I gravi tentativi di omicidio compiuti contro gli attivisti di destra da parte di rappresentanti delle stesse forze radicali di destra sono diventati una delle tendenze del 2018…

Non si può dire che prima l’ultra-destra con esperienza di partecipazione all’ATO (la cosiddetta operazione anti-terrorismo nel Donbass) non figurasse nei rapporti criminali (ricorderete almeno l’omicidio di Oles Buzina), ma in precedenza il loro terrore era diretto contro gli oppositori ideologici. Ma ora versano facilmente il sangue di quelli che la pensano come loro.

Vitaly Oleshko  (Sarmat)

Il 31 luglio a Berdyansk  il noto attivista pubblico locale Vitaly Oleshko, nome di battaglia “Sarmat”, che ha combattuto nell’ATO come parte del battaglione volontario “Donbass”, è stato ucciso nel cortile della sua casa-hotel in pieno giorno – è stato colpito alle spalle con un fucile da caccia. Poco dopo la polizia ha fermato una macchina con quattro uomini all’interno, uno dei quali indossava una maglietta col marchio neonazista “Svastone”.

Lo stesso giorno il detenuto con la maglietta “Svastone” è stato identificato dall’ex-vicecomandante dell’unità volontaria “Tornado” del Ministero degli Affari Interni, Nikolaj Cukur, che ha scritto su Facebook: “Questo è Artem Matyushin, un nativo della regione di Donetsk. In passato ha prestato servizio nell’unità “Tornado”. Nel battaglione Artem ha completato l’addestramento da cecchino. Ha preso parte ad operazioni militari. È assennato, disciplinato e maneggiava le armi in modo abile”. Secondo Cukur, dopo che l’unità “Tornado” è stata sciolta nel 2015, Matyushin è passato al reggimento “Azov”. Sulla pagina Facebook di Matyushin i giornalisti hanno trovato post dedicati alla “Druzhina Nazionale”, che opera sotto gli auspici del partito di estrema destra “Corpo Nazionale”, che è strettamente collegato all’“Azov”.

Il 27 settembre Matyushin, che era già stato identificato da alcuni testimoni, ha confessato l’omicidio di Oleshko. Ha riferito che l’uomo d’affari locale Michail Sigida lo ha incaricato di “dare (all’attivista) una bella lezione” in ragione delle frizioni esistenti tra loro, e ha anche consegnato l’arma del delitto al soldato nazionalista dell’ATO – un fucile da caccia a canne mozze. Il fatto che anche Oleshko abbia combattuto come volontario nell’ATO, e che come privato cittadino combattesse contro le imprese russe (ad esempio, aveva versato della vernice sulla filiale locale della Sberbank”), non ha influenzato la decisione di Matyushin di ucciderlo comunque.

C’è un dettaglio interessante – Cukur ha nominato altri due militanti della “Tornado”, che insieme a Matyushin sono passati all’“Azov” nel 2015. Quando i giornalisti decisero di parlare con loro, si scoprì che dal 30 agosto anche i suoi due commilitoni erano stati incarcerati – per il furto in una casa commesso a Dnipro. In precedenza uno di questi militanti era stato condannato a due anni con la condizionale per aver aggredito una prostituta – dopo aver usufruito dei servizi della sacerdotessa dell’amore, le ha puntato una pistola alla testa e ha portato via il suo telefono e il suo denaro.

Ekaterina Gandzyuk

Il 31 luglio a Kherson è stato gettato acido contro la deputata del consiglio comunale di Kherson e consigliera del sindaco Ekaterina Gandzyuk (ha ricevuto ustioni su circa il 40% del suo corpo e il 4 novembre è morta in ospedale). Cinque degli arrestati, tra cui l’esecutore diretto e l’organizzatore dell’attacco, si sono rivelati veterani del 5° Battaglione Separato dell’Esercito Volontario ucraino (prima del 2016 faceva parte del Corpo Volontario ucraino di “Settore Destro”) e da privati cittadini facevano parte delle strutture di supporto del battaglione “Nebbia Nera”, che era coinvolto, tra le altre cose, nel sostenere l’ordine pubblico. Sergej Torbin, che fu coinvolto in qualità di organizzatore nel tentativo di assassinare la Gandzyuk, all’epoca dirigeva il “Nebbia Nera” nella città di Novaya Kakhovka nella regione di Kherson.

Ancora una volta, il soldato dell’ATO non è stato disturbato dal fatto che la Gandzyuk avesse combattuto attivamente nella regione di Kherson contro i “separatisti”, e che avesse partecipato alle azioni dei nazionalisti – dalle marce (ad esempio, è raffigurata in molte foto della fiaccolata in onore degli Eroi di Kruty che si è svolta a Cherson il 29 gennaio) allo sconvolgimento dei congressi del movimento “Scelta ucraina”. “Tre su cinque conoscevano personalmente la Gandzyuk, e sapevano anche che era stata premiata per le attività di volontariato – aiutava soprattutto la loro unità di “Settore Destro” (in realtà, come si può vedere nel diploma pubblicato, era già diventata parte dell’Esercito Volontario ucraino). Ma questo non li ha disturbati – prima del tentativo di omicidio sono giunti alla conclusione che la Gandzyuk aveva “cambiato idea” ed era diventata un’agente della Russia”, ha detto uno degli agenti di polizia di Kherson al sito web “Strana”.

Ну и чтобы наконец закончить робкие попытки мусоров и адвокатов задержанных разгонять тезисы: "Нападавшие считали, что…

Posted by Сергій Нікітенко on Monday, August 27, 2018

Sergej Mazur

Nella notte del 10 ottobre una bomba a mano è stata gettata in una stanza dell’appartamento del coordinatore del gruppo neonazista “C14” Sergej Mazur nella città di Borispol, nella regione di Kiev, dove in quel momento suo padre stava dormendo. Il padre di Mazur, che ha perso molto sangue, è stato ricoverato in ospedale. Il radicale di destra ha fatto notare che avrebbe dovuto trovarsi in quella stanza proprio in quel momento (e ovviamente gli assalitori speravano su questo), dal momento che era agli arresti domiciliari a causa del pogrom nel campo rom di Lysa Gora.

L’1 novembre i sospetti sono stati arrestati, e gli è stato sequestrato un ingente arsenale – una mitragliatrice leggera Kalashnikov con un gran numero di cartucce calibro 7,62 mm (in scatole di zinco non aperte, in cartucciere, e semplicemente in grandi sacchi), lanciagranate, più di dieci granate RGD-5, ecc. Come riportato dal coordinatore di “C14”, la granata è stata lanciata direttamente attraverso la finestra dell’appartamento di Mazur da uno degli arrestati – Oleg Akimov.

Il deputato della Verkhovna Rada Igor Mosiychuk, che nel maggio-luglio 2014 era vicecomandante delle comunicazioni del Battaglione “Azov” (che in seguito divenne un reggimento), il 3 novembre su Facebook ha riferito che Akimov ha prestato servizio nell’“Azov”, ma ne era stato espulso all’inizio del 2015. Il deputato del popolo ha anche pubblicato una foto di Akimov che indossa la maglietta dell’organizzazione di destra “Patrioti d’Ucraina” (dove anche Mosiychuk ha avuto un ruolo importante). La foto è stata ovviamente scattata nel 2014 (visto che sulla maglietta ci sono le immagini degli “omini neri”), e vicino ad Akimov c’è uno dei leader del gruppo neonazista “Divisione Misantropa”, che in aprile-maggio 2014 è entrato a far parte della struttura degli “omini neri”, quindi dell’“Azov”.

E quindi, Akimov non è semplicemente un comune volontario che è entrato nell’“Azov”, ma un neonazista.

Ancora una volta, questo non gli ha impedito di lanciare una granata attraverso la finestra dell’appartamento di uno dei leader di un altro gruppo neonazista ben noto in Ucraina.

Inoltre, a differenza dei casi Gandzyuk (che gli aggressori non volevano uccidere, ma solo “intimidire”) e Oleshko (al quale Sigida aveva ordinato di “dare una bella lezione” sparandogli alle spalle), come scrive Mazur, la sua uccisione era programmata (e sarebbe strano progettare qualcos’altro usando una granata da combattimento) – per via del suo lavoro pubblico.

Questo non sorprende”, ha osservato il leader del movimento “Tigri della Madrepatria” (l’ala giovanile del partito “Rodina”) Vladimir Laktyushin, che è stato in Donbass e ha seguito attentamente la situazione nella zona di conflitto. “In generale, è difficile affermare che queste figure pubbliche, che i media ucraini hanno rappresentato nel 2014 come eroi della società, posseggano una certa ideologia distinta. Queste persone “della destra anti-sistema”, che si tatuano svastiche e rune e si vestono con abiti di Svastone, si sono fatte mantenere dall’oligarca Kolomoisky e dai suoi compagni, e hanno indossato le uniformi della polizia dopo aver violato tutti i principi che hanno dichiarato pubblicamente. Perché tutto questo non è altro che un feticcio nella loro massa subculturale progettata per dare l’impressione che siano presumibilmente al di sopra della società che li circonda, mentre in realtà sono tipici subpassionari [in inglese] (secondo Lev Gumilev), persone che, di regola, ricevono funzioni al livello di “servitore-portatore” (se si guardano gli annunci di lavoro online per tali figure pubbliche, come privati cittadini hanno lavorato come piccoli impiegati, promotori, ecc.)”.

Secondo la sua opinione, “Il Maidan, e poi l’ATO, hanno incredibilmente sollevato il vero status di queste persone, che – grazie all’esistenza di armi e carta bianca per l’utilizzo della violenza – sono state in grado di stuprare, rapire, torturare e uccidere i “separatisti” (chiunque poteva essere etichettato così); rubare le auto e i beni preziosi dei residenti locali; ed estorcere denaro, tutte cose su cui lo Stato e la società hanno chiuso gli occhi. Poi sono tornati dalla prima linea, e hanno portato questa violenza a casa, dopo averla diffusa tra coloro che aderiscono a opinioni simili. È tutto logico”.

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Articolo di Vladislav Malcev pubblicato su Stalker Zone il 5 gennaio 2019
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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