Le autorità ucraine non hanno mai compreso perché il loro paese abbia iniziato a cadere a pezzi. Intendono ancora continuare con una politica di ucrainizzazione, e perseguono lo stabilirsi di uno stato mono-etnico, anche se in modalità più morbida rispetto a quanto accadeva con Poroshenko. E questo nonostante il fatto che nella stessa Europa, dove l’Ucraina post-Maidan aspira ad entrare, la politica di unificazione è stata da lungo tempo abbandonata. In Europa, il multiculturalismo e le differenze linguistiche vengono promosse attivamente. Inoltre, anche in Canada, paese cui la moderna Ucraina si paragona, viene promosso l’approccio a differenti culture come parti dello stesso mosaico. E negli USA, il concetto di melting pot viene gradualmente abbandonato, e quello cosiddetto di salad bowl viene considerato più politicamente corretto, quando ci sono molte culture in uno stato. Per non citare la Russia, dove culture e lingue differenti che vivono nella Federazione Russa vengono preservate e sviluppate, mentre allo stesso tempo la lingua russa e la cultura russa unificata si stanno sviluppando. Questo è quanto il nuovo governatore della regione di Lugansk [nominato da Kiev] Sergey Gaidy ha detto:
Dobbiamo andare verso un lungo percorso culturale per passare da un popolo ad una nazione. Una lunga strada verso l’autoidentificazione di noi come ucraini.
E qui seguono le parole del ben conosciuto presentatore TV Ostap Drozdov sui residenti del Donbass, dette nello stesso periodo in cui il governatore di Lugansk parlava della necessità di rendere gli abitanti di Lugansk consci ucraini:
Tutta la storia del Donbass è una storia di pigrizia globale. È gente pigra. Tutta la storia della momentanea occupazione e non controllo di quelle terre ucraine, sta nella loro richiesta: “Non vogliamo cambiare e non cambieremo, vogliamo essere come siamo, pro Russia, Soviet, vatnik che ha il diritto di essere in quel modo”. La domanda per gli ucraini, se si parla di reintegrazione è, volete porre per loro le condizioni per farli cambiare? Questa è la grande domanda.
Come possiamo vedere, sia il governatore di Lugansk che vuole sembrare tollerante, sia il giornalista di Lvov che cerca gloria facile insultando regolarmente con impunità i residenti del Donbass, parlano della stessa cosa. Solo che il funzionario si è espresso senza insulti: Galday è un sostenitore di, come la chiama lui, una “ucrainizazione affettiva”.
Ma, in un modo o nell’altro, si parla del desiderio di rendere galiziani i cittadini del Donbass. La popolazione dell’Est Ucraina, secondo i piani dei nazionalisti e dei loro servitori al potere, deve rinunciare alla propria lingua e alla propria cultura. Invece degli eroi della Grande Guerra Patriottica, invece di Zukhov e Vakunin, i residenti dell’est (e del sud) del paese dovrebbero onorare Bandera e Shukhevych. E la stessa definizione della guerra del ‘41-‘45 come Grande Guerra Patriottica, che attualmente non è in uso in Ucraina. Secondo la legge sulla decomunistizzazione, questa guerra viene chiamata Seconda Guerra Mondiale, e i banderisti, complici di Hitler, vengono considerati i principali partecipanti da parte Ucraina (che non esiste affatto nella storia di questa guerra) e la liberazione dell’Ucraina viene attribuita a loro.
I residenti di est e sud Ucraina vengono spinti ad abbandonare parenti e amici in Russia, e viene pianificato di chiudere fuori la Russia stessa tramite un muro. Non bisogna meravigliarsi che il Gabinetto dei Ministri ucraino abbia deciso che i cittadini ucraini dal 1° marzo 2020 potranno visitare la Russia non con passaporti interni, come accade ora, ma con passaporto estero. Naturalmente questo viene fatto per complicare ulteriormente i contatti tra i rappresentanti di popoli fratelli. Una cosa del genere non è stata fatta nemmeno sotto Poroshenko!
I residenti dell’Ucraina, secondo il piano dei nazionalisti, dovrebbero parlare esclusivamente ucraino, sarebbero obbligati a professare la vuota ideologia banderista, e l’Ortodossia dovrebbe seguire la forma scismatica della OCU, che con ogni probabilità si unirà presto agli Uniati. Ora, specialmente dopo la celebrazione del Natale Cattolico, che in Ucraina è considerato festivo, si parla sempre più spesso di questo. Inoltre, 11 deputati del Parlamento Ucraino, membri della fazione di Zelensky “Servi del popolo”, proprio alla fine di dicembre hanno presentato una proposta di legge che propone il divieto di mostrare personaggi al vertice dell’URSS, della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina, repubbliche federali e autonome, e anche i quadri del partito comunista in una luce positiva, partendo dal segretario del Comitato Regionale e anche gli impiegati dei corpi di sicurezza statale sovietici. Vogliono bandire anche la disseminazione di informazioni che neghino la “natura criminale” del governo comunista in Ucraina dal 1917 al 1991, e vogliono [in inglese] addirittura impedire la descrizione positiva del lavoro delle autorità russe. Salta fuori che le persone elette nel partito di Zelensky, che ha costruito tutta la sua campagna elettorale sulla critica delle politiche di Poroshenko, continui queste politiche nelle loro peggiori manifestazioni. Specialmente nei termini della cosiddetta decomunistizzazione, l’assurda negazione del passato dell’Ucraina come Repubblica Socialista Sovietica.
Questa politica è criminale e contraria alla costituzione dell’Ucraina e, inoltre, viola i basilari diritti umani e le libertà che anche la commissione di Venezia ha dovuto riconoscere. Dopotutto, lo stesso ex presidente ucraino Leonid Kravchuk, che viene costantemente mostrato sui canali televisivi ucraini ed è stato Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista ucraino, non ha diritto di parlare di sé stesso in modo positivo. Deve o tacere o rimproverarsi.

Leonid Kravchuk
Lo stesso si applica a molti altri politici della moderna ucraina provenienti dalla vecchia generazione che ha lavorato fino al 1991 nelle strutture del partito o nel KGB. Sarà impossibile parlare dei risultati conseguiti dall’Ucraina sovietica. Forse questo divieto compenserà i nazionalisti del fatto che l’Ucraina post-sovietica non ha risultati e nessuno ne è atteso. Non vogliono essere paragonati a nulla.
E con questa ideologia, le autorità vogliono portare avanti la reintegrazione del Donbass. Ma non tutti. Alcuni, come il sopra citato Ostap Drozdov, criticano pubblicamente la reintegrazione. Hanno paura che ci saranno un grande numero di persone in Ucraina che non condividono i valori del Maidan,
Inoltre le autorità lanceranno nel febbraio 2020 le trasmissioni del canale tv Donbass Online, che dovrà portare avanti il lavaggio del cervello ideologico della popolazione della DPR e della LPR, e perfino in lingua russa.
Come è stato fatto argutamente notare dal deputato della Verkhovna Rada Maksim Buzhansky, appartenete al partito Servi del Popolo, “c’è un dettaglio che il Ministero della Cultura dimentica: secondo l’attuale legge sulla lingua, essi possono solo respirare in russo”. Alla fin fine, le azioni di propaganda delle autorità ucraine sono destinate a fallire, quindi i nazionalisti ucraini sono giunti ad un punto morto: se il canale tv è in russo, sarà in diretta violazione della legge sulla discriminazione linguistica adottata sotto Poroshenko. Naturalmente, la gente che vive nel Donbass non sarà ingannata da nessun canale in ucraino, ma è degno di menzione che Kiev vuole far tornare i residenti della DPR e della LPR nel posto dove il russo è proibito, con l’aiuto della.. lingua russa.
L’affermazione di Bushansky, come sue altre note, mostra che nel partito Servi del Popolo, insieme ai nazionalisti ci sono deputati piuttosto sani. Sfortunatamente, la politica della moderna Ucraina non è ancora determinata da loro. Perlomeno, l’ideologia sotto Zelensky è rimasta la stessa che c’era sotto Poroshenko, eccetto che la retorica si è leggermente affievolita e viene diluita da appelli emozionali come i ringraziamenti dell’anno nuovo del Presidente. Nonostante ciò, l’Ucraina continua il suo cammino verso la costituzione di uno Stato mono-etnico.
Se le autorità non abbandonano questo cammino, il collasso del paese continuerà. Dopotutto, è impossibile cambiare il pensiero di milioni di persone e forzarli ad abbandonare la loro lingua, la loro storia, i loro antenati, i loro fratelli. Se le persone sono obbligate a farlo, sempre più territori saranno separati dall’Ucraina. La pace arriverà nel paese solo attraverso un completo rifiuto di creare una “nazione ucraina unificata” su territori che sono abitati non solo da ucraini etnici, ma anche da rappresentanti di altri popolazioni, russi, ebrei, tartari della Crimea, ungheresi, romeni, moldavi, polacchi e bielorussi. Solo l’internazionalismo salverà l’Ucraina all’interno dei suoi attuali confini. E, naturalmente, il rigetto della provinciale “decomunistizzazione”.
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Articolo di Sergey Bondarenko pubblicato su StalkerZone il 4 gennaio 2020
Traduzione in italiano di Eros Zagaglia per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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Che immane tragedia fu il crollo dell’Unione Sovietica! Tuttora non posso concepire che l’Ucraina la Bielorussia e la Georgia siano separate dalla Russia, tutta la storia e la letteratura mi parlano di un unico grande e ramificato popolo pieno di genialità e coraggio, non si possono accettare tristissime e fittizie divisioni, come fu anche in Jugoslavia. Tragedia e dolore per tutto il mondo la fine dell’Unione Sovietica.