Split Within Ukrainian Orthodox Church: Issue Of So-Called Ukrainian Autocephaly

FOTO DI REPERTORIO: Un incontro straordinario del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa russa tenutosi a Mosca il 14 settembre 2018. Fonte: Sputnik/Chiesa Ortodossa russa.

Questo problema ha due lati – religioso e politico.

Dal punto di vista religioso, la questione sembra assurda, perché non si tratta della cosiddetta autocefalia. La Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) all’interno del Patriarcato di Mosca è l’unica struttura canonica in Ucraina e non cerca l’autocefalia. L’UOC ottenne un’ampia autonomia all’interno del Patriarcato di Mosca all’inizio degli anni ‘90. L’amministrazione, compresa la nomina dei vescovi, gli aspetti finanziari, informativi, economici e di altro tipo di questa autonomia sono garantiti da un tomos (ordine) del Patriarcato di Mosca.

Una maggioranza assoluta di gerarchi, sacerdoti e laici della UOC è soddisfatta dello status dell’UOC come parte del Patriarcato di Mosca, preservando l’unità con Mosca ed esistendo come parte autonoma della grande Chiesa Ortodossa russa. Questa unità esiste da secoli, sin dalla fondazione della Chiesa durante il periodo della cristianizzazione della Rus’ di Kiev da parte di Vladimiro il Grande.

La necessità di istituire una “Chiesa Autocefala ucraina” è stata inizialmente promossa dai politici ucraini di estrema destra. La loro idea è che lo stato nazionale ucraino debba avere una Chiesa nazionale ucraina. Ma questa non è la logica della Chiesa, e non può essere impiegata per la Chiesa, che è un’entità sovranazionale. I politici nazionalisti ucraini sono attivamente sostenuti dagli scismatici locali del cosiddetto Patriarcato di Kiev (un’entità guidata da Filarete Denisenko, che è sotto un anatema imposto dal Patriarcato di Mosca) e da alcune piccole entità scismatiche pseudo-religiose che perseguono i propri interessi politici e finanziari del tutto estranei alla dottrina religiosa Ortodossa.

Di conseguenza stiamo vedendo l’Ucraina interferire negli affari ecclesiastici. Ciò mina il principio della laicità, che è una norma internazionale accettata, e ha portato a violazioni dei diritti dei credenti Ortodossi, tra cui il sequestro di chiese, attacchi e assassinii di sacerdoti, pressioni politiche e sui media da parte dei nazionalisti, ecc.

Nel settembre 2018, il problema si è intensificato ad un nuovo livello, quando il Patriarcato di Costantinopoli si è unito alla mischia. Il Patriarca Bartolomeo, nonostante la legge canonica della Chiesa, ha nominato due cosiddetti esarchi per l’Ucraina, per “preparare l’autocefalia”.

In risposta, il Patriarcato di Mosca ha deciso di smettere di fare riferimenti al Patriarca Bartolomeo durante le messe e ha vietato al suo clero di partecipare a messe congiunte con il clero del Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, il Patriarcato di Mosca ha dichiarato che Costantinopoli ha perso il diritto di essere definita il cuore della fede Ortodossa.

“Non abbiamo più un unico centro di coordinamento per la Chiesa Ortodossa, dobbiamo essere chiaramente consapevoli di ciò. Il Patriarcato di Costantinopoli si è autodistrutto come tale centro”, ha detto il Metropolita Ilarione, capo del Dipartimento per le Relazioni Esterne della Chiesa Ortodossa russa, aggiungendo: “Il Patriarcato di Costantinopoli si è autodistrutto come tale centro”.

All’arrivo degli “esarchi” a Kiev (uno proveniva dagli Stati Uniti, l’altro dal Canada), il clero della Chiesa Ortodossa ucraina a partire dal Metropolita di Kiev e di Tutta l’Ucraina Onofrio si è rifiutato di incontrarli. Gli “esarchi” interagiscono solo con il mondo politico, poiché il loro rapporto con la Chiesa è strettamente negativo, mentre lo scisma si aggrava.

È evidente che Porošenko e il suo entourage nazionalista non si fermeranno su questo o su altri temi che promuovono lo “strappo” dell’Ucraina dalla Russia, e gode di un significativo sostegno degli Stati Uniti.

Le attività del Patriarca Bartolomeo riguardo la questione dell’“autocefalia ucraina” sono guidate anche dalla sua dipendenza – finanziaria e politica – dagli Stati Uniti (che rappresenta il più grande e influente collegio elettorale del Patriarcato di Costantinopoli, che non ha seguito all’interno della stessa Turchia).

Gli attuali sforzi della Chiesa Ortodossa russa si concentrano su diverse direzioni. Sta lavorando alla diplomazia della Chiesa per ottenere il sostegno di altre Chiese Ortodosse locali nel conflitto con Bartolomeo, che ha violato gravemente la legge canonica. Può convocare la Synaxis inter-Ortodossa (assemblea) con la partecipazione di tutte le Chiese per discutere della questione ucraina. La maggioranza assoluta delle Chiese Ortodosse è pronta a sostenere la Chiesa russa. Non è ancora chiaro quale posizione sarà adottata dalla Chiesa Ortodossa romena, che ha le sue rivendicazioni sul territorio canonico del Patriarcato di Mosca (la questione della “Metropolia della Bessarabia” in Moldavia).

Ma prima di tutto, la Chiesa Ortodossa russa si concentrerà sul supporto spirituale, morale e informativo dei credenti ucraini. Purtroppo, qui il Patriarcato di Mosca può contare solo sulle proprie risorse, che sono limitate. Il problema più grande è che la Chiesa può parlare nella sua specifica lingua religiosa e usare termini religiosi, mentre i suoi oppositori usano leve politiche e non sono schizzinosi coi mezzi usati.

Così, i nazionalisti ucraini hanno già minacciato di usare il 14 ottobre, festa della Sepoltura della Madre di Dio, per impossessarsi di due dei più importanti santuari ortodossi, la Kyevo Pečers’ka Lavra e la Počajivska Lavra in Volinia. I credenti ucraini sono stati avvertiti e i difensori di entrambi i luoghi santi hanno chiesto ai credenti di proteggere i siti dalla profanazione. La situazione rimane tesa.

Cosa ci si dovrebbe aspettare in questo caso dallo stato russo? Se lo stato russo esistesse attualmente sotto forma di Impero russo, che considerava la difesa dei suoi fratelli Ortodossi, indipendentemente dalle frontiere o dalle tendenze politiche come una delle sue responsabilità, questa domanda non si presenterebbe mai. La Russia avrebbe adottato una vasta gamma di misure, fino all’intervento diretto, per proteggere i compagni di fede. Ma nel caso della Federazione Russa è difficile parlare di qualsiasi reazione. In altre parole, ci si dovrebbe aspettare che l’attuale stato russo non reagisca in modo significativo.

*****

Articolo pubblicato da Southfront il 16 ottobre 2018.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

Condivisione: