Casey avrebbe ballato il valzer con la bionda fragola
E la banda continuò a suonare.
Scivolava sul pavimento con la ragazza che adorava
E la banda continuò a suonare.
Il suo cervello era così carico che quasi esplose;
La povera ragazza si scuoteva allarmata.
Non avrebbe mai lasciato la ragazza con il ricciolo di fragola
E la banda continuò a suonare.

“The Band Played On”, Palmer/Ward.

 

La canzone del titolo debuttò nel 1895, ed è stata registrata diverse volte da allora; l’Orchestra di Guy Lombardo ne fece un grande successo nel 1941, ed è quella versione che ascoltai per la prima volta. Per coloro che capiscono e apprezzano la complessità del tempo musicale, la canzone è insolita, poiché i versi sono in 2/4 mentre il ritornello è in 3/4.

Ma l’evento con il quale la canzone divenne legata alla controcultura [in inglese] non sarebbe avvenuto per altri 17 anni – l’affondamento dell’RMS TITANIC, in seguito ad una collisione con un iceberg nel Nord Atlantico. Otto musicisti dell’orchestra della nave continuarono a suonare – o iniziarono a suonare, se volete – sul ponte superiore, per mantenere un’apparenza di normalità e ordine fino a quando le onde gelide non si chiusero sulle loro teste. La frase “E la banda continuò a suonare” è diventata una metafora di “deliberato mascheramento o minimizzazione di una calamità imminente da parte delle autorità”. Sopravvive in questo contesto fino ad oggi.

E, curiosamente, la canzone precede l’evento ancora una volta, in un inquietante parallelo col disastro del passato. I media occidentali suonano, cantando la loro vecchia canzone di immutabile potere, libertà e democrazia, mentre la probabile presidenza ucraina di Yulia Tymoshenko aleggia su di noi. Se le cose andranno come i sondaggi attuali ci dicono andranno, l’anno prossimo, di questi tempi, sarà presidente dell’Ucraina.

La Tymoshenko ha formalmente annunciato la sua candidatura [in inglese] pochi giorni fa, sebbene fosse risaputo che desidera la presidenza, e in realtà non ha mai smesso di fare campagne da quando il Glorioso Maidan l’ha liberata dalla prigione. Ma ora si comporta più come una vecchia militante – l’articolo la descrive come una “veterana politica” – e in questo periodo è molto meno incline alla retorica incendiaria, preferendo rendere le sue dichiarazioni, che sono critiche dell’attuale amministrazione [in inglese], per lo più concise e dritte al punto, senza gli atteggiamenti egocentrici che ci siamo abituati ad aspettarci e apprezzare. Curiosamente, il suo annuncio per la corsa alla carica, insieme alla forte probabilità che lei seppellisca Poroshenko, ha destato scarso interesse nella stampa occidentale.

Potreste attribuirlo alla “stanchezza dell’Ucraina”, e all’esaurimento e all’impazienza occidentali associati al divario abissale tra i superlativi in ascesa dell’Occidente sui suoi piani per la Nuovissima Piuma nel Cappello dell’Europa e la macabra, dura realtà di stallo e inerzia politica. Io do la colpa alla cautela occidentale, basandomi sulla consapevolezza che la Tymoshenko è il leader ucraino che gli ideologi occidentali hanno sempre desiderato, e la loro ansia per la troppo ovvia difesa dell’Occidente della Tymoshenko definirà l’affare.

Contrasta la retorica occidentale sulle imminenti elezioni ucraine con la sua reprimenda giornaliera di Poroshenko durante la sua campagna elettorale per la presidenza. Perché lui era proprio quello di cui l’Ucraina aveva bisogno per impostare un percorso progressista – un uomo d’affari locale dall’aria dura, un “magnate” che aveva scalato i ranghi tramite la pura perseveranza e il duro lavoro. Sfortunatamente, è rimasto un uomo d’affari per tutta la sua presidenza, arricchendosi notevolmente anche quando i suoi compatrioti vedevano i loro risparmi evaporare e diventavano più poveri. I media occidentali hanno parlato del vecchio ritornello della libertà, ma a che prezzo, non hanno esercitato pressoché nessuna pressione su Poroshenko perché onorasse le sue promesse elettorali, e si sono più o meno contenuti fintanto che ha mantenuto la retorica anti-Russia e ha continuato a – in linea di principio, almeno – avvicinare il suo paese all’Europa.

Ma la previsione occidentale delle elezioni ucraine del prossimo anno sembra essere una specie di entusiasmo ponderato, nel modo in cui si potrebbe vedere la presentazione di una mostra d’arte di Danny DeVito, o una degustazione di una selezione di budini biologici Hutteriti. Finora non c’è nessuno dei soliti trombettieri della libertà e la democrazia che spesso presagiscono un’altra passeggiata sul tappeto rosso di Washington di un Pinocchio preferito.

Perché no? Perché tutte le precedenti esperienze della fusione tra Julija Tymoshenko e il potere politico suggeriscono che venderà chiunque [in inglese] più velocemente di quanto voi possiate dire “Pavlo Lazarenko”. Ha detto tutte le cose giuste dopo la sua miracolosa liberazione dalla prigione di Yanukovych e ha annunciato la sua disponibilità [in inglese] a prendere una mitragliatrice e uccidere alcuni katsap [letteralmente “macellai”, termine dispregiativo ucraino che indica i russi] quando Putin ha “annesso” l’amata Crimea degli ucraini. “Spero di utilizzare tutte le mie connessioni e farò insorgere il mondo intero, di modo che della Russia non rimanga nemmeno terra bruciata”. Quel suono di carta vetrata che sentite è lo sfregamento di palmi a Washington, a significare soddisfazione. L’unica cosa che mi lascia perplesso è il suggerimento dei media occidentali secondo cui la Russia sarebbe soddisfatta della presidenza della Tymoshenko. Ma questo è quello che un tempo pensava [in inglese] – secondo il mai rimpianto Boris Nemtsov – l’addetto perenne al Cremlino Stas Belkovskij e la solita “fonte non identificata nell’[all’epoca] amministrazione del presidente Dmitrij Medvedev”.

Una spiegazione molto più plausibile è arrivata dal deputato di Russia Unita Sergej Markov: la Russia non sosteneva la Tymoshenko – stava semplicemente cercando di salvare l’accordo sul gas che aveva firmato.

Visto che abbiamo toccato questo argomento, parliamo un po’ di più di questo accordo sul gas, perché offre un’anteprima eccellente di cosa potrebbe fare il Presidente Tymoshenko. Era tremendamente svantaggioso per l’Ucraina, non si discute. E Julija Tymoshenko portò i contratti in Russia, interamente per conto suo e dopo che le era stato prima ordinato [in inglese], in una riunione speciale del governo presieduta dal Primo Vice-Premier (e primo presidente fasullo post Maidan della gloriosamente liberata Ucraina) Oleksandr Turchynov, e nella quale nessun altro ministro aveva sostenuto la Tymoshenko, di non procedere ulteriormente con la questione. Poi ha portato i contratti al capo di Naftogaz, Oleh Dubyna, insieme ad una direttiva che lei stessa aveva preparato, e lo ha costretto a firmare l’accordo.

“[L’ex] primo vicepremier [Oleksandr] Turchynov ha poi riunito una riunione di gabinetto per prendere le decisioni, e nessun ministro ha appoggiato la decisione. Inoltre, il governo si è opposto alla decisione e l’argomento è stato tolto dal tavolo. Il caso include i verbali [di quell’incontro, gli ex] membri del gabinetto sono stati interrogati e hanno confermato tutto ciò che ho appena detto”, ha detto Kuzmin.

Disse che poi apparve una direttiva firmata dalla Tymoshenko che obbligava Dubyna a firmare il contratto. Dubyna ricevette un’istruzione dalla Tymoshenko che fu confermata dalla direttiva.

La Tymoshenko, presumibilmente mantenendo l’impressione di avere il sostegno del suo governo nazionale, concluse l’accordo che le era stato ordinato di abbandonare. Dopo aver firmato l’accordo, lo modificò dopo che la Russia l’aveva firmato [in inglese], includendo una clausola secondo la quale la Russia accettava di ritirare le accuse secondo cui l’Ucraina aveva rubato il gas, che era la base della sospensione del transito russo attraverso l’Ucraina. La signora Tymoshenko ha anche affermato che la Russia aveva accettato di fornire il carburante per gestire le stazioni di pompaggio in Ucraina, un cavillo che Mosca ha affermato di non aver mai accettato.

Poco prima di continuare, vorrei ricordare a tutti che questa è la persona che probabilmente sarà responsabile del transito delle forniture di gas in Europa attraverso l’Ucraina, di questi tempi l’anno prossimo. Solo nel caso in cui, sapete, la gente cominci a dire che il Nord Stream II è interamente un’iniziativa politica, è stato progettato per derubare l’Ucraina delle tasse di transito alle quali ha giustamente diritto, e che l’Europa deve unirsi per fermare il progetto, che non è necessario in ogni caso perché l’Europa dispone già di un approvvigionamento di gas affidabile attraverso l’Ucraina. O qualcosa di simile. Sembra improbabile ora, lo so, ma non si può mai dire.

Se – o quando – ciò accadrà, spero che tutti ricorderanno quale fosse la posizione della Tymoshenko sui rapporti con la Russia [in inglese] prima che il buco della memoria spazzasse via tutto, su come Yulia Tymoshenko fosse tutt’altro che una tigre feroce a favore della libertà e la democrazia. Perché vi garantisco che lei se ne è dimenticata.

Parlando in un’intervista al quartier generale dell’UE in vista dei colloqui programmati a Mosca il 21 febbraio, ha sottolineato che il miglioramento delle relazioni con il Cremlino è “una questione di sicurezza energetica per l’intera Unione Europea”.

Se perdonerete un po’ di libera interpretazione, vorrei anche sottolineare che quando l’Ucraina fu accusata dalla Russia di rubare gas destinato all’Europa, non lo fece perché le povere nonnine ucraine potessero cucinare per i loro affamati e congelati nipotini, o per mettere da parte un po’ di soldi per comprargli scarpe per la scuola. Era perché l’Ucraina stava travasando enormi quantità di gas e rivendendole con enormi profitti. E l’azienda al centro di quella rapina legale era la United Energy Systems of Ukraine, una società privata il cui presidente era… Julija Tymoshenko. Strano come il suo nome continui a ripresentarsi come le erbacce.

La neoconservatrice canadese Diane Francis pensa che Yulia Tymoshenko sia una tigre politica Mamma [in inglese], un meteorite democratico che lascerà dietro di sé una scia in fiamme di burocrati corrotti mentre trascina l’Ucraina a velocità di curvatura verso l’apice della leadership europea. Nel frattempo, il passato della Tymoshenko suggerisce che lei sia un opportunista potente che balla al ritmo del miglior offerente, e non riconosce alcuna legge, se non l’autorità di cui riveste se stessa. Secondo la mia opinione personale, la presidenza della Tymoshenko non farà assolutamente nulla per strappare l’Ucraina dal suo ribaltamento, e probabilmente lo accelererà. L’Occidente sembra contento di camminare nel sonno verso un disastro crescente, dal momento che gli ucraini sostengono l’elezione di un’altra ben nota ricca oligarca affinché guidi un paese le cui promesse hanno fallito in modo così grottesco e ingannato il suo popolo.

E la banda continuò a suonare.

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Articolo di Mark Chapman pubblicato su The New Kremlin Stooge il 25 giugno 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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