Giovedì scorso ho ripubblicato i miei “primi dieci segni che la Russia ha invaso l’Ucraina” di 8 anni fa, quando era iniziato il cambio di regime ucraino e la guerra civile, e l’Occidente affermava continuamente che la Russia aveva invaso l’Ucraina. Ebbene, giovedì scorso la Russia ha effettivamente invaso l’Ucraina.
La Russia aveva il pieno diritto legale di invadere l’Ucraina da diverse prospettive: difendere i suoi alleati a Donetsk e Lugansk; difendersi dalle armi di distruzione di massa ucraine, che il presidente ucraino ha minacciato di iniziare a produrre alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco; e impedire alla NATO di continuare la sua avanzata verso i confini russi in violazione del suo precedente impegno di “non un passo a est”. La Russia ha esercitato il suo diritto all’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 dello Statuto delle Nazioni Unite. L’Ucraina aveva perso il diritto all’integrità territoriale ai sensi della Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1970, rifiutandosi di onorare i diritti della sua popolazione di lingua russa. Ha anche rifiutato di rinnovare il suo Trattato di amicizia con la Russia, e quindi non aveva più un confine definito con la Russia che la Russia era obbligata ad onorare.
Da un punto di vista strettamente legalistico, affermare che “la Russia ha violato l’integrità territoriale dell’Ucraina” o che questo sia “un atto di aggressione russa” è solo una sciocchezza. Da un punto di vista morale, il fatto che l’intera comunità internazionale sia rimasta a guardare e abbia discusso inutilmente di politica per otto anni durante i quali la popolazione civile di Donetsk e Lugansk è stata continuamente bombardata dalla “operazione antiterroristica” ucraina è assolutamente vergognoso.
Le persone che ora si esprimono contro l’azione militare russa in Ucraina devono rispondere a una semplice domanda: dove siete stati negli ultimi otto anni mentre era in corso la carneficina a Donetsk e Lugansk, mentre delle persone venivano bruciate vive a Odessa, mentre il governo ucraino ha organizzato operazioni terroristiche sul territorio russo e mentre l’intera popolazione ucraina è stata costretta a inchinarsi agli americani e a parlare ucraino, il più delle volte contro la sua volontà? Se la vostra risposta è “Non lo sapevo”, allora avete perso il diritto a un’opinione informata su ciò che sta accadendo lì ora. Tenetelo a mente e agite di conseguenza.
Ora esaminerò le 10 previsioni che ho fatto 8 anni fa e vedrò quanto hanno resistito alla luce degli eventi che si sono verificati negli ultimi tre giorni. Un’aspettativa ragionevole sarebbe che le avessi completamente sbagliate; se no, allora è una specie di piccolo miracolo. Per favore, tenete a mente anche questo.
1. L’artiglieria ucraina ha smesso quasi immediatamente di sparare. Non stanno più bombardando i quartieri residenziali di Donetsk e Lugansk. Questo perché le loro posizioni erano state individuate prima dell’operazione, e giovedì pomeriggio sono state completamente spazzate via con attacchi aerei, artiglieria e fuoco di razzi da terra, come primo ordine del giorno. I residenti locali sono felici che il loro terribile calvario sia finalmente giunto a termine.
Non è del tutto vero. Donetsk e Lugansk sono ancora bombardate sporadicamente, sebbene la maggior parte degli spari sia stata repressa e sempre più territorio sia liberato dalle forze ucraine per opera della milizia del Donbass (con le forze russe che svolgono un ruolo di supporto). Allo stesso tempo, nuove possibilità di carneficina tra i civili derivano dal fatto che i battaglioni nazisti ucraini, sotto la guida dei loro assistenti USA/NATO, nascondono armi pesanti nei distretti residenziali e usano i civili come scudi umani.
2. Le attività militari sul campo a Donetsk e Lugansk sono cambiate drammaticamente. Mentre prima coinvolgevano piccoli gruppi di combattenti della resistenza, i russi operano in battaglioni di 400 uomini e decine di veicoli blindati, seguiti da convogli di veicoli di supporto (autocisterne, comunicazioni, cucine da campo, ospedali da campo e così via). Il flusso di veicoli avanti e indietro è continuo, chiaramente visibile dalle ricognizioni aeree e dalle foto satellitari. Aggiungete a ciò il chiacchiericcio implacabile dei messaggi radio, tutti in russo, che chiunque vuole può intercettare, e l’operazione diventa impossibile da nascondere.
Ovviamente è proprio così. Nessuna persona sana di mente ora direbbe che non ci sono forze russe in Ucraina. Hanno reso la loro presenza la più ovvia possibile e la vista di colonne interminabili di veicoli militari russi che procedono senza ostacoli attraverso la campagna ucraina sembra stia cambiando radicalmente la mentalità della popolazione ucraina. Nel corso della storia, quest’ultima ha sempre cambiato rapidamente alleanza man mano che cambiavano le circostanze e le linee di battaglia, e questa volta probabilmente non farà eccezione.
3. L’esercito ucraino è prontamente sparito. Soldati e ufficiali allo stesso modo si sono tolti la divisa, hanno abbandonato le loro armi, e stanno facendo del loro meglio per mimetizzarsi con la gente del posto. Nessuno pensava che l’esercito ucraino avesse qualche probabilità di sconfiggere i russi. L’unica vittoria militare dell’Ucraina contro la Russia è stata alla battaglia di Konotop nel 1659, ma all’epoca l’Ucraina era alleata con il potente Khanato di Crimea, e, come forse avrete notato, questa volta la Crimea non è dalla parte dell’Ucraina.
Ancora una volta, non è del tutto vero. Si scopre che c’è un nazista incallito incorporato in ogni singolo distaccamento delle forze ucraine, e il suo compito è sparare a quelli che cercano di arrendersi. Tuttavia, un numero imprecisato di soldati ucraini si è arreso, ha firmato una promessa di non combattere più contro l’esercito russo, ha ricevuto del cibo ed è stato rimandato a casa. Nel complesso, l’esercito ucraino si sta rivelando non diverso dalle altre forze organizzate dalla NATO e addestrate dalla NATO, siano esse in Afghanistan, Georgia, Iraq o altrove. Tutti si rivelano subito del tutto inutili non appena arriva sulla scena una vera forza militare, siano essi russi, talebani o il califfato islamico. Degno di nota è anche il fatto che le grandi quantità di armi recentemente fornite all’Ucraina dagli Stati Uniti si sono rivelate del tutto inutili.
4. Ci sono posti di blocco russi ovunque. Ai civili locali è permesso di passare, ma chiunque sia associato con un governo, straniero o nazionale, è fermato per un interrogatorio. È stato istituito un sistema di filtraggio per far tornare le reclute smobilitate dell’esercito ucraino alle loro regioni d’origine, mentre i volontari e gli ufficiali sono inviati ai centri di detenzione in attesa di giudizio, per determinare se hanno ordinato di commettere crimini di guerra.
Questo non è affatto vero. Le truppe russe non si stanno impegnando in alcun modo con i civili, evitando scrupolosamente i quartieri residenziali e facendo del loro meglio per garantire che la fornitura di elettricità, acqua e altri beni essenziali non sia interrotta. Per quanto riguarda la denazificazione, non sono ancora sicuro di quale sia il piano, ma la mia impressione al momento è che questa sarà lasciata agli stessi ucraini. Ci sono buone probabilità che una volta che si renderanno conto di ciò che i nazisti e i loro padroni occidentali hanno fatto al loro paese, faranno del loro meglio per radunare i nazisti e appenderli ai lampioni. I nazisti vedranno arrivare questo momento (alcuni già lo vedonno) e scapperanno in Polonia o in Slovenia o in punti più a ovest.
5. La maggior parte dei posti di frontiera dell’Ucraina è ormai sotto il controllo russo. Alcuni sono stati rinforzati con sistemi di difesa aerea e di artiglieria e con battaglioni di carri armati, per dissuadere le forze della NATO dal tentativo di mettere in scena un’invasione. Civili e aiuti umanitari possono passare. Agli uomini d’affari è consentito il passaggio una volta che hanno compilato i moduli richiesti (che sono in russo).
Le guardie di frontiera ucraine lungo il confine russo hanno abbandonato i loro posti. Alcune di loro si sono avvicinate alla parte russa e si sono arrese. I confini russo e bielorusso sono sotto il controllo dei lati russo e bielorusso. I valichi di frontiera occidentali sono affollati da una quantità di persone che cercano di fuggire.
6. La Russia ha imposto una no-fly zone su tutta l’Ucraina. Tutti i voli civili sono stati cancellati. C’è una gran folla di membri dello staff del Dipartimento di Stato americano, di agenti della CIA e del Mossad, e delle ONG occidentali, tutti bloccati all’aeroporto di Borispol di Kiev. Alcuni stanno nervosamente chiamando tutti quelli che conoscono sui loro telefoni satellitari. I politici occidentali chiedono che siano evacuati immediatamente, ma le autorità russe vogliono trattenerli finché sia determinata la loro possibile complicità in crimini di guerra.
Il radar di volo mostra zero voli su tutta l’Ucraina. In effetti, il traffico aereo è stato interrotto in gran parte dell’Europa, con molti spazi aerei chiusi e molte nuove restrizioni al traffico. Molti turisti in vacanza, soprattutto quelli ucraini, sono bloccati ovunque si trovino. Quelli in Egitto sono fortunati: il governo egiziano sta pagando i loro soggiorni in hotel mentre sono bloccati lì. Gli occidentali, invece, dopo aver imparato la lezione dal fiasco in Afghanistan, sono fuggiti in anticipo dall’Ucraina. Dal momento che c’è una lunga lista di posti da cui scappare prima che la loro fortuna finisca, è positivo che stiano imparando a farlo.
7. Le solite teste parlanti ucraine, come il presidente Poroshenko, il primo ministro Jatsenjuk e altri, non sono più disponibili per essere intervistati dai media occidentali. Nessuno sa esattamente dove siano. Si dice che siano già fuggiti dal paese. Le folle hanno preso d’assalto le loro residenze abbandonate e sono rimaste sbalordite nello scoprire che erano tutte dotate di servizi igienici in oro massiccio. Gli oligarchi ucraini non si trovano da nessuna parte, tranne il signore della guerra Igor’ Kolomoiskij, che è stato trovato nella sua residenza, abbandonato dai suoi scagnozzi, morto per un attacco di cuore. (Contributo del Saker)
La testa parlante ucraina numero uno, il presidente e comico Zelenskij, si nasconde in un bunker a Leopoli, in stile Führer, circondato dai suoi scagnozzi nazisti. Le sue missive confuse ai fedeli sembrano essere state preregistrate. Allo stesso tempo, la guerra dell’informazione sta procedendo a ritmo sostenuto, con numerosi nuovi esempi di fake news che arrivano ogni giorno, troppi per tenerne traccia. Il vero divertimento inizierà quando i canali TV di Kiev si denazificheranno e gli ucraini si risveglieranno dal loro torpore di otto anni, capiranno alcune cose da soli e si arrabbieranno alla grande con coloro che hanno mentito loro per otto lunghi anni.
8. Alcuni degli oltre 800.000 profughi ucraini stanno iniziando a rientrare dalla Russia. Vivevano in tendopoli, molte dei quali nella vicina regione di Rostov, ma con l’inverno in arrivo sono desiderosi di tornare a casa, ora che i bombardamenti sono finiti. Insieme a loro, squadre di ricostruzione, camion di cemento e pianali di tubi, cavi elettrici e armature sono in arrivo per riparare i danni causati dai bombardamenti.
Questo deve ancora iniziare a succedere. Sarà un processo lento, dato che il numero di rifugiati ora, otto anni dopo, è salito a milioni, ed è sparpagliato in numerose regioni russe.
9. C’è ogni sorta di intensa attività diplomatica e militare di ogni tipo in tutto il mondo, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Le forze militari sono in stato di massima allerta, i diplomatici stanno girando di continuo e tenendo conferenze. Il presidente Obama ha appena tenuto una conferenza stampa per annunciare che “Noi non abbiamo ancora una strategia per l’Ucraina.” I suoi consiglieri militari gli dicono che la sua solita strategia di “bombardare un po’ e poi vedere cosa succede” non sarà probabilmente utile in questo scenario.
È sicuramente così. L’obiettivo per i leader occidentali ora è quello di apparire determinati e forti senza fare nulla di importante. Continuano a parlare di tagliare fuori la Russia dal sistema di messaggistica bancaria SWIFT, ma continuano a indietreggiare con orrore quando si rendono conto di cosa significheranno per i loro prezzi dell’energia (che sono già pericolosamente alti). La posizione russa nei confronti delle sanzioni occidentali sembra essere “Procedete; siamo pronti!” Apparentemente, otto anni sono stati sufficienti alla Russia per prepararsi a fondo a questo evento.
10. Kiev si è arresa. Ci sono carri armati russi sulla piazza del Majdan. La fanteria russa sta rastrellando i resti della Guardia Nazionale dell’Ucraina. È stato infatti imposto un coprifuoco. L’operazione della presa di Kiev è stata simile all’operazione “Shock and Awe” a Baghdad: un paio di forti colpi e poi un piagnucolio.
È improbabile che i carri armati russi entrino nel centro della città; sono concentrati sulla distruzione di installazioni militari, sulla smobilitazione dell’esercito ucraino e sulla distruzione dei battaglioni nazisti. C’è comunque un coprifuoco in vigore a Kiev.
Un altro sviluppo significativo degno di nota: le forze russe si stanno occupando degli impianti nucleari ucraini, compreso quello di Chernobyl, che ora è sotto il controllo congiunto russo-ucraino. Ciò ridurrà le possibilità che i nazisti ucraini cerchino di far saltare in aria uno di loro sulla loro allegra via verso l’inferno. L’Ucraina ha 15 reattori nucleari e, poiché ha praticamente esaurito ogni altra fonte di energia, li ha impiegati tutti a pieno regime. Due di loro si sono fermati di recente a causa di problemi tecnici. La Russia sta lavorando molto duramente per rendere meno possibile uno scenaro Chernobyl 2.0.
Non sono sicuro di quale voto dovrei darmi per le mie previsioni. I pianificatori politici e militari russi si sono rivelati un po’ più intelligenti di me, ma questa non è affatto una sorpresa. Dopotutto, hanno tutte le risorse intellettuali di un paese enorme e potente, mentre io sono solo un tizio con una sedia da ufficio e un laptop.
Mi interessa fare altre previsioni sull’Ucraina? Ma certo, perché no!
1. Le regioni di Donetsk e Lugansk proseguiranno il loro percorso di integrazione sempre più stretta nella Federazione Russa. Fanno già parte dello spazio monetario russo, i loro sistemi educativi sono integrati con quelli russi (stessi standard e procedure), i loro sistemi di difesa sono completamente integrati e diplomaticamente agiscono come un’unità ben sincronizzata.
2. Un’area più a ovest, che comprende probabilmente l’intero bacino del fiume Dnepr e il litorale del Mar Nero, dal confine bielorusso al confine romeno, farà parte di una zona russa. Le regioni all’interno di questa zona avranno autonomia politica all’interno di un quadro generale di sicurezza ed economico legato alla Russia. I contorni approssimativi di quest’area possono essere determinati dalla seguente mappa linguistica. Le aree in rosso e arancione sono di lingua russa e fanno naturalmente parte della zona russa. Le uniche due eccezioni saranno un’enclave carpato-russa (in viola) che dovrà essere amministrata separatamente e un’enclave ungherese (in verde) che potrebbe anche essere assorbita nell’Ungheria.
3. Più a ovest si estenderà una zona che sarà avvolta in carta fantasia con nastri e fiocchi e presentata come un regalo extra-speciale all’Unione Europea, da amare e da accudire, e per cui soffrire di emicranie e aneurismi. In parole povere, l’area gialla è quella di lingua ucraina ed è un buffet all-you-can-eat (per favore, non ingozzatevi) per l’Occidente. Ha un terreno relativamente povero e un’alta incidenza di imbecillità da carenza di iodio nella popolazione generale. È anche il luogo da dove viene il nazionalismo ucraino e da dove ha avuto origine l’attuale pestilenza nazista ucraina. La posizione russa dovrebbe essere (se posso essere così audace da raccomandare cosa dovrebbe fare il governo russo) sulla falsariga di “Se vi piacciono i vostri nazisti ucraini, potete tenervi i vostri nazisti ucraini”.
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Articolo originale di Dmitry Orlov del 27 febbraio 2022
Traduzione a cura della Parrocchia Ortodossa di Torino
–,questo Art. mi ha piacevole coinvolto perché il suo estensore è membro della Chiesa Ortodossa di Torino, che è la città dove nacqui durante la guerra nazifascista precedente a questa che è iniziata nel 2014 ,con Maidan a Kiev ed è stata nascosta per 8 anni dai media occidentali, italiani inclusi).
Rappresenta dunque la voce del Patriarcato di Mosca e quindi difende l’interpretazione dei fatti accaduti nel solco della Verità. Il suo scritto non ha omesso nulla e ha messo alla prova del Tempo le sue previsioni di allora: non erano profezie ed erano ben fondate e circostanziate.
dalla data in cui è stato scritto l’articolo ,27/2/22, sono passati solo tre giorni ma è già successo dio tutto ciò che non era possibile prevedere.
Questa settimana non vedrà svolgersi episodi che possano interrompere la guerra in corso e i decisori occidentali dovranno mettersi in cuore in pace : hanno costretto la Russia a tagliare il nodo di Gordia o arrendersi agli interessi delle élite mondiali(interessi personali privati).
La Russia , ha detto Putin ed il vero popolo russo , non l’avrete!
Cherson ha aperto l’Ovest… consentendo la apertura di nuovi fronti e nuove direttrici di marcia…
Risalendo a Nord lungo il Dnepr…
Sbarcando a Odessa.
Moltiplicare i fronti (strategia che fu dell’Armata Rossa nella 2 GM)
Costringe l’avversario a sguarnire altri fronti già sotto pressione.
Odessa un pò la temo…
Mustafà sarà costretto a valutare la lesione del suo protettorato regionale, …non l’acceterà.
( tratto dal sito di Meyssan di oggi 2 marzo22)
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ESCALATION DELLE TENSIONI (8)
È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra
di Thierry Meyssan
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La Russia non fa guerra al popolo ucraino, ma a un piccolo gruppo di persone intrinseche al potere statunitense, gruppo che ha trasformato l’Ucraina a sua insaputa: gli Straussiani. Una consorteria costituitasi mezzo secolo fa e che già ha perpetrato un numero incredibile di crimini in America Latina e in Medio Oriente, senza che il popolo statunitense ne fosse consapevole. Ecco la loro storia.
RETE VOLTAIRE | PARIGI (FRANCIA) | 1 MARZO 2022
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Leo Strauss
Questo articolo è il seguito di:
1. «La Russia vuole costringere gli USA a rispettare la Carta delle Nazioni Unite», 4 gennaio 2022.
2. «In Kazakistan Washington porta avanti il piano della RAND, poi toccherà alla Transnistria», 11 gennaio 2022.
3. «Washington rifiuta di ascoltare Russia e Cina», 18 gennaio 2022.
4. «Washington e Londra colpite da sordità», 1° febbraio 2022.
5. “Washington e Londra tentano di preservare il dominio sull’Europa”, 8 febbraio 2022.
6. “Due interpretazioni della vicenda ucraina”, 15 febbraio 2022.
7. “Washington suona la tromba di guerra, ma gli alleati desistono”, 23 febbraio 2022.
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All’alba del 24 febbraio le forze russe sono entrate massicciamente in Ucraina. Secondo il presidente Vladimir Putin, che ha pronunciato nello stesso momento un discorso televisivo, l’operazione speciale è l’inizio della risposta della Russia a «coloro che aspirano a dominare il mondo» e stanno espandendo le infrastrutture della Nato alle porte del Paese. Nel lungo intervento il presidente ha riassunto come la Nato ha distrutto la Jugoslavia, senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, spingendosi fino a bombardare nel 1999 Belgrado. Ha poi ripercorso le distruzioni degli Stati Uniti in Medio Oriente, Iraq, Libia e Siria. Solo dopo questa lunga esposizione ha annunciato l’invio delle truppe in Ucraina con una duplice missione: distruggere le forze armate legate alla Nato e finirla con i gruppi neonazisti armati dalla Nato.
Tutti gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica hanno immediatamente denunciato l’occupazione dell’Ucraina, paragonandola a quella della Cecoslovacchia durante la “Primavera di Praga” (1968): la Russia di Vladimir Putin avrebbe adottato la “dottrina Breznev” dell’Unione Sovietica. Per questo motivo il mondo libero deve punire il redivivo “Impero del Male” infliggendogli «costi devastanti».
L’interpretazione dell’Alleanza Atlantica vuole innanzitutto privare la Russia del suo principale argomento: certamente la Nato non è una confederazione fra eguali, è una federazione gerarchizzata comandata dagli anglosassoni; ma la Russia agisce allo stesso modo: non riconosce agli ucraini il diritto di scegliere il proprio destino, come fecero i sovietici con i cecoslovacchi. Certamente la Nato si muove violando i principi di sovranità e uguaglianza fra Stati sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, ma non deve essere sciolta, a meno che non sia sciolta anche la Russia.
Forse, ma probabilmente no.
Il discorso del presidente Putin non era contro l’Ucraina, né contro gli Stati Uniti, ma esplicitamente contro «coloro che ambiscono a dominare il mondo», ossia contro gli “Straussiani” intrinsechi al potere statunitense. Era a questi ultimi che si rivolgeva la sua dichiarazione di guerra.
Il 25 febbraio il presidente Putin definiva il potere di Kiev «cricca di drogati e neonazisti». Affermazioni, secondo i media atlantisti, di un malato di mente.
Nella notte fra il 25 e il 26 febbraio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rivolgeva alla Russia, attraverso l’ambasciata di Cina a Kiev, una proposta di cessate-il-fuoco. Il Cremlino rispondeva immediatamente ponendo le seguenti condizioni:
– arresto di tutti i nazisti (Dmitro Yarosh e il Battaglione Azov, e così via);
– sostituzione di tutti i nomi delle vie e rimozione dei monumenti che glorificano i collaboratori dei nazisti durante la seconda guerra mondiale (Stepan Bandera e altri);
– deposizione delle armi.
La stampa atlantista lo ignorava, ma il resto del mondo che lo sapeva tratteneva il fiato. La negoziazione è fallita dopo poche ore per l’intervento di Washington. Solo allora le opinioni pubbliche occidentali ne sono state informate, ma le condizioni dei russi sono state tenute nascoste.
Di cosa parla il presidente Putin? Contro chi si batte? E quali sono i motivi che hanno reso cieca e muta la stampa atlantista?
Paul Wolfowitz
BREVE STORIA DEGLI STRAUSSIANI
È opportuno soffermarsi su questo gruppo, gli Straussiani, del quale gli Occidentali sanno molto poco. Sono personaggi, tutti ebrei, assolutamente non rappresentativi né degli ebrei statunitensi né delle comunità ebraiche nel mondo. Sono stati formati dal filosofo tedesco Leo Strauss, rifugiatosi, all’avvento al potere dei nazisti, negli Stati Uniti, ove divenne professore di filosofia all’università di Chicago. Molte testimonianze attestano che Strauss plasmava un ristretto gruppo di fidati allievi attraverso l’insegnamento orale, di cui perciò non esistono tracce scritte. Spiegava loro che il solo modo per gli ebrei di sottrarsi a un nuovo genocidio è costituire una propria dittatura. Chiamava gli allievi opliti (i soldati di Sparta) e li spediva a disturbare le lezioni dei rivali. Da ultimo insegnava loro la discrezione ed elogiava la «nobile menzogna». Strauss è morto nel 1973, ma la comunità studentesca si è perpetuata.
Mezzo secolo fa, nel 1972, gli Straussiani iniziarono a formare un gruppo politico. Tutti facevano parte della squadra del senatore Democratico Henry “Scoop” Jackson, in particolare Elliott Abrams, Richard Perle e Paul Wolfowitz. Lavoravano a stretto contatto con un gruppo di giornalisti trozkisti, anche loro ebrei, che si erano conosciuti al City College of New York e pubblicavano la rivista Commentary. Venivano chiamati gli “Intellettuali newyorkesi” (New York Intellectuals). Sia gli Straussiani sia gli Intellettuali newyorkesi erano molto legati alla CIA, ma anche, grazie al suocero di Perle, Albert Wohlstetter (stratega militare USA), alla Rand Corporation, il think tank del complesso militare-industriale. Molti di questi giovani si sposarono tra loro, fino a formare un gruppo compatto di un centinaio di persone.
In piena crisi Watergate (1974) il clan redasse e fece adottare l’“emendamento Jackson-Vanik”, che imponeva all’Unione Sovietica di autorizzare l’emigrazione della popolazione ebrea in Israele con minacce di sanzioni economiche. Fu il loro atto fondatore.
Nel 1976 Wolfowitz [1] fu un uno degli artefici del Team B, incaricato dal presidente Gerald Ford di valutare la minaccia sovietica [2]. L’esito fu un rapporto delirante in cui l’Unione Sovietica veniva accusata di prepararsi a conquistare un’«egemonia globale». La guerra fredda cambiò natura: lo scopo non era più isolare (containment) l’URSS, ma fermarla per salvare il «mondo libero».
Gli Straussiani e gli Intellettuali newyorkesi, tutti di sinistra, si misero al servizio del presidente di destra Ronald Reagan. Bisogna capire che entrambi questi gruppi in realtà non sono né di sinistra né di destra. Del resto alcuni loro membri hanno transitato ben cinque volte dal Partito Democratico al Partito Repubblicano e viceversa: l’importante è infiltrare il potere, a qualsiasi ideologia appartenga. Abrams divenne assistente del segretario di Stato. Condusse un’operazione in Guatemala, dove mise al potere un dittatore e sperimentò, con ufficiali del Mossad israeliano, la creazione di riserve per indiani maya, per poterne poi adottare il modello in Israele con gli arabi palestinesi (la Resistenza Maya è valsa a Rigoberta Menchú il premio Nobel per la pace). Abrams continuò i suoi soprusi in Salvador e poi, con l’affare Iran-Contras, contro i sandinisti in Nicaragua. Da parte loro gli Intellettuali newyorkesi, ora chiamati Neoconservatori, crearono il Fondo Nazionale per la Democrazia (National Endowment for Democratie – NED) e l’Istituto degli Stati Uniti per la Pace (U.S. Institute of Peace); un dispositivo che organizzò moltissime rivoluzioni colorate, a cominciare dalla Cina, con il tentativo di colpo di Stato del primo ministro Zhao Ziyang e la repressione di piazza Tienanmen che ne seguì.
Alla fine del mandato di George H. Bush (padre), Wolfowitz, all’epoca numero tre del segretariato alla Difesa, elaborò un documento [3] attorno a un’idea centrale: dopo la decomposizione dell’URSS, gli Stati Uniti devono prevenire l’emergenza di nuovi rivali, a cominciare dall’Unione Europea. Il testo si concludeva con l’auspicio di azioni unilaterali, ossia di mettere fine alla concertazione delle Nazioni Unite. Wolfowitz fu senza dubbio l’ideatore della “Tempesta del deserto”, l’operazione di distruzione dell’Iraq che permise agli Stati Uniti di cambiare le regole del gioco e di organizzare un mondo unilaterale. È in questo periodo che gli Straussiani valorizzarono i concetti di «cambiamento di regime» e di «promozione della democrazia».
Gary Schmitt, Abram Shulsky e Paul Wolfowitz si sono insinuati nella comunità dell’intelligence statunitense grazie al Gruppo di lavoro per la Riforma dell’Intelligence (Consortium for the Study of Intelligence’s Group on Intelligence Reform). Criticarono la presunzione aprioristica che gli altri governi ragionino come quello degli Stati Uniti [4]. Poi criticarono l’assenza di direzione politica dell’intelligence, che la lascia vagare fra soggetti di poca importanza, invece di concentrarsi su quelli essenziali. Politicizzare l’intelligence era quel che Wolfowitz aveva già fatto con il Team B e che ricominciò a fare nel 2002, con l’Ufficio dei Piani Speciali (Office of Special Plans), inventando pretesti per nuove guerre contro Iraq e Iran (la «nobile menzogna» di Leo Strauss).
Gli Straussiani furono estromessi dal potere durante il mandato di Bill Clinton. S’introdussero allora nei think tank di Washington. Nel 1992 William Kristol e Robert Kagan (marito di Victoia Nuland, ampiamente citata negli articoli precedenti) pubblicarono un articolo su Foreign Affairs in cui deploravano la timida politica estera del presidente ed esortavano a un rinnovamento dell’«egemonia disinteressata degli Stati Uniti» (benevolent global hegemony) [5]. L’anno successivo fondarono il Progetto per un Nuovo Secolo Americano (Projet for a New American Century, PNAC) nei locali dell’Istituto Americano per l’Impresa (American Entreprise Insitute), di cui Schmitt, Shulsky e Wolfowitz erano membri. Tutti gli estimatori non ebrei di Leo Strauss, fra cui il protestante Francis Fukuyama, l’autore di La fine della storia, si unirono immediatamente.
Richard Perle
Nel 1994 Richard Perle (alias Principe delle tenebre), all’epoca trafficante d’armi, divenne consigliere del presidente ex nazista Alija Izetbebovič in Bosnia Erzegovina. Fu Perle a far venire dall’Afghanistan Osama Bin Laden e la sua Legione Araba (antesignana di Al Qaeda) per difendere il Paese. Perle sarà anche membro della delegazione bosniaca alla firma degli Accordi di Dayton a Parigi.
Nel 1996 membri del PNAC, fra cui Richard Perle, Douglas Feith e David Wurmser, redassero, all’interno dell’Institute for Advanced Strategic and Political Studies, IASP, uno studio per conto del nuovo primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Il rapporto [6] raccomandava l’eliminazione di Yasser Arafat, l’annessione dei territori palestinesi, la guerra contro l’Iraq per trasferirvi in seguito i palestinesi. Il documento traeva ispirazione non soltanto dalle teorie politiche di Leo Strauss, ma anche da quelle di un amico di Strauss, Ze’ev Jabotinsky, fondatore del «sionismo revisionista», di cui il padre di Netanyahu fu segretario particolare.
Robert Kagan
Il PNAC raccolse fondi per la candidatura di George W. Bush (figlio) e pubblicò prima della sua elezione il celebre rapporto «Ricostruire le difese dell’America» (Rebuilding America’s Defenses), ove auspicava una catastrofe comparabile a quella di Pearl Harbor, pretesto per scaraventare il popolo statunitense in una guerra per l’egemonia globale. Sono esattamente i termini usati l’11 settembre 2001 dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, membro del PNAC.
Grazie agli attentati dell’11 Settembre, Perle e Wolfowitz installarono all’ombra di Rumsfeld l’ammiraglio Arthur Cebrowski, che vi svolse un ruolo analogo a quello di Albert Wohlstetter durante la guerra fredda. Impose la strategia della «guerra senza fine»: le forze armate statunitensi non devono più vincere guerre, ma scatenarne tante e farle durare il più a lungo possibile. Lo scopo è distruggere tutte le strutture politiche degli Stati presi di mira per ridurre in miseria le popolazioni e privarle di ogni mezzo per difendersi dagli Stati Uniti [7]; una strategia messa in atto da vent’anni in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen…
L’alleanza fra Straussiani e sionisti revisionisti fu suggellata nel 2003, in occasione di una grande conferenza a Gerusalemme, cui personalità politiche israeliane di ogni genere sfortunatamente si ritennero in dovere di partecipare [8]. Non c’è quindi da meravigliarsi che nel 2006 Victoria Nuland (moglie di Robert Kagan), all’epoca ambasciatrice della Nato, sia intervenuta per proclamare un cessate-il-fuoco in Libano, consentendo all’esercito israeliano battuto di non essere inseguito dallo Hezbollah.
Bernard Lewis e Benjamin Netanyahu
Ufficio stampa del primo ministro.
C’è qualcuno che, come Bernard Lewis, ha lavorato con i tre gruppi: gli Straussiani, i Neoconservatori e i sionisti revisionisti. Ex agente dell’intelligence britannica, Lewis acquisì la cittadinanza statunitense e quella israeliana, fu consigliere di Benjamin Netanyahu e membro del Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Lewis, che a metà carriera affermava che l’islam è incompatibile con il terrorismo e che i terroristi arabi sono in realtà agenti sovietici, in seguito cambiò idea e, con massima disinvoltura, assicurò che è l’islam a predicare il terrorismo. Per conto del Consiglio per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Lewis inventò la strategia dello «scontro di civiltà», che consiste nella strumentalizzazione delle differenze culturali al fine di mobilitare i mussulmani contro gli ortodossi; concetto reso popolare dal suo assistente al Consiglio, Samuel Huntington, che però non lo presentò come strategia, ma come fatalità contro la quale occorreva agire. Huntington iniziò la carriera come consigliere dei servizi segreti sudafricani dell’apartheid; in seguito scrisse un libro, The Soldier and the State [9], in cui sostiene che i militari, regolari e mercenari, costituiscono una casta a sé, la sola capace di comprendere i bisogni di sicurezza nazionale.
Dopo la distruzione dell’Iraq, gli Straussiani furono bersaglio di ogni sorta di polemica [10]. Tutti si meravigliavano che un gruppo così ristretto, appoggiato da giornalisti neoconservatori, avesse potuto acquisire simile autorevolezza senza che se ne fosse dibattuto pubblicamente. Il Congresso degli Stati Uniti designò un Gruppo di studio sull’Iraq, la Commissione Baker-Hamilton, per valutarne la politica: il rapporto condannò, pur senza nominarla, la strategia Rumsfeld/Cebrowski, deplorando le centinaia di migliaia di morti provocate. Rumsfeld si dimise, ma il Pentagono ne prosegue inesorabilmente la strategia, senza mai adottarla ufficialmente.
Nell’amministrazione Obama gli Straussiani entrarono nel gabinetto del vicepresidente Joe Biden. Il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Jacob Sullivan, svolse un ruolo centrale nell’organizzazione delle operazioni contro la Libia, la Siria e il Myanmar; un altro consigliere, Antony Blinken, si concentrò invece sull’Afghanistan, il Pakistan e l’Iran. Fu Blinken a pilotare i negoziati con la Guida suprema Ali Khamenei, che sfociarono nell’arresto e nella reclusione dei principali membri della squadra del presidente Mahmud Ahmadinejad, in cambio dell’accordo sul nucleare.
Il cambiamento di regime a Kiev del 2014 fu organizzato dagli Straussiani. Il vicepresidente Biden vi s’impegnò risolutamente. Victoria Nuland si recò in Ucraina per sostenere gli elementi neonazisti del Settore Destro e supervisionare il commando israeliano “Delta” [11] in piazza Maidan. Un’intercettazione telefonica rivelò il suo auspicio d’«inculare l’Unione Europea» (sic), nella tradizione del rapporto Wolfowitz del 1992. Ma i dirigenti dell’Unione Europea non capirono e si limitarono a deboli proteste [12].
“Jake” Sullivan e Antony Blinken sistemarono il figlio del vicepresidente Biden, Hunter, nel consiglio di amministrazione di una delle più importanti società di gas, Burisma Holdings, nonostante l’opposizione del segretario di Stato John Kerry. Hunter Biden è un eroinomane che servirà da paravento a una gigantesca truffa a danno del popolo ucraino. Sotto la sorveglianza di Amos Hochstein, il figlio di Biden individuerà parecchi suoi compagni di sballo per farne altri uomini di paglia a capo di diverse società, così da saccheggiare il gas ucraino. Sono costoro che il presidente Putin ha definito «cricca di drogati».
Sullivan e Blinken si appoggiano al padrino mafioso Ihor Kolomoïnsky, che possiede la terza ricchezza del Paese. Benché ebreo, finanzia i duri del Settore Destro, organizzazione neonazista che lavora per la Nato e si batté in piazza Maidan al momento del “cambiamento di regime”.
Kolomoïnsky approfitta delle sue entrature per prendere il potere nella comunità ebraica europea, ma altri della sua stessa parrocchia si oppongono e lo espellono dalle associazioni internazionali. Ciononostante riesce a far nominare il capo del Settore Destro, Dmytro Yarosh, vicesegretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa ucraino e a farsi nominare governatore della regione di Dnipropetrovsk. I due uomini saranno rapidamente allontanati da ogni incarico politico. È il loro gruppo che il presidente Putin ha definito «cricca di neonazisti».
Nel 2017 Blinken fonda WestExec Advisors, società di consulenza di cui fanno parte ex alti funzionari dell’amministrazione Obama e molti Straussiani. L’attività di questa società è estremamente discreta. Utilizza le relazioni politiche degli adepti per fare soldi: ciò che in ogni Stato di diritto sarebbe chiamato corruzione.
Joe Biden non è uno Straussiano, ma da una quindicina d’anni fa affari con loro. Qui con Antony Blinken.
GLI STRAUSSIANI SEMPRE UGUALI A LORO STESSI
Con il ritorno di Joe Biden alla Casa Bianca, questa volta come presidente degli Stati Uniti, gli Straussiani governano l’insieme del sistema. Sullivan è consigliere nazionale per la Sicurezza, Blinken è segretario di Stato e al suo fianco c’è Victoria Nuland. Come ho riferito nei precedenti articoli, a ottobre 2021 Nuland si reca a Mosca e minaccia di schiacciare l’economia della Russia se questa non si mette in riga. È l’inizio dell’attuale crisi.
A Kiev la sottosegretaria di Stato Nuland tira fuori di nuovo Dmitro Yarosh e lo impone al presidente Zelensky, ex attore televisivo protetto da Ihor Kolomoïsky, che il 2 novembre 2021 lo nomina consigliere speciale del capo delle forze armate, generale Valerii Zaluzhnyi. Quest’ultimo, autentico democratico, inizialmente si oppone, alla fine accetta. Interrogato dalla stampa sulla sorprendente coppia che forma con Yarosh, Zaluzhnyi si rifiuta di rispondere e allude a un problema di sicurezza nazionale. Yarosh offre tutta la sua collaborazione al “führer bianco”, colonnello Andrey Biletsky, e al suo Battaglione Azov. Dall’estate 2021 questa copia della divisione SS Das Reich è inquadrata da ex mercenari statunitensi di Blackwater [13].
Questa lunga digressione, servita a connotare gli Straussiani, ci costringe ad ammettere che l’aspirazione della Russia è comprensibile, perfino auspicabile. Sbarazzare il mondo dagli Straussiani significherebbe rendere giustizia agli oltre milione di morti che hanno causato e salvare quelli che s’apprestano ad ammazzare. Resta da vedere se l’intervento militare in Ucraina è il mezzo appropriato.
In ogni caso, se la responsabilità degli avvenimenti in corso cade sugli Straussiani, anche tutti coloro che li hanno lasciati agire senza intervenire ne portano la responsabilità. A cominciare da Germania e Francia, che sette anni fa firmarono gli Accordi di Minsk e non hanno fatto nulla per farli rispettare; in secondo luogo la cinquantina di Stati che, sebbene firmatari delle dichiarazioni dell’OSCE che vietano l’estensione della Nato a est della linea Oder–Neisse, non hanno fatto nulla. Solo Israele, che si è sbarazzata dei sionisti revisionisti, ha espresso una posizione non categorica sugli avvenimenti.
Ecco una lezione da trarre da questa crisi: i popoli di Paesi retti democraticamente sono responsabili delle decisioni prese da chi li governa e mantenute a lungo, anche dopo alternanze di potere.
Thierry Meyssan
Traduzione
Rachele Marmetti
Strauss era giovane ricercatore universitario quando già Carl Schmitt era con Heidegger negli anni 20 una delle 2 stelle del mondo accademico tedesco…
Pubblicamente Schmitt lodava Strauss come una delle giovani menti più interessanti e pur giovane già quasi al suo livello sia nella ricerca giuridica che politologica e, pur ebreo, convinse il proprio editore a pubblicare gli scritti di Strauss… quando Hitler diventa Cancelliere, le SS puntano Strauss… interviene Schmitt che lo salva… e potendo così emigrare in USA.
Poi, dal 45, Strauss non mosse un dito, non pronunciò una parola benevola nemmeno mascherata dalla saggistica culturale specialistica per il povero Schmitt, 2 volte imprigionato, 2 volte processato, 2 volte assolto con “non luogo a procedere”… ma che perse la cattedra ottenuta sin dagli anni 20 e che fu isolato.
Strauss, Indifferente, e ingrato.
Soltanto Marcuse nel 48-49 nel suo primo libro dell’autoesilio americano – Ragione e Rivoluzione – non può fare a meno di riconoscere la statura e la credibilità intellettuale di Schmitt… ma con tipico metodo dialettico ebraico…in negativo… (ovviamente…!).
Consiglierei di leggere questo articolo di Blondet ( https://www.maurizioblondet.it/il-silenzio-del-non-innocenti/ ). Qualora uscissero prove che il Covid-19 è stato creato in laboratorio dagli USA per imporre una vaccinazione di massa con obiettivi inconfessabili allora il nido di vermi dell’Ucraina esploderebbe in tutta la sua virulenza!
Grazie per il consiglio di lettura, probtamente accolto.
Voglio ricambiare con un articolo comparso su ComeDonChisciotte (sito al quale sono affezionato perché per anni sono stato pubblicato anch’io, prima di smettere):
https://comedonchisciotte.org/sui-laboratori-biologici-del-pentagono-in-ucraina/
Sui laboratori biologici del Pentagono in Ucraina
di Leonid Savin
geopolitica.ru
Cari saluti
Guardando la mappa presentata dall’analista Orlov vediamo che il rosso-russo è molto esteso e personalmente non credo che la Federazione Russa voglia annettersi tutta quell’area, o comunque costituire repubbliche indipendenti come quelle di Donetsk e Luhansk su uno spazio così vasto …
Posso pensare che potrebbe essere vantaggioso, per la Federazione Russa, spaccare l’ukraina in tre parti per vari motivi, uno dei quali, di vitale importanza, è senz’altro ridurne la minaccia ai suoi confini, controllare alcuni territori più facilmente controllabili per la presenza maggioritaria dei russi, ridurre di molto il territorio che può sempre finire, anche se “denazificato”, nelle mani degli usa-nato, spostando i confini verso ovest e garantendo meglio la sua sicurezza.
E’ chiaro che un’ukraina spaccata in tre parti (un po’ meno in due) darebbe maggior sicurezza ai russi, per non essere in futuro aggrediti, o provocati costringendoli a combattere com’è stato negli ultimi otto anni.
Cari saluti
Ho una sensazione leggendo la stampa russa non sorpresa, come noi, dalla lentezza dell’attacco.
Noi, io almeno, aspettavamo una fulminea valanga di 3 giorni…
In Russia no.
Perchè?
Può essere una ripetizione del voluto camuffamento con falso impaccio della guerra della Finlandia che convinse i Tedeschi della assoluta arretratezza dell’Armata Rossa, carrarmati pochi, leggeri e malfunzionanti, ufficiali fermi alla 1^ g.m.
Fu scelta voluta dalla STAWKA E Stalin… sapevano che il vero Nemico sarebbe poi rimasto sorpreso del potentissimo T34.
Sui visti turistici riaperti dal 1 marzo… altro che turismo, io chiederei la cittadinanza!
@Redazione…
Da una settimana è impossibile connettersi a ria.ru, ossia ria novosty nemmeno passando direttamente da Yandex.
È problema mio, oppure iniziano a tagliare linee… gli Straussiani?
Voi vi collegate?
Io in questo sito ( https://www.tvdream.net/web-tv/paesi/russia/ ) non riesco a vedere le televisioni russe! Le altre televisioni si vedono. La democrazia in diretta!
Vi comunico – ma probabilmente lo sapete già – che Sputnik Italia (ex Voce della Russia) è raggiungibile e fruibile.
Cari saluti