L’analisi della Teoria dei Giochi conferma ciò che abbiamo sempre affermato: in Ucraina, la Russia ha tutte le carte in mano.
L’obiettivo occidentale di un’Ucraina unitaria all’interno dell’Unione Europea e della NATO, e alleata contro la Russia, non si verificherà mai.
Leonid Bershidsky riassume con grande tecnica un documento che applica la Teoria dei Giochi al conflitto ucraino.
Riassumendo, il documento afferma che la Russia può destabilizzare l’Ucraina per sempre, creando in questo modo un “conflitto congelato” che nemmeno l’Occidente potrà impedire.
L’Occidente potrebbe, in teoria, rispondere con: (1) un’escalation militare,(2) sanzioni, oppure (3) con un ritorno alla normalità nei rapporti con la Russia.
Gli autori del documento, e lo stesso Bershidsky, sarebbero del parere che l’esito più probabile, nel breve termine, sarà (2)(sanzioni),ma con una certa dose di (3) (ritorno alla normalità), con (3) che prevarrà nel lungo periodo. Per quanto riguarda la (1)( escalation),invece, questa non è , in definitiva, praticabile.
E noi concordiamo.
Bershidsky – giustamente, secondo noi – sintetizza la visita di Kerry a Mosca nel seguente modo: “Kerry è venuto in Russia così che le parti possano essere d’accordo sull’essere in disaccordo riguardo la questione ucraina, e passare ad altre problematiche come la Siria e l’Iran, dove l’interazione costruttiva è ancora fattibile.”
Le ultime indiscrezioni indicano che Kerry ha messo in guardia Poroshenko contro qualsiasi tentativo di conquistare l’aeroporto di Donetsk. Sembra che alcuni, quantomeno negli Stati Uniti, stiano, finalmente, cercando il modo per isolare il conflitto ucraino dal resto dei rapporti USA-Russia, in modo tale che gli Stati Uniti possano continuare la loro relazione con la Russia, affrontando altre tematiche.
L’avvertimento da parte di Kerry rappresenta,tra l’altro, la prima volta che gli Stati Uniti hanno messo pubblicamente in guardia l’Ucraina contro una soluzione di tipo militare.
Le fonti, secondo le quali i leaders europei stanno facendo pressione a Kiev affinché adempia alla parte politica dell’Accordo di Minsk di febbraio, partecipando a sostanziali negoziati costituzionali e riconoscendo ampia autonomia al Donbass, puntano nella stessa direzione.
Va detto però che non si tratta in nessun caso di un “pareggio”, come Bershidsky sembra voler indicare.
Infatti Bershidsky ritiene che l’Ucraina possa ancora utilizzare questa sua sconfitta nel Donbass a suo vantaggio: “Per l’Ucraina stessa, il ruolo di “pedina” per i giocatori più importanti potrebbe essere in qualche modo umiliante, ma non dovrebbe. Se il Paese sarà capace di trasformarsi in una democrazia in stile occidentale, con un’economia aperta e autosufficiente, riuscirà a gestire gli incessanti tentativi di destabilizzazione da parte della Russia e, con il tempo, farli diventare molto meno efficaci. Non essere un giocatore in questo grande gioco strategico è anche, forse, a favore dell’Ucraina: una volta capito che potrà incidere poco sugli esiti finali, potrà concentrarsi a risolvere i suoi problemi interni.”
Parole che raffigurano il trionfo della speranza sull’esperienza.
Nulla della recente storia ucraina suggerisce la possibilità che i suoi leader siano pronti ad agire in questo modo. Al contrario, come abbiamo più volte discusso, tutto sembra indicare una persistente volontà da parte dei leader ucraini di sacrificare l’economia del Paese e il fabbisogno dei suoi cittadini per l’obiettivo ideologico di un’Ucraina unitaria e monoculturale, quanto più lontana dalla Russia e inserita nella NATO e nell’Unione Europea, il tutto raggiungibile attraverso la vittoria nel Donbass.
L’ultima minaccia di Poroshenko di riprendere l’aeroporto di Donetsk è un esempio calzante.
In ogni modo, l’attuale condizione economica dell’Ucraina difficilmente sostiene le speranze di Bershidsky. I più recenti rapporti vedono in accelerazione il tasso del declino economico ucraino, superando di gran lunga persino le previsioni più pessimistiche.
Tuttavia, in una maniera o nell’altra, sia la Teoria dei Giochi che l’odierna situazione ucraina puntano nella stessa direzione, a quello che abbiamo sempre detto: in Ucraina è la Russia a possedere le carte di valore.
L’Ucraina non può prosperare economicamente senza l’aiuto della Russia. Al di là di questo, supporre che i forti rapporti culturali e nazionali che legano l’Ucraina alla Russia, costruiti nel corso dei secoli, possano essere semplicemente tagliati al fine di soddisfare le fissazioni ideologiche di certi politici ucraini e le fantesie geopolitiche dei loro sponsor occidentali, è pura stupidità.
Il risultato di uno qualsiasi dei probabili scenari delineati, è sempre il medesimo: il sogno di un’Ucraina unitaria all’interno della Nato e dell’Unione Europea, alleata con l’Occidente contro la Russia, è svanito. I russi, senza troppi sforzi, saranno sempre in grado di impedirlo. L’Occidente, invece, manca sia dei mezzi che della voglia di farlo accadere.
Le persone che nel frattempo stanno pagando il prezzo sono gli ucraini. Tutti loro – sia quelli che stanno soffrendo a occidente come quelle nell’Est – stanno pagando il prezzo per uno incosciente gioco geopolitico, che l’Occidente ha lanciato, ma che non ha mai avuto la più piccola possibilità di vincere.
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Articolo di Russia Insider il 13 maggio 2015
apparso suTraduzione in italiano a cura di Samantha D. per Sakeritalia.it
Purtroppo non me la sento di essere ottimista sulla situazione in Ukraina, soprattutto dopo aver letto notizie come questa qui sotto, riportata oggi da un quotidiano di Novorussia:
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“- I sacerdoti del Patriarcato di Mosca stanno lasciando l’Ucraina per paura di rappresaglie
Oggi, 11:59 – Lunedi ’18 maggio – Il sacerdote russo, Dimitry Safonov, capo del Dipartimento sinodale dei contatti interreligiosi per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa, lo ha riferito alla conferenza dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) che si svolge in questi giorni a Vienna . Safronov ha detto che il numero dei sacerdoti in fuga dall’ Ucraina, si conta a decine, mentre statistiche accurate sono ormai impossibili. Tutti i sacerdoti stanno lasciando l’Ucraina con le loro famiglie a causa di intimidazioni e minacce di morte… In Ucraina occidentale sono stati commessi crimini di massa di carattere religioso. Questo è testimoniato da un gran numero di sequestri di templi della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca.In totale, secondo la Chiesa ortodossa russa, sin dall’inizio del conflitto armato in Ucraina sono stati distrutti o danneggiati 77 fra chiese e monasteri….”.
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http://novorus.info/news/obshetvo/36131-svyaschenniki-moskovskogo-patriarhata-pokidayut-ukrainu-boyas-raspravy.html
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Gli States, in realtà, quando fingono di andarsene da un territorio, è per godersi da lontano le esplosioni delle mine vaganti che vi hanno disseminato e, ognuno di quegli ottusi nazisti al governo di Kjiev, lo è.