Nel gennaio 1944, la 6a Armata tedesca, appena ricostituita, si trovò in una situazione operativa catastrofica nell’ansa meridionale del fiume Dnepr, nella zona di Krivoi Rog e Nikopol. I tedeschi occupavano un pericoloso saliente, che sporgeva precariamente nelle linee dell’Armata Rossa. Vulnerabili su due fianchi scomodi e di fronte ad un nemico superiore per uomini e potenza di fuoco, qualsiasi generale degno di questo nome avrebbe cercato di ritirarsi prima possibile. In questo caso, però, Hitler insistette affinché la Wehrmacht mantenesse il saliente, perché la regione era l’ultima fonte di manganese rimasta alla Germania, un minerale fondamentale per la produzione di acciaio di alta qualità.
Un anno prima, nelle prime settimane del 1943, Hitler era intervenuto in un’altra battaglia più famosa, vietando alla precedente incarnazione della 6a Armata di uscire da una sacca formatasi a Stalingrado. Vietato il ritiro, la 6a Armata fu del tutto annientata.
In entrambi i casi vi fu uno scontro tra la pura prudenza militare e gli obiettivi e le esigenze politiche più ampie. Nel 1943 non c’erano ragioni militari o politiche convincenti per mantenere la 6a Armata nella sacca di Stalingrado: l’intervento politico nel processo decisionale militare era insensato e disastroso. Nel 1944, invece, Hitler (per quanto sia difficile ammetterlo) aveva un argomento valido. Senza il manganese proveniente dall’area di Nikopol, la produzione bellica tedesca era condannata. In questo caso, l’intervento politico era forse giustificato. Lasciare un esercito in un saliente vulnerabile è un male, ma lo è anche rimanere senza manganese.
Questi due tragici destini della 6a Armata illustrano la questione basilare di oggi: come si analizza la differenza tra decisioni militari e politiche? In particolare, a cosa attribuiamo la scioccante decisione russa di ritirarsi dalla riva occidentale del Dnepr, nell’oblast di Kherson, dopo averla annessa solo pochi mesi fa?.
Vorrei analizzare la questione. Innanzitutto non si può negare che il ritiro sia politicamente un’umiliazione significativa per la Russia. La domanda che ci si pone è se questo sacrificio fosse necessario per motivi militari o politici, e cosa possa significare per il futuro corso del conflitto.
A mio avviso il ritiro dalla riva occidentale di Kherson deve essere motivato da una delle quattro possibilità seguenti:
- L’esercito ucraino ha sconfitto l’esercito russo sulla riva occidentale e lo ha respinto oltre il fiume.
- La Russia sta tendendo una trappola a Kherson.
- È stato negoziato un accordo di pace segreto (o almeno un cessate il fuoco) che prevede la restituzione di Kherson all’Ucraina.
- La Russia ha fatto una scelta operativa politicamente imbarazzante ma militarmente prudente..
Esaminiamo queste quattro possibilità in sequenza..
Possibilità 1: sconfitta militare
La riconquista di Kherson è giustamente celebrata dagli ucraini come una vittoria. La domanda è: di che tipo di vittoria si tratta? Politica/d’effetto o militare? È banalmente ovvio che si tratta del primo tipo. Esaminiamo alcuni fatti.
Innanzitutto, già la mattina del 9 novembre – poche ore prima dell’annuncio del ritiro – alcuni corrispondenti di guerra russi esprimevano [in russo] scetticismo sulle voci di ritiro perché le linee difensive avanzate della Russia erano intatte. Non c’era alcuna parvenza di crisi tra le forze russe nella regione.
In secondo luogo, l’Ucraina non stava eseguendo alcuno sforzo offensivo intenso nella regione al momento dell’inizio del ritiro, e i funzionari ucraini hanno espresso [in inglese] scetticismo sul fatto che il ritiro fosse reale. In effetti l’idea che la Russia stesse tendendo una trappola nasce dai funzionari ucraini che sono stati apparentemente colti di sorpresa dal ritiro. L’Ucraina non era pronta ad inseguire o a sfruttarlo, e ha avanzato [in inglese] con cautela nel vuoto dopo che i soldati russi se ne sono andati. Anche con il ritiro della Russia i soldati ucraini erano chiaramente spaventati dall’avanzare, perché gli ultimi tentativi di superare le difese dell’area gli avevano causato molte perdite.
Nel complesso il ritiro della Russia è stato attuato molto rapidamente con pressioni minime da parte degli ucraini – proprio questo fatto è alla base dell’idea che si tratti di una trappola o del risultato di un accordo dietro le quinte. In entrambi i casi la Russia è semplicemente scivolata indietro attraverso il fiume senza essere inseguita dagli ucraini, subendo perdite trascurabili e portando via praticamente tutto il proprio equipaggiamento (finora, un T90 guasto è l’unica cattura ucraina degna di nota). Il risultato netto sul fronte di Kherson rimane un forte sbilanciamento delle perdite a favore della Russia, che ancora una volta si ritira senza subire una sconfitta sul campo di battaglia e con le sue forze intatte.
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Possibilità 2: è una trappola
Questa teoria è emersa subito dopo l’annuncio del ritiro. Ha avuto origine dai funzionari ucraini che sono stati colti di sorpresa dall’annuncio, ed è stata poi ripresa (ironicamente) dai sostenitori russi che speravano che si giocasse a scacchi 4D – non è così. La Russia sta giocando a scacchi 2D standard, che è l’unico tipo di scacchi esistente, ma di questo parleremo più avanti.
Non è chiaro cosa si intenda esattamente per “trappola”, ma cercherò di riempire gli spazi vuoti. Ci sono due possibili interpretazioni: 1) una manovra convenzionale sul campo di battaglia che comporta un contrattacco tempestivo, e 2) una sorta di mossa non convenzionale come un’arma nucleare tattica o una inondazione per il cedimento di una diga.
È chiaro che non c’è alcun contrattacco sul campo di battaglia, per la semplice ragione che la Russia ha fatto saltare i ponti dopo il ritiro. Senza forze russe sulla sponda occidentale e con i ponti distrutti non c’è alcuna capacità immediata per entrambi gli eserciti di attaccare l’altro in forze. Certo, possono bombardarsi l’un l’altro attraverso il fiume, ma la linea di contatto effettiva è per il momento congelata.
Rimane la possibilità che la Russia intenda fare qualcosa di non convenzionale, come usare una testata nucleare a bassa potenza.
L’idea che la Russia abbia attirato l’Ucraina a Kherson per far esplodere una bomba atomica è… stupida.
Se la Russia volesse usare un’arma nucleare contro l’Ucraina (e non è così, per le ragioni che ho esposto in un precedente articolo) non c’è alcuna ragione sensata per cui sceglierebbe di farlo in una capitale regionale che ha annesso. Alla Russia non mancano i sistemi di lancio. Se volessero bombardare l’Ucraina, molto semplicemente, non si preoccuperebbero di abbandonare la loro città e di farne il luogo dell’esplosione. Semplicemente bombarderebbero l’Ucraina. Non si chiama trappola.
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Possibilità 3: accordo segreto
Questa possibilità è stata innescata dalla notizia che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, è stato in contatto con la sua controparte russa, e in particolare dalla sensazione che la Casa Bianca abbia spinto per i negoziati. Secondo una variante dell’ “Accordo Sullivan”, l’Ucraina riconoscerebbe le annessioni russe a est del Dnepr, mentre la riva occidentale di Kherson tornerebbe sotto il controllo di Kiev.
Lo ritengo improbabile per una serie di ragioni. Innanzitutto, un accordo di questo tipo rappresenterebbe per i russi una vittoria di Pirro estrema: pur ottenendo la liberazione del Donbass (uno degli obiettivi espliciti dell’Operazione Militare Speciale), lascerebbe l’Ucraina in gran parte intatta e abbastanza forte da essere una perenne spina nel fianco, come uno stato nemico anti-russo. Rimarrebbero il problema di una probabile ulteriore integrazione dell’Ucraina nella NATO e, soprattutto, l’aperta cessione di una capitale regionale annessa.
Da parte ucraina il problema è che il recupero di Kherson non fa altro che rafforzare la (falsa) percezione per Kiev che la vittoria totale sia possibile e che la Crimea e il Donbass possano essere recuperati interamente. L’Ucraina sta godendo di una serie di conquiste territoriali e sente che si sta aprendo la sua finestra di opportunità.
In definitiva, non sembra esserci un accordo che soddisfi entrambe le parti, e questo riflette il fatto che l’ostilità innata tra le due nazioni dev’essere risolta sul campo di battaglia. Solo Ares può giudicare questa disputa.
Per quanto riguarda Ares, sta lavorando duramente a Pavlovka.
Mentre il mondo era concentrato sul passaggio di mano relativamente incruento a Kherson, la Russia e l’Ucraina hanno combattuto una battaglia sanguinosa per Pavlovka, e la Russia ha vinto. L’Ucraina ha anche tentato di rompere le difese russe nell’asse di Svatove, ma è stata respinta con pesanti perdite. In definitiva, la ragione principale per dubitare della notizia di un accordo segreto è il fatto che la guerra continua su tutti gli altri fronti – e l’Ucraina sta perdendo. Ciò lascia solo un’opzione.
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Possibilità 4: una scelta operativa difficile
Questo ritiro è stato sottilmente segnalato poco dopo che il generale Surovikin è stato messo a capo delle operazioni in Ucraina. Nella sua prima conferenza stampa ha segnalato l’insoddisfazione per il fronte di Kherson, definendo la situazione “tesa e difficile”, e alludendo alla minaccia dell’Ucraina di far saltare le dighe sul Dnepr e di inondare la zona. Poco dopo è iniziato il processo di evacuazione dei civili da Kherson..
Ecco cosa penso abbia deciso Surovikin su Kherson.
Kherson stava diventando un fronte inefficiente per la Russia a causa dello sforzo logistico di rifornire le forze attraverso il fiume con una capacità limitata di ponti e strade. La Russia ha dimostrato di essere in grado di sostenere quest’onere (mantenendo le truppe rifornite per tutta l’offensiva estiva), ma la questione diventa: 1) a quale scopo, e 2) per quanto tempo.
Idealmente, la testa di ponte diventerebbe il punto di lancio per un’azione offensiva contro Nikolayev, ma il lancio di un’offensiva richiederebbe il rafforzamento del raggruppamento di forze a Kherson, il che aumenta di conseguenza l’onere logistico della proiezione delle forze attraverso il fiume. Con un fronte molto lungo da gestire Kherson è chiaramente uno degli assi più impegnativi dal punto di vista logistico. Ritengo che Surovikin abbia preso il comando e abbia deciso quasi subito di non voler aumentare l’onere del sostegno cercando di spingere su Nikolayev.
Pertanto, se non si vuole lanciare un’offensiva da Kherson, la domanda diventa: perché mantenere la posizione? Dal punto di vista politico è importante difendere una capitale regionale, ma dal punto di vista militare la posizione diventa priva di significato se non s’intende passare all’offensiva a sud.
Siamo ancora più espliciti: a meno che non sia prevista un’offensiva verso Nikolayev, la testa di ponte di Kherson è militarmente controproducente.
Mantenendo la testa di ponte a Kherson, il fiume Dnepr diventa un moltiplicatore negativo di forze, aumentando il carico logistico e di sostegno, e minacciando sempre di lasciare le forze tagliate fuori se l’Ucraina riesce a distruggere i ponti o a far saltare la diga. Proiettare le forze attraverso il fiume diventa un fardello pesante senza alcun beneficio evidente. Ma ritirandosi sulla sponda orientale il fiume diventa un moltiplicatore di forze positivo, fungendo da barriera difensiva.
In senso operativo più ampio, Surovikin sembra rifiutare la battaglia a sud mentre si prepara a nord e nel Donbass. È chiaro che ha preso questa decisione poco dopo aver assunto il comando dell’operazione – l’ha accennato per settimane, e la velocità e la pulizia del ritiro suggeriscono che è stato ben pianificato, con molto anticipo. Il ritiro attraverso il fiume aumenta notevolmente l’efficacia di combattimento dell’esercito e diminuisce il carico logistico, liberando risorse per altri settori.
Questo rientra nel modello generale russo di fare scelte difficili sull’allocazione delle risorse, combattendo questa guerra con il semplice obiettivo di ottimizzare i rapporti di perdita e di costruire il perfetto tritacarne. A differenza dell’esercito tedesco nella Seconda Guerra Mondiale, l’esercito russo sembra essere libero da interferenze politiche per prendere decisioni militari razionali.
In questo senso il ritiro da Kherson può essere visto come una sorta di anti-Stalingrado. Invece dell’interferenza politica che ostacola l’esercito, abbiamo i militari liberi di fare scelte operative anche a costo di mettere in imbarazzo le figure politiche. E questo, in definitiva, è il modo più intelligente – anche se otticamente umiliante – di combattere una guerra..
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Articolo di Big Serge pubblicato su Big Serge Thoughts il 13 novembre 2022
Traduzione in italiano di Fabio_san per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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Leggendo il libro ‘Hitler’s War’ di David Irving (basato sui carteggi dello stato maggiore tedesco, delle persone vicine al fuhrer e dei gerarchi) ho appreso con molta sorpresa che l’armata rossa fu sul punto di ricacciare indietro la Wermacht già a fine 1941, cioè dopo meno di 6 mesi dall’attacco tedesco.
Quello che impedì il rovescio militare tedesco pare che fu lo spegnersi dell’impeto dell’armata rossa per temporaneo esaurimento risorse.
Sempre dalle carte tedesche risulta che quello che fece la differenza negli anni successivi fu la capacità sovietica di produrre carri e munizioni in quantità sistematicamente superiore alle perdite ed ai tedeschi.
Mutatis mutandis, visto il sostegno apparentemente illimitato dell’occidente collettivo all’Ucraina ed il fatto che la guerra è diventata di logoramento, sospetto che nelle ultime scelte militari russe abbia pesato pure la necessità di riorganizzare la produzione per mantenere il consumo di munizioni, droni e missili in linea con le esigenze della guerra.
I sovietici furono salvati dagli usa, o meglio dalla produzione industriale degli usa di Roosevelt F.D., perché i rifornimenti furono particolarmente importanti per la logistica, non più di tanto sul piano strettamente militare dei sistemi d’arma (nonostante le forniture di circa settemila carri e quasi duemila aerei), perché locomotive, vagoni, camion per i traporti, del materiale bellico, delle truppe, del cibo, eccetera, venivano dagli usa.
La produzione sovietica potè così concentrarsi sui sistemi d’arma e il munizionamento, producendo (credo) oltre settantamila carri (in maggiornaza T-34 e T-34/85) e migliaia di aerei.
Oggi mi pare che i rifornimenti di armi usa-nato all’ukraina possano sì prolungare il conflitto di un po’, ma non potranno coprire integralmente le perdite subite.
Cari saluti
I sovietici furono salvati dagli usa insomma non diciamo cose da fantascenza –suggerisco le memorie del grande (altro che generalicchi pomposi ) Vassili Ivanovic Ciuikov Maresciallo dell’Unione Sovietica Da Stalingrado a Berlino La fine del Terzo Reich -Nel « Carteggio di Stalin con Churchill, Attlee, Roosevelt e Truman dal 1941 al 1945 » uscito nel 1957 nella Unione Sovietica e pubblicato nel 1961 nella Repubblica Democratica Tedesca, troviamo un’esauriente risposta. I documenti pubblicati in tale libro dimostrano che le consegne effettuate all’Unione Sovietica erano di poca importanza. Esse ammontano solo ad un terzo delle forniture fatte alla Gran Bretagna. Oltre a ciò gli americani spesso non mandavano quello che in effetti più necessitava all’Unione Sovietica; essi interruppero l’invio dei convogli marittimi – proprio quando, nell’estate 1942 e nell’estate 1943, la lotta era divenuta più difficile e richiedeva maggiori energie – non trovandosi nella possibilità di disporre di una conveniente scorta a difesa dei convogli. Le forniture militari degli Stati Uniti alla Unione Sovietica raggiunsero fino alla fine del 1941 il valore di poco più di un mezzo milione di dollari, contro i 741 milioni di dollari dati dagli Stati Uniti agli altri Stati.
La quota di merci fornita in conformità alla legge Affitti e Prestiti ammontava a circa il 4% della produzione industriale della Unione Sovietica. C’è poi da aggiungere che gli Alleati ci inviarono soprattutto armi e mezzi tecnici di guerra di tipo superato e che il materiale arrivava spesso incompleto. Stalin, nel suo telegramma indirizzato a Roosevelt, il 18 luglio 1942, gli comunicava: « Ritengo mio dovere farle presente che i nostri tecnici al fronte riscontrano che i carri armati americani prendono fuoco molto facilmente se colpiti da proietti controcarro nemici » [22].
Le forze armate sovietiche hanno dunque battuto la Wehrmacht di Hitler non con armi americane, ma con armi sovietiche, che sono state fabbricate da costruttori, ingegneri, operai sovietici, in fabbriche sovietiche. « L’altruistico aiuto » degli Stati Uniti è contraddetto dal fatto che, nel corso delle trattative per il pagamento delle forniture, in base alla legge Affitti e Prestiti, il governo degli Stati Uniti pretendeva da quello della Unione Sovietica un importo otto volte maggiore a quello della Gran Bretagna, per quanto quest’ultima avesse avuto forniture tre volte maggiori. La reazione imperialista, che attizza più che mai la guerra fredda, indirizza la ricostruzione degli avvenimenti storici secondo i suoi scopi e se ne serve per la preparazione ideologica della nuova guerra mondiale.
ottima e dovuta precisazione
Stavo parlando di logistica, trasporti e simili, non di preponderanza dei sistemi d’arma, per quanto riguarda i rifornimenti usa all’Urss, concessi sicuramente non per bontà ma per creare grossi problemi a Hitler, che aveva aperto incautamente due fronti … L’apporto logistico, ripeto, ha permesso ai sovietici di concentrarsi sulle produzioni militari propriamente dette, armi e munizioni.
Se durante il conflitto gli stessi societici riconoscevano l’importanza dell’apporto usa, dopo, durante la guerra fredda, per ragioni politiche ovviamente la misconoscevano.
Neel nostro caso gli usa-nato devono rifornire in toto di sistemi d’arma la loro carne da cannone nazi-ukro, oltre che di molte altre cose, perciò è più difficile metterli, nel tempo, in condizioni di resistere ai russi, a meno che non si cedano quasi tutti i depositi nato alla banda che circonda zelensky …
Cari saluti
la situazione attuale riguardo alle armi è, però, che tutti i paesi dell’EU Est approfittando della guerra in Ucraina si stanno sbarazzando delle vecchie armi ex sovietiche per sostituirle con armi occidentali più tipiche Nato; armi migliori non rispetto a quelle russe ma a quelle che avevano prima e che erano già vicine all’orizzonte rottamazione. Comprese armi “migliorate” ed adattate a più potenti munizioni occidentali.
Nel suo piccolo ne ha approfittato perfino la Grecia.
E tutto questo si traduce in prossimi grandi affari per gli angloamericani, massimamente USA, con qualcosa anche per Italia e Francia.
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Saluti a tutti
Ma i paesi dell’eu ovest svuotano i depositi di armi non certo di produzione sovietica, dovendo anche loro ricostituire le scorte, vedi ad esempio Italia e germania … Lo fanno nel pieno di una crisi devastante, per non parlare dei soldi che l’unione europoide è costretta dal padrone a mandare ai parassiti ukraini.
Cari saluti
https://www.youtube.com/watch?v=K66da15VZvo
– Da adesso fino al 2024 Biden sarà un semi-presidente
– Stefano Orsi e Giacomo Gabellini
… La visita degli industriali tedeschi assieme al cancelliere Olaf Scholz in Cina, un evento destinato a produrre grossi effetti economici e geopolitici nei prossimi mesi …
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https://www.youtube.com/watch?v=QWVbQmMEg_g
– Terza Roma, Nel XV secolo gli italiani a Mosca hanno lasciato due cose: il Cremlino e i cannoni. Mosca adesso è pronta a diventare Terza Roma e a compiere la sua missione: combattere l’Anticristo
Ottimo articolo che risponde alle seguenti domande:
A)-Putin può contare sulla lungimiranza previdente del suo comandante operativo più sperimentato?
B)- Surovikin, dopo il ripiegamento ,senza perdite umilianti, può contare sul sostegno politico a Mosca che lo proteggerà da invidie di colleghi che aspiravano al Comando delle operazioni contro la Nato.?
C)-ora Surovikin darà le dritte ai colleghi subalterni ,responsabili della puntualità della logistica perché tutto dovrà andare a regime ,prevedendo anche il “percorso critico” sostenibile qualora si presentassero situazioni imprevedibili ,quando l’inverno metterà alla prova l’efficienza dell’integrazione fra militari ucraini e militi della Nato a contrastare le manovre dei russi che non staranno in posizione in attesa della primavera ma costringeranno l’avversario e subire il dolore le manovre .
15/11/22
Secondo un post del journal.ru/lend-liz/ “Le consegne di automobili divennero importanti per l’Armata Rossa e per l’economia nazionale. 427mila veicoli (219mila furono prodotti in URSS durante la guerra) conferirono all’Armata Rossa la mobilità e l’agilità tanto necessarie nelle operazioni offensive del 1943-1945. Rappresentavano il 70% di tutti i veicoli di proprietà dell’Armata Rossa.” Perciò mi pare che l’intervento di Eugenio sia corretto nell’affermare che l’aiuto degli alleati sia stato molto significativo riguardo alla logistica.