioti” ucraini e organizzato una “giornata di rabbia” (9 marzo 2019). Ha anche cercato di smascherare la corruzione degli oligarchi, dicendosi pronto a pubblicare documenti che coinvolgono i più alti funzionari statali (11 marzo). Fu presto incarcerato dalla polizia politica dell’SBU, in particolare attraverso le intercettazioni telefoniche che lo coinvolgevano nell’acquisto illegale di un’arma da taglio, o la denuncia del pestaggio di oppositori e piantagrane all’interno del Battaglione Azov. Screditato e molto ingombrante per l’Ucraina, ansiosa di sbarazzarsi di un simile alfiere, ha comunque cercato di farsi rieleggere al suo seggio, nelle file del Partito Nazionalsocialista dell’Ucraina (Svoboda), ma non ci è riuscito ed è diventato un semplice cittadino (agosto 2019). Successivamente Biletsky divenne un oppositore del regime di Zelenskyj, organizzando manifestazioni “contro la resa”, anche davanti a casa sua, e che il presidente ucraino “non poteva farsi portavoce degli interessi nazionali del popolo ucraino” (dovrebbe essere ricordato che l’ideologia antisemita è una spina dorsale essenziale di Settore Destro). Ha protestato in modo ancora più feroce durante l’evacuazione da parte delle truppe ucraine di un villaggio nella regione di Lugansk (ottobre), per poi scomparire gradualmente dalla scena politica.

Tre milioni di dollari per il suo silenzio.

Da allora, i suoi amici dell’Azov sono rimasti quello che sono… E stanno ancora prestando servizio nei ranghi di quel reggimento. Alcuni sono già stati uccisi dai russi, il resto sarà presto preso nella prossima resa. Coloro che sono stati fatti prigionieri vengono sistematicamente smascherati sui social network. È sempre la stessa storia, tatuaggi parlanti, cimeli della gloria della Germania Nazista e degli “eroi dell’Ucraina”, oltre a telefoni pieni di immagini che non ingannano nessuno. Biletsky, da allora, è stato ripulito da una scomparsa discreta e virtuale delle peggiori informazioni su Internet. Un abile lavoro dei servizi occidentali e ucraini ha eliminato la visibilità del personaggio. Ma resta abbastanza per capire (soprattutto in russo). La questione della sua attuale sorte ha infiammato la Russia, sulla questione della geolocalizzazione del famoso neonazista ucraino. È infatti ricercato dalla legge, sia per le sue attività durante il Maidan, come figura del neonazismo in Ucraina, sia per il massacro di Mariupol e gli abusi durante l’operazione dell’ATO [“Operazione Anti-terrorismo” di Kiev contro il Donbass]. Tuttavia, è apparso sui social media per fare varie dichiarazioni irrilevanti (e ostili a Zelenskyj), e quando gli sono state fatte delle domande, il capo del reggimento Azov ha detto che non era sul fronte di battaglia… Ma sul fronte politico. Tuttavia, i russi credono che sia già fuggito all’estero. Questo è interessante, perché l’Ucraina non ha alcun interesse che venga catturato dalla Russia. La sua esfiltrazione dall’Ucraina sembra quindi molto plausibile. Ieri è apparso un articolo dal quale è emerso che Biletsky ha stretto un accordo con il Presidente Zelenskyj, i cui termini sono un pagamento di tre milioni di dollari per il silenzio dell’ex parlamentare e dei neonazisti del Battaglione Azov, oltre ad un elicottero per evacuare l’attuale capo del reggimento, Denis Prokopenko. Le critiche all’ex leader dell’Azov sono state effettivamente mute per circa 15 giorni. Prokopenko ha rilasciato un’intervista pubblicata oggi, è improbabile che riesca a lasciare in vita le rovine dell’Azovstal… tranne che come prigioniero della Russia.

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Articolo di Laurent Brayard pubblicato su Donbass Insider il 9 maggio 2022
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

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