L’MH17 volava fuori dalla portata di tutta l’antiaerea nota all’intelligence militare olandese, mostrano documenti trapelati. Ciò può avere conseguenze per coloro che sono stati processati nei Paesi Bassi per aver abbattuto l’aereo passeggeri con un Buk russo.
Nei Paesi Bassi, tre cittadini russi e un ucraino orientale sono sotto processo per aver abbattuto il volo malese MH17 con un’installazione antiaerea della Federazione Russa, il 17 luglio 2014 nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR). Le prove contro questi uomini si basano principalmente [in inglese] su conversazioni telefoniche intercettate dal servizio segreto ucraino SBU, testimoni anonimi – e immagini trovate sui social media dal collettivo di ricerca internazionale Bellingcat.
Questa prova sembra essere in contrasto con due rapporti [in inglese] del Servizio di Intelligence e Sicurezza Militare olandese (MIVD) che sono finiti nelle mani della giornalista investigativa olandese Max van der Werff e della giornalista televisiva russa Yana Yerlashova di Bonanza Media. Il MIVD ha riferito di dodici installazioni antiaeree Buk nell’ampia area del luogo dell’incidente. Di queste, nove erano ucraine e tre erano russe. L’installazione più vicina in uso era ucraina. Questa era a 98 Km dal punto in cui l’MH17 è stato colpito. L’installazione operativa russa più vicina si trovava a 106 Km di distanza, sul lato russo del confine russo-ucraino. Il MIVD conclude che nessuna di queste installazioni avrebbe potuto colpire l’MH17, in base alle posizioni in cui sono state avvistate secondo le informazioni del MIVD. Il Buk-M1 ha una gittata di fino a 42 Km.
Cosa degna di nota: due delle installazioni Buk ucraine menzionate dal MIVD non erano di stanza in una base militare. Il MIVD non lo fa notare nel suo rapporto, ma questo può essere dedotto dalle coordinate delle due installazioni.

La pubblicazione dei rapporti trapelati del MIVD è arrivata in un momento speciale, poco prima dell’inizio del processo penale per l’MH17 [in inglese] il 9 marzo 2020. Il secondo giorno del processo, il 10 marzo, la procuratrice pubblica Dedy Woei-A-Tsoi ha confermato che i rapporti erano autentici. Tuttavia, ha reagito affermando che il MIVD non aveva concluso che non vi era alcun sistema Buk russo presente nell’Ucraina orientale il 17 luglio.
“Il rapporto del MIVD riguarda solo i luoghi in cui i sistemi Buk sono stati stazionati per periodi di tempo più lunghi. Le brevi operazioni per mezzo delle quali un sistema Buk viene messo in posizione, utilizzato e rimosso immediatamente non rientravano nell’ambito delle osservazioni del MIVD come descritto nei rapporti”.
Questa affermazione parla da sola. Il Pubblico Ministero non ha negato il fatto che il MIVD non avesse individuato alcun Buk russo nell’Ucraina orientale.
Tuttavia, è convinta che ci fosse un Buk russo. Questo è notevole. Sembra che tenga in conto l’intelligence del MIVD meno delle informazioni di SBU e Bellingcat. Il MIVD è un’organizzazione professionale con contatti di altissimo livello all’interno della NATO, e con accesso ai dati satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di molte altre fonti, mentre Bellingcat è un collettivo di investigatori dilettanti, privo delle competenze, delle fonti e degli strumenti del MIVD. E l’SBU ha più volte dimostrato di non essere affidabile.

Nel loro documentario MH17 – Call For Justice la van der Werff e la Yerlashova hanno dimostrato che l’SBU ha manomesso le intercettazioni telefoniche, e che ci sono problemi con la datazione delle immagini di un Buk presentate come prova da Bellingcat.
Sui dati radar grezzi che la Federazione Russa ha consegnato al JIT non è possibile vedere alcun missile Buk. Secondo il JIT, [in olandese] questo può essere spiegato dalla velocità del missile. A volte gli oggetti in rapido movimento non vengono individuati dal radar. Come reazione, il produttore di armi russo Almaz-Antej, che ha progettato il sistema missilistico Buk, ha dichiarato [in inglese] che, dato il luogo di lancio designato dal JIT, il missile avrebbe dovuto essere visibile sulle immagini della stazione radar russa.
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Articolo di Eric van de Beek pubblicato su Sputnik International l’11 maggio 2020
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per Saker Italia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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