Tangenti; scarcerazione anticipata; minacce di morte; operazioni segrete all’interno della Russia, inclusi interrogatori segreti illegali; e intimidazione dei parenti.

Questi sono stati cinque dei metodi previsti per ottenere le testimonianze per il processo della distruzione criminale del volo MH17 della Malaysia Airlines il 17 luglio 2014. Il processo si aprirà lunedì 9 marzo nei Paesi Bassi. L’accusa olandese sostiene che tre russi e un ucraino uccisero intenzionalmente i 298 passeggeri e l’equipaggio a bordo dell’aereo sparando un missile Buk.

I dettagli del piano di manipolazione dei testimoni sono stati resi noti ai giornalisti a L’Aia da Bonanza Media questo fine settimana. Nella loro conferenza segreta, ufficiali della polizia e pubblici ministeri di Paesi Bassi, Australia, Belgio e Ucraina hanno riconosciuto di sapere che ciò che stavano pianificando era una violazione della legge degli stati che rappresentavano. Questo finora è stato accettabile per il rappresentante della polizia australiana, in quanto, ha detto, si trattava di “un’operazione segreta”. Il procuratore ucraino ha dichiarato di “non vedere alcun problema se ciò viene fatto dai Paesi Bassi. È come una normale operazione di intelligence”.

La riunione del gruppo faceva parte regolarmente del Joint Investigation Team (JIT) creato dopo l’abbattimento dell’MH17. La Malesia, quinto stato membro del JIT, non è stata invitata o inclusa nella sessione. Il governo malese è l’unico membro del JIT che rifiuta di approvare le accuse di colpevolezza russa nell’abbattimento.

Alla riunione di due giorni presso un ufficio della polizia criminale olandese a Driebergen il 25 e 26 gennaio 2018, c’erano otto funzionari, oltre ad un interprete ucraino e uno stenografo olandese. I nomi di coloro che discutono del piano di manipolazione dei testimoni sono elencati all’inizio del verbale ufficiale.

Per il registro completo di 14 pagine, fate click qui [in inglese] . Le pubblicazioni di Bonanza Media possono essere seguite qui. Ad oggi, la JIT non ha contestato l’autenticità dei documenti trapelati; la polizia federale australiana ha confermato che sono autentici.

“L’obiettivo dell’incontro”, ha iniziato la sessione Maartje Nieuwenhuis, era “aggiornarsi a vicenda su cosa stiamo lavorando nelle nostre indagini e quali sono i piani per quest’anno”.

Da sinistra a destra: il sovrintendente dell’Australian Federal Police (AFP) David Nelson; Lieve Pellens, portavoce dell’ufficio del procuratore federale del Belgio; Maartje Nieuwenhuis, una procuratrice olandese.

David Nelson, un ufficiale della polizia federale australiana (AFP) con grado di sovrintendente, era il poliziotto australiano con più esperienza nelle indagini del JIT. Ha detto a un giornale australiano il 20 giugno 2019 [in inglese]: “E’ stato dato un nome alle persone chiave, con un ruolo di leadership a Donetsk, che avevano l’obiettivo militare strategico di ottenere difese antiaeree missilistiche per aiutare le loro strategie: questo è significativo… Per quanto riguarda le persone sotto e sopra di loro, abbiamo la richiesta di testimoni, compresi quelli dentro e intorno la 53a Brigata, per identificare l’equipaggio del lanciatore Buk e più in alto nella catena (per trovare quelli) che hanno fornito il lanciatore Buk ai separatisti”.

Nelson ha omesso di rivelare che la sua richiesta pubblica di testimoni riguardava anche il piano segreto che aveva concordato nella riunione precedente. Lì ha detto di preferire entrare di nascosto in Russia per raggiungere i testimoni e convincerli a testimoniare sul ruolo russo nell’abbattimento. Ha detto che “considera questa un’operazione segreta. Dovrebbe essere possibile con i testimoni, purché non vengano commessi reati”. Preferiva che l’ingresso segreto in Russia fosse fatto da ucraini o da olandesi, non dall’AFP. “L’SBU [il servizio di sicurezza ucraino] è necessario per trovare i testimoni… [Sono] disposto a far lavorare qualcuno sull’approccio dei testimoni, ma per partecipare è necessario un investigatore dell’SBU”.

Ciò che i rappresentanti australiani e ucraini alla conferenza di Driebergen intendevano per “trovare i testimoni” e “approcciare i testimoni” è stato spiegato da Gerrit Thiry, un poliziotto olandese (a destra). Ha citato una telefonata a un individuo che ha chiamato Budik, che è stato tenuto in prigione come “prigioniero di guerra” quando l’MH17 è stato distrutto. “Il nostro approccio”, secondo Thiry, è “cercare di raggiungere potenziali testimoni o persone legate alle persone interessate che vivono in paesi in cui possiamo lavorare. Ad esempio un parente di una persona interessata negli Stati Uniti”.

Pagare per influenzare i testimoni, o minacciare loro o le loro famiglie per lo stesso scopo, erano i metodi che Thiry ha detto essere giustificati perché, sosteneva, era quello che i russi stavano facendo altrove. Ha poi raccontato all’incontro “dell’influenza russa nelle elezioni in diversi paesi come la Bosnia e il Montenegro e parallelamente al conflitto ucraino orientale”.

“La nostra ambizione è quella di raccogliere prove”, ha continuato Thiry. Il difficile lavoro di trovare testimoni e farli parlare “dipende dall’aiuto dell’SBU negli interrogatori in Ucraina”. Il funzionario ucraino alla sessione, Oleg Peresada, ha dichiarato che l’SBU, alla quale ha affermato di appartenere, aveva lavorato troppo su altri casi e aveva finito gli agenti per lavorare sui testimoni dell’MH17. Ha spiegato che gli ucraini hanno preso parti diverse riguardo al conflitto e che gli unici testimoni che avrebbero accettato di testimoniare erano quelli “dalla nostra parte”.

Secondo Peresada, l’SBU stava intercettando i telefoni degli obiettivi. “Noi (l’SBU, non i funzionari russofoni presso la FiO) stiamo monitorando potenziali testimoni e sospetti e stiamo cercando di metterli dalla nostra parte. In realtà siamo in contatto con qualcuno che si trovava sul sito di lancio e stiamo cercando di far passare quella persona al nostro fianco”.

Il procuratore olandese Nieuwenhuis ha ammesso che senza l’SBU e i suoi metodi per convincere le persone a parlare, “semplicemente non possiamo andare avanti con le nostre indagini senza di loro”. Manon Ridderbeks, un procuratore olandese che ha prestato servizio nell’amministrazione coloniale olandese nei Caraibi, ha aggiunto: “solo l’SBU è in grado di localizzare testimoni e portarli dentro”.

C’erano alternative ai metodi dell’SBU sui quali erano d’accordo olandesi, australiani, belgi e ucraini. Uno era quello di penetrare segretamente la Russia e di corrompere o costringere i testimoni ad uscire dal paese. Nieuwenhuis e Anne van Dooren, un terzo procuratore olandese, hanno posto “la domanda sulla violazione della sovranità della Russia attraverso l’approccio a testimoni che molto probabilmente risiedono nella RF [Federazione Russa] senza informare le autorità della RF”. Ciò era accettabile come operazione olandese in Russia, hanno aggiunto, purché tutti i presenti fossero d’accordo. “Come JIT dobbiamo tutti concordare e approvare questo punto, anche se il lavoro potrebbe essere svolto solo dai Paesi Bassi”.

Thiry ha detto che stava usando i social media russi come VKontakte per raggiungere i suoi obiettivi russi. Era rischioso, ha detto il funzionario ucraino dell’SBU. “Il pericolo sta nel fatto che VK/OK [VKontake/Odnoklassniki] è stato creato dalle agenzie di intelligence della RF [Federazione Russa]. Il rischio potrebbe essere quello di finire con testimoni morti o testimoni che sono stati incaricati di fornire una testimonianza che ci porterà sulla strada sbagliata”. Tutti i presenti erano concordi sul fatto che l’influenza russa avrebbe “condotto sulla strada sbagliata”.

Van Dooren ha chiesto cosa ne pensassero gli altri della legalità dei piani di “attirare la testimonianza”; e l’ammissibilità in tribunale di simili prove testimoniali che avrebbero potuto essere raccolte da operazioni segrete. Gli altri hanno risposto che i piani erano legali, in particolare se qualcun altro faceva il lavoro.

Lieve Pellens, il procuratore belga, ha affermato che “avvicinarsi/contattare un testimone non è un problema per il Belgio, è solo un atto di indagine (“onderzoeksdaad”). Anche quando il testimone sarà effettivamente interrogato tramite collegamento video, questo sarà accettabile, purché il testimone collabori. Il Belgio ha lavorato in questo modo con alcuni paesi africani”.

“Attirare un testimone non è affatto un problema”, ha aggiunto Wouter Waumans, rappresentante della polizia belga. “Non dobbiamo fare nulla per attirare il sospetto se verrà fatto dai Paesi Bassi. Quando si tratta del JIT è un’altra questione… Non sarebbe un problema se facessero viaggiare il sospetto in un altro paese”.

Il Sovrintendente Nelson ha dichiarato di non essere sicuro che “manipolare i sospetti” sia legale in Australia o ammissibile in tribunale come testimonianza. “Non sarebbe ammissibile secondo la legge australiana”. Ma “l’azione segreta accade in Australia”, ha aggiunto. Se gli olandesi gestissero l’operazione all’interno della Russia e portassero l’obiettivo in un paese terzo, la legalità potrebbe essere accettabile per gli australiani. “Devo discuterne in patria”, ha detto Nelson.

Gli olandesi non erano preoccupati della legalità delle operazioni segrete per indurre o costringere i russi ad uscire dal paese per testimoniare nel processo MH17. Ma erano preoccupati, ha ammesso Nieuwenhuis, di essere scoperti ed esposti in pubblico. “È importante”, ha detto, “che abbiamo il consenso su questi temi con tutti i partner della JIT, in modo da mostrare anche consenso al mondo nel caso in cui un’operazione del genere accada e diventi nota”.

Affrontare lo scetticismo della stampa è stato un problema più grande, hanno affermato gli olandesi, di quanto si aspettassero il tribunale e i giudici olandesi. Thiry e van Dooren hanno affermato di essere andati a Londra qualche giorno prima “per parlare dell’esperienza britannica nel caso [Aleksandr] Litvinenko. Il funzionario responsabile e il SIO [Senior Investigating Officer] dell’indagine di Litvinenko hanno spiegato varie contromisure che hanno incontrato da parte della RF [Federazione Russa]”.

A Nelson è stato chiesto dall’AFP [in inglese] se ci fossero differenze nel modo in cui la polizia australiana e olandese operavano nelle indagini sull’MH17. “Tutti i membri del team”, ha risposto, “sono molto impegnati nel loro lavoro, sia gli olandesi che gli australiani. Questi uomini e donne hanno una sola missione: trovare la verità e garantire che gli autori siano assicurati alla giustizia. Quindi non c’è differenza in ciò che ci guida”.

A sinistra: il vicecommissario dell’AFP Peter Crozier ad una conferenza stampa del JIT dello scorso giugno che ha confermato [in inglese] la validità delle intercettazioni telefoniche nonostante fossero state falsificate dall’SBU. A destra: l’ex Primo Ministro australiano Tony Abbott, che preparò un’invasione militare dell’Ucraina con forze olandesi e australiane dopo lo schianto dell’MH17; per i dettagli, leggete qui. Ieri Abbott ha detto [entrambi i link in inglese] ai media australiani: “Non è possibile per l’Australia vedere la Russia come un paese normale quando il governo russo, dal presidente in giù, ancora oggi è connivente e nasconde questa atrocità”..

L’esposizione delle operazioni segrete di Nelson per la raccolta di prove non è stata riportata dai media australiani. Ma farà parte del fascicolo degli avvocati della difesa presso il tribunale olandese. Il superiore di Nelson all’AFP, il Vicecommissario Peter Crozier, ha dichiarato alla stampa australiana che sperava che Nelson o il suo esame incrociato non sarebbero comparsi al tribunale olandese. “Esiste la possibilità [da parte della polizia australiana di fornire prove]”, ha detto Crozier. “Ma è solo un caso se le prove necessarie per essere testate saranno testate. Alcune potrebbero venire accettate. Quindi aspetteremo e vedremo”.

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Articolo di John Helmer pubblicato su Dances with Bears il 9 marzo 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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