Il 15 marzo le autorità ucraine hanno deciso di imporre il blocco totale dei trasporti dai territori sotto il controllo delle repubbliche del Donbass. Così, un blocco parziale delle repubbliche secessioniste da parte dei radicali è stato sostituito dal blocco ufficiale da parte del governo, e sembra essere a tempo indeterminato. Chi e perché ha preso una decisione che ha avuto molta risonanza, qual è stata la reazione dell’Occidente e quali potrebbero esserne le conseguenze: è quel che ha cercato di capire Lenta.ru.
Non si è riusciti a sconfiggere il blocco? Allora bisogna mettersene a capo!
Come è noto, l’introduzione ufficiale del blocco delle merci del Donbass da parte di Kiev è stata preceduta da un blocco delle Repubbliche da parte di attivisti, che ha avuto come principali istigatori i deputati della Rada Semion Semenchenko, Yegor Sobolev e Vladimira Parasyuk. Ricordiamo che l’azione è stata annunciata alla fine dello scorso dicembre. Come più volte sottolineato dagli organizzatori del blocco, la forza motrice principale era costituita dai veterani della cosiddetta ATO – l’operazione anti-terrorismo, come viene chiamata a Kiev la guerra nel sud-est; a gennaio, gli attivisti hanno bloccato due linee ferroviarie nella regione di Lugansk, poi hanno bloccato qualche passaggio a livello nel Donbass, e a febbraio hanno allestito dei posti di blocco sulla strada che collega Yasinovataya e Konstantinovka. Le autorità di Kiev – sia il presidente che il governo – avevano espresso un giudizio negativo su tale blocco, per via dei problemi che esso crea all’economia. Del resto, tutto si era limitato solo alle parole. Kiev non era mai passata dalle parole ai fatti per eliminare il blocco, mentre il ministro dell’Interno Avakov aveva chiarito che non ci sarebbe stata un’azione di forza. Ma la reazione delle repubbliche di Donetsk e di Lugansk è stata molto più dura. Prima è stato presentato un ultimatum al governo di Kiev, ma non essendo stato fatto nulla per rimuovere il blocco, decine di imprese delle repubbliche del Donbass sotto giurisdizione ucraina sono semplicemente passate alla direzione amministrativa delle DNR e LNR (le Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk).
Non v’è dubbio che all’inizio giocare al blocco del Donbass costituiva un regolamento di conti esclusivamente interno all’Ucraina. La maggior parte degli esperti concordano sul fatto che dietro a tutto ciò c’è l’oligarca Igor Kolomoisky, che si vendica delle autorità ucraine per tutti i beni perduti e per i guai degli ultimi anni. Alcuni analisti politici a conoscenza della situazione non escludono che il fautore del blocco sia Rinat Akhmetov, che vuole ottenere ulteriori profitti dalla penuria di carbone, cosa che sarà il risultato di questa azione. Qualcuno diceva che in realtà non c’era nessun blocco, che era tutta una messa in scena e che le merci transitavano regolarmente in entrambe le direzioni. Tuttavia, come al solito in Ucraina, tutto è rapidamente degenerato. In seguito alla decisione sulla nazionalizzazione, presa e attuata rapidamente nella DNR e nella LNR, ai timidi tentativi di una soluzione militare al problema, e al caos che tali tentativi hanno creato (tra cui il collaudato metodo di occupazione delle sedi amministrative regionali e i pneumatici in fiamme), la Kiev ufficiale aveva urgentemente bisogno di un nuovo piano d’azione: così le autorità ucraine hanno deciso il blocco ufficiale. Si può dire che, con questo, a Kiev si stanno giocando il tutto per tutto.

Un posto di blocco
Il 15 marzo, in una riunione d’urgenza del Consiglio nazionale per la Sicurezza e la Difesa, il presidente Poroshenko ha presentato la proposta di sospendere il passaggio di tutte le merci attraverso la linea di demarcazione nella regione del Donbass, con la sola eccezione della componente umanitaria. La sua logica non è però molto chiara. Prima ha attaccato gli organizzatori del blocco, che con le loro azioni “hanno allontanato il ritorno dei territori occupati, perché gli occupanti possono facilmente ottenere ciò di cui hanno bisogno attraverso le aree non controllate del confine russo-ucraino”. Ma subito dopo ha proposto di legittimare questo blocco così dannoso: “Perciò, (…) propongo di prendere una decisione sulla sospensione del transito ferroviario, e non solo, di tutte le merci dai territori occupati. Essa sarà in vigore finché gli occupanti non restituiranno alla giurisdizione ucraina le imprese rubate all’Ucraina” – ha annunciato Poroshenko.
La decisione è stata presa nella stessa giornata, in poche ore, e messa in pratica dalle forze di sicurezza. Inoltre, come ha detto il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa Aleksandr Turchynov, il divieto di circolazione delle merci è legato non solo al ritorno sotto la giurisdizione ucraina “delle imprese sequestrate”, ma anche all’applicazione dei paragrafi 1 e 2 degli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 (il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti). Insomma, Kiev ha reso irrealizzabili le condizioni per togliere il blocco.

Il presidente ucraino Piotr Poroshenko
La risonanza delle decisioni è stata così forte che la sera dello stesso giorno Poroshenko ha dovuto interrompere il suo lungo silenzio stampa e concedere un’intervista televisiva. Qui la situazione si è un po’ chiarita. Si è scoperto che, in contrasto con la propaganda di Kiev, dal 1° marzo una parte delle ex imprese ucraine sono passate sotto la giurisdizione delle repubbliche indipendentiste, e hanno cominciando a pagare alle casse delle repubbliche del Donbass. “Non potevamo accettare i prodotti dalle industrie rubate e sequestrate, e la situazione richiedeva un’azione rapida e risoluta. Questa è la prima motivazione per il divieto di circolazione delle merci” – ha detto il presidente ucraino. Qui è necessario notare che la nazionalizzazione ha avuto luogo il 1° marzo, e la decisione del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa è datata al 15 marzo, quindi indipendentemente da quale sia la vera motivazione di Kiev, non c’è traccia né di “rapidità” né di “risolutezza”.
Le perplessità dell’Occidente
Sembra che le azioni di Kiev abbiano preso alla sprovvista i “partner occidentali” delle autorità ucraine. Secondo i commenti ufficiali, l’iniziativa non ha trovato il sostegno degli Stati Uniti, e l’Unione europea l’ha accolta con scetticismo. “Stiamo monitorando attentamente il blocco in Ucraina orientale (…). Voglio solo sottolineare l’importanza di risolvere la questione in modo pacifico e tale da preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale” – ha commentato il rappresentante del Dipartimento di Stato Mark Toner. La rappresentanza della UE in Ucraina ha espresso perplessità per gli sviluppi del caso. “Abbiamo chiesto al governo ucraino di adottare un approccio inclusivo nei confronti della popolazione locale, per ridurre le sue sofferenze (…) e creare le condizioni per una riconciliazione. Il blocco ha anche un impatto negativo soprattutto sulla popolazione, su entrambi i lati della linea di contatto” – ha rilevato l’ambasciatore della UE in Ucraina Hugues Mingarelli. Similmente si è espressa la portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic, affermando che le recenti decisioni di Kiev sono in contrasto con l’approccio di Bruxelles per la risoluzione della crisi nel Donbass, e rappresentano un rischio per gli ulteriori effetti negativi sulla situazione umanitaria. “Monitoreremo attentamente l’impatto delle decisioni sulla popolazione civile” – ha dichiarato la portavoce. Affinché le autorità ucraine non abbiano dubbi, anche i leader europei, la Germania e la Francia, hanno duramente criticato il blocco, ritenendo che gli ultimi passi di Kiev allontanino ulteriormente la reintegrazione del Donbass. Martin Schaefer, portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, ha parlato della “continua tendenza verso una spaccatura in Ucraina, il che rappresenta un serio problema”. “Le autorità ucraine hanno agito troppo debolmente contro i nazionalisti ucraini che hanno organizzato il blocco. Invece di contrastarli, il Consiglio Nazionale per la Sicurezza e per la Difesa ha deciso di vietare lo scambio delle merci. Ciò porta a una spaccatura ancora maggiore” – hanno sottolineato al ministero degli Esteri tedesco.
La debolezza disastrosa dell’economia
Non è un segreto che il blocco completo del Donbass darà un duro colpo all’economia ucraina, che non sta vivendo i suoi tempi migliori. D’altra parte per il governo ucraino c’è ora una comoda scusa per scaricare sul blocco tutti gli effetti negativi delle “riforme” realizzate nel paese, e spiegare perché l’arrivo della prosperità, ripetutamente promesso per il 2017, viene ancora una volta rinviato. Il primo ministro Vladimir Groisman ha già messo le mani avanti parlando in TV: “La nostra economia sarà più debole, dobbiamo rivedere le previsioni di crescita economica, il che rappresenta una grandissima sfida per tutti noi”, ha affermato. Il capo del governo vede due vie d’uscita da una tale situazione. La prima: “Trovare soluzioni creative”. Cosa intenda, il premier non l’ha però specificato. La seconda: “Risparmiare. E’ assolutamente chiaro” – e qui non è necessaria alcuna spiegazione. E’ evidente che il risparmio si farà a spese della popolazione: il modo collaudato per compensare i buchi di bilancio è di tagliare le spese sociali e aumentare le tariffe.

Uno degli organizzatori del blocco, il deputato della Rada Semion Semenchenko
Il ministro del Tesoro Alexandr Danyluk ha detto che le perdite originate dal blocco del Donbass possono raggiungere il 2% del PIL nel peggiore dei casi, e l’1-1,3% nello scenario di base. La Banca nazionale è d’accordo con questa previsione, ma gli esperti sono molto più pessimisti: il PIL diminuirà del 5%, la riduzione delle entrate in valuta estera porterà ad un’ulteriore svalutazione della grivna, e lo Stato riceverà dalle imposte dirette circa 30 miliardi di grivne in meno, quelle che l’anno scorso avevano pagato le imprese nei territori non controllati dal governo. Radicalmente diverse sono le stime dell’ex-governatore della regione di Odessa, Mikhail Saakashvili, che ha parlato di perdite del 7-8% del PIL nel 2017. “La forzata decisione del presidente lo fa apparire molto debole, ma rivela anche la debolezza catastrofica dell’economia oligarchica”: il nuovo oppositore ucraino non nasconde la sua gioia maligna.
Ma forse la sorpresa più sgradevole l’ha presentata il FMI. A Kiev pensavano che con la prossima tranche del Fondo non ci sarebbe stato nessun problema, e la decisione sarebbe stata formalizzata il 20 marzo. Tuttavia, all’ultimo minuto la questione ucraina è misteriosamente scomparsa dall’ordine del giorno. Una svolta simile nella difficile storia dei rapporti tra FMI e Ucraina ancora non c’era stata. Più tardi, si è chiarito che il Fondo ha rimandato l’esame della questione a causa della decisione sul blocco, sostenendo che era necessario rivedere tutti i calcoli, ai fini della “massima efficacia del programma”. In sostanza, il Fondo Monetario Internazionale vede che le cose vanno male, e sembra che se ne lavi le mani, senza preoccuparsi troppo delle sfumature diplomatiche, il che mette fine a qualsiasi altro investimento o prestito a Kiev (erano attesi prossimamente altri 600 milioni di euro dalla UE).
Che cosa ha mangiato l’Ucraina
Dunque, con l’introduzione del blocco ufficiale del Donbass, Kiev ha considerevolmente complicato i rapporti con l’Occidente, ha condannato all’agonia i resti dell’industria e dell’economia ucraina, per non parlare dei gravi conflitti interni. Il grado di tensione di questi conflitti può essere illustrato dalla dichiarazione dell’odioso deputato della Rada Mustafa Nayem, col cui appello formale nel 2013 ebbe l’inizio l’Euromaidan. Il politico riconosce di fatto la perdita definitiva del Donbass, e poi si chiede pateticamente: “Solo a me sembra che abbiamo mangiato gratis la m…?” (Escrementi – “Lenta.ru“)

Mark Toner, il portavoce del Dipartimento di Stato USA
Quindi, qual è il “piano astuto” di Poroshenko? Il trucco sta nel fatto che non c’è nessun piano. La decisione sul blocco è il risultato di una lotta politica interna che non prende in considerazione il futuro. Sembra che la posta in gioco sia la poltrona di Primo Ministro ucraino. Ad aprile scade l’immunità annuale dell’attuale governo di Vladimir Groysman, dopo di che il Parlamento potrà avviare un altro cambio del Consiglio dei ministri. Ora si può parlare di un rafforzamento delle posizioni del “Fronte Popolare”, perché dai suoi leader – il Segretario del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa Turchinov e il ministro dell’Interno Avakov – dipende in gran parte lo sviluppo della situazione. Poroshenko ha preso questa decisione perché dal blocco del Donbass da parte dei radicali poteva avere ancora di più da perdere. Avendo preso formalmente l’iniziativa di questo processo, egli spera di trasformarlo a proprio vantaggio, non importa quale sia il prezzo da pagare per l’Ucraina.
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Articolo di Nikolay Podgorny pubblicato su Lenta.ru il 21 marzo 2017
Traduzione dal russo a cura Elena per Sakeritalia.it
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