L’informazione che segue, nonostante sia di qualche mese fa, non sembra interessare i media di massa dei paesi NATO, più occupati ad inventare dei pretesti di guerra che sanno essere ingannevoli piuttosto che cercare o diffondere la verità. L’8 agosto 2014 i governi dell’Olanda, dell’Australia, del Belgio da una parte e il potere de-facto nell’ ex Ucraina, hanno fatto un patto, che il procuratore generale di Kiev, Yuri Boytchenko, ha annunciato il 10 agosto [1]. Secondo quanto convenuto, i tre firmatari hanno affidato all’Olanda (paese d’origine della maggioranza delle vittime) l’inchiesta sulla distruzione in volo del Boeing malesiano, avvenuta il 17 luglio. Ognuno di questi paesi dispone di un diritto di veto, senza necessaria giustificazione sulla diffusione dei futuri risultati d’inchiesta. La convenzione è dunque ufficialmente segreta e lo resterà.[2].
Interrogato a più riprese sul soggetto da parlamentari eletti olandesi, il ministero della Giustizia e della Sicurezza, firmatario e depositario del detto protocollo di accordo che costituisce la commissione di inchiesta che è stata destinata alla corte dell’Aia, ad ogni interrogazione ha risposto fermamente rifiutando di comunicare i dettagli di questo accordo e tutti gli altri documenti relativi allo stesso. I deputati sono rimasti stupefatti dell’esistenza stessa di un accordo scritto e del fatto che lo stesso non era disponibile alla divulgazione.
Lo stesso rifiuto è stato espresso dal ministro al giornale Elsevier [3], il quale invocava la legge sulla libertà di stampa per ottenere una copia dell’accordo, insieme ad altri 16 documenti relativi all’inchiesta. Il motivo espresso dal ministero non è nulla di meno che la suprema ragione di Stato: mantenere delle buone relazioni con tutte le parti implicate in questo affare complicato e grave preverrebbe dunque sul diritto all’informazione del pubblico o dei parenti delle vittime. Il ministero ha anche precisato che un irrigidimento delle relazioni tra gli Stati e organizzazioni Internazionali era prevedibile, nel caso questo accordo fosse divulgato.
Un punto rimane opaco: questa decisone di tenere segreto l’accordo e il mandato alla commissione d’inchiesta sono una decisione ulteriore del governo olandese? Oppure lo stesso accordo contiene una clausola formale di confidenzialità che vieta ai firmatari di pubblicarlo? La seconda ipotesi spiegherebbe come mai il governo olandese annuncia difficoltà con gli altri firmatari dell’accordo in caso di fuga di notizie o diffusione delle stesse.
Non va dimenticato che, uno dei firmatari che ha assegnato la direzione dell’inchiesta agli olandesi, non è altro che il potere de-facto di Kiev. Lo stesso potere che aveva il controllo assoluto sullo spazio aereo e territoriale dell’ex-Ucraina (regioni refrattarie al colpo di stato di febbraio incluse), e che indirizzava l’aereo Malese, così come controllava gli aerei militari presenti nel corridoio riservato. In effetti Kiev non ha mai fornito le registrazioni fra i controllori di volo di Dniepropetrovsk e l’aereo, registrazioni che si esaminano sempre in casi simili (e che la Russia ha suggerito immediatamente di reclamare alla commissione d’inchiesta).
Lo stesso potere che ha bombardato la zona e i resti dell’aereo, pur non essendoci alcuna presenza di ribelli nella zona.
Lo stesso potere che ha tentato di ritardare per diverse settimane l’arrivo degli investigatori e che non ha esitato a prenderli a colpi di mortaio.
Lo stesso potere che non ha esitato a indirizzare colpi di mortaio verso gli osservatori dell’OCSE che scortavano gli investigatori, ogni volta che si avvicinavano al luogo del disastro.
Lo stesso potere che è stato colto in flagrante delitto di menzogna per aver diffuso false foto presentate come lanciamissili Russi, foto che erano state prese in un villaggio ucraino sotto controllo ucraino.
È ancora lo stesso potere che ha sostenuto, e che, a oggi, continua a sostenere, che nessun aereo militare Ucraino abbia volato il 17 luglio, cosa che è stata smentita prontamente da immagini satellitari e radar, sia statunitensi che russi.
Poco ansioso di essere credibile, il potere di Kiev si apprestava il 19 settembre ad accusare con una bugia (guarnita di molti dettagli inventati) la Russia di aver lanciato due bombe nucleari sull’aeroporto di Lugansk.
È dunque a questo potere de-facto che il governo olandese ha accettato di dare, per iscritto, diritto di veto sui risultati dell’inchiesta.
È bene ricordare anche che l’8 agosto 2014 gli Stati Uniti d’America hanno posto il loro veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad un progetto di risoluzione introdotto dalla Russia (accusata pubblicamente e falsamente dal governo Usa di aver abbattuto l’aereo), che rammentava all’Ucraina la (precedente) risoluzione 2166 del 21 luglio, che esigeva un cessate il fuoco sulla zona del disastro aereo. Un cessate il fuoco che il governo Ucraino aveva con insolenza annullato il 7 agosto, dopo averlo violato tutti i giorni seguenti l’incidente. Un tale veto non ha fatto che amplificare le voci di corridoio, che sottolineano gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti per la restituzione dell’oro olandese detenuto alla FED agli olandesi, cosa che è ben in contrasto con il rifiuto opposto alla Germania, che è comunque una potenza ben più importante, il che potrebbe essere spiegato dall’ipotesi che il governo olandese sia in possesso di informazioni compromettenti riguardo alla distruzione dell’aereo Malese.
Quale che sia il ruolo marginale dell’assegno in bianco rilasciato dall’organizzazione internazionale dell’aviazione civile, la Squadra Comune d’Investigazione (Joint Investigation Team) non è che una squadra congiunta o multinazionale ma assolutamente non internazionale, come pretenderebbe di essere. Fin dall’inizio la Malesia ha chiesto di fare parte di questa commissione, ma dopo vaghe promesse e appuntamenti rimandati, ne è tuttora esclusa, cinque mesi dopo la distruzione di un suo aereo. Non soltanto l’aereo apparteneva, come il relitto appartiene, ad un’impresa Malese, ma l’aereo stesso è una porzione mobile del territorio Malese, secondo il diritto Internazionale.
Nel corso di quattro mesi le autorità di Donetsk, che hanno fatto tutto il possibile per facilitare l’accesso (controllato) al relitto, sfidando i tiri di mortaio dell’esercito ucraino, hanno chiesto a questa famosa commissione (che avevano designato come autorità in carico dell’inchiesta) di venire a raccogliere i resti dell’aereo. Senza speranza, si sono indirizzati alla Malesia, che ha immediatamente risposto positivamente. A quel punto gli olandesi sono venuti velocemente a confiscare (rubare) i resti apparentemente inutili alla loro inchiesta a distanza, che di diritto, appartengono alla Malesia. Comprensibilmente ancora il 12 dicembre, la stampa Malese faceva eco alle iniziative e malcontento del governo e dell’opinione pubblica del paese.
Da ricordare anche, venti anni dopo l’assassinio di due capi di Stato in carica (un terzo avvertito non prese l’aereo) il 6 aprile 1994, la grande stampa e media occidentale nascondono ancora la verità: i testimoni chiamati al processo iniziato dai parenti delle vittime vengono eliminati uno dopo l’altro, mentre l’accusa gioisce per l’immunità di un capo di stato temuto, se non rispettato, dopo aver massacrato nei paesi vicini altrettanti civili che Hitler, o quattro volte più che Pol Pot nei rispettivi paesi [4].
Stentiamo a credere che sia stato l’aereo presidenziale Russo che rientrava dal Brasile, ad aver dato luogo a un largo e veloce spiegamento di forze e mezzi antiaerei, contro una popolazione Russofona sprovvista di aviazione, e che un pilota del sukhoi che sparava a vista un missile aria-aria da dietro e sopra il boeing abbia potuto confondere i colori le strisce blu e rosse con le strisce rosse e blu, e non aver visto il nome del paese scritto sopra e davanti alle ali, anche se lo ha in seguito visto, prima di finirlo con il suo cannone da 30 millimetri.
È vietato sospettare che i governi che conducono una guerra, per ora solo mediatica, diplomatica, economica, commerciale, finanziaria, tecnologica, e morale verso la Russia, sappiano con certezza che è l’Ucraina ad aver abbattuto per errore l’aereo malese, forse sotto istruzioni straniere.
I risultati della pretesa inchiesta, come il mandato della commissione, resteranno segreti, esattamente come il governo olandese si è impegnato per iscritto l’8 Agosto.
E anche se la verità fosse rivelata, una o due generazioni dopo l’accaduto, le menzogne ed i segreti avranno già avuto delle conseguenze irreparabili.
Stratediplo
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Traduzione a cura di Jean G. per sakeritalia.it
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