-Vittorio Nicola Rangeloni*-

Sulle posizioni della Milizia Popolare nel villaggio di Krasniy Yar, sulla riva del fiume Severny Donetsk, che demarca il confine con l’Ucraina, abbiamo incontrato due donne che hanno deciso di combattere per la libertà delle proprie terre e per il futuro dei loro figli. Non sono le uniche: “Sono parecchie le donne e le ragazze che hanno deciso di fare questa scelta. Non è questione di uomo o di donna, ma di spirito e di senso del dovere”. Queste due donne, prima di imparare ad utilizzare le armi, erano insegnanti presso un istituto dell’ oblast di Lugansk ed hanno deciso di mettere da parte i libri, per venire a difendere le loro case e la loro terra dagli attacchi della giunta ucraina.

(trascrizione) VNR: Ci troviamo con le donne che combattono sul fronte con l’Ucraina, siamo qui letteralmente a 40 metri di distanza: c’è qui il fiume che divide la Repubblica Popolare di Lugansk dall’Ucraina. Incontrando queste donne vorremmo chiedere cosa direbbero loro alle madri di quelli che combattono dall’altra parte.

LNR: cosa vorreste dire alle madri dei militari che combattono dall’altra parte, contro di voi e vi sparano contro?

Donna 1: Voglio rivolgermi a tutte le madri della repubblica Ucraina: Care madri, non mandate i vostri figli in guerra, qui li uccidono per davvero. Non credete quando vi dicono che li mandano a fare il servizio militare a Chernigov o fuori Kiev. Loro arrivano qui, e noi li dobbiamo uccidere. Io stessa sono madre, e anche mio figlio svolge il servizio militare. Credetemi: è molto difficile quando i vostri figli giacciono nelle fosse senza che sia possibile identificarli e noi dobbiamo seppellirli o rispedirveli indietro, mentre voi continuate a manifestare sostenendo che qui ci siano i mercenari od i terroristi russi. Non credete a questo! Risparmiate i vostri figli per favore!

VNR: Perche’ avete deciso di prendere in mano le armi e venire combattere?

Donna 2: Diciamo per difendere la nostra terra, la nostra casa, i nostri figli… I nostri figli alla fine. Per far si che i figli possano parlare liberamente propria lingua, quella che hanno imparato fin da piccoli: il russo, è la nostra lingua, per far si che non ci siano più queste esplosioni, per far si che mio figlio non abbia paura di andare a scuola ed esprimere il suo pensiero, ed alla fine per vivere semplicemente a casa nostra. Per lavorare sul nostro territorio senza che nessuno ci dica come vivere e cosa fare. Questa cosiddetta ideologia fascista, non ha nulla a che fare con noi. Vogliamo solamente parlare la nostra lingua, vivere sulla nostra terra, lavorare e vivere come facevamo prima. Prima vivevamo normalmente, mentre ora non si capisce cosa succede: il mondo si e’ ribaltato, come è possible? Io ho parenti che vivono nell’ oblast di Kiev, ho uno zio, un cugino ed una cugina e praticamente non possiamo più comunicare: ci hanno divisi e basta! Non possiamo nemmeno piu’ andare là. Nel 2013 siamo andati e ci hanno accolto normalmente.. eravamo a Kiev, lungo il viale Khreshatik, fantastica città, fantastica gente ed ora scendono le lacrime, non possiamo più andarci, il passaggio è chiuso, perché?

VNR: Eppure ad esempio qua a Donetsk giocava anche la nazionale Ucraina…

Donna 1: Qua a Sverdlovsk e’ arrivata tranquillamente la squadra della Dinamo Kiev, con i tifosi, senza problemi ed ora non dico a Kiev, ma nemmeno a Schastye possiamo più andare.

VNR: A quanti chilometri si trova?

Donne 1 e 2 (assieme) dalla città – da qua è veramente vicino, sono 10 chilometri.

VNR: Combattere, sparare, imbracciare le armi, non è un compito più maschile?

Donna 2: E’ questione di spirito, ci sono molte ragazze che si sono arruolate, è diventata una cosa naturale.

Donna 1: Noi siamo qui con i nostri mariti, il mio è comandante. Per questo siamo venuti per sostenerci nei momenti difficili.

Donna 2: All’ inizio era terribile, poi ti abitui ai bombardamenti, alle esplosioni… ti abitui a tutto. La cosa davvero terribile è che anche i bambini si abituano, noi volevamo per loro un futuro sereno. Si voleva vivere in una nazione pacifica; vivere, lavorare…

VNR: Ora a voi non consentono di rispondere al fuoco, anche se sparano su di voi..

Donna 1: No, su di noi sparano ma da parte nostra c’è il cessate il fuoco, noi rispettiamo gli accordi di Minsk, non ci è consentito sparare. Mentre dall’ altra parte ci sparano addosso mentre noi non spariamo in risposta.

VNR.  Se pero’ vi dovessero dare il comando di sparare, lo rispettereste?

Donna 2: Noi abbiamo un comandante, certamente. Se ci danno un ordine, noi lo eseguiamo. Al momento ci atteniamo a questi comandi.

VNR: Come la vedete che non potete rispondere?

Donna 2: Noi non possiamo infrangere gli ordini perché siamo soldati, ed un ordine un ordine. In ogni caso noi vorremmo tutto questo, capiamo che anche dall’ altra parte ci sono persone e noi siamo persone uguali, come loro.

Donna 1: Sapete, noi vogliamo vivere nella nostra repubblica, vorremmo che liberassero le nostre terre, infine questa è la nostra terra e non siamo noi ad essere venuti da loro, non abbiamo scatenato noi questa guerra. Si, sono loro ad essere venuti da noi, noi fino all’ ultimo lavoravamo, vivevamo, crescevamo i nostri figli e ci e’ toccato difendere le nostre case e la nostra terra.

VNR: Grazie mille!

* Reporter, LNR Today Italia

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